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La responsabilit amministrativa degli Enti ex D.Lgs. 8 giugno, 2001 n 231

2. Indice degli argomenti. Contesto di riferimentoFonti normativeSintesi e ambito di applicabilit

Rita
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La responsabilit amministrativa degli Enti ex D.Lgs. 8 giugno, 2001 n 231

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Presentation Transcript


    1. La responsabilit amministrativa degli Enti ex D.Lgs. 8 giugno, 2001 n231

    2. 2 Indice degli argomenti Contesto di riferimento Fonti normative Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto Sanzioni previste Interventi da adottare

    3. 3 Contesto di riferimento Il crescente fenomeno dei cosiddetti white collar crimes (reati dei colletti bianchi, vale a dire di criminalit economica), registrato fin dagli anni 70, ha reso pressante per lUnione Europea lesigenza di introdurre un efficace sistema di contrasto dellattivit criminale, non di matrice individuale, ma riferibile agli Enti intesi come persone giuridiche, societ e associazioni anche prive di personalit giuridica. Al finire degli anni 90 rispondere a tale esigenza divenuto indispensabile vista la gravit e la frequenza degli scandali imprenditoriali internazionali quali quelli di Enron, Worldcom, Vivendi, e quelli italiani di Cirio, Parmalat ed altri. Il fenomeno considerato ha riguardato non solo le imprese intrinsecamente illecite, cio operanti per il perseguimento di un fine criminale, ma anche gli enti mossi da fine in s leciti, ma perseguiti con policies aziendali aperte a pratiche illecite quali la corruzione, la truffa finanziaria, di lesione di interessi patrimoniali pubblici, etc. Ci ha indotto il legislatore comunitario a sollecitare i singoli legislatori nazionali ad assumere strumenti legislativi capaci di perseguire direttamente le persone giuridiche ritenute responsabili di reati economici. Su tali premesse interviene a livello nazionale la Legge Delega n. 300/2000, che configura storicamente un punto di partenza in quanto per la prima volta il legislatore italiano chiamato a disciplinare la responsabilit amministrativa degli Enti collettivi per gli illeciti dipendenti da reato.

    4. 4 Contesto di riferimento Ci ha costituito unimportante novit per il nostro ordinamento giuridico, che, pi di altri, ha sempre manifestato una forte resistenza allaccoglimento del principio della responsabilit penale degli enti, trovando un ostacolo insormontabile nel principio societas delinquere non potest codificato nellart. 27 della Costituzione. Per dare applicazione al mandato della Legge Delega 300/2000, stato emanato il D. Lgs. 231/2001, che istituisce la responsabilit amministrativa dellEnte per i reati posti in essere dai suoi amministratori, dirigenti o dipendenti nellinteresse e/o a vantaggio dellEnte stesso. Il legislatore italiano, tra le possibili opzioni normative - quali la proclamazione di una vera e propria responsabilit penale degli enti (prevista ad esempio in Belgio, Francia, Olanda, Irlanda, Canada, altri) o in alternativa la configurazione di una responsabilit non penale, sebbene connessa allillecito penale - ha scelto di introdurre quello che nella relazione governativa accompagnatoria del D.Lgs 231 viene definito un tertium genus di responsabilit: non di natura solo amministrativa poich presuppone la commissione di un vero e proprio reato (illecito penale) e neppure di natura penale, poich la sanzione comminabile allente, seppur tipicamente punitiva, priva della funzione rieducativa che propria della pena. La scelta normativa italiana, secondo alcuni commentatori, stata quella di contemperare i tratti essenziali del sistema amministrativo e di quello penale, cercando di recepire ed adattare ai sistemi di matrice codicistica lesperienza anglosassone dei Compliance Programs nord americani.

    5. 5 Contesto di riferimento Il decreto legislativo 231/01 persegue lintento di sensibilizzare gli stessi operatori economici sui fenomeni della criminalit dimpresa, coinvolgendoli nellazione di contrasto dei reati e rompendo quella relazione di estraneit in virt della quale il reato di natura economica veniva percepito come un evento episodico ed individuale del quale lente poteva disinteressarsi. Allente viene quindi demandata una funzione di garanzia, volta ad adottare ogni misura idonea alla prevenzione dei crimini economici, nel contesto di un esercizio dellimpresa conforme alla legge e rispondente a principi etici.

    6. 6 Fonti normative Il regime della responsabilit amministrativa degli Enti, stato introdotto nellordinamento italiano dal Decreto 231/2001 e successivamente integrato da: Legge 409/2001 Disposizioni urgenti in vista dellintroduzione delleuro che ha introdotto nel Decreto Lgs. 231, larticolo 25bis: Falsit in monete, carte di pubblico credito e in valori di bollo. Legge 366/2001 (Legge delega per la riforma del diritto societario), che ha esteso il regime di responsabilit amministrativa degli Enti, anche nei confronti dei c.d. reati societari, (ex D.Lgs.61/2002) (quali ad esempio: false comunicazioni sociali, falso in prospetto, falsit nelle relazioni o nelle comunicazioni della societ di revisione, impedito controllo, indebita restituzione dei conferimenti, illegale ripartizione degli utili e delle riserve, illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della societ controllante, formazione fittizia del capitali, aggiotaggio, ostacolo allesercizio delle funzioni delle autorit pubbliche di vigilanza). Legge Finanziaria 2005 (Legge n. 311 del 30/12/2004) che ha imposto l'adozione obbligatoria dei Modelli con misure organizzative e di funzionamento idonee a prevenire il rischio del compimento di illeciti nel loro interesse o a loro vantaggio, per gli enti e le societ che fruiscono di finanziamenti a carico di bilanci pubblici o dellUnione europea (anche sotto forma di esenzioni, incentivi o agevolazioni fiscali) in materia di avviamento, aggiornamento e formazione professionale, utilizzazione di lavoratori, sgravi contributivi per personale addetto allattivit produttiva. Tali Modelli devono essere verificati ed approvati dallISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori) Nota: il Ministro di Giustizia ha inoltre emanato il Decreto n. 201/2003 Regolamento recante disposizioni regolamentari relative al procedimento di accertamento dell'illecito amministrativo delle persone giuridiche, delle societ e delle associazioni anche prive di personalit giuridica, ai sensi dell'art. 85 del D.Lgs 231/2001.

    7. 7 Prima del D. Lgs. 231/2001 NON VI ERA: Sistema normativo che prevedesse conseguenze sanzionatorie dirette nei confronti di enti per REATI posti in essere a vantaggio di questi ultimi da amministratori, dirigenti o dipendenti VI ERA SOLO: Obbligo per lente di farsi carico del pagamento di multe e ammende (ex Artt. 196 e 197 Codice Penale): inflitte personalmente al rappresentante legale e allamministratore; in caso di insolvenza dei soggetti che hanno compiuto il reato.

    8. 8 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto Il regime della responsabilit amministrativa degli Enti, introdotto dal D. Lgs 231/01, presenta le seguenti caratteristiche: Destinatari: Enti forniti di personalit giuridica, societ fornite di personalit giuridica e associazioni anche prive di personalit giuridica. Soggetti esclusi: Stato, Enti pubblici territoriali ed Enti con funzioni di rilievo costituzionale Quando: per reati commessi nel loro interesse o a loro vantaggio ( esclusa la responsabilit dellente qualora la persona fisica abbia commesso il reato per esclusivo vantaggio proprio o di terzi) Reati commessi da: Art. 5 Lettera A - soggetti che rivestono funzioni di rappresentanza, amministrazione o direzione dellEnte stesso o di una sua unit organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale o che ne esercitano, anche di fatto, la gestione ed il controllo; Art. 5 Lettera B - persone sottoposte alla direzione o vigilanza di uno dei soggetti di cui alla lettera A Casi di esonero: adozione da parte degli Enti di modelli organizzativi idonei a prevenire il compimento dei reati.

    9. 9 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) Il D. Lgs 231/01 istituisce quindi la responsabilit amministrativa dellente per reati posti in essere da amministratori, dirigenti e/o dipendenti nellinteresse o a vantaggio dellente stesso. Natura della responsabilit dellEnte (discussa dai giuristi): Responsabilit amministrativa Responsabilit penale Terzo genere di responsabilit che coniuga i tratti essenziali del sistema penale con quelli del sistema amministrativo

    10. 10 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) CIO CHE RILEVA E CHE: Il D. Lgs 231/01 introduce la responsabilit in sede penale dellEnte che va ad aggiungersi a quella della personalit fisica La responsabilit coinvolge il patrimonio dellente e, indirettamente, gli interessi economici dei soci Superamento del principio societas delinquere non potest ex Art. 27 Costituzione

    11. 11 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) Le ipotesi di reato per le quali si configura la responsabilit amministrativa dellEnte sono: malversazione a danno dello Stato (art.316-bis c.p.); indebita percezione di erogazioni pubbliche (art.316-ter c.p.); truffa in danno dello Stato o di altro Ente pubblico (art. 640 co.2, c.p.); truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.); frode informatica in danno dello Stato o di altro ente pubblico (art. 640-ter c.p.); concussione (art.317 c.p.); corruzione per atto pubblico (art. 318 c.p.); corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio (art. 319 c.p.); corruzione in atti giudiziari (art. 319-ter c.p.); corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio (art. 320 c.p.); istigazione alla corruzione (art.322 c.p.); peculato, concussione, corruzione e istigazione alla corruzione degli Organi delle Comunit Europee e di funzionari delle Comunit Europee e di Stati membri; falsit in monete, in carte di pubblico credito e valori bollati (art. 25-bis D.Lgs231/2001).

    12. 12 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) I reati societari normati dallart.25-ter del Decreto, introdotti in seguito al D.Lgs. 61/2002: false comunicazioni sociali; falso in prospetto; falsit nelle relazioni o nelle comunicazioni della societ di revisione; impedito controllo; formazione fittizia del capitali, indebita restituzione dei conferimenti, illegale ripartizione degli utili e delle riserve, operazioni in pregiudizio dei creditori, indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori; illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della societ controllante; illecita influenza sullassemblea; aggiotaggio; ostacolo allesercizio delle funzioni delle autorit pubbliche di vigilanza. Nota: Il D. Lgs. 366/02 dimostra che le elencazioni dei reati per le quali si configura la responsabilit amministrativa dellEnte sono ragionevolmente destinati allampliamento

    13. 13 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) DIFFERENZE TRA IL SISTEMA NORD-AMERICANO E QUELLO PREVISTO DAL D.LGS 231/01 Alcune disposizioni previste dal D. Lgs 231/01 derivano dal sistema anglosassone, in particolare da quello nordamericano dei cosiddetti Compliance Company Programs, modelli organizzativi idonei a conformare alla legge i comportamenti dei singoli, nonch ad implementare validi strumenti di controllo interno, capaci di assicurare la correttezza e leticit dellesercizio dellimpresa. Esiste per una differenza essenziale tra i due sistemi. Compliance Programs nordamericani: ladozione dei Compliance Programs, se debitamente adottati ed attuati, consentono alla company di ottenere una riduzione della sanzione comminabile. Modelli di organizzazione e gestione previsti dal D.Lgs 231: ladozione del Modello, nel caso in cui il giudice penale accerti ex post la sua congruit, pu dar luogo alla concessione del beneficio dellesimente in toto da responsabilit dellente, quandanche sia stato realizzato un reato della fattispecie di quelli citati nel D.Lgs 231.

    14. 14 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) IPOTESI DI ESCLUSIONE DELLA RESPONSABILITA DELLENTE E previsto un regime di responsabilit con linversione dellonere della prova Art. 6, se il reato commesso da soggetti in posizione APICALE (Art. 5, Lettera A) necessario che lEnte provi che: Sono stati comunque adottati modelli organizzativi, di gestione e di controllo idonei a prevenire reati della specie poi verificatasi. E stato istituito un organismo di controllo interno e autonomo, dotato di poteri di vigilanza. I vertici hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i protocolli preventivi, Non ci sono state omissioni o negligenze nelloperato dellorganismo di controllo. Art. 7, se il reato stato commesso da un dipendente, NO alla prova della elusione fraudolente dei protocolli preventivi, SI alle altre prove.

    15. 15 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) E QUINDI NECESSARIO (MA NON OBBLIGATORIO) PER LENTE DOTARSI DI: Un modello di organizzazione, gestione e controllo caratterizzato da criteri di efficienza, praticabilit e funzionalit ragionevolmente in grado di limitare le probabilit di commissione di reati ricompresi nellarea di rischio legata allattivit dellimpresa. Un organismo interno allente che che abbia compiti di iniziativa e di controllo sulla efficacia del modello e che sia dotato di piena autonomia nellesercizio della supervisione e del potere disciplinare

    16. 16 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) Lart. 6 del Dlgs 231 prevede che: i modelli di organizzazione e controllo possono essere adottati () sulla base di codici di comportamento redatti dalle associazioni rappresentative degli enti e comunicati al Ministero della Giustizia. A tale scopo nel marzo 2002 sono state emanate le linee guida per la costruzione dei modelli di organizzazione gestione e controllo ex D.lgs 231/01 Le principali associazioni di categoria si sono attivate a tal fine. In particolare, Confindustria, in data 18 maggio 2004 ha inviato al suddetto Ministero la nuova versione delle proprie linee guida finalizzate alla costituzione di un valido sistema di controllo preventivo. Anche lABI (Associazione Bancaria Italiana) ha provveduto a emanare, nel mese di febbraio 2004, la nuova versione delle proprie linee guida per ladozione di modelli organizzativi sulla responsabilit amministrativa delle banche per illeciti dipendenti da reato, gi approvate dal Ministero della Giustizia.

    17. 17 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) Caratteristiche del modello: individuazione delle attivit nel cui ambito possono essere commessi i reati; previsione di specifici protocolli diretti a programmare la formazione e lattuazione delle decisioni dellEnte in relazione ai reati da prevenire; individuazione di modalit di gestione delle risorse finanziarie idonee a impedire il compimento dei reati; previsione di obblighi di informazione nei confronti dellorganismo deputato a vigilare sul funzionamento e sullosservanza dei modelli; introduzione di un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello. Sotto la responsabilit di: uno specifico organismo dellEnte, dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo, responsabile della Vigilanza sul funzionamento del modello stesso.

    18. 18 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) In ogni caso spetta al giudice penale la valutazione in merito alla rispondenza dei codici comportamentali adottati dallEnte ai parametri elencati nellart. 6 comma 2 del D.Lgs 231.

    19. 19 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) VICENDE MODIFICATIVE DELLENTE TRASFORMAZIONE Resta ferma la responsabilit della societ trasformata (gi corollario dellart.2498, III comma, c.c.) FUSIONE La responsabilit si trasferisce in capo alla societ risultante dalla fusione (gi corollario dellart. 2504 bis c.c.)

    20. 20 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) VICENDE MODIFICATIVE DELLENTE SCISSIONE In caso di scissione parziale, la societ scissa rimane responsabile per i reati commessi anteriormente alla data in cui la scissione ha avuto effetto. Tanto in caso di scissione parziale che totale, gli enti saranno responsabili in solido nei limiti del patrimonio netto ad essi trasferito NOTA BENE Lente beneficiario al quale sia stato trasferito il ramo dazienda nel quale commesso il reato: sar responsabile oltre i limiti altrimenti previsti; sar responsabile anche per i reati commessi anteriormente alla data in cui la scissione ha avuto effetto.

    21. 21 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) VICENDE MODIFICATIVE DELLENTE CESSIONE E CONFERIMENTO DAZIENDA Solidariet del cessionario per il pagamento della sanzione pecuniaria. A condizione che: il debito (la sanzione) risulti dai libri contabili obbligatori; il cessionario, in alternativa, sia comunque a conoscenza degli illeciti commessi in precedenza. Salvo: il beneficio della preventiva escussione del cedente; nei limiti del valore dellazienda ceduta

    22. 22 Sintesi e ambito di applicabilit del Decreto (segue) PROCEDIMENTO DI ACCERTAMENTO E DI APPLICAZIONE DELLE SANZIONI AMMINISTRATIVE ART. 34 Nellaccertamento delle responsabilit delle imprese si seguono le regole del processo penale. Allente si applicano le disposizioni processuali relative allimputato. ART. 55- Annotazione del P.M. nel registro delle notizie di reato ART. 58 Invio di una eventuale informazione di garanzia allente; Lente ha il diritto di partecipare al procedimento penale; Possibilit di applicazione di misure cautelari interdittive

    23. 23 Sanzioni previste Le sanzioni previste dalla legge a carico della societ in conseguenza della commissione o tentata commissione degli specifici reati sopra menzionati consistono in: sanzione pecuniaria fino ad un massimo di Euro 1.549.370 (e sequestro conservativo in sede cautelare); sanzioni interdittive (applicabili anche come misura cautelare) di durata non inferiore a tre mesi e non superiore a due anni. confisca del profitto che la societ ha tratto dal reato (sequestro conservativo, in sede cautelare); pubblicazione della sentenza di condanna (che pu essere disposta in caso di applicazione di una sanzione interdittiva).

    24. 24 Sanzioni previste SANZIONI PECUNIARIE Minimo edittale Massimo 25.822,84 1.549.370,69 Introduzione di un sistema commisurativo per quote

    25. 25 Sanzioni previste SANZIONI PECUNIARIE- Previsione di ipotesi di riduzione della sanzione (Art. 12) 1. La sanzione pecuniaria ridotta della met se: a) l'autore del reato ha commesso il fatto nel prevalente interesse proprio o di terzi e l'ente non ne ha ricavato vantaggio o ne ha ricavato un vantaggio minimo; b) il danno patrimoniale cagionato di particolare tenuit. 2. La sanzione ridotta da un terzo alla met se, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado: a) l'ente ha risarcito integralmente il danno e ha eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato ovvero si comunque efficacemente adoperato in tal senso; b) stato adottato e reso operativo un modello organizzativo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi. 3. Nel caso in cui concorrono entrambe le condizioni previste dalle lettere del precedente comma, la sanzione ridotta dalla met ai due terzi.

    26. 26 Sanzioni previste SANZIONI INTERDITTIVE Le sanzioni interdittive si applicano in relazione ai reati per i quali sono espressamente previste, quando ricorre almeno una delle seguenti condizioni: a) l'ente ha tratto dal reato un profitto di rilevante entit e il reato stato commesso da soggetti in posizione apicale ovvero da soggetti sottoposti all'altrui direzione quando, in questo caso, la commissione del reato stata determinata o agevolata da gravi carenze organizzative; b) in caso di reiterazione degli illeciti.

    27. 27 Sanzioni previste SANZIONI INTERDITTIVE- CONDIZIONI (ART. 13) Le sanzioni interdittive (applicabili anche come misura cautelare) di durata non inferiore a tre mesi e non superiore a due anni, possono consistere in: interdizione dallesercizio dellattivit; sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dellillecito; divieto di contrarre con la pubblica amministrazione; esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi ed eventuale revoca di quelli concessi; divieto di pubblicizzare beni o servizi.

    28. 28 Sanzioni previste SANZIONI INTERDITTIVE- PRECLUSIONI (ART. 17) Ferma l'applicazione delle sanzioni pecuniarie, le sanzioni interdittive non si applicano quando, prima della dichiarazione di apertura del dibattimento di primo grado, concorrono le seguenti condizioni: a) l'ente ha risarcito integralmente il danno e ha eliminato le conseguenze dannose o pericolose del reato, ovvero si comunque efficacemente adoperato in tal senso; b) l'ente ha eliminato le carenze organizzative che hanno determinato il reato mediante l'adozione e l'attuazione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi; c) l'ente ha messo a disposizione il profitto conseguito ai fini della confisca. Le sanzioni interdittive non si applicano inoltre nei casi previsti dallart 12 al primo comma, vale a dire se l'autore del reato ha commesso il fatto nel prevalente interesse proprio o di terzi e l'ente non ne ha ricavato vantaggio o ne ha ricavato un vantaggio minimo o se il danno patrimoniale cagionato di particolare tenuit.

    29. 29 Gli interventi da adottare Lattivit delaborazione ed implementazione di un Modello e gli interventi da porre in essere per realizzare fattivamente lazione penal-preventiva prevista dal D. Lgs 231/01 pu essere cos sintetizzata:

    30. 30 Gli interventi da adottare LA FUNZIONE DEL MODELLO Il Modello intende configurare un sistema strutturato ed organico di procedure ed attivit di controllo, ex ante ed ex post, volto a prevenire ed a ridurre il rischio di commissione dei reati contemplati dal Decreto. In particolare, lindividuazione delle attivit esposte al rischio di reato e la loro proceduralizzazione in un efficace sistema di controlli, si propone di: rendere tutti coloro che operano in nome e per conto dellEnte pienamente consapevoli dei rischi di poter incorrere, in caso di violazioni delle disposizioni ivi riportate, in un illecito passibile di sanzioni, su piano penale e amministrativo, non solo nei propri confronti ma anche nei confronti dellazienda; ribadire che tali forme di comportamento illecito sono fortemente condannate dallEnte in quanto (anche nel caso in cui la societ fosse apparentemente in condizione di trarne vantaggio) sono comunque contrarie, oltre che alle disposizioni di legge, anche ai principi etico-sociali cui lEnte intende attenersi nellespletamento della propria missione aziendale; consentire alla societ, grazie a unazione di monitoraggio sulle aree di attivit a rischio, di intervenire tempestivamente per prevenire o contrastare la commissione dei reati stessi. Tra le finalit del Modello vi , quindi, quella di radicare nei Dipendenti, Organi Sociali, Collaboratori esterni e Partner che operano per conto o nellinteresse dellEnte nellambito delle aree di attivit a rischio, il rispetto dei ruoli, delle modalit operative, dei protocolli e, in altre parole, del modello organizzativo adottato e la consapevolezza del valore sociale di tale Modello al fine di prevenire i reati.

    31. 31 Gli interventi da adottare LORGANISMO DI VIGILANZA- Principali caratteristiche Autonomia: LOdV deve essere dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo, deve rimanere estraneo ad ogni forma dinterferenza e pressione da parte del management non coinvolto in alcun modo nellesercizio di attivit operative, n partecipe di decisioni gestorie; deve inoltre poter autodeterminare le proprie regole comportamentali o procedurali e gestire in proprio un congruo budget di risorse (preventivamente deliberato dalla societ. Indipendenza: Requisito non espressamente citato nel D. Lgs 231 ma condizione necessaria di non soggezione ad alcun legame di sudditanza nei confronti della societ e del suo management. Nella Relazione accompagnatoria al Decreto disposto che lOdV debba essere interno alla societ (per evitare di utilizzare organismi compiacenti e per fondare una vera e propria colpa dellente) e specificamente preposto a questi compiti. LOdV deve quindi essere un organo terzo, collocato al vertice della linea di comando, le cui scelte adottate non sono sindacabili

    32. 32 Gli interventi da adottare LORGANISMO DI VIGILANZA- Principali caratteristiche Professionalit ed onorabilit: LOdV deve essere professionalmente capace ed affidabile, dotato di competenze ed esperienze multidisciplinari (di natura societaria, penale, procedurale, civile ed amministrativa) e delle cognizioni tecniche necessarie ad assicurare un corretto ed efficace esercizio delle funzioni che chiamato ad esercitare. La composizione dellOdV dipende anche dal tipo di funzione che svolger: Se si utilizzer come OdV un organo sociale/funzione sociale gi esistente, baster integrare quello con competenze per testare sulla sussistenza e sufficienza dei requisiti gi richiesti dalla legge e dallo statuto Se si costituisce un organismo ex novo lo stesso Modello organizzativo (o il codice etico) a determinare i requisiti soggettivi necessari

    33. 33 Gli interventi da adottare LORGANISMO DI VIGILANZA- Principali caratteristiche Continuit dazione: LOdV deve poter operare senza soluzione di continuit, vale a dire con un impegno anche non esclusivo ma prevalente ed idoneo comunque ad assolvere con continuit, efficienza e presenza i diversi compiti ad esso affidati. Questo requisito anche fattore discriminante in sede di valutazione se utilizzare, o meno, un organo sociale/funzione aziendale preesistente.

    34. 34 Gli interventi da adottare LORGANISMO DI VIGILANZA- Le principali funzioni Attivit di vigilanza e controllo: Funzione primaria dellOdV quella di vigilare sullattuazione e la corretta applicazione del Modello adottato curandone laggiornamento e gli adattamenti necessari o utili. In sostanza lorganismo deve verificare la coerenza tra i comportamenti aziendali concreti ed il modello predisposto, analizzandone la solidit e la funzionalit garantendone lidoniet a prevenire fattispecie di rischio, anche di nuova insorgenza. Deve inoltre controllare periodicamente le singole aree valutate come sensibili, la corretta applicazione dei protocolli e la regolare tenuta dei documenti in essi previsti.

    35. 35 Gli interventi da adottare LORGANISMO DI VIGILANZA- Le principali funzioni Adattamento ed aggiornamento del Modello: Concezione di adattamento continuo del Modello alle circostanze. Alcuni esempi Adattamento per variazione dellattivit o della struttura dellente Adattamento in sede di intervento correttivo dopo aver rilevato un mal funzionamento del Modello Aggiornamento legato ad integrazioni della normativa di riferimento (D.Lgs 231 o materie correlate) La competenza a deliberare le modifiche Modello spetta al massimo livello decisionale dellente, a cui lOdV provvede a proporre le variazioni da apportare.

    36. 36 Gli interventi da adottare LORGANISMO DI VIGILANZA- Le principali funzioni Informativa e coordinamento interorganico: Per agevolare lattivit di controllo e di vigilanza dellOdV devono essere attivati e garantiti flussi informativi bi-direzionali. LOdV deve essere costantemente informato di quanto accade nellazienda e di ogni altro aspetto, sia gestionale che operativo, di rilievo. (reporting interno, documentazione utile, note dellorganismo dirigente, comunicazioni esterne/interne connesse a qualsiasi fattispecie di reato contemplato dal Modello, etc.) LOdV dovr a sua volta relazionarsi costantemente allorgano dirigente e agli organi di controllo per indirizzarne lazione e sollecitarne reazioni, nellambito delle rispettive competenze

    37. 37 Gli interventi da adottare LORGANISMO DI VIGILANZA- I poteri necessari Potere di autoregolamentazione: Scelta delle modalit di autoconvocazione, di deliberazione, di comunicazione e rapporto diretto con ogni funzione aziendale, di acquisizione di informazioni e documentazione. Potere ispettivo: Alcuni esempi Verifiche obbligatorie su alcune operazioni/processi societari significativi, in primis la gestione finanziaria e le operazioni di tesoreria; coordinamento con il collegio sindacale, con il revisore contabile (o la societ di revisione), il comitato di controllo interno se implementato presso la societ quotata, in prossimit della redazione delle comunicazioni sociali e della redazione del progetto di bilancio. verifica e cura dellinterpretazione delle disposizioni del Codice etico e comportamentale, del Modello e delle procedure aziendali previste in attuazione

    38. 38 Gli interventi da adottare LORGANISMO DI VIGILANZA- I poteri necessari Potere sanzionatorio: Attivazione di procedimenti disciplinari nei confronti di chi non abbia rispettato i modelli adottati. In caso di segnalazione o denuncia di una infrazione, lOdV deve effettuare le verifiche del caso dandone conto tempestivamente agli organi aziendali deputati. In caso di accertamento della violazione lOdV, sentito lautore ed indipendentemente dalleventuale instaurazione di un giudizio penale, segnala prontamente ed ufficialmente levento allorgano amministrativo ed a quello di controllo, proponendo la misura sanzionatoria prevista dal sistema disciplinare vigente presso lente.

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