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Asilo nido

Legge 1044. Le finalità. La storia. Asilo nido.

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Presentation Transcript


  1. Legge 1044 • Le finalità • La storia Asilo nido

  2. La legge 1044 del 1971 afferma che l’asilo nido ha lo scopo di provvedere alla temporanea custodia dei bambini per assicurare un’adeguata assistenza alla famiglia e anche per facilitare l’accesso della donna al lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale. Concorre con le famiglie alla crescita, cura, formazione e socializzazione dei bambini, salvaguardando il benessere psicofisico e sviluppando le potenzialità cognitive, affettive e sociali.

  3. La storia del nido L'asilo-nido è nato come luogo di custodia per i bambini delle lavoratrici , infatti i primi a sorgere sono stati i nidi aziendali. Atri sono sorti negli anni '30 ad opera dell' ONMI (Opera Nazionale Maternità Infanzia) ed erano di tipo custodialistico. L'art. 11 del Regolamento dei Nidi Onmi dice: "L'asilo nido è un servizio della comunità per i figli dei lavoratori o per bambini di famiglie gravemente impedite di attendere alla loro cura ". In questi nidi era prevalente l'aspetto igienico-sanitario, gli orari erano rigidi sin dal primo giorno di entrata, gli "estranei ai lavori " erano esclusi , compreso i genitori. Dal momento che il bambino entrava nel Nido, questi diventava di esclusiva proprietà del nido stesso. Il personale era in rigorosa uniforme ed era più vicino ad un modello infermieristico che educativo. D'altronde le scuole per puericultrici erano per la maggior parte annesse agli ospedali e , sempre nel suddetto Regolamento , la parola "educativo" non viene mai nominata. Una gestione diversa, più tollerante e rispettosa di esigenze individuali, era lasciata alla buona volontà e professionalità del personale.Nel 1960 l'UDI (UNIONE DONNE ITALIANE ) presentò una proposta di legge per il passaggio delle competenze dall'ONMI alle amministrazioni locali ; nel 1965 vi fu una proposta di legge di iniziativa popolare per un servizio nazionale di asili nido.Il 6 dicembre 1971 fu approvata dal Parlamento la legge 1044 che istituiva gli asili-nido comunali con il concorso dello Stato . Per essa furono determinanti le lotte di quegli anni e le profonde trasformazioni economiche , sociali ed urbanistiche che avevano visto una forte immigrazione , il sorgere dei quartieri dormitorio , la scomparsa del verde e la trasformazione della famiglia allargata in famiglia nucleare.Gli anni successivi videro una evoluzione in positivo del servizio , la sua progressiva seppur lenta espansione e la sua connotazione educativa oltre che assistenziale. Questo per merito di Amministrazioni sensibili alla protezione dell'infanzia, e del personale capace di cogliere l'importanza dei primi anni di vita per la formazione dell'individuo.I 3800 nidi che la legge 1044 prevedeva entro il 1975 non furono mai aperti ma un clima positivo circonda il servizio ed a Firenze un comitato lancia una raccolta nazionale di firme per presentare dal basso al Parlamento una proposta di legge "L'ASILO NIDO: UN DIRITTO DELLE BAMBINE DEI BAMBINI ". Nel marzo 1993 essa viene presentata al Parlamento sostenuta da 150.000 adesioni.Oggi si parla molto di bambini ed indubbiamente vi è una maggiore sensibilità verso l'infanzia. Ma il gran parlare, le molte proposte ed iniziative continuano ad eludere il problema dell'asilo ­ nido . Continua

  4. In Italia 3.100 asili nido, dovevano essere 3.800 (nel 1976) ROMA - Una realtà complessa, quella degli asili nido italiani, una realtà disomogenea e ancora molto lontana dal centrare gli obiettivi europei. Una realtà che, nata nel 1971 con la legge 1044 che istituì i nidi comunali, con la previsione di crearne 3800 entro il 1976, ne vede ora realizzati, a più di 30 anni da quel via libera, poco più di 3100 (e solo nel 17% dei comuni). Dato, questo, che in termini di percentuale di posti disponibili rispetto all'utenza potenziale si traduce in un misero 6%, a fronte del 33% posto dall'agenda di Lisbona come obiettivo comunitario da raggiungere nel 2010. Un 6% che diventa un 9,1% se si considerano anche le strutture private, che offrono il servizio di assistenza alla prima infanzia, ma che sta a indicare la media tra il picco massimo del 16% in Emilia Romagna e quello minimo dell'1% in Puglia, Calabria e Campania. In tutto il Sud, d'altra parte, si concentra appena il 14% del totale delle strutture comunali italiane (che corrisponde al 13% dei posti disponibili totali), a fronte del 59% presenti al Nord (col 60% dei posti disponibili) e del 27% al Centro (con equivalente percentuale dei posti disponibili). Un divario che si fa ancora più stridente di fronte al confronto tra i numeri delle domande presentate e quelli delle liste d'attesa: è al Sud sia la minima percentuale di richieste (il 15% del totale nazionale) sia la massima percentuale di bambini momentaneamente esclusi (il 30% di quelle richieste rimangono insoddisfatte), mentre al Nord rimane fuori solo il 18% del ben 56% del totale delle famiglie italiane che hanno richiesto l'accesso per il loro figlio. Un quadro articolato, dunque, che presenta problemi di vario genere: quello della carenza delle strutture come quello delle rette troppo alte per le famiglie e dell'eccessiva ricaduta su di esse dei costi di gestione (dato che non riguarda solo il Sud e le strutture private). Problemi risolvibili con una maggiore erogazione di fondi? O con una loro migliore gestione? Domande su cui lo stesso mondo politico non sa dare risposte: su questo, l'onorevole Poretti (Pd-Radicali) ha recentemente presentato un'interrogazione parlamentare per capire dov'è il gap tra l'erogazione di un fondo speciale per gli asili nido risalente a un anno fa e la scarsa utilizzazione di questo da parte delle Regioni. Un scarto che si va ad aggiungere alle mille contraddizioni del mondo degli asili nido, che in buona parte sono lo specchio delle problematiche legate alla gestione del welfare in generale. Problematiche riguardanti in primis le eterne opposizioni tra le due coppie meno conciliabili della storia d'Italia: il settentrione e il meridione, il pubblico e il privato. 3.100 asili nido, dovevano essere 3.800 Continua

  5. Finalità Continua

  6. L’asilo nido, quale luogo educativo, pedagogico e socializzante, nel perseguimento delle proprie finalità, si propone i seguenti compiti: assicurare un ambiente che stimoli processi evolutivi e conoscitivi, operando in rapporto costante con la famiglia e con le altre istituzioni sociali e educative del territorio; programmare attività educative tenendo conto dei bisogni del bambino, favorendo lo sviluppo dell’autonomia e capacità creativa di progettare la propria esperienza e di costruire la propria conoscenza, assicurando interventi adeguati sul piano delle stimolazioni sensoriali, motorie, affettive, intellettive e sul piano igienico- sanitario; fornire occasioni adeguate alle potenzialità d’apprendimento, d’esplorazione nonché confronto di esperienze, di conoscenza, d’affettività e solidarietà relazionale del bambino, valorizzandone l’identità personale; concorrere a garantire continuità di comportamenti educativi tra ambiente familiare ed asilo nido mediante scambi di conoscenze tra famiglia ed operatori. Continua

  7. Offrire alle famiglie spazi di intervento, occasioni di partecipazione, crescita, maturazione e di promuovere in generale la diffusione dell’informazione sulle problematiche relative all’infanzia.In particolare l’asilo nido articola e modula la propria organizzazione ed impostazione pedagogica -educativa, in modo da assicurare una continuità didattico- metodologica ed unitarietà educativa, nello sviluppo del bambino, per il successivo accesso alla scuola materna.Il Comune di Pietra Ligure provvede alle gestione tramite affidamento temporale a terzi di uno o più servizi inerenti l’attività dell’asilo nido, di norma coinvolgendo fiduciariamente soggetti cooperativi, secondo le modalità e procedure di legge, prevedendo nello specifico capitolato, indipendentemente dalla qualificazione giuridica dell’affidatario, clausole di garanzia volte ad assicurare il livello qualitativo del servizio in ogni suo aspetto organizzativo, attraverso l’impiego di adeguate e specifiche professionalità, il rispetto delle disposizioni di legge e contrattuali in materia di lavoro, previdenza, sicurezza, igiene e sanità, nonché quant’altro previsto in materia di appalti di servizi con particolare riferimento alla tipologia del servizio oggetto del presente Regolamento. Continua

  8. Questo ipertesto è stato realizzato da: Erika Teti; Elisabetta Croce Noemi Botticelli. Del 2°E della scuola Maffeo Pantaleoni

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