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I grandi tabù nell’accompagnamento delle persone anziane

I grandi tabù nell’accompagnamento delle persone anziane L’elaborazione del lutto e dell’intimità nelle case di riposo: invalicabili confini ? Mercoledì 18 aprile 2012. L’elaborazione del lutto e dell’intimità nelle case di riposo: invalicabili confini ? Coordina: Franco Iurlaro

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I grandi tabù nell’accompagnamento delle persone anziane

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Presentation Transcript


  1. I grandi tabù nell’accompagnamento delle persone anziane L’elaborazione del lutto e dell’intimità nelle case di riposo: invalicabili confini ? Mercoledì 18 aprile 2012

  2. L’elaborazione del lutto e dell’intimità nelle case di riposo: • invalicabili confini ? • Coordina:Franco Iurlaro • Intervengono: • Nicola Castro • Renzo Scortegagna • Laura Padmah Galantin • Dibattito • Conclusioni: • Damiano Mantovani • Ore 18.30 – Conclusione lavori

  3. Tabù (termine originale polinesiano) “particolare condizione di persone, di luoghi, di tempi, di oggetti, verso i quali è necessario compiere o evitare determinati atti, che in tutti gli altri casi sarebbero vietati oppure permessi” 1777 capitano J. Cook Isole del Pacifico «tabù» e «sacro»: connessione con gli dei Luoghi spirituali non accessibili all’uomo

  4. Tabù della morte e della fine della vita

  5. dati Istat 2008

  6. Gli uomini perdono la salute per fare soldi, e poi perdono i soldi per tentare di recuperare la salute. Pensano tanto ansiosamente al futuro dimenticando di vivere il presente, cosi’ facendo non riescono a vivere ne’ il presente ne’ il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.

  7. “Perché la morte?” (la dimensione metafisica) “Come morire?” (la dimensione etica)

  8. Il desiderio di una morte “aggettivata” (S.Spinsanti) Aggettivo Buona Degna Accettabile Umana Bella Gli aggettivi di segno opposto... Cattiva Indegna Inaccettabile Disumana Brutta

  9. Gli esseri umani condividono con gli animali a struttura sociale complessa la forte tendenza ad esprimere un sentimento di dolore per la scomparsa di una persona cara • Nella cultura dei paesi industrializzati la sofferenza e la morte sono state relegate negli ospedali ed affrontate con atteggiamento tecnologico • La morte di una persona cara mette in discussione un grande numero di assunti riguardo la visione del mondo, le modalità di pensiero e di comportamento

  10. La morte è presente nella nostra vita e ne diventa parte sin dal momento del concepimento • Viaggia con noi attraverso la vita, senza mai lasciare il nostro fianco • Nel corso dei millenni, le diverse culture dell’umanità hanno creato paradisi immaginari e giardini dell’Eden nella ricerca dell’immortalità.

  11. Con la persona anziana … • Si può parlare della morte ? Come e con chi ? • Si può chiedere come vorrebbe morire ? • Si può chiedere quali siano le sue volontà ?

  12. Con le persone anziane e gli operatori,è possibile … • Avviare un dialogo sull’esistenza e sulla morte ? • Trovare spazio e tempo per l’ascolto e l’accoglienza nei percorsi di elaborazione del lutto ? • Parlare del “dopo”, sotto l’aspetto spirituale ? • Raccogliere l’eredità simbolica di chi ci ha lasciato e garantirne la continuità negli affetti ? • Ricordare attraverso storia, narrazione, celebrazione ? • …

  13. Sig.ra Maria M., nata il 07 dicembre 1920 a ….; entrata nel nucleo … della residenza … il 26 marzo 2010 Entra con diagnosi crolli vertebrali, osteoporotici, resezione ileare per perforazione – esiti ictus cerebrale ischemico – BPCO – Epilessia Gli operatori la ricordano come una sig.ra socievole, molto determinata; livello educativo alto, faceva la professoressa, raccontava a tutti che i suoi allievi le avevano regalato una collana che indossava con orgoglio. Usava il deambulatore a ruote, e dopo i pasti si sedeva in poltrona vicino alla reception, dove leggeva i suoi libri. Come dato particolare gli operatori riferiscono che la sig.ra usava i Jeans. Ha voluto sempre mantenere la propria autonomia, anche quando le gambe non la sorreggevano più, Per questo motivo si sono presentati alcuni eventi di cadute. Una persona speciale

  14. In quest’anno ha iniziato ad avere un declino del suo stato fisico, non presenta compromessa la capacità cognitiva, è stato un decadimento graduale, un giorno si alzava, due no. Dopo il suo allettamento l’equipe professionale ha valutato la possibilità di alzarla in poltrona, ma essendo debole, fragile, ciò non è stato possibile. Attualmente dorme la maggior parte del giorno, ha un filo di voce, riesce a rispondere (se ne ha voglia), ma ancora decide su cosa mangiare. Al momento dei pasti, alcune volte la sig.ra mangia volentieri, altri giorni decide di non mangiare, oppure desidera prendere solo il caffelatte. Gli operatori hanno notato che gradisce gli alimenti dolci, per cui è stato deciso di somministrare gli alimenti che gradisce. La sig.ra non ha mai accettato la perdita della sua autonomia, tanto che il MMG ha prescritto una terapia antidepressiva. Assieme alla nipote e al medico hanno valutato e deciso di non accettare l’eventuale accanimento terapeutico.

  15. “Oggi è un buon giorno per morire” I fattori culturali

  16. In molte località del Sud Italia, durante il periodo di lutto, le donne indossavano (e talvolta indossano tuttora) il velo nero. Nel meridione, durante il pianto rituale per la morte di una persona cara, il velo viene strappato via dal capo come segno di disperazione. I capelli vengono sciolti e strappati, ripetendo gesti che hanno origini antichissime. Il gesto, secondo molti studiosi, rientra in un cerimoniale finalizzato all'elaborazione del lutto e al rafforzamento del legame psicologico con la realtà: infatti, ritualizzando il dolore, l'esperienza sconvolgente del lutto è vissuta come fatto straordinario, che niente ha a che fare con la storia quotidiana degli individui. Vivendo il dolore come rito, il lutto non turba la solidità dei riferimenti che ogni persona ha con la realtà. Il velo nel lutto

  17. Riti, simboli, significati

  18. Tabù della sessualità negli anziani

  19. "Over 60" senza tabu: innamorato 1 su 2, sesso fino a 80 anni” ottavo Rapporto Censis per Salute-la Repubblica presentato al convegno "Terza età", da Giuseppe Roma, direttore del Censis Terza età come una stagione attiva e ricca di esperienze. Il 60% degli ultrasessantenni, mostra una vitalità emotiva nella sfera dei sentimenti, di questi c`è chi si innamora (54,2%) e chi dichiara di poterlo fare se incontrasse la persona giusta (7%). Nessuna ansia da prestazione, per il 20,2%, la sfera sessuale fino agli ottant`anni continua a rappresentare un aspetto importante come nelle altre fasi della vita. Il tabù c`è sulle reazioni affettive, il 56,1% non condivide che molte persone sopra ai 60 anni, anche famose, abbiano relazioni affettive con persone più giovani. Appartenere alla stessa generazione, secondo gli intervistati, è uno dei presupposti importanti nelle relazioni affettive.

  20. Il falso stereotipo dell’asessualità nell’età adulta è molto dannoso poiché interferisce con la salute ed il benessere di milioni di persone La maggior parte degli anziani affronta la sessualità mantenendo un silenzio discreto, con conseguenze negative: volendo nascondere un problema sessuale o provandone vergogna, le persone anziane sopportano sofferenze e paure che potrebbero ridimensionare attraverso adeguate consultazioni. Ciò accade anche perché si tende a considerare solo l’aspetto fisico e a non prestare la giusta attenzione alla relazione sentimentale e alle esperienze affettive che gli anziani vivono.Molti autori (Cesa-Bianchi, 2000; Leiblum, Segraves, 1995) concordano sul fatto che le persone anziane possono, invece, vivere positivamente la loro sessualità se riescono a superare pregiudizi disadattivi e condizionanti che portano a un ritiro della sessualità e a un progressivo disinvestimento dall’agire comportamenti sessuali attivi.

  21. “Signore, rendimi casto ma non subito” Sant’Agostino La sessualità, accomunata spesso al concetto di lussuria, è considerata peccato capitale dalle maggiori religioni. Gli atei lo fanno meglio: secondo un sondaggio a cui hanno partecipato credenti di diverse religioni, chi è ateo sembra avere una vita sessuale più interessante e varia, soprattutto dal punto di vista dell’esperienza nei rapporti sessuali. Il motivo? La mancanza del senso di colpa, tipico nei credenti che violano i principi morali delle varie istituzioni religiose.

  22. I falsi miti della sessualità dell’anziano • Il sesso non ha importanza nell’età anziana. La vita dell’anziano dovrebbe essere asessuata. In realtà, il sesso è istinto di vita (Eros, dice Freud) e questo istinto dura fino alla morte. • L’interesse per il sesso è anormale negli anziani. In realtà l’interesse per il sesso è normale a tutte le età. • Gli anziani non dovrebbero risposarsi dopo la morte del coniuge. Le persone, invece, che trovano nuovi interessi si mantengono giovani più a lungo. Avere sempre nuovi obiettivi aiuta a prolungare la vita. • Kuhn (1976)

  23. I falsi miti della sessualità dell’anziano • Gli anziani dovrebbero essere separati per sesso nelle case di riposo così creerebbero meno problemi al personale ed ai loro familiari. I figli non dovrebbero essere egoisti e gelosi dei propri genitori, ma lasciarli vivere nel miglior modo possibile. “l’Amore non ha età”. Kuhn (1976) • Altre false credenze: • nell’età avanzata gli individui non sono sessualmente desiderabili; • nell’età avanzata gli individui non provano desiderio sessuale; • nell’età avanzata non si è  sessualmente capaci. Hotvedt (1983)

  24. Parole, provocazioni e riflessioni Abuso AmoreAffetto Controllo Corpo Dignità Etica Intimità Morale Piacere Pornografia Rispetto Sessualità Spazi privati ….

  25. Diversità ?

  26. Anziani: a nord più servizi ma al sud ci pensa la famiglia Non essere piu' autosufficienti con l'avanzare dell'età. E' questa la piu' grande paura per il 40,7% degli 'over 65' italiani. Ma quando le tempie grigie hanno bisogno di assistenza, la penisola si divide in due. Se al Nord possono contare su più servizi, al Sud e' soprattutto la famiglia a non lasciarli soli. E' quanto emerge dall'indagine su ''La condizione dell'anziano non autosufficiente.....

  27. Gli anziani e la società d’oggi (telefono d’argento, Bari) In Italia l‘anziano è considerato non in forma omogenea in tutta la penisola. Al Nord il concetto è che è considerato un onere che costringe gli ancor giovani a sacrificare una parte del loro tempo libero per accudire o cercare per l‘anziano una collocazione sociale in seno a strutture che ne garantiscano l'assistenza sanitaria ed abitativa. Nella maggioranza dei casi, l‘anziano è economicamente indipendente e se necessita un interessamento finanziario dei familiari, questo è di limitata entità per cui non si determina un aggravamento dell'economia delle famiglie. Molto importante per i nuclei familiari del Nord è che gli anziani non risiedano in forma stabile in famiglia. Le ragioni sono di diverso aspetto sociale; tra le ragioni primeggia la condizione che in ogni famiglia, più o meno tutti sono dediti al lavoro per cui l‘anziano resterebbe solo senza assistenza giornaliera.

  28. Gli anziani e la società d’oggi (telefono d’argento, Bari) Al Sud le cose sono diverse; la concezione è di una società a maggioranza di estrazione contadina con tradizioni che vedono nel nucleo familiare un'unità che comprende il giovane ed il non più giovane uniti da tradizioni in cui la gerarchia è rispettata e la parola dell'Anziano conta ancora qualcosa. Vi è inoltre una necessità di danaro e l‘anziano con i propri risparmi e la pensione è al centro di interesse della maggior parte dei nuclei familiari. Per questa sua disponibilità che, a volte è la sola fonte di sostentamento, si concede ai nonni l'affetto dei nipoti anche se a volte, proprio dei nonni si approfitta affidando a questi oneri ed impegni che mal si addicono a persone di una certa età che dovrebbero anche non essere affaticati in opere di assistenza infantile mentre i legittimi genitori per il lavoro o vaghi esaurimenti, addossano ai familiari anziani oneri stressanti per la loro età.-

  29. Le relazioni nel lavoro di assistenza Sono impastate con le nostre emozioni e con ciò che la nostra vita ci ha insegnato a pensare, a credere, a fare. Essere operatore che “si prende cura” significa essere sia in relazione con se stessi, sia con la globalità della vita e la morte delle persone con cui siamo in cammino

  30. “Come dovrebbe essere una società perché nella sua vecchiaia una donna od un uomo possano rimanere tali? La risposta è semplice: bisognerebbe che fossero sempre stati trattati come una donna od un uomo.” da S. De Beauvoir, La terza età Grazie dell’attenzione

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