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PREMESSA ALLA STESURA DEL CURRICOLO VERTICALE DELL’I.C. “SANTO STINO DI LIVENZA”

PREMESSA ALLA STESURA DEL CURRICOLO VERTICALE DELL’I.C. “SANTO STINO DI LIVENZA”. ORIZZONTE DI SENSO. ORIZZONTE DI SENSO. Il lavoro svolto dalle F.S. vuole essere la BUSSOLA

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PREMESSA ALLA STESURA DEL CURRICOLO VERTICALE DELL’I.C. “SANTO STINO DI LIVENZA”

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Presentation Transcript


  1. PREMESSA ALLA STESURA DEL CURRICOLO VERTICALE DELL’I.C. “SANTO STINO DI LIVENZA” ORIZZONTE DI SENSO

  2. ORIZZONTE DI SENSO Il lavoro svolto dalle F.S. vuole essere la BUSSOLA che orienta nell’elaborazione di un curricolo d’Istituto, che abbia un’identità propria ben definita e un orizzonte di senso condiviso e da perseguire.

  3. LA BUSSOLA ORIZZONTE DI SENSO QUALE PERSONA QUALE METODOLOGIA QUALE ALUNNO/BAMBINO QUALE SAPERE QUALE APPRENDIMENTO QUALE INSEGNANTE QUALE SCUOLA

  4. QUALE PERSONA? Una persona con strumenti culturali e competenze volti a comprendere e a governare uno scenario continuamente mutevole. Una persona che pensa, ragiona ed è capace di decidere con responsabilità etica, in una società “liquida”, che rifugge tutto ciò che è statico e incapace di modificarsi.

  5. QUALE ALUNNO/BAMBINO? Un alunno che sa sopportare le frustrazioni della negazione, che è capace di rinunciare a qualcosa per il bene comune, che comprende il valore delle regole e del rispetto; un alunno responsabile nei confronti delle conseguenze delle sue azioni verso se stesso, gli altri e verso l’ambiente.

  6. Un alunno RESPONSABILE INCLUSIVO RESILIENTE RISPETTOSO COLLABORATIVO

  7. Un alunno protagonista attivo, in grado di apprendere in contesti diversi, utilizzando le conoscenze e i mezzi che possiede, per risolvere situazioni problematiche.

  8. AUTONOMO Un alunno COMPETENTE ORIGINALE INTRAPRENDENTE RIFLESSIVO

  9. QUALE INSEGNANTE? Un insegnante che osserva e “riflette sulla pratica educativa” per diventare davvero consapevole di ciò che fa e del perché lo fa in quel determinato modo. Dare SENSO alle proprie azioni

  10. OSSERVARE E RIFLETTERE a livello INDIVIDUALE E COLLEGIALE al fine di realizzare la comunità professionale auspicata dalle Indicazioni Nazionali per rispondere ai bisogni e alle richieste dei bambini/studenti. Appartenere ed essere importanti gli uni per gli altri e per il gruppo

  11. Gli insegnanti sono chiamati a: • uno sforzo collegiale di progettazione e ricerca per dare maggiore incisività agli interventi didattici formulati; • realizzare in modo ancora più consapevole la continuità tra i diversi ordini di scuola; • avere spazio per l’autoformazione e l’autoaggiornamento al fine di poter migliorare la didattica; • confrontarsi apertamente e alla pari con i colleghi; • riflettere sul proprio operato per rivedere, reimpostare e correggere il percorso curricolare. In definitiva, sono chiamati a dar vita ad una comunità educativa

  12. Un insegnante,dunque

  13. Un insegnante a sostegno del processo di apprendimento dell’alunno, che si sviluppa in quattro fasi fondamentali: • modeling: l’apprendista osserva la competenza esperta al lavoro e poi la imita; • coaching: il maestro/docente assiste il principiante, ne agevola il lavoro, interviene secondo le necessità, dirige l’attenzione su un aspetto, fornisce feedback; • scaffolding: il maestro/docente fornisce un sostegno in termini di stimoli e risorse, reimposta il lavoro; • l’insegnante diminuisce progressivamente il supporto fornito, per lasciare via via più autonomia.

  14. QUALE SCUOLA? • Una scuola orientataallo sviluppo di competenze e alla formazione di unalunno autonomo, collaborativo, intraprendente, attivo di fronte allesituazioni problematiche • una scuola che rifiutiqualsiasi forma diaddestramento e che privilegi la funzione di accompagnamento e di regista del docente una scuola naturalmente rivolta a unadidattica laboratoriale

  15. Una scuola che promuova il valore della persona con “l’originalità del suo percorso individuale e di relazione”; • una scuola che favorisca la capacità collaborativa del singolo e il suo riconoscersi parte di un gruppo, costruendo la sezione/classe come ambiente d’apprendimento e di relazioni, ove ha senso impegnarsi e cooperare per ottenere un risultato concreto.

  16. Una scuola che si faccia carico anche di un ruolo educativo curricolo verticale nell’area socio – comportamentale, che tenga conto del comportamento sociale e del comportamento di lavoro

  17. Una scuola che sappia dare unarisposta alla richiesta di SENSOche viene dagli alunni, anche se a livello inconsapevole. “Si impara meglio se si coglie il SENSO e lo scopo di ciò che si fa”.

  18. QUALE APPRENDIMENTO? UN APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO

  19. Per generare un apprendimento significativo è necessario: • verificare l’esistenza dei prerequisiti per evitare all’alunno insuccesso e demotivazione; • che l’argomento sia sempre rapportato alla maturità del bambino – studente, ma che le richieste si collochino nella sua “fascia di sviluppo prossimale”; • che, partendo dal concreto, la ricerca o la lezione stimolino graduali processi di concettualizzazione e nessi sempre più ampi; • che gli allievi prendano coscienza dell’interconnessione tra le diverse discipline e sappiano trasferire concetti appresi a situazioni analoghe della vita quotidiana; • che gli studenti operino in un ambiente di apprendimento idoneo, “luogo di scambio, di confronto di procedimenti, idee, opinioni, soluzioni condivise e anche alternative”.

  20. Il bambino/alunno , dunque, dovrà essere coinvolto nelle attività sul piano affettivo e motivazionale • dovrà essere chiamato a imparare confrontandosi con compiti e situazioni sfidanti, problematiche, in un contesto collaborativo, dialogico - cooperativo (Cooperative learning – situazioni laboratoriali, problem solving, ecc.) • i contenuti dovranno essere funzionali a far emergere il SENSO della disciplina.

  21. QUALE SAPERE? Un sapere della complessità, che dia delle competenze strategiche. Nulla di statico. Il sapere deve essere FLUIDO come la nostra società

  22. Un sapere spendibile la scuoladeve diffondere apertura mentale affinché la persona affronti positivamente la mutevolezza degli scenari sociali e professionali

  23. Le discipline, dunque: • diventano delle articolazioni della conoscenza complesse e dinamiche, che portano alla connessione tra i saperi; • non vanno trasmesse come rigide sequenze di contenuti e procedure separati, ma come “punti di vista sulla realtà” o “chiavi interpretative” della stessa. L ’attività didattica deve essere orientataalla qualità dell’apprendimento

  24. APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO CONSEGUIMENTO DI COMPETENZE attraverso ECOLOGIA DEI SAPERI

  25. ECOLOGIA DEI SAPERI • Approccio alle discipline scolastiche per problemi, che rispetta la complessità delle relazioni tra realtà e conoscenze. • Presuppone una selezione dei contenuti e l’individuazione dei nodi disciplinari. • Si orienta sull’esperienza e sulla contestualizzazione ed è finalizzata a un’integrazione dei saperi. • In tale ambito l’alunno è protagonista nella costruzione delle sue competenze e progettualità, attraverso l’individuazione di strategie e relazioni.

  26. QUALE METODOLOGIA? • Metodologie innovative e stimolanti, che puntino sull’osservazione diretta e sulla scoperta, per promuovere la ricerca, la problematizzazione, la riflessione e la cooperazione. • Una didattica laboratoriale,che risponda all’esigenza di un’ecologia delle discipline, permettendo di affrontare un argomento da più punti di vista e di contestualizzarlo, evitando un accumulo di informazioni e cogliendo connessioni tra i molteplici ambiti disciplinari.

  27. Il curricolo del nostro Istituto dovrà essere condiviso e costruito in fieri, progettato come si progetta un viaggio, indicando il mezzo di trasporto, l’occorrente da portarsi dietro e conoscendo bene la meta, ossia l’ORIZZONTE DI SENSO. L’importante alla fine è che il percorso sia adeguato alla situazione della classe e/o degli alunni/bambini, nonché al contesto e, soprattutto, verificato nel corso degli anni per appurare se ha consentito di raggiungere le competenze previste dalle Indicazioni.

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