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Sviluppo psichico 0-3 anni La nascita della vita mentale

Sviluppo psichico 0-3 anni La nascita della vita mentale. Dott. Alessandro Albizzati Dott. Marco Siviero Clinica di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza A.O. San Paolo, Milano. Teoria dell’attaccamento (Bowlby).

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Sviluppo psichico 0-3 anni La nascita della vita mentale

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Presentation Transcript


  1. Sviluppo psichico 0-3 anniLa nascita della vita mentale Dott. Alessandro Albizzati Dott. Marco Siviero Clinica di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’adolescenza A.O. San Paolo, Milano

  2. Teoria dell’attaccamento (Bowlby) • il bambino è geneticamente predisposto a sviluppare un legame di attaccamento con il caregiver per cercare protezione. L’attaccamento è dotato di una propria dinamica, distinta dalle dinamiche riguardanti il cibo e il sesso • idealmente la madre costituisce una “base sicura” dalla quale il bambino sente di potersi allontanare per esplorare l’ambiente e alla quale può tornare se minacciato • Nella relazione d’attaccamento il bambino sviluppa un immagine di Sé, come meritevole o meno di cure, o perfino minaccioso o colpevole. • attraverso lo stile di relazione con la madre il bambino sviluppa un modello interno di comportamenti e aspettative rispetto alla relazione con l’altro (Modelli operativi interni, MOI)

  3. Intersoggettività primaria • “primitivo dialogo del bambino con la madre, fatto di sguardi sorrisi e vocalizzazioni” (Trevarthen) • Soddisfacimento bisogni fisiologici • Regolazione emotiva • Rispecchiamento emotivo: il volto del bambino determina imitazioni enfatizzate e drammatizzate da parte della madre. • sincronizzazione di affetti ed emozioni tra madre e bambino che permettono di predire il comportamento dell'altro. Nei primi mesi scambi brevi, dominati da cicli rapidi di interazioni, sintonizzazioni e interruzioni delle stesse. Gli atti comunicativi nelle prime settimane di vita sono differenti in relazione alla motivazione che li genera: • comunicazioni giocose • angoscia  si tira indietro, si strofina gli occhi e piange • fame  evita il contatto visivo con la madre, ricercandone il seno • sonno  cerca nell'adulto un sostegno, chiudendo mani occhi e bocca.

  4. Intersoggettività primaria, 2 • Verso i sei mesi il bambino mette in atto giochi e esibizioni con l'adulto, finalizzate a “mettersi in mostra” • sin dall'età di tre mesi il bambino è in grado di orientarsi e relazionarsi in contesti triadici, rivolgendo in modo coordinato sguardi, vocalizzi e sorrisi a entrambi i genitori (Fivaz, 1999) L’intersoggettività è un sistema motivazionale, ben distinto e indipendente dal sistema d’attaccamento: l’intersoggettività supporta uno scambio con il partner volto a raggiungere intimità e vicinanza emotiva, non strettamente legate alla sopravvivenza (Stern, 2004)

  5. Intersoggettività primaria e imitazione • a 32 ore il neonato imita e distingue gesti di protrusione della lingua o protrusione e apertura delle labbra. • a 12 settimane, il bambino è capace di imitare vocalizzazioni che sente. • Tra i 6 e i 9 mesi è in grado di imitare movimenti dell'adulto osservati 24 ore prima, e successivamente dopo un periodo gradualmente più prolungato. • Alla fine del secondo anno di vita, attraverso il gioco del “far finta” il bambino è in grado di riprodurre intenzioni e comportamenti della madre, assumendo il suo ruolo nelle prime manifestazioni di gioco simbolico. Ipotesi “like me” l'imitazione costituisce lo strumento che consente al bambino inferenze implicite, non dichiarative e preverbali, sullo stato dell'altro, base fondante dell'empatia, del “senitre” l'altro.(Meltzoff 1983)

  6. 12-21 giorni Meltzoff e Moore, 1977

  7. Regolazione emotiva nel 1° anno di vita Tronick, Weinberg, 1997 • Autoregolazione: distogliere lo sguardo, modalità autoconsolatorie: dito in bocca, grasping di una mano sull’altra, etc., esplorare/manipolare l’ambiente. • Eteroregolazione: espressioni mimiche, tonalità della voce, sguardo, gesti volte a sollecitare la sintonizzazione o l’intervento regolatorio del caregiver • Convolgimento sociale positivo (sorriso, vocalizzi, etc.) • Convolgimento negativo (protesta, ritiro) • Interesse/curiosità per l’ambiente Tali interazioni si esprimono in un'alternanza di sintonizzazioni/rotture/riparazioni degli scambi e delle regolazioni affettive tra mamma e bambino. Questa dinamica consente al bambino di sentirsi e sperimentare se stesso come efficace dal punto di vista comunicativo, e sentire la madre come accessibile emotivamente e responsiva rispetto ai suoi bisogni

  8. Intersoggettività secondaria • A circa 5 mesi compare un maggior interesse per l'ambiente, al quale rivolge attenzione alternativamente agli scambi con la madre. • Si sviluppa un attenzione condivisa tra md e bno, dove il bno alterna sguardi all'oggetto e alla madre, la quale seguendo le intenzioni del bambino lo accompagna nell'esplorazione dell'ambiente • all'età di 12-13 mesi, le competenze ludiche acquisite dal bambino, venivano momentaneamente perse se si chiedeva alla madre di non interagire con lui (Riva Crugnola, 1988) • bambini tra i 9 e 18 mesi, di fronte a situazioni nuove, mostravano entusiasmo o paura, a seconda dell'espressione della madre di fronte a tali situazioni (Emde, 1988) La madre aiuta il bambino a conferire significati agli oggetti La madre costituisce inoltre un “termometro” ambiente, secondo cui il bambino regola le proprie attività e le modalità di accesso all'esperienza

  9. I neuroni specchio Sperimentazione nella scimmia Popolazione di neuroni motori situati nell’area F5 che si attiva sia nell’eseguire che nell’osservare un’azione.

  10. La comprensione delle azioni altrui, 1 AZIONI TRANSITIVE Ad una scimmia viene fatta vedere una mano che prende un oggetto attivazione dei MN. Facendole osservare la stessa azione, e oscurando la “presa” dell’oggetto, si attivava più della metà degli stessi neuroni L’attivazione dei MN, consente una comprensione dell’azione altrui e del fine e obiettivo di tale azione: I MN consentono un inferenza sugli scopi di un’azione senza che venga osservata completamente. Consentono una comprensione del comportamento altrui.

  11. La comprensione delle azioni altrui, 2 • Il nostro sistema neuronale motorio entra in uno stato di risonanza ogni qualvolta osserva un altro compiere un azione, attraverso l'attivazione di pattern neuronali per analoghe azioni. • La comprensione delle azioni altrui passa attraverso la conoscenza motoria che regola l'esecuzione delle proprie. • L’osservazione dell’azione induce un’automatica “simulazione” dell’azione stessa. La simulazione può essere alla base di una comprensione implicita del comportamento altrui. • Conoscere lo scopo finale di un’azione, consente di risalire all’intenzione alla base dell’azione. [es. vedendo una persona che prende un bicchiere d’acqua, si immagina che lo porterà alla bocca, e berrà. Lo scopo finale (bere) da informazioni sul motivo alla base dell’azione, (la sete)] • Il sistema dei neuroni a specchio determina uno spazio d’azione condiviso, nel quale le nostre e altrui azioni, vengono comprese, senza alcuna esplicita e deliberata operazione conoscitiva.

  12. Stimolazione MN multimodale I neuroni specchio audio-visivi Una percentuale di MN si attivavano: • Quando la scimmia esegue un’azione • Quando la vedeesente • Quando la vedeosente Es: la stessa popolazione neuronale si attiva vedendo rompere una nocciolina, ma anche sentendo il suono di una nocciolina che viene rotta. Il sistema neuronale deputato all’esecuzione di un’azione, si attiva anche solo udendola (Kohler, 2002) . E’ indifferente la modalità di presentazione dell’azione (simulazione multi-modale)‏  Simile a proprietà simboliche del pensiero umano

  13. I neuroni a specchio nell’uomo • E' sufficiente che l'azione venga mimata, non necessariamente eseguita. • attivazione solo se azioni eseguite da figura umana, non virtuali funzione interpersonale. • Diversamente dalla scimmia, nell'uomo si assiste ad attivazione dei MN, anche per azioni intransitive (schioccare le labbra, parlare). • L’attivazione dei neuroni a specchio dipende esclusivamente dal patrimonio motorio, specie-specifico. Esempio 1: facendo osservare ad un uomo l’atto di mordere eseguito da un uomo, una scimmia e un cane, si osserva attivazione di aree motorie, se pur con diversa specificità. Esempio 2 (vd. figura): facendo osservare ad un uomo, un altro uomo che muove le labbra per parlare, una scimmia che manda baci e un cane che abbaia, si osserva attivazione visuo-motoria nell’osservazione dell’uomo che parla e della scimmia che bacia (atti presenti nel patrimonio motorio umano) e un’attivazione occipitale (visiva) nell’osservare il cane che abbaia (atto non compreso nel patrimonio motorio umano)‏ (Buccino, 2004)

  14. Figura 1. registrazione fRMI durante osservazioni di uomo, scimmia e cane che mordono Figura 2. registrazione durante osservazione di uomo che parla, scimmia che manda baci e cane che abbaia.

  15. Imitazione e apprendimento • Diversi studi di fMRI hanno mostrato come l’imitazione di un’azione attivi una popolazione maggiore di neuroni specchio rispetto alla semplice esecuzione di tale azione: i neuroni specchio favoriscono la conversione del percetto da imitare nell’analogo atto motorio (Iacoboni, 1999, 2001). • L’imitazione implica l’attivazione di due differenti sistemi: uno deputato alla conversione del percetto in atti motori (neuroni specchio) e uno deputato all’organizzazione di tali atti in modo tale da compiere un azione il più possibile analoga a quella osservata (lobo frontale, area 46 di Brodmann – workin’ memory e definizione di nuovi pattern motori).

  16. Controllo del sistema neuroni specchio • L’attivazione dei neuroni specchio determina un’azionepotenziale. Tale azione è modulata da una sovrastuttura (lobo temporale, area 46) che facilita o inibisce il compimento dell’azione in relazione all’ambiente. Diversamente ogni attivazione dei neuroni specchio esiterebbe in atto motorio. • Pz con lesioni frontali mostrano i cosidetti “imitation behaviour”, difficoltà a trattanersi dall’imitare I gesti altrui. In casi più gravi l’inibizione dell’atto è nulla e l’imitazione indiscriminata (ecoprassia). • Neonati di 18 ore riproducono movimenti di faccia e bocca mostrati di adulti, utilizzando parti del corpo cui non hanno avuto accesso visivo (Meltzoff e Moore, 1977). Il processo di mielinizzazione non ancora ultimato determina ipofunzionalità del sistema frontale • Partecipazione emotiva all’azione altrui può determinare attenuazione dei meccanismi di controllo, come guardando un match di box o una partita di calcio)‏

  17. La comprensione delle emozioni Le emozioni costituiscono strumento per comprendere attraverso un proprio stato interno la realtà percepita, e organizzare le conseguenti azioni. Osservare un altro provare emozioni determina in noi una risonanza emotiva che ci permette di condividere l’esperienza dell’altro, e di comportarci di conseguenza (se vediamo una persona assaggiare un cibo e provare disgusto, difficilmente assaggeremo la stessa pietanza)‏ Ciò permette un’organizzazione delle nostre azioni e determina l’instaurarsi di legami interindividuali. Bambini di 2-3 mesi sono in grado di riprodurre vocalizzazioni o espressioni facciali che riflettono lo stato affettivo della madre (consonanza affettiva).

  18. La comprensione delle emozioni La simulazione incarnata L’INSULA: porzione del lobo frontale, associa stimoli sensoriali a corrispondenti azioni viscerali e risposte viscero-motorie. La sua stimolazione determina attivazione motoria accompagnata da risposte viscerali (aum. battito cardiaco, dilataz. pupillare*, conati di vomito). L’insula si attiva nel provare disgusto in risposta a stimoli olfattivi e nel vedere qualcuno che prova disgusto. (pazienti con lesioni insulari non provano e non comprendono il disgusto). Nella figura, le parti bianche rappresentano la parte anteriore dell’insula che si attiva indistintamente nel vedere o provare in prima persona il disgusto (Wicker, 2003). * Donne e uomini (se padri) avevano dilatazione pupillare alla vista di un bambino accompagnata da emozioni piacevoli ed interesse; il bambino di fronte a pupille dilatate sorride e le sue pupille si dilatano (Hess, 1975).

  19. La simulazione incarnata • La comprensione delle emozioni atrui passa attraverso strutture primariamente coinvolte nel determinare le risposte viscerali corrispondenti a quelle emozioni, attraverso quindi un meccanismo di “simulazione incarnata”. • La simulazione incarnata rappresenta forse il meccanismo più arcaico di comprensione delle emozioni altrui, automatico, non conscio e pre-dichiarativo. • La simulazione incarnata rappresenta uno strumento di sviluppo di capacità intersoggetive e di costruzione di modelli di Sè/altro. • Il sistema neuroni specchio consente di determinare rappresentazioni interne condivise di stati emotivi, favorendo una consonanza intenzionale intersoggettiva. • Soggetti con autismo o disturbi dello spettro hanno mostrato deficit nel sistema di neuroni specchio. (Oberman et al. 2005) • Le funzioni cognitive permettono di descrivere in modo “freddo” le emozioni altrui e di separare il proprio stato interno da quello dell’altro e riorganizzare le proprie azioni (es: offrire aiuto a chi è in difficoltà).

  20. “Teoria della mente” • “abilità del soggetto di rappresentare i propri o altrui stati mentali, come intenzioni, credenze, desideri, voleri e conoscenze” (Baron Cohen, 1999). • L'abilità viene acquisita verso i 4 anni e continua a svilupparsi fino agli 11 anni. Ipotesi della Teoria della Teoria (TT): la conoscenza della mente altrui è incarnata in una esplicita e simbolica teoria secondo una psicologia popolare, di assiomi e regole secondo le quali comprendiamo le azioni altrui. Ipotesi della e la Teoria della simulazione (ST): simuliamo le azioni e i sentimenti altrui, utilizzando come modello i propri stati mentali. • Numerosi modelli neurobiologici sono stati studiati come deputati alle inferenze sui propri e altrui stati mentali. Le aree maggiormente individuate sono quelle del solco temporale superiore (STS) e corteccia mediale prefrontale. Grande interesse hanno inoltre l'amigdala e la corteccia orbitofrontale (OFC).

  21. “Per comprendere l'altro, cioè per imitare i suoi sentimenti in noi stessi, noi ci mettiamo in una prospettiva di imitazione interna che in qualche modo fa sorgere, fa sgorgare dei sentimenti in noi analoghi, in virtù di un'antica associazione tra movimento e sensazione”.Nietzche (Aurora, 1881)

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