1 / 65

Lucio Anneo Seneca

Lucio Anneo Seneca. Seneca nasce a Cordova (Spagna Betica) intorno al 4 a.C. dalla colta famiglia degli Annei, di rango equestre (era figlio di Seneca il Retore). . Giunto a Roma si dedica agli studi filosofici (suoi maestri lo stoico Attalo e Papirio Fabiano).

geri
Télécharger la présentation

Lucio Anneo Seneca

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Lucio Anneo Seneca

  2. Seneca nasce a Cordova (Spagna Betica) intorno al 4 a.C. dalla colta famiglia degli Annei, di rango equestre (era figlio di Seneca il Retore). • Giunto a Roma si dedica agli studi filosofici (suoi maestri lo stoico Attalo e Papirio Fabiano). • Soffre di malattie respiratorie; si trasferisce in Egitto, da una zia, fino al 31. • Nella carriera forense rivela straordinarie qualità oratorie e, ottenuta la questura, entra in senato, dove la sua eloquenza durante il regno di Caligola gli vale molti onori.

  3. Il confino in Corsica • Nel 41 la principessa Giulia Livilla, sorella di Caligola, viene accusata da Messalina, e la sua rovina travolge anche Seneca (non si sa per quali pretesti di complicità) • Nel 49, dopo 8 anni di relegatio, per intercessione di Agrippina, nuova imperatrice, S. torna a Roma come precettore di Nerone (divenuto, per l'adozione di Claudio, il designato successore dell'impero)

  4. In Corsica • Il confino risulta per S. un viaggio interiore che lo avvicina allo stoicismo • L’apatia stoica è il simbolo della virtù che si tempra soprattutto nelle disgrazie e nella cattiva sorte.

  5. Nell’ottobre 54 Claudio muore avvelenato (pare da Agrippina) e Nerone sale al trono. • Seneca è il più autorevole consigliere del principe • pur senza assumere cariche pubbliche è il vero regolatore della politica imperiale (raro caso di realizzazione dell’utopia platonica dei filosofi al potere) • molti atti del principato neroniano risentono dell'influsso di Seneca: è il cosiddetto periodo del "buon governo“ (quinquennio felice 54 – 58)

  6. Ma Nerone si volge verso un governo autocratico; ripudia Ottavia e si unisce alla dissoluta Poppea, uccide Britannico e Agrippina; Seneca, dopo la morte del prefetto del pretorio Afranio Burro (62) sostituito dal famigerato Tigellino, si ritira a vita privata dedicandosi alla meditazione.

  7. Nel 65 viene scoperta la congiura contro Nerone che aveva a capo Calpurnio Pisone. • La congiura coinvolgeva personaggi civili e militari e ufficiali delle milizie pretoriane. Non si sa quanto fosse fondata l'accusa di complicità nei riguardi di Seneca, ma Nerone colse con gioia l'occasione di sbarazzarsi del suo vecchio consigliere.

  8. Seneca, ricevuto l'ordine di uccidersi, dimostra di saper sfidare quella morte che egli aveva dichiarato di attendere con serenità in tutti i giorni della sua vita.

  9. OPERE • Seneca fu uno spirito universale e la sua vasta produzione abbraccia i campi più svariati • Possiamo dividere le sue opere in tre fasi • 1. ricerca perfezionamento individuale • 2. attività pubblica • 3. forzato ritiro finale

  10. OPERE FILOSOFICHE • Molte di esse sono state raccolte, dopo la sua morte, in 12 libri di DIALOGHI su questioni etiche e filosofiche: scritti morali, confidenze e dichiarazioni dello scrittore al personaggio a cui ogni scritto è dedicato. • Le singole opere costituiscono (piuttosto che dialoghi in senso stretto) trattazioni autonome di aspetti o problemi particolari di etica, nel quadro di un eclettismo di propensione stoica (scuola di mezzo")

  11. Il problema morale • Attenzione di S. verso l’interiorità dell’uomo • Programma della sua filosofia è cercare in sé per donare agli altri • La necessità di una fratellanza universale che deriva dal presupposto che tutti gli uomini sono uguali

  12. Il saggio • È colui che cerca un equilibrio tra vita pubblica e privata • Realizza il bene comune anche quando si ritira dalla vita pubblica.

  13. Filosofia • Eclettismo : non segue una sola corrente di pensiero • Stoicismo, epicureismo, platonismo e neopitagorismo • Diatriba cinico-stoica

  14. Diatriba cinico stoica • Diàtriba» (greco διατριβή, propriamente «occupazione», anche «conversazione») è il discorso di propaganda che i filosofi cinici (appartenenti alla corrente filosofica di derivazione socratica che ebbe il suo più celebre rappresentante in Diògene di Sinòpe, vissuto dal 400 al 325 circa) tenevano sulle pubbliche piazze per convertire gli uditori alle loro idee. Violentemente anticonformisti e provocatori, essi interpellavano il pubblico con battute aggressive e taglienti, scagliandosi contro i vizi, i pregiudizi, le passioni, e ricorrendo anche, pur di colpire e di scuotere l’uditorio, ad un linguaggio realisticamente crudo e triviale. La diàtriba fu messa per iscritto e divenne un genere letterario con Bione di Boristene (attivo nella prima metà del III secolo a. C.), delle cui opere non si è conservato quasi nulla; un po’ meglio conosciamo le diàtribe di Telete (seconda metà del II secolo a.C.).

  15. Diatriba cinico stoica • Caratteristiche della produzione diatribica erano l’impostazione spiccatamente divulgativa e propagandistica, risalente appunto all’usanza della predicazione popolare praticata dai filosofi itineranti cinici e stoici, e l’esclusiva considerazione dei problemi morali (con il rifiuto della fisica e della logica, giudicate inutili), affrontati con grande concretezza in riferimento alle circostanze pratiche della vita quotidiana. • Propri dell’uso diatribico erano anche il tono polemico e provocatorio, il ricorso all’ironia e al sarcasmo per esprimere l’indignazione suscitata dalla stoltezza umana e per sferzare energicamente il vizio e il malcostume, e la spiccata sentenziosità, con l’inserzione cli aneddoti, battute, risposte memorabili e motti di filosofi illustri, massime, proverbi, favole.

  16. I 10 titoli in ordine cronologico • Consolatio ad Marciam • De ira (3 libri) • Consolatio ad Helviam matrem • Consolatio ad Polybium • De brevitate vitae • De tranquillitate animi • De constantia sapientis • De vita beata • De providentia • De otio

  17. Sono di impostazione CONSOLATORIA • tre delle opere filosofiche, scritte durante il confino in Corsica

  18. Il genere consolazione • La consolazione è un’opera in prosa, nasce dalle orazioni funebri greche, è un’ esaltazione del defunto e il fine è quello di consolare l’uomo della paura della morte.

  19. Consolatio ad Marciam • Seneca consola Marcia, figlia dello storico CremuzioCordo, che piangeva la morte di un figlio. • Il filosofo la esorta a mostrarsi forte nelle avversità e nel dolore, e le ricorda che la morte è la legge della vita.

  20. Consolatio ad Helviam matrem • Seneca conforta la madre affranta dal dolore per l’esilio del figlio, ricordandole che i beni eterni e inalienabili (la natura, il nostro spirito) sono ovunque con noi. • Il saggio è cittadino del mondo perché il suo spirito abita il mondo.

  21. Consolatio ad Polybium • considerata la “macchia” di Seneca • Confortando l’influente liberto di Claudio per la morte del fratello, S. si dilunga in adulazioni verso l’imperatore con la speranza di ottenere la revoca della relegatio • (qualcuno giudica il tono ironico…)

  22. Gli altri dialoghi…

  23. De ira (41 d.C.?, dedicato al fratello Novato): • è un trattato di psicologia in 3 libri, una sorta di fenomenologia delle passioni umane: • si analizzano i meccanismi di origine e i modi per inibirle e controllarle. • L’ira è considerata come la causa di tutti i mali • L’animo è come il mare e l’ira è come un’onda bisogna evitare che essa si ingrossi e arriva sulla riva e travolga tutto allora bisogna spezzettarla.

  24. Compito della filosofia • Questo è il compito della filosofia , fornire gli strumenti perché si possano distinguere le passioni , individuare i loro movimenti così da non travolgere l’animo. • L’animo è il mare unione di passione e ragione i suoi movimenti sono dominabili dall’agire del filosofo.

  25. De brevitate vitae(a Paolino, prefetto dell’annona): • vi sono trattati i temi del tempo, della sua fugacità e dell'apparente brevità della vita: la condizione umana ci sembra tale solo perché noi non sappiamo afferrare l'essenza della vita, e la disperdiamo in occupazioni futili. • Si distinguono i sapientes che sanno usare il tempo e gli occupati che lo sprecano alla ricerca della ricchezza, della fama e del successo politico.

  26. De tranquillitate animi (62 d.C.?): • trilogia dedicata all'amico Sereno • S. cerca una mediazione tra l'otium contemplativo e l'impegno del civis romano, suggerendo una posizione intermedia tra neoteroi (Catullo) e Cicerone. • Il comportamento dell'intellettuale deve essere rapportato alle condizioni politiche: la scelta di una vita totalmente appartata può essere resa necessaria da una grave posizione politica, che costringe il saggio a rifugiarsi nella solitudine contemplativa. In tal caso dovrà costituire un modello con l’esempio e la parola.

  27. De constantia sapientis • il vir sapiens, secondo il principio stoico, non può essere toccato dalle avversità, perché la virtus lo rende invulnerabile e imperturbabile

  28. De vita beata (58 d.C.?, dedicato al fratello Novato): • Si difende dalle accuse di incoerenza tra scelta filosofica e possesso di ricchezza • esamina il problema della ricchezza e dei piaceri (nei quali non si trova l'essenza della felicità) • se è vero che il saggio sa vivere secondo natura, saggezza e ricchezza non sono necessariamente antitetiche • l'importante non è non possedere ricchezze, ma non farsi possedere da esse. • S. legittima l'uso della ricchezza se questa si rivela funzionale alla ricerca della virtù.

  29. De Providentia( 62 d.C.?): • vi si espone la tesi (opposta a quella epicurea), che tende a giustificare la constatazione di una sorte che sembra spesso premiare i malvagi e punire gli onesti: è solo la volontà divina che vuole mettere alla prova i buoni ed attestarne la virtù. • Il sapiens stoico realizza la sua natura razionale nel riconoscere il posto che il logos gli ha assegnato nell'ordine cosmico, accettandolo serenamente.

  30. De otio ( 62 d.C. ?) • Elogio convinto della vita contemplativa, probabilmente legato alle vicende biografiche di S., costretto a ritirarsi dall’impegno politico

  31. Altre opere filosofiche II FASE Impegno politico di Seneca accanto a Nerone

  32. De clementia, (55 d.C., 3 libri dedicati a Nerone): • riguarda l'amministrazione della giustizia e il governo dello stato; è, cioè, un'indicazione al giovane imperatore per un programma politico di equità e moderazione (S. non mette in discussione le forme monarchiche del governo, conformi alla concezione stoica di un ordine cosmico governato dal logos). • Il problema è quello di avere un buon sovrano, che in un regime di potere assoluto potrà far leva soltanto sulla sua coscienza per non far sfociare nella tirannide il proprio governo. • La clemenza è la filantropica benevolenza con cui il sovrano dovrà rivolgersi ai sudditi.

  33. Ancora sul De clementia: • La clemenza è la virtù che dovrà informare i suoi rapporti con i sudditi, per ottenere la loro benevolenza e il loro appoggio. • E' evidente in una concezione di principato illuminato l'importanza dell'educazione del principe, e più in generale la funzione della filosofia come garante e ispiratrice della direzione politica dello stato. • La filosofia ha il ruolo di promuovere la formazione morale del sovrano e dell'élite politica.

  34. De beneficiis (in 7 libri, dedicata a Ebuzio Liberale): • sulle varie modalità degli atti di beneficenza, dei legami tra benefattore e beneficiato e dei doveri che ne conseguono (gratitudine). • S. fa un appello ai doveri della filantropia e della liberalità, nell'intento di instaurare rapporti sociali più umani e cordiali • S. vuole codificare la pratica della CLIENTELA, intesa come soccorso ai ceti più modesti (non però la plebe), così da creare legami fra i ricchi e la classe di mezzo, diffondendo ordine, controllo, stabilità sociale. • L’opera è terminata nel 64, ma il suo progetto è più antico (si lega al De clementia)

  35. OPERE MORALI

  36. Epistulae morales ad Lucilium (124 lettere in 20 libri, composte negli ultimi anni di vita, tra 61 e 65): • S. vi riassume la sua filosofia e la sua esperienza, la sua saggezza e il suo dolore: vi sono esposti i caratteri della filosofia stoica, con tratti della tradizione diatribica. Summa

  37. Gaio Lucilio fece carriera nonostante le modeste origini; era in Sicilia come procuratore quando S. gli indirizza le sue Epistulae. • Il suo ruolo è quello del giovane incerto e dubbioso in cammino verso la sapienza, guidato da un maestro a sua volta perfettibile

  38. Temi: • cogitatio mortis e vita ultraterrena • fermezza di fronte ai pericoli e alla fortuna • capricci e vizi degli uomini • solitudine • distacco dalle cose • perfezionamento ascetico • significato dell’esistenza e ricerca della felicità

  39. L'opera ci è giunta incompleta e si può datare al periodo del disimpegno politico (61 - 65). • Lo spunto per la composizione di queste lettere giunge probabilmente a S. da Platone e da Epicuro (che nelle lettere agli amici raggiunge un alto grado di formazione e di educazione spirituale) • la scelta del genere epistolare consente un tono familiare e colloquiale, volto a persuadere il lettore della bontà dei consigli. • S. sa rendere l’idea di una continua discussione, inserendo domande e obiezioni dell’interlocutore

  40. Seneca non è un filosofo sistematico • ma un ricercatore di norme morali miranti a formare il saggio e volte a orientare l’uomo nel quotidiano

  41. Visione di fondo è lo STOICISMO (conformarsi alla natura + obbedire alla ratio) ma senza preclusioni • coglie elementi anche di altre scuole filosofiche (es. aspetti del pensiero morale epicureo, del medioplatonismo, del pitagorismo) • è un esploratore antidogmatico e aperto

  42. OPERE SCIENTIFICHE

  43. i 7 libri delle Naturales quaestiones, dedicati a Lucilio: • trattati scientifici nei quali S. analizza i fenomeni atmosferici e celesti, dai temporali ai terremoti alle comete. • L’interesse dell’autore per le scienze ritenute parte integrante della filosofia è legato ad una profonda istanza morale: liberare gli uomini da vani e superstiziosi terrori.

  44. LE 9 TRAGEDIE • (è l’unico corpus di tragedie romane di un certo valore a noi pervenuto) • rappresentano l’anello di congiunzione tra la tragedia greca (Eschilo, Sofocle, e soprattutto EURIPIDE) e quella moderna (Shakespeare, Corneille, Racine, Alfieri) • Seneca usa la contaminatio (usa diversi modelli per ogni tragedia)

  45. Sonocothurnatae, cioè di argomento (mitologico) greco: Hercules furens, Troades, Phoenissae, Medea, Phaedra, Oedipus, Agamemnon, Thyestes, Hercules Oetaeus. • A Seneca è erroneamente attribuita anche unapraetexta, l’Octavia. • Ma si allude alla reale morte di Nerone evento che Seneca non poteva conoscere perché morto 3 anni prima.

  46. Le tragedie teatro di opposizione o di esortazione? • Appaiono la forma più idonea per esprimere l’opposizione al regime (tema dell’esecrazione del tiranno) ma Seneca non è stato mai un oppositore ma soprattutto un educatore per questo i testi hanno lo scopo di ammaestramento morale • sono sentenziose (carattere euripideo) • domina in esse il gusto per il pauroso e l’orripilante • Da ciò ne deriva il dubbio se siano state scritte per la declamazione o per la recitazione teatrale. Probabilmente le tragedie di Seneca erano destinate alla lettura davanti ad un pubblico selezionato poiché molti delitti efferati avvengono in scena e gli autori sono gli stessi tiranni. • Temi affrontati: lo scatenarsi di efferate passioni, lotta fra furor e ratio. Interesse per la parola a scapito dell’azione. • Lo stile è spesso enfatico, “manierista” in quanto S. imita, contaminandoli, vari autori augustei (anche nelle forme metriche)

  47. OPERE SATIRICHE

  48. Ludus de morte ClaudiiDivi Claudii apotheòsis per saturamApokolokyntòsys • una satira menippea (in prosa e versi, su modello di quelle di Varrone Reatino) sull'apoteosi dell'imperatore, qui parodizzata (= “zucchificazione di Claudio”)

  49. Il Ludus • narra la morte di Claudio e la sua ascesa all'Olimpo nella vana pretesa di essere assunto fra gli dei, i quali invece lo condannano agli inferi dove finisce schiavo del nipote Caligola e del liberto Menandro: un contrappasso per chi ha riempito di liberti il governo romano. • E’ inoltre condannato a giocare eternamente a dadi (sua passione) con un bossolo sfondato.

  50. Secondo lo storico Dione Cassio Apokolokýntosis è il titolo greco dell'opera = "deificazione di una zucca" • La satira assume spesso toni parodisticamente solenni, aspetti coloriti e situazioni fortemente ironiche a scapito del poco amato imperatore Claudio • (tipica opposizione stoica al potere arbitrario ed incontrollato, • ma anche ostilità della classe dominante per certi aspetti della politica di Claudio – estensione cittadinanza – potere concesso ai liberti), • mentre con gioia viene salutato l’avvento al potere di Nerone. • Un'opera simile contrasta con la laudatio funebris dell'imperatore morto scritta dallo stesso S. per Nerone, e fa nascere qualche dubbio sulla sua autenticità.

More Related