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18.00. Santa Caterina da Siena. Alla contessa Benedetta. figlia di Giovanni d'Agnolino Salimbeni da Siena. Lettera 112. Con desiderio di vederti serva e sposa di Cristo crocifisso. Al nome. d i Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce. Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù.

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Presentation Transcript


  1. 18.00

  2. Santa Caterina da Siena

  3. Alla contessa Benedetta figlia di Giovanni d'Agnolino Salimbeni da Siena Lettera 112

  4. Con desiderio di vederti serva e sposa di Cristo crocifisso

  5. Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce

  6. Carissima figliuola in Cristo dolce Gesù. Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a te nel prezioso sangue suo; con desiderio di vederti serva e sposa di Cristo crocifisso, considerando me che il servire a Dio non è essere servo, ma è regnare.

  7. Non è fatta come la perversa servitudine del mondo, la quale servitudine fa invilire la creatura, e la fa serva e schiava del peccato e del dimonio. Il quale peccato, che non è cavelle, fa venire l'uomo a non cavelle.

  8. Sappi, carissima e dolce figliuola, che l'anima che serve alle creature e alle ricchezze fuori di Dio, cioè che disordinatamente appetisce e desidera le ricchezze e delizie del mondo, e vanità con piacere di sé medesimo (perché tutte sono vane senza nessuna fermezza o stabilità, siccome la foglia che volle al vento); cade nella morte, e avvilisce sé medesima, perché si sottomette a quelle cose che sono minori di sé.

  9. Perché tutte quante le cose create sono fatte in servizio della creatura ragionevole; e la creatura che ha in sé ragione, è fatta per servire al suo Creatore.

  10. E però noi c'inganniamo: perché quanto l'uomo appetisce queste cose transitorie, tanto perde più quella dolce signoria che s'acquista in servire al suo Creatore; e si sottomette a quella cosa che non è: perché amando disordinatamente fuori di Dio, offende Dio. Sicché bene è verità, che della servitudune del mondo veniamo a non cavelle.

  11. Oh come è matto e stolto colui che si dà a servire quello che non tiene signoria, non di quella cosa che non è, cioè del peccato.

  12. Il dimonio non signoreggia se non coloro che sono operatori delle iniquità. E in che modo li signoreggia? Per tormento, dandogli supplizio nell’eterna dannazione.

  13. E il mondo ancora: ciò sono i disordinati affetti che noi poniamo al mondo. Che le cose del mondo in sé sono buone: ma la mala volontà di chi le usa, le fa cattive, prendendole e desiderandole senza timore di Dio.

  14. E per questo modo dico che questi sono i famigli, che ci legano con il dimonio in tormento. Dico, che questa servitudine della morte toglie il lume della ragione, e dà tenebre; toglie la ricchezza della Grazia, e dà la povertà del vizio.

  15. Non voglio, figliuola mia, (poiché tanto è pericoloso) che tu ti dia alla perversa servitudine del mondo; ma voglio che tu sia vera serva di Cristo crocifisso, il quale t'ha ricomprata del prezioso sangue suo.

  16. Egli è il dolce Dio nostro, che ci creò alla immagine e similitudine sua; egli ci ha donato il Verbo dell'unigenito suo Figliuolo per toglierci la morte, e darci la vita.

  17. Col sangue suo ci tolse la servitudine del peccato, e ci ha fatti liberi, traendoci dalla signoria del dimonio, che ci possedeva come suoi.

  18. Il sangue, ancora, ci ha fatti forti, e ci ha messi in possessione di vita eterna; perché i chiodi ci son fatte chiavi che hanno disserrata la porta, che stava chiusa per il peccato che era commesso.

  19. Questo dolce Verbo salendo a cavallo in sul legno della santissima Croce, come vero cavaliere, ha sconfitti i nemici, e ha messi noi in possessione della vita durabile, sì e per siffatto modo che né dimonio né creatura ce la può togliere se noi non vogliamo.

  20. Adunque ben è dolce questa servitudine; e senza questa servitudine non possiamo partecipare la divina Grazia.

  21. E però dissi, che io desideravo di vederti serva e sposa di Cristo crocifisso; perché, subito che tu sei fatta serva (però che il servire a Dio è regnare), a mano a mano diventi sposa.

  22. Voglio dunque che tu sia sposa fedele, che tu non ti parta mai dallo Sposo tuo, amando né desiderando nessuna cosa fuori di Dio.

  23. Ama questo dolce e glorioso Sposo che t'ha data la vita, e non muore mai.

  24. Ma gli altri sposi muoiono, e passano come il vento: e spesse volte sono cagione della morte nostra. E tu hai provato che fermezza ha; perché in piccolo tempo due calci t'ha dato il mondo: e questo ha permesso la Divina Bontà perché tu fugga dal mondo, e rifugga a lui come Padre e Sposo tuo.

  25. Fuggi dunque il veleno del mondo, che ti mostra un fiore, mostrandosi fanciullo, ed egli è un vecchio; mostra la lunga vita, e ella è breve; pare ch'egli abbia alcuna fermezza, e egli è volubile, sì come la foglia che si volle al vento.

  26. Tu hai bene veduto che in te non ebbe fermezza: e così ti pensa che ti farà il simile se tu te ne fidi più; però che così è mortale l'ultimo come il primo.

  27. Levati su dunque da ogni tenerezza e amore proprio di te, e entra nelle piaghe di Cristo crocifisso, dove è perfetta, e vera sicurezza.

  28. Egli è quel luogo dolce dove la sposa empie la lampada del cuore suo: che drittamente il cuore è una lampada.

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