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Pessimismo romantico Schopenhauer v s leopardi

Pessimismo romantico Schopenhauer v s leopardi. SCHOPENHAUER. Volontà = Mancanza Mancanza = Dolore  Sofferenza Appagamento = Piacere  NOIA La vita è un PENDOLO “Nessun oggetto del volere , u na volta conseguito, Può dare appagamento durevole” - Schopenhauer.

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Pessimismo romantico Schopenhauer v s leopardi

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Presentation Transcript


  1. Pessimismo romantico Schopenhauer vs leopardi

  2. SCHOPENHAUER • Volontà = Mancanza • Mancanza = Dolore  Sofferenza • Appagamento = Piacere  NOIA • La vita è un PENDOLO • “Nessun oggetto del volere , • una volta conseguito, • Può dare appagamento durevole” • - Schopenhauer.

  3. PESSIMISMO COSMICO • LEOPARDI: • Natura Vs Uomo • Fine visione antropocentrica. • Natura ambivalente : • Unico strumento speculativo; • Corrosiva e corruttrice. • “sistema natura” non rimedia alla sofferenza dell’uomo; • Natura Matrigna • SCHOPENHAUER: • Volontà di vivere = Sehnsucht cosmica (sehen + sucht) • Il dolore caratterizza tutte le creature • il genio soffre di più (Leopardi) • Critica religioni e filosofie ottimiste (Hegel) • Amore = Illusione • “Donde ha preso Dante la materia del suo inferno, se non da questo mondo reale?” • - Schopenhauer. LA SOFFERENZAÈ CONDIZIONEONTOLOGICA DELL’INTERO UNIVERSO

  4. “Ma perché dare al sole,Perché reggere in vitaChi poi di quella consolar convenga?Se la vita è sventura,Perché da noi si dura?Intatta luna, taleE' lo stato mortale.[…]perché giacendoA bell'agio, ozioso,S'appaga ogni animale;Me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale? «Piacer figlio d'affanno;Gioia vana, ch'è fruttoDel passato timore, onde si scosseE paventò la morteChi la vita abborria; […] O natura cortese,Son questi i doni tuoi,Questi i diletti sonoChe tu porgi ai mortali. Uscir di penaE' diletto fra noi. [da « La quiete dopo la tempesta» ] […]O forse erra dal vero,Mirando all'altrui sorte, il mio pensiero:Forse in qual forma, in qualeStato che sia, dentro covile o cuna,E' funesto a chi nasce il dì natale.”[da “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”]

  5. Ponghiamo caso che uno m’invitasse spontaneamente a una sua villa, con grande instanza; e io per compiacerlo vi andassi. […] Egli […]mi lasciasse villaneggiare, schernire, minacciare e battere da’ suoi figliuoli e dall’altra famiglia.[…]So bene che tu non hai fatto il mondo in servigio degli uomini. […]t’ho io forse pregato di pormi in questo universo? o mi vi sono intromesso violentemente, e contro tua voglia? Ma se di tua volontà ,[…] tu stessa, colle tue mani, mi vi hai collocato; non è egli dunque ufficio tuo, se non tenermi lieto e contento in questo tuo regno, almeno vietare che io non vi sia tribolato e straziato, e che l’abitarvi non mi noccia? E questo che dico di me, dicolo di tutto il genere umano, dicolo degli altri animali e di ogni creatura.” • [da “Dialogo della natura e di un islandese”] • “ mi avveggo che tanto ci è destinato e necessario il patire, quanto il non godere; tanto impossibile il viver quieto in qual si sia modo, quanto il vivere inquieto senza miseria: e mi risolvo a conchiudere che tu sei nemica scoperta degli uomini, e degli altri animali, e di tutte le opere tue; […]sei carnefice della tua propria famiglia, de’ tuoi figliuoli e, per dir così, del tuo sangue e delle tue viscere.[…] • Quando io vi offendo in qualunque modo e con qual si sia mezzo, io non me n’avveggo, se non rarissime volte: […]se anche mi avvenisse di estinguere tutta la vostra specie, io non me ne avvedrei.

  6. “Ogni fine conseguito non fa che segnare il punto di partenza di un nuovo fine da raggiungere.[…] Identico è il corso della vita animale: la procreazione è il suo culmine: raggiunto questo fine, la vita del primo individuo si estingue più o meno rapidamente, mentre un essere nuovo garantisce alla natura la conservazione della specie e ricomincia lo stesso fenomeno. […] In conclusione: la volontà, quando la conoscenza la illumina, sa sempre quello che vuole in un dato luogo e in un dato momento; ma non sa mai quello che volgi in generale: ogni atto singolo ha un fine; la volontà nel suo insieme non ne ha nessuno.” • [da “ Il mondo come Volontà e Rappresentazione”, pp. 201-203]

  7. PESSIMISMO SOCIALE • LEOPARDI (pessimismo eroico): • Dal 1830 fino al 1837. • La natura rimane Matrigna, causa di sofferenza e invincibile. • L’uomo tramite la società, può alleviare il dolore. • SCHOPENHAUER: • Conflitto e Sopraffazione Reciproca tra gli uomini. • Uomo vive in società per BISOGNO. • Lo stato si fonda su leggi che proteggono gli uomini dall’egoismo del prossimo. • La Volontà sopravvive. • Etica della Pietà = un modo per uscire dalla Volontà. Si riconosce che ogni uomo è volontà di vivere ed egoista. • Si prova Pietà per l’altro = forza opposta alla Volontà. • È un rimedio limitato perché non tutti provano pietà

  8. «Quella che grande e forte Mostra sé nel soffrir, né gli odii e l’ire Fraterne, ancor più gravi D’goni altro danno, accresce Alle miserie sue, l’uomo incolpando del suo dolor, ma dà la colpa a quella Che veramente è rea, che de’ mortali Madre è di parto e di voler matrigna. […] siccome è il vero, ed ordinata in pria L’umana compagnia, Tutti fra sé confederati estima Gli uomini, e tutti abbraccia Con vero amor…» [da «La Ginestra», G. Leopardi] « L’ uomo in fondo è un animale selvaggio e feroce. Noi lo conosciamo solo in quello stato di ammansamento e di domesticità che è detto civiltà: perciò ci spaventano le rare esplosioni della sua versa natura. Ma fate che vengano tolte le catene dell’ordine legale, e nell’anarchia l’uomo si mostrerà quale esso è.» [da «Parerga e Frammenti postumi», A. Schopenhauer] «La cattiveria dell’uomo nei confronti dei propri simili emerge anche dal fatto che le disgrazie altrui suscitano spesso una malcelata soddisfazione nel nostro istinto egoistico, mentre ogni vantaggio del prossimo, anche piccolo, ci infastidisce e ci irrita.» [da «Parerga e Paralipomena II», A. Schopenhauer»

  9. PESSIMISMO STORICO • LEOPARDI: • Natura contro ragione • La teoria del piacere • La polemica contro la società contemporanea • SCHOPENHAUER: • Visione CIRCOLARE della storia  • ERACLITO, MITOLOGIA NORDICA. • Storia= perpetuazione della VOLONTÀ • Critica alla storia come scienza • Mancanza dell’idea di progresso

  10. ‘’Di questo bello aereo, di queste idee abbondavano gli antichi, abbondavano i loro poeti, massime il più antico, cioè Omero, abbondano i fanciulli [...] insomma la natura. La cognizione e il sapere ne fa strage, e a noi riesce difficilissimo il provarne [...]. Alle volte l'anima desidera una veduta ristretta e confinata. La ragione è il desiderio dell'infinito, perché allora in luogo della vista, lavora l'immaginazione e il fantastico sottentra al reale. L’anima s’immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe, se la sua vista si estendesse da per tutto, perché il reale escluderebbe l'immaginario’’ (fZibaldone, luglio 1820) «Come può il poeta adoperare il linguaggio e seguire le idee e mostrare i costumi d'una generazione d'uomini per cui la gloria è un fantasma, la libertà… la patria l’amor patrio non esistono, e insomma le illusioni son tutte svanite, tutte le passioni estinte? [...] Perdono se il poeta moderno non è e non si mostra contemporaneo a questo secolo, perché essere contemporaneo a questo secolo è, o include essenzialmente, non essere poeta, non essere poesia» (Zibaldone, 11 luglio 1823) ’’Il piacere infinito che non si può trovare nella realtà, si trova così nella immaginazione, dalla quale derivano la speranza, le illusioni, etc. Quindi bisogna considerare la gran misericordia e il gran magistero della natura la quale, non potendo fornire gli uomini di piaceri reali infiniti, ha voluto supplire: 1) colle illusioni, 2) coll'immensa varietà. Quindi deducete le solite conseguenze della superiorità… degli antichi sopra i moderni in ordine alla felicità’’ (Zibaldone, luglio 1820) Mentre la storia ci insegna che in ogni tempo avviene qualcosa di diverso, la filosofia si sforza di innalzarci alla concezione che in ogni tempo fu, è e sarà sempre la stessa cosa. ( da Supplementi al ‘’mondo come volontà e rappresentazione’’)  Non vi è nulla di nuovo sotto il sole in ogni tempo fu, è e sarà sempre la stessa cosa.  (Il mondo come volontà e rappresentazione, II, 38)

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