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PSICOLOGIA DELL’ ADOLESCENZA

PSICOLOGIA DELL’ ADOLESCENZA. Prof.ssa Marinella Majorano Dipartimento di Psicologia marinella.majorano@unipr.it. Modulo II Identità in adolescenza. Tonolo, G. Adolescenza e identità. Bologna: Il Mulino. Cap 6 e 9. Mancini, T. (2001). Sé e identità. Roma: Carocci.

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PSICOLOGIA DELL’ ADOLESCENZA

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Presentation Transcript


  1. PSICOLOGIA DELL’ ADOLESCENZA Prof.ssa Marinella Majorano Dipartimento di Psicologia marinella.majorano@unipr.it

  2. Modulo IIIdentità in adolescenza • Tonolo, G. Adolescenza e identità. Bologna: Il Mulino. Cap 6 e 9. • Mancini, T. (2001). Sé e identità. Roma: Carocci. • Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti. Bologna: Il Mulino. I Cap. 3. • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 2.

  3. Adolescenza e costruzione dell’identità

  4. L’interesse per l’adolescenza nasce con la società industriale ed il benessere economico che impone una prolungata preparazione al mondo del lavoro • Inizia con la pubertà ed è associata ad intense esperienze emozionali (passioni) • Mutamenti a livello cognitivo e sociale • Mutamenti nello status sociale

  5. Mutamento nelle relazioni • Allargamento dello spazio di vita e degli stimoli a cui prestare attenzione • Allentamento delle relazioni famigliari • Messa in discussione del sistema di rappresentazioni relative alle relazioni, al proprio corpo, alla società ed istituzioni in generale • RIORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA DEL SE’: l’adolescente riflette su se stesso in termini astratti e ricerca una coerenza di rappresentazione

  6. Approcci teorici allo studio del sé e dell’identità

  7. Approcci cognitivi

  8. Il sé come oggetto di conoscenza • Gli autori che si collocano all’interno dello studio della cognizione sociale considerano il sé come una rete di conoscenze ed informazioni correlate tra loro (schema, rete di memoria, rappresentazione) • Le componenti o gli aspetti del sé sono definite come strutture di conoscenza organizzate attorno a specifici nuclei tematici o a differenti tipi di situazioni • Il sé non è una singola struttura cognitiva ma “una gerarchia di concetti contesto specifici, ognuno relativo alle impressioni di sé in differenti situazioni” • Una persona può avere un concetto di sé composto da diverse concezioni particolari derivanti da situazioni specifiche

  9. Schemi e rappresentazioni di sé • Le informazioni su di sé sono organizzate in memoria in categorie di conoscenza omogenee e funzionali (Markus, Cantor). Gli schemi di sé sono più stabili e duraturi, le concezioni sono più contestuali ma entrambi costruiscono il concetto di sé. Alcune rappresentazioni si basano sui significati altre sulla percezione.

  10. Le fonti di conoscenza del sè • Comportamento • Stati psicologici interni

  11. Stati ipotetici del sè • Sé possibile: rappresentazioni cognitive che le persone costruiscono introno a ciò che vogliono , possono o temono di diventare (sé desiderati, sé temuti, sé ideale e sé normativo o imperativo) • In quanto manifestazioni cognitive degli scopi, delle aspettative, delle paure, dei bisogni e delle minacce i sé possibili vengono considerati come mediatori dell’esperienza. Fungono da motore e da guida all’azione. • Discrepanza tra sé effettivo e sé ideale: depressione, insoddisfazione abbattimento • Discrepanza tra sé effettivo e sé imperativo: paura, minaccia, agitazione • La discrepanza ha valore positivo e negativo in relazione al dominio all’interno della quale si valuta

  12. Sé operativo e dinamica del concetto di sè • Costellazione di concezioni di sé che sono accessibili al pensiero e alla memoria in un dato momento. L’attivazione dipende da. • Dai contenuti delle precedenti costellazioni di concetti • Dalle caratteristiche della situazione sociale • Dalla motivazione del soggetto: desiderio di conservare un’immagine positiva di sé, mantenere un senso di coerenza e continuità, cambiare o rafforzare il sé • Fluidità vs rigidità

  13. Caratteristiche funzionali del sè • Sé come schema anticipatorio: le informazioni congruenti con l’immagine che le persone hanno di loro stesse vengono elaborate più rapidamente di quelle sono congruenti; facilita il recupero delle informazioni pertinenti; influenza la memoria autobiografica e la memoria in generale • Sé e percezione sociale: lo schema di sé influenza il modo in cui gli altri sono percepiti e valutati

  14. Sé come regolazione del comportamento: definizione degli scopi (sentimento di autoefficcia personale), predisposizione cognitiva strategica; ciclo cibernetico di regolaizone del sé: monitoraggio delle azioni, giudizio sulle stesse, valutaizone e rinforzo di sé secondo un processo di circolarità dove il sé è a tempo stesso modella ed è modellato dal comportamento • Sé come mediatore dei comportamenti interpersonali

  15. Lo sviluppo della conoscenza di sè • Sé ecologico • Sé interpersonale • Sé concettuale o concetto di sé • Sé esteso • Sé privato

  16. Modello evolutivo di Harter • Il sé si sviluppo come interazioni tra aspetti cognitivi e sociali: • 1 stadio: sé come caratteristiche osservabili • 2 stadio: caratteristiche interpersonali e relazionali • 3 stadio: introspezione ed astrazione

  17. Modello multidimensionale di Damon e Hart • Prima infanzia: Identificazioni categoriali:attributi fisici e operativi • Fanciullezza: Valutazioni comparate • Adolescenza: Implicazioni interpersonali

  18. Approcci sociali

  19. Gli studi classici • Sé come collegamento tra interno ed esterno (James, 1890) • Sé-specchio Cooley (1902) • Altro generalizzato Mead (1934): il sé è il frutto dell’interiorizzazione dei gesti e degli atteggiamenti nel contesto sociale. E’ l’interiorizzazione del complesso di regole e di ruoli che strutturano l’esperienza. Ha origine nel gioco simbolico del bambino e si sviluppa attraverso le interazioni sociali. • Vygotsky (1978): lo sviluppo del pensiero e quindi del sé derivano dai contesti di socializzazione all’interno dei quali avviene . Il linguaggio è lo strumento x modificare il proprio ambiente e di conseguenza le proprie strutture mentali. • Goffman (1959): sè come prodotto sociale riflesso e derivazione delle risposte di altri

  20. La prospettiva interazionista • Rosenberg (1988): identità come organizzazione gerarchica di una molteplicità di rappresentazioni di sé emergenti nel’interazione dialettica tra Io e Altro. La natura sociale del sé è definita dall’identificazione con ruoli significatiai

  21. La prospettiva socio-costruzionista • Gergen (1979): il sè non è stabile ma è mutevole in relazione alle diverse situazioni sociali. Il sé è fluido sempre mutevole, multiplo e pieno di contraddizioni. Nelle società postmoderne il sé è saturato dalla molteplicità di comunicazioni e di contesti • Harrè (1983): il sé è un sentimento di organizzazione personale che non ha altra realtà se non quella derivante dal linguaggio. Il sé è il prodotto delle comunicazioni sociali

  22. La dimensione costruttiva del sè • Turner (1968): lo sviluppo del sé deriva dai grandi sistemi normativi e culturali. I valori le aspirazioni, gli scopi che gli individui si pongono costituiscono la base delle concezioni di sé. I processi di scoperta di costruzione del sé vengono analizzati alla luce di una serie di livelli diversi di esperienza di sé. Concezione non articolata, identità contestuale, identità non valorizzata, identità sociale, personificazione, identità personale.

  23. Identità sociale, identità personale, identità di ruolo • Kuhn, McPartland (1954) test del “Chi sei tu?”. La nozione che le persone hanno di sé stesse può essere relativa a categorie sociali di appartenenza (identità sociale collettiva o allocentrica) o a relativa da tributi propri dell’individuo (identità personale individualistica, provata e idiocentrica). • Identità di ruolo o interpersonale: legate alla posizione occupata all’interno della famiglia o all’interno di altre strutture che implicano relazioni reciproche tra i membri (amico, volontario…)

  24. Teoria dell’identità sociale • Sherif (1966), Doise (1976): l’appartenenza ad un gruppo anche fittizio o la sola evocazione di un gruppo determina un’accentuazione del senso di appartenenza ad il proprio gruppo , che si traduce in rappresentazioni, comportamenti , valutazioni discriminatorie nei confronti di altri gruppi • Tajfel (1971): definizione di identità sociale la discriminazione tra gruppi e la definizione è positiva del proprio non è solo legata a processi cognitivi di categorizzazione ma deriva dalla necessitò di discriminare in maniera positiva la propria identità sociale che deriva dall’appartenenza stessa al gruppo. L’immagine positiva che gli individui sono portati a mantenere di sé deriva dal processo cognitivo di categorizzazione sociale

  25. Teoria della categorizzazione del sé • Turner (1987): la categorizzazione del sé avviene su tre livelli: sovraordinato o interspecie, intermedio o intergruppi, subordinato o interpersonale

  26. Identificazione sociale • Aspetti cognitivi: processo di categorizzazione • Aspetti emotivi e motivazionali • Aspetti interpersonali • Fattori soggettivi: bassa identificazione con il proprio gruppo, basso sentimento di deprivazione sociale relativa (mobilità e no cambiamento) • Fattori oggettivi: confini tra i gruppi permeabili sistema sicuro di status (mobilità); viceversa cambiamento

  27. Approcci motivazionali

  28. I motivi del sè • Greenwald (1980): • 1) egocentralità: tendenza a mantenersi focalizzati sui contenuti del sé durante i processi di giudizio e di memoria; • 2) bisogno di fare bene e farlo con competenza; 3) conservatorismo cognitivo: tendenza a resistere ai cambiamenti. • Portano ad errori cognitivi di valutazione.

  29. La stima di sè • Per alcuni è un costrutto unitario, per altri è un sistema composito. • James: è legata ai sentimenti di competenza e di efficacia rispetto ai domini comportamentali ritenuti importanti • Cooley : è connessa alle impressioni che gli altri significativi si fanno di noi stessi • Gli ambiti di valutazione di competenza dipendono da fattori individuali e socio-culturali • Per altri non dipende tanto dalle competenze ma dalle appartenenze a gruppi

  30. I compiti del sè • A seconda dei livelli di sviluppo del sé ci sono compiti diversi per mantenere un immagine positiva: • Sé diffuso: soddisfazione edonistica • Sé pubblico: accreditamento sociale, definizione di sé • Sé privato: realizzazione individuale • Sé collettivo: realizzazione collettiva

  31. L’identità dell’Io • Erikson: la formazione dell’identità in contrapposizione ad uno stato di diffusione è il compito specifico dell’adolescenza. La vita è una serie di stadi ciascuno dei quali contiene un dilemma da risolvere (conflitto vitale), quello del’adolescenza è identità vs diffusione. • Le capacità di sintesi dell’Io fanno sì che le persone acquisiscono un sentimento di identità, integrando i nuovi bisogni con quelli del contesto sociale all’interno del quale l’individuo vive

  32. L’identità è l’integrazione tra il passato infantile e il futuro in cui le aspettative ed i valori personali si integrano con quelle sociali. • Il risultato del processo è l’acquisizione di un sentimento di identità a cui le persone possono ricondurre le proprie esperienze. E’ un’esperienza intraindividuale che si realizza a tre livelli: • Sentimento di identità con noi stessi • Sentimento di continuità temporale • Sentimento di riconoscimento ed integrità sociale

  33. L’adolescente ha un sentimento d’identità se dopo aver sperimentato vari ruoli arriva ad una scelta a cui è fedele e in cui si impegnano. La diffusione è la perenne ricerca senza impegno. • Gkli ambiti più importanti di moratoria sono le scelte occupazionali, religiose e ideologiche.

  34. Lo sviluppo non si conclude con l’acquisizione dell’identità: raggiunto questo stadio il soggetto può procedere, grazie alla fedeltà di cui è capace, ad impegnarsi in un rapporto intimo con un ‘altra persona realizzando un incontro tra due Io ognuno ben fondato sulla propria identità • Intimità: capacità di fondere la propria identità con un altro senza paura di perdere qualcosa di se stesso. L’alternativa è l’isolamento che si può realizzare anche all’interno di una relazione • Critica: è un adattamento indiscriminato all’esistente? • Keniston (1968): è il criterio mediante il quale vengono fatte scelte responsabili ed impegnative anche alternative (giovani radicali ‘68)

  35. Il modello degli stati d’identità di Marcia (1966, 1980, 1993, 1994) • Tre livelli di indagine: astratto (intrapsichico); esperienziale (fenomenologico); comportamentale • Al terzo livello l’identità si manifesta attraverso 2 indicatori: esplorazione (crisi) delle alternative identitarie (scelte) e l’impegno(fedeltà) nei confronti delle scelte effettuate in alcune aree • 4 possibili stati: • Diffusione (assenza d’impegno e di esplorazione) • Chiusura (presenza d’impegno senza esplorazione) • Moratoria (esplorazione in corso, vago impegno) • Acquisizione (passata esplorazione e presenza d’impegno)

  36. Stati d’identità e caratteristiche personali • Moratoria ed acquisizione: stati alti. immagine di sé positiva, autonomia, aderenza ai principi morali, rifiuto dell’autoritarismo, soddisfazione rispetto alle relazioni sociali. Chi è in moratoria è più ansioso, ha minore flessibilità cognitiva, ha minore rendimento scolastico, ha atteggiamento più positivo nei confronti della droga, difficoltà relazionali. • Diffusione e chiusura: stati bassi. Bassa stima di sé, relazioni personali poco soddisfacenti. I chiusi hanno uno stile di vita convenzionale, sono soddisfatti della scuola, sono più autoritari. Sembrano sicuri di sé ma sono rigidi da un punto di vista cognitivo. Hanno relazioni molto forti con i genitori e si mostrano puliti ordinati ed educati. Intrattengono relazioni convenzionali con persone a loro molto simili.

  37. Trend devolutivi • La probabilità di rimanere nello stesso stato è più alta per chi è nello stato di acquisizione, più bassa per chi è in moratoria, intermedia per gli altri due • I cambiamenti nella direzione dello sviluppo sono più probabili delle retrocessioni • Sia l’acquisizione che la chiusura può essere considerato un punto accettabile di conclusione del processo di formazione dell’identità • Non è quindi detto che si arrivi sempre ad un’acquisizione anche in seguito alla crisi adolescenziale

  38. Ambiti di formazione dell’identità • Relazionale: famiglia, amici, relazione di coppia, ruoli sessuali • Ideologici: Valori, politica, scelte religiose, scelta occupazionale,

  39. Concetto di sé e adolescenza • L’accesso al pensiero ipotetico-deduttivo permette all’adolescente di riflettere in modo più approfondito su di sé. Tale riflessione avviene in tutto il ciclo di vita ma in adolescenza si fa più intensa. • Tale riflessione è legata anche al contesto storico-culturale di riferimento. • Il concetto di sé evolve attraverso una crescente tendenza a differenziarsi ed integrarsi. In adolescenza ci si accorge della discrepanza tra il modo in cui si definisce se stessi ed il modo in cui si è definiti dalle atre persone

  40. Aumento della dimensione ipotetica della rappresentazione di sé (chi potrei essere e chi sono effettivamente): gamma più o meno ampia di sé possibili (chi sono, chi vorrei essere, chi potrei essere, chi dovrei essere, chi non voglio essere…) in prospettive temporali diverse. • La tensione tra sé reale e sé possibile porta a livelli diversi di tendenza all’azione anche in relazione al contesto sociale di appartenenza.

  41. Concetto di sé e gli altri • I sentimenti di amicizia: l’amico diventa parte del nucleo centrale di sé. Sentimenti di lealtà e confidenza. L’amicizia non è solo relazione ma rappresenta un elemento costitutivo del contesto in cui il sé trae significato. • L’autorità: grazie all’acquisizione del pensiero formale cambia il modo di concepirla. Non solo seguire le regole ma creare le regole • Il senso morale: le credenze morali diventano parte dell’identità sociale. Il sé si rappresenta come sistema di credenze. I principi morali variano notevolmente da persona a persona. Moralità come seguire le regole, come giustizia, come prendersi cura

  42. Stima di sé: in adolescenza in particolare la stima di sé è correlata all’apprezzamento da parte degli altri significativi

  43. Nuovo modello dello sviluppo di sé (Damon e Hart, 1992) • Preadolescnza: la formazione del proprio sé si realizza in un contesto comunicativo; la continuità del sé dipende dalle rete sociale in cui è inserito; la propria specificità rispetto agli altri dipende dalla combinazione originale di qualità • Ruolo della cultura e della classe sociale di appartenenza riguardo alla salienza di alcuni aspetti del sé • Nell’adolescenza avviene una ristrutturazione del sé attraverso la modificazione della salienza

  44. Stima di sé in adolescenza • La stima di sé è alta se si ha successo in mabiti considerati importanti • In adolescenza gli ambiti importanti sono: aspetto fisico, essere accettati dal gruppo, competenza scolastica, atletica, stile di comportamento individuale • Altri significativi: soprattutto i coetanei

  45. La stima di sé serve da ammortizzatore contro lo stress provocato dalle difficoltà che il superamento dei compiti di sviluppo presentano e permette al soggetto di attivare le strategie di coping. Sostiene l’impegno del soggetto e porta ad avere stati emotivi positivi. • Chi ha bassa stima ha disordini emozionale che incidono sulla risoluzione dei compiti di sviluppo

  46. Nel passaggio alla tarda adolescenza: l’individuo diventa in grado di scegliere ambiti di azioni in cui si senta maggiormnte competente, scegliere gruppi che assicurano una maggiore stima di sé • Nella preadolescenza: la pubertà e il forte livello emozionale portano una stima motl bassa

  47. L’adolescente che vive con successo l’avventura della ristrutturazione del sé acquisisce un concetto di sé chiaro realistico interiorizzato che può essere base per il processo di acquisizione dell’identità • Chi fallisce avrà un concetto di sé irrealistico, incapace di integrarsi in diversi ruoli. Avrà conflitti intrapsichici e definizioni di sé legate a ciò che vogliono gli altri. Ciò può precludere il processo di formazione dell’identità

  48. Differenze di genere • Per le femmine lo stato di blocco si trova d un livello alto insieme all’acquisizione, per i maschi no. Questo per il ruolo femminile tradizionale preferito da alcune ragazze. Per i maschi il fattore di esplorazine è maggiore. • Ruolo del contesto e possibilità della scelta ragionata

  49. Identità imperfetta (Bosma, 1985) • Tre variabili trascurate da Marcia • Contenuto dell’impegno • Intensità dell’impegno • Quantità di esplorazione necessaria • L’identità non è un tutto o nulla ma può esserci su alcune aree e non su altre. L’adolescenza non è crisi di identità necessariamente (modello focale di Coleman)

  50. Modello focale di Coleman • L’adolescenza non è un’unica “tempesta” che provoca un punto di rottura con il passato • Durante l’età adolescenziale l’individuo affronta “blocchi” di problemi: cambiamento fisico, gruppo…uno per volta. • L’adolescenza è un percorso differenziato con una serie di problematiche che possono o meno sovrapporsi i cui esiti sono incerti.

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