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La Pazienza di Giobbe e la Sapienza di Salomone

La Pazienza di Giobbe e la Sapienza di Salomone . Virtù e Tradizioni a confronto tra Vicino Oriente Antico e Occidente Contemporaneo. Le fonti bibliche.

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La Pazienza di Giobbe e la Sapienza di Salomone

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Presentation Transcript


  1. La Pazienza di Giobbe e la Sapienza di Salomone Virtù e Tradizioni a confronto tra Vicino Oriente Antico e Occidente Contemporaneo

  2. Le fonti bibliche • In questo corso affronteremo un tema affascinante, quello della nozione e del concetto di “sapienza” nella Bibbia, utilizzando due testi: il libro di Giobbe come opera o testosapienziale classico, anzi il maggiore dell’intera Bibbia… • e il libro della Sapienza, che è virtù attribuita soprattutto al gran re Salomone, e opera o testo sapienziale, elaborato probabilmente da uno scriba ebreo in un contesto culturale ellenistico (Alessandria d’Egitto).

  3. Il canone biblico • Se per il libro di Giobbe non vi è stato mai il problema della sua canonicità, per il libro della Sapienza si è, invece, posto: infatti esso ha trovato posto nel Canone cattolico solamente nel 1546 al Concilio di Trento, che lo inserì, insieme con altri sei libri di matrice ellenistica, e solo in parte ebraica, e precisamente: i libri di Tobia, Giuditta, Primo e Secondo dei Maccabei, Siracide e Baruc (detti anche deutero-canonici). I Protestanti, pur avendone grande stima, non hanno mai posto il libro della Sapienza nel loro Canone.

  4. I libri sapienziali I • Nella Bibbia sono denominati “Sapienziali” 5 libri del Primo Testamento: Giobbe, Proverbi, Qoèlet (o Ecclesiaste), Siracide e Sapienza. • In questo corso noi ci riferiremo soprattutto, come d’accordo, a Giobbe e al libro della Sapienza, ma non trascureremo di fare dei cenni agli altri, ad esempio al Qoèlet e ai Proverbi. • Alcuni studiosi a volte associano ai libri sapienziali anche i Salmi e il Cantico dei cantici: noi comunque ci atterremo alla suddivisione più classica.

  5. I libri sapienziali II • La letteratura “sapienziale” ha caratterizzato molto la riflessione sui temi dell’uomo e del “divino” l’intero Vicino Oriente Antico: troviamo infatti testi sapienziali nell’AnticoEgitto, in Mesopotamia, in Edom, in Arabia, e verso est fino ai confini con le altre grandi culture iraniche e quelle oltre la valle dell’Indo: induismo, buddismo e nell’estremo oriente il taoismo e il confucianesimo. • La “sapienza” dunque è un tratto caratteristico che possiamo riferire - in modi diversi - a tutte le popolazioni dell’Antico Oriente.

  6. I libri sapienziali III • Le parti più antiche di questi testi (ad esempio dei Proverbi) altro non sono che precetti di sapienza umana, di saggezza e di buon senso. • In Israele, però, avviene a un certo punto (secc. IX - VIII a. C.) una specie di fusione tra questo sapere popolare e un sapere religioso che si viene formando attorno al culto di un Dio locale chiamato Jahwe. • I sapienti allora, lentamente, fanno entrare nelle loro raccolte dei cenni di una dottrina teologica, che illumina progressivamente le dottrine umane prospettando una finalità e un destino non solamente terreni.

  7. I libri sapienziali IV • La sapienza allora, da una configurazione connotata come suprema virtù umana, comincia ad essere concepita come figura divina, come rappresentazione di una qualità eccelsa e inattingibile. Inizia un lungo percorso che finirà, in epoca cristiana con l’identificazione della Sapienza con Cristo Gesù. • Ma, in realtà, che cosa si intende per “sapienza”? La sapienza è ciò che permette all’uomo di operare con giustizia, pietà e timore di Dio, evitando la stoltezza, l’iniquità e l’empietà.

  8. I libri sapienziali V • La sapienza insegna che l’uomo non ha un diritto alla felicità indipendentemente dalle sue azioni, e che, comunque, anche in presenza di una vita virtuosa, a volte può darsi che non vi sia una remunerazione proporzionata…, ovvero che tocchino in sorte prove difficilissimi, come vedremo studiando il libro di Giobbe. • Comincia a delinearsi una visione che non prevede soltanto la prospettiva di una remunerazione per il bene fatto o di una punizione per il male fatto, ma anche la possibilità di un esito che non dipende dall’uomo, bensì dall’imperscrutabile volontà di Dio.

  9. I libri sapienziali VI • Non vi è nei testi che studieremo ancora una dottrina dei “fini ultimi” o della immortalità dell’anima nei libri che studieremo, perché questa sarà prospettata solo in scritti successivi e molto prossimi all’era cristiana, e precisamente nel libro di Daniele (12, 2) e nel Siracide, che si presume siano stato redatti in tempi non antecedenti al I sec. a. C.. • La dottrina dei fini ultimi e dell’immortalità dell’anima ripugnavano alla mentalità ebraica tradizionale, per cui poterono essere considerati solo quando l’influenza greco-alessandrina (medio-platonismo) divenne importante per la redazione delle Sacre Scritture.

  10. I libri sapienziali VII • Aggiungiamo anche che la cultura e la letteratura sapienziale è caratterizzata da modi espressivi adatti ad una pedagogia popolare. • La sua origine si può collocare nella vita concreta delle famiglie e dei clan di quelle popolazioni nomadi che poi si sono sedentarizzate nel corso dei secoli (tra il XII e il X a. C.). • La trasmissibilità dei detti era garantita a livello familiare (padre-madre verso i figli) e di comunità locale, dove operavano dei “maestri”.

  11. La Sapienza dei Greci • Quasi contemporaneamente allo sviluppo della Sapienza nel mondo del Vicino Oriente Antico, anche nelle Grecia classica, accanto alla grande lirica di Pindaro, Teocrito, Anacreonte, Alceo, Saffo, etc., e alla tragedia di Eschilo, Sofocle, Euripide, si sviluppò una sapienza di origine filosofica, che preparò la grande stagione di Socrate, Platone e Aristotele: la stagione dei cosiddetti presocratici:, che erano filosofi, veggenti, medici e naturalisti: Talete, Anassimene, Anassimandro, Empedocle, e soprattutto Parmenide e Zenone di Elea, Eraclito di Samo…

  12. La falsa sapienza di oggi I Delle Gnosi cognitive: • (la scienza spiegherà prima o poi tutto), gnosi vitalistiche (wellness o benessere, autostima, abolizione del concetto di colpa, etc.), gnosi rivoluzionarie (palingenesi sociali o nazionali), gnosi dissolutorie (spacchiamo tutto, qualcosa di buono nascerà, tipo certe facce, non tutte, da no global). Le gnosi sono diversi tipi di volontà di potenza (potrebbe dire Nietzsche) dell'intelletto umano. • Partiamo dalle gnosi mentali o cognitive. Esemplifico per non appesantire.

  13. La falsa sapienza di oggi II • Il professor Richard Dawkins (quello dell’Orologiaio cieco) ne è una rappresentazione efficace: per lui la scienza, solo questione di tempo, arriverà allo svelamento di tutto ciò che è ancora velato all'umana conoscenza. • Umberto Eco ne rappresenta un altro idealtipo, magari più dialogico, simbolico, semiologico (è il suo mestiere), ma dovrebbe ricordare il detto classico latino "sutor, ne ultra crepidas" (ciabattino, non andare oltre le tue ciabatte), mentre si intrufola in contesti culturali che non conosce, come quando ha attribuito anacronisticamente a san Tommaso d'Aquino posizioni di filosofia della natura (biologia) improprie (sulla questione del concepimento in utero) rispetto ai tempi del teologo domenicano. • Ognuno parli di ciò che sa come può, senza la pretesa di dire parole definitive, ché Minerva non aiuta più di tanto i temerari.

  14. La falsa sapienza di oggi III Delle Gnosi vitalistiche. • Oggi si deve stare bene a tutti i costi. Bisogna crescere nell'autostima personale. Sacrosanto. Ma a volte mi sembra si esageri. Funziona un'estetica unisex, dove l'indifferenziato fa premio sulla distinzione, l'informe sul determinato, il casuale sull'adeguato. L'androginia è un modo di abbigliarsi e di vivere. Curioso lo stile odierno dei jeans: a vita bassa, per ragazzi e ragazze, dove queste ultime, essendo spesso dotate da madre natura di esuberanti natiche, callipigie (quando erano proporzionate) dicevano i greci che di bellezza, armonia e proporzioni si intendevano, esibiscono accenni di prominenze davanti e didietro, con risultati estetici molto dubbi, e talora penosi. Venastài, si direbbe in friulano, che le gambe, già talora non troppo da silfide, si accorciano ulteriormente, con effetti che sfiorano la comicità.

  15. La falsa sapienza di oggi IV • Il benessere è visto come un evitare a tutti i costi ogni sofferenza, e se non è possibile, nasconderla, mimetizzarla, quasi a scongiurarla con il suo nascondimento. Non come un equilibrio tra diversi stati, dove lo "stare bene" è anche un risultato del rispetto che si deve a se stessi, e lo "star male" è uno dei modi dell'essere dell'uomo a questo mondo: tutti e due plausibili, perché l'uomo è imperfetto, cagionevole, fragile, e nel contempo straordinariamente forte, resistente, capace, al bisogno, di superarsi.

  16. La falsa sapienza di oggi V Delle Gnosi rivoluzionarie • Si può dire che rappresentano il sostrato di tutte le utopie sociali e politiche della storia umana. Si tratta comunque di un sentimento fondamentalmente "religioso" nel senso dell'assolutezza e della credenza. Possiamo citare teologi ereticali del Medioevo come fra' Gioacchino da Fiore, che prevedeva la venuta dell'era dello Spirito, dopo quella del Figlio, Arnaldo da Brescia, con le sue convulse iniziative politiche finite sul rogo, e poi, più tardi fra' Tommaso Campanella il quale, prudentemente si limitò a scrivere de "La città del sole", evitando guai peggiori del carcere, che non evitò invece frate Giordano Bruno, arso vivo a Campo de' Fiori il primo febbraio del '600. Geniale panteista, e testardo come il nostro vecchio MenegoScandella (il Menocchio).

  17. La falsa sapienza di oggi VI • Anche il nobile Thomas Moore va ricordato tra gli utopisti, ma fu decapitato per ragion di stato, più che per le sue idee rivoluzionarie. Così come i francesi pre-rivoluzionaridomDeschamps e Monsieur de Morelly, autore de Il codice della natura. • E poi i grandi eponimi del socialismo, a partire dai rivoluzionari francesi, da Robespierre a Bàbeuf a Blanqui, che desideravano una società più giusta, ma scelsero drammatiche scorciatoie. Per finire con il grande ebreo tedesco Karl Marx, che più di ogni altro strutturò un'ipotesi di mondo nuovo, ma anche di "uomo nuovo", che non avrebbe più dovuto opprimere il suo prossimo. Radicalizzazioni giudaico-cristiane oltre che gnosi rivoluzionarie, credo.

  18. La falsa sapienza di oggi VII Delle Gnosi dissolutorie, • infine, si può dire che sono attuali e pericolose. Sono quelle dell'abuso di alcol, droghe e allucinogeni, quelle della fuga dal presente e dalla realtà. Quelle della magia, dello spiritismo e del satanismo. Della ricerca dell'estasi artificiale e del dominio di potenze esterne all'uomo, per rinforzare, si fa per dire, il proprio ego, andando oltre. Le più inutili e forse le più pericolose.

  19. La falsa sapienza di oggi VIII • Sapienza invece è sapida scientia(scienza saporita, gustosa). Fermiamoci attorno ad essa, riassaporiamola come se fosse una primizia. La sapienza è la coscienza del proprio limite e insieme della propria grandezza. Malattia e salute, ignoranza e conoscenza sono parte, oltre che della vita, anche della sapienza e della sua applicazione all'esistenza di ciascuno, inestricabili, oggettive, umane. Dobbiamo conviverci perché è la strada migliore, la sola veramente umana, perché conosce dialetticamente i tempi della sosta e del cambiamento, della forza e della debolezza, accettando le sconfitte e anche la morte come parti costitutive e "necessarie" alla vita.

  20. Il libro di Giobbe – introduzione I • Il libro di Giobbe è il più importante dei libri sapienziali, poema lirico sul rapporto esistente dell’uomo con il male. • Il grand’uomo, Giobbe, che era virtuoso e ricchissimo viene dato in balia al “satana” da parte di un Dio che sembra voler sperimentare la sua creatura, cercando di metterla alla prova: già qui sorge un problema: come può Dio, che è omnipotente, omnisciente, eccetera eccetera, avere bisogno di mettere alla prova una sua creatura? • È la prima domanda che sorge… e la risposta non è delle più facili.

  21. Il libro di Giobbe – introduzione II • L’autore considera dunque il paradosso di un giusto che viene punito, facendo “saltare per aria” la legge non scritta, molto presente nelle dottrine morali del Vicino Oriente Antico, di una retribuzione - sia per il bene sia per il male fatti - qui in vita, sulla terra. • Nella Bibbia ciò è mostrato chiaramente nel capitolo 28 del Deuteronomio e nel capitolo 26 del Levitico, e anche nel libro dei Giudici e nel libro dei Re. • Anche in Ezechiele al capitolo 18 si conferma la responsabilità individuale delle azioni libere.

  22. Il libro di Giobbe – introduzione III • Ma in Giobbe viene smentito tutto questo! • Che cosa c’è dunque di più profondo nelle ragioni e cause della sua sofferenza? • Come si può tentare di spiegare ciò che appare incomprensibile alla luce delle concezioni del tempo, se non reggono neppure le ipotesi dei suoi interlocutori, che sono dei saggi? • Giobbe non è punito per peccati di omissione o per peccati di ignoranza e di debolezza. Perché deve soffrire tanto fino al punto da chiederne conto a Dio stesso? È ciò che cercheremo insieme di capire in questi nostri incontri.

  23. Il libro della Sapienza – introduzione I • Tale libro è innanzitutto chiamato “Sapienza di Salomone”, con ciò volendo significare, come usava nell’antichità, l’esigenza di individuare per un libro importante un autore eccelso, per prestigio e tradizione, come il re Salomone, la cui fama aveva varcato tutti i confini del suo tempo (e oltre). In realtà il vero autore non lo conosciamo, perché le ipotesi sono varie e contraddittorie: vi è chi ritiene possa essere stato un monaco esseno di Qumran, chi dice un sacerdote ellenizzante, chi addirittura lo attribuisce al grande filosofo ebreo ellenizzante Filone di Alessandria. Ciò che, allo stato della ricerca, può risultare abbastanza plausibile, è che si tratti di uno scriba alessandrino, attivo nei primi due secoli a. C. o d. C..

  24. Il libro della Sapienza – introduzione II • Nonostante abbia posto problemi circa la sua “canonicità” , questo libro è stato utilizzato comunque dai Padri fin dal II secolo, con qualche opposizione da parte di San Girolamo (che nel frattempo traduceva i Vangeli canonici). • Nella prima parte il libro mette in evidenza l’importanza che la virtù di Sapienza ha nel destino dell’uomo, confrontando gli esiti futuri (nel senso della “vita eterna”) diversi dei giusti rispetto agli empi e peccatori. • Nella seconda parte viene messa in evidenza l’origine e la natura della Sapienza, e il cammino per ottenerla.

  25. Il libro della Sapienza – introduzione III • In definitiva, la Sapienza si pone come una lunga digressione - poetica e filosofica - che pone l’uomo di fronte all’esigenza di uscire da se stesso, dalle sue paure, abbandonando gli idoli e le credenze false circa la possibilità di contribuire a decidere del proprio destino. • L’autore si rivolge innanzitutto agli Ebrei, cui raccomanda di non cedere alle mode del pensiero che stanno emergendo di quei tempi, ma contemporaneamente utilizza stilemi e concetti filosofici che hanno molto a che fare con il pensiero greco, e in particolare con il neo-platonismo, come vedremo.

  26. Premessa metodologica • Terminata una breve presentazione dei due libri cui ci riferiremo in questo corso, vediamo insieme alcuni aspetti che ci aiuteranno nel nostro studio. • In particolare, alterneremo la lettura di alcuni passi scelti, che troverete commentati, a una discussione che dovrà vedere coinvolti tutti i partecipanti. • Infatti, se vogliamo trarre una qualche utilità, non solo per la nostra cultura personale, ma anche per la nostra vita, dobbiamo porci davanti a questi antichi Scritti con l’anima e l’intelligenza aperte all’ascolto, ma con la volontà di utilizzarli come una specie di “griglia interpretativa” del presente, e quindi della nostra vita individuale.

  27. Il libro di Giobbe I • Giobbe era dunque un uomo ricco e prestigioso della terra di Ur (la stessa terra di Abramo), in Mesopotamia. “Era un uomo alieno dal male”. • Un certo giorno “i Figli di Dio” si presentarono al Padre per rendergli conto delle cose del mondo. • Tra loro c’era anche “satana”, che mette in dubbio davanti a Dio la fedeltà di Giobbe. • Allora Dio permette a Satana di colpire Giobbe in tutti i suoi affetti e i suoi averi. I Sabei e i Caldei rubano e distruggono tutti i suoi averi. • Un terremoto uccise tutti i suoi figli e figlie … … e dei messaggeri vennero da Giobbe ad informarlo di tutto ciò.

  28. Il libro di Giobbe II • “Allora Giobbe si alzò e si stracciò le vesti, si rase il capo, cadde a terra, si prostrò e disse: Nudo uscii dal seno di mia madre,/ e nudo vi ritornerò./ Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,/ sia benedetto il nome del Signore!” In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nulla di ingiusto”. La prima reazione di Giobbe è quindi pacata e paziente, ma …

  29. Il libro di Giobbe III • … doveva accadergli anche di peggio, perché il Signore permette al “satana”, che in questo caso funge quasi da suo strumento, o come una specie di “pubblico ministero” tentatore … • Il Signore dice al satana: “Eccolo nelle tue mani! Soltanto risparmia la sua vita”. • E satana colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo, dice la Bibbia. Un prurito terribile ed egli si gratta con un coccio. • E se anche la moglie lo critica, egli rimane fermo nella sua fede.

  30. Il libro di Giobbe IV • … e le dice: “Come parlerebbe una stolta tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremo accettare il male?” • E dunque Giobbe pazientò senza protestare mai ed alzare imprecazioni contro Dio o contro la sorte. • Ecco che però qualcosa sta per accadere: lo vengono a trovare tre suoi amici che avevano saputo delle sue disgrazie. Si trattava di Elifaz il Temanita, di Bildad il Suchita e di Zofar il Naamatita.

  31. Il libro di Giobbe V Giobbe maledice il giorno della sua nascita. • “Perisca il giorno in cui io nacqui/ e la notte in cui si disse: è stato concepito un uomo!/ Quel giorno sia tenebra,/ non lo ricerchi Dio dall’alto,/ né brilli mai su di esso la luce,/ lo rivendichi tenebra e morte,/ gli si stenda sopra una nube/ e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno!/ Quel giorno lo possieda il buio,/ non si aggiunga ai giorni dell’anno,/ non entri nel conto dei mesi./ Ecco quella notte sia lugubre/ e non entri giubilo in essa./ (…)

  32. Il libro di Giobbe VI • Eccoci di fronte al testo delle imprecazioni, elevate con somma poesia dall’autore del libro! • Si tratta precisamente di maledizioni su di sé e su tutto quanto lo riguarda, ambiente, tempo, circostanze … • Giobbe è stanco e ha bisogno, diremmo noi, di sfogarsi, proprio come noi … e le maledizioni continuano, potremmo leggerle, ma forse possiamo anche solo commentare.

  33. Il libro di Giobbe VII • … solo un altro passaggio: “(…) perché non mi ha chiuso il varco del grembo materno,/ e non ha nascosto l’affanno agli occhi miei!/ E perché non sono morto fin dal seno di mia madre/ e non spirai appena uscito dal grembo?/ (…)” La terribilità delle maledizioni è segno di una disperazione assoluta, sembra che Giobbe non trovi oramai varchi per la sua ragione.

  34. Il libro di Giobbe VIII La Fiducia in Dio • Ecco che prende la parola il primo degli amici: Elifaz il Temanita, e dice a Giobbe di non pensare a Dio come a chi lo sta ingiustamente punendo, perché Dio, nella sua imperscrutabile Sapienza, conosce il profondo del cuore dell’uomo, i suoi più reconditi e veri sentimenti, e perciò anche le piaghe, le punizioni e il dolore … • (leggiamo alcuni passi dei capp. 4 , 1 - 17, e 5, 6 - 13)

  35. Il libro di Giobbe IX L’uomo oppresso conosce solo la sua miseria • Giobbe si accorge di poter avere meritato le punizioni, anche se non ne è tanto convinto, e pertanto eleva una preghiera a Dio perché lo “liberi” da questa vita oltremodo penosa, dalle angustie che ogni momento, ogni ora, ogni giorno sono inflitte nelle sue carni e nel suo spirito. Lo liberi facendolo morire. • (leggiamo alcuni passi dei capp. 6, 1 - 11, e7, 1 - 16)

  36. Il libro di Giobbe X Il corso inarrestabile della giustizia divina • La parola ora viene presa da Bildad il Suchita, il quale cerca di mettere in dubbio le ragioni di Giobbe, chiedendosi come possa Dio fare finta (deviare, falsare) di non vedere il peccato dei figli di Giobbe, che può essere stato commesso. Non può infatti rimanere senza castigo il male commesso. • (Leggiamo alcuni passi del cap. 8, 1 - 9 e 20 - 22)

  37. Il libro di Giobbe XI La giustizia divina è al di sopra del diritto • Giobbe ammette dunque che l’uomo non può avere ragione delle ragioni di Dio, perché Dio è ragione di tutto. Giobbe dice che Dio conosce la profondità del cuore umano, che sfugge all’uomo stesso, il quale può pensare di essere innocente, ma non lo è, o comunque non lo è fino in fondo. All’uomo non resta che essere docile, ma neppure questo basta. • (Leggiamo alcuni passi del cap. 9, 1 - 22)

  38. Il libro di Giobbe XII • Giobbe continua con il suo sfogo, riconoscendo a Dio il suo diritto (si fa per dire) a trattarlo come ritiene giusto. Dio ha un giudizio! Guarda, esamina, giudica. Dio che ha guidato la sua procreazione (… m’hai fatto accagliare come cacio, 10, 10b), lo conosce fin nel profondo della sua verità … • (Leggiamo tutto il cap. 10)

  39. Il libro di Giobbe XIII La sapienza di Dio provoca il riconoscimento di Giobbe • Prende ora la parola Zofar il Naamatita, il quale rimprovera Giobbe con durezza. Gli ricorda che Dio non può compiere ingiustizie, e quindi, se la punizione l’ha raggiunto vuol dire che qualche ragione doveva pur esserci. Lo invita poi alla pazienza, sola virtù che può consentirgli di cominciare a capire, almeno un poco, le ragioni di Dio. • (Leggiamo alcuni passi del cap. 11, 1 - 17)

  40. Il libro di Giobbe XIV La sapienza di Dio si manifesta anche con le devastazioni provocate dalla sua potenza • Dio può tutto, e sia quando agisce per la prosperità degli uomini e del mondo, sia quando sembra voler distruggere tutto con furore. (Si pensi in questo caso alle devastazioni che comporta lo scatenarsi delle forze naturali (terremoti, maremoti, eruzioni, etc.) • (Leggiamo alcuni passi del cap. 12, 14 - 25)

  41. Il libro di Giobbe XV • Giobbe ora vuole di nuovo avere una relazione dialogica con Dio, scartando la mediazione dei suoi “amici”. • E allora si costruisce una arringa formidabile a difesa sua, nella quale cerca di giustificarsi come uomo giusto, ma ammette la miseria della condizione umana e la sua fragilità, il limite posto dalla malattia e dalla creaturalità … • (Leggiamo alcuni passi dai capp. 13 e 14)

  42. Il libro di Giobbe XVI Secondo ciclo di discorsi. Giobbe si condanna con le sue stesse parole • Parla Elifaz il Temanita, accusando Giobbe di presunzione, e spingendolo ad ammettere di essere anche lui come tutti gli uomini, i “nati da donna”, imperfetti e fallaci. Nessuno, dice Elifaz, può mettersi a giudicare le azioni di Dio, perché l’Onnipotente conosce i segreti. • (Leggiamo del cap. 15 da 2 a 25)

  43. Il libro di Giobbe XVII Dall’ingiustizia degli uomini alla giustizia di Dio • Dio dunque si è scagliato contro Giobbe (è lo stesso Giobbe che considera la situazione), ma alla fine, in mezzo alle persone, parenti e amici, che cercano di dargli consigli non richiesti, resta solo Dio come unica speranza …(Anche nella nostra esperienza, quante volte non siamo oggetto di consigli non richiesti?). • (Leggiamo alcuni passi dal cap. 16: 1 - 9; 16 - 22)

  44. Il libro di Giobbe XVIII • Giobbe si convince che non deve aspettarsi nulla dagli altri uomini e che, se Dio stesso non “gli stringe la mano”, quasi a garanzia di un pegno di riscatto, non gli resterà che invocare la “tomba” come unico “genitore”, e i “vermi” che fanno tornare alla terra, come “madre e sorelle”. Il testo è crudo come è tanta la disperazione … • (Leggiamo tutto il cap. 17)

  45. Il libro di Giobbe XIX La collera non può nulla contro la giustizia • Riprende la parola Bildad il Suchita, con fare trombonesco (quanti consiglieri abbiamo quando le cose non vanno!). Bildad accusa Giobbe di indulgere in vane chiacchiere, invece di riflettere sulle vere ragioni delle sue disgrazie. E poi inizia un’arringa dai toni apocalittici, che in parte leggeremo … • (Vediamo dunque il cap. 18, da 6 a 17 e versetto 21)

  46. Il libro di Giobbe XX Il trionfo della fede nell’abbandono di Dio e degli uomini • Giobbe ora risponde. E urla la sua rabbia, all’inizio impotente, contro chi si accanisce nei confronti della sua condizione. La descrizione del suo declino fisico sfiora notazioni che oggi diremmo “horror”, ma che nell’immaginifica modalità letteraria semitica stanno perfettamente inserite. Giobbe è stremato … ma alla fine la fede vacillante ha un sussulto forte. • (Leggiamo cap. 19, 16 - 29)

  47. Il libro di Giobbe XXI L’ordine della giustizia non ammette eccezioni • Zofar il Naamatita fa il teologo-biblista, potremmo dire. Spiega che l’uomo, fin dalle origini, ha manifestato tutto il suo smisurato orgoglio, tanto da farlo ergere al cospetto di Dio, quasi come fosse un suo pari. In Genesi 3 egli (Adam) prende il frutto dall’albero della conoscenza del bene e del male … e succede quel che sappiamo. E di nuovo esplodono i toni apocalittici della maledizione che porta l’orgoglio e la superbia. • (Leggiamo cap. 20, 1 - 9 e 24 - 29)

  48. Il libro di Giobbe XXII La smentita dei fatti • Giobbe allora elenca tutti i casi nei quali non vi è retribuzione proporzionata alla malvagità dei comportamenti umani. Molti malvagi, dice, continuano imperterriti a vivere una vita di malefatte e di lussi sfrenati, eppure nulla gli succede, finché giungono alla fine dei loro giorni in serenità e pace … e le zolle della terra sono loro lievi. • (Leggiamo il cap. 21, 1 - 15 e 23 - 34)

  49. Il libro di Giobbe XXIII Terzo ciclo di discorsi. Dio castiga solo in nome della giustizia • Elifaz il Temanita ora fa a Giobbe un vero e proprio processo alle intenzioni. Deduce dalle disgrazie capitate all’”amico” che veramente questi ha violato le leggi di Dio e degli uomini meritando l’aspro castigo. Lo colloca bellamente (che amico, eh? Quanti di noi ne abbiamo di amici cosiffatti?) tra i grandi malvagi e peccatori, e lo invita a pentirsi. • (Leggiamo pure tutto il cap. 22)

  50. Il libro di Giobbe XXIV Dio è lontano e il male trionfa • Giobbe comunque desidera riprendere il suo confronto con Dio e lo cerca … a destra … a sinistra. E non lo trova, oppure gli sembra che anche se lo trovasse non lo ascolterebbe. • Infatti c’è spazio di azione per i malvagi, che a loro piacimento compiono ogni sorta di azione mala, anche nei confronti dei deboli, della vedova, degli orfani. • (Leggiamo dal cap. 23 da 1 a 17 e dal cap. 24 da 1 a 12)

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