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L’oggetto di studio

L’oggetto di studio. Lezione II. Obiettivi della lezione. In quale misura e con quali strumenti possiamo conoscere l’economia e la società di un mondo, come quello antico, tanto distante da noi cronologicamente e culturalmente?. La storia economica e sociale: una scienza moderna.

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Presentation Transcript


  1. L’oggetto di studio Lezione II

  2. Obiettivi della lezione • In quale misura e con quali strumenti possiamo conoscere l’economia e la società di un mondo, come quello antico, tanto distante da noi cronologicamente e culturalmente?

  3. La storia economica e sociale: una scienza moderna • L’odierna storiografia politica e militare affonda le sue radici nella civiltà greca. • Gli antichi, pur non ignorando l’importanza fattori economici e sociali, non hanno mai creato una storiografia economica e sociale. • Due aspetti che sono divenuti oggetto di indagine storica solo nel XIX secolo.

  4. Definizioni: quale è l’oggetto della storia economica e sociale? • La storia economica studia le modalità con le quali gli uomini acquisiscono i beni materiali che gli consentono di vivere. • La storia sociale studia le modalità con le quali gli uomini, come individui o come gruppi, entrano in relazione all’interno di una comunità.

  5. Due oggetti di studio diversi ma correlati • L’insegnamento di storia economica e sociale tratta due diversi oggetti di studio, che tuttavia sono profondamente intrecciati tra di loro. • Le strutture economiche sono condizionate dal quadro sociale in cui si inseriscono (e a loro volta lo condizionano): per esempio l’effetto dell’istituzione sociale della schiavitù. • La funzione economica svolta determina il ruolo sociale dei singoli all’interno di una comunità ed è un fattore importante nella formazione di un gruppo sociale: per esempio le classi.

  6. La storia degli studi • La natura del nostro oggetto di studi (particolarmente l’economia antica) è stata oggetto di intenso dibattito, a partire dalla fine del XIX secolo. • Ripercorrere rapidamente la storia degli studi consente di comprendere i problemi legati all’indagine sulla storia economica del mondo antico.

  7. Karl Bücher e i Primitivisti • K. Bücher, Die Entstehung der Volkswirtschaft (“La genesi dell’economia nazionale”) nel 1893 propose uno schema dell’evoluzione dell’economia: • Economia domestica chiusa (età antica) • Economia urbana (età medievale) • Economia nazionale (età moderna) • Una differenza qualitativa tra l’economia antica e quelle posteriori: prevalenza dell’agricoltura per l’autoconsumo, debolezza degli scambi, arretratezza tecnologica, mancato accumulo di capitali.

  8. Eduard Meyer e i Modernisti • E. Meyer, Die wirt-schaftliche Entwicklung des Altertums (“Lo sviluppo economico dell’Antichità”), 1895: un grande storico del mondo antico guida la reazione alle teorie primitiviste.

  9. Eduard Meyer e i Modernisti • L’economia antica si differenzia da quella moderna solo per aspetti quantitativi. • Applicazione allo studio dell’economia antica degli stessi metodi e della stessa terminologia impiegata per l’indagine sull’economia moderna. • Insistenza sulle forme di produzione “industriale”, sull’intensità degli scambi, sull’economia monetaria; nascita di una oligarchia della ricchezza, contro l’aristocrazia terriera. • Una politica estera condizionata da esigenze economiche, come la volontà di aprire nuovi mercati.

  10. Robert Von Pöhlmann e la visione modernista della storia sociale • La visione modernista dell’economia antica influenzò anche le ricostruzioni della storia sociale. • R. Von Pöhlmann in Geschichte der sozialen Frage und des Sozialismus in der antiken Welt (“Storia della questione sociale e del socialismo nel mondo antico”), 19253, convinto di uno sviluppo capitalistico dell’economia antica, applicò il concetto marxista di lotta di classe alla storia sociale dell’Antichità.

  11. I riflessi del dibattito in Italia • Gli echi del dibattito tra Primitivisti e Modernisti si sentono anche in Italia, soprattutto nella riflessione di studiosi legati al movimento socialista: • E. Ciccotti, Il tramonto della schiavitù nel mondo antico, Torino 1899. • G. Salvioli, Il capitalismo antico. Storia dell’economia romana, Bari 1929 [ma pubblicato in versione francese già nel 1906]: la necessità di distinguere il capitalismo antico da quello moderno. • C. Barbagallo, Il materialismo storico, Milano 1916.

  12. Un dibattito nato male • Una premessa erronea per Primitivisti e Modernisti: • L’evoluzione economica è processo lineare e omogeneo nel quale si può collocare con precisione la fase antica? • È possibile studiare l’economia antica come fenomeno a sé, con gli stessi metodi con i quali si studia l’economia moderna? • È possibile ridurre la storia dell’economia antica allo studio delle sue performance (modeste per i primitivisti, notevoli per i modernisti)?

  13. Un tentativo di superare la querelle: Max Weber • Die protestantische Ethik und der ‘Geist’des Kapitalismus (“L’etica protestante e lo spirito del Capitalismo”), 1904: i fenomeni economici possono essere condizio-nati da fattori extra-economici.

  14. Un tentativo di superare la querelle: Max Weber • In una serie di opere (che culminano in Wirtschaft und Gesellschaft [“Economia e società”], 1922) mette in luce le differenze strutturali di economia antica e moderna. • La città antica come consumatrice di beni, la città medievale e moderna come produttrice. • Il concetto di cittadinanza slegato da fattori economici nel mondo antico.

  15. Mestieri e cittadinanza nel mondo antico • L’esercizio di alcuni mestieri infamanti limita l’esercizio dei diritti civici: • Aristotele, Politica, 1278 a: “A Tebe vigeva una legge che proibiva l'accesso alla magistratura a chiunque non si fosse tenuto lontano dall'agorà per dieci anni”.

  16. Sulla scia di Weber: Johannes Hasebroek • Staat und Handel im alten Griechenland (“Stato e commercio nella Grecia antica”), 1928, e Griechische Wirtschafts- und Gesellschafts-geschichte bis zur Perserkriegen (“Storia economica e sociale della Grecia fino alle Guerre persiane”), 1931: la subordinazione dell’economia alla politica nelle poleis greche. • Gli stati antichi si interessavano solo ai problemi dell’approvvigionamento alimentare, non inter-venendo nelle altre questioni economiche.

  17. La lezione di Weber e Hasebroek • È impossibile studiare l’economia antica indipendentemente dal quadro istituzionale, politico e culturale. • Una lezione non sempre ascoltata: gli echi del dibattito tra primitivisti e modernisti si sentono ancora oggi. • Una conseguenza anche dell’enorme impatto che ebbero le ricerche di stampo “modernistico” di M.I. Rostovzev.

  18. Un maestro del Modernismo: Mikhail I. Rostovzev • Social and Economic History of the Roman Empire, 1926. • Social and Economic History of the Hellenistic World, 1941.

  19. Un maestro del Modernismo: Mikhail I. Rostovzev • Un magistrale e affascinante quadro dell’economia antica, fondato sulla piena padronanza delle più diverse classi di fonti. • Particolarmente in Roman Empire il quadro è nettamente modernista: industrializzazione e intenso sviluppo commerciale. • Il quadro è più sfumato nel posteriore Hellenistic World. • Sulla scia di Rostovzev: An Economic Survey of Ancient Rome, a cura di T. Frank, 1933-1940: una grande raccolta di fonti sull’economia romana, priva di riflessioni teoriche.

  20. Mentre oggi l’economia è un fenomeno indipendente, nel mondo antico è un fattore integrato nel quadro istituzionale, politico e culturale (The Great Transformation, 1944). L’economia antica non può essere studiata con le stesse categorie interpretative usate per il mondo moderno. Polanyi inaugura la scuola sostantivista, in contrasto con quella formalista, che ritiene che sia sempre esistita una sfera economica indipendente. Un’economia embedded: Karl Polanyi

  21. Moses Finley e la “Nuova Ortodossia” • Sviluppo del pensiero di Weber e Polanyi da parte di uno specialista della storia antica (The Ancient Economy, 1973). • Le teorie di Finley sono talvolta etichettate come “neo-primitivismo”. • La definizione di “Nuova Ortodossia” allude all’e-norme influenza del pensiero di Finley nella ricerca contemporanea.

  22. Moses Finley e la “Nuova Ortodossia” • Un modello interpretativo delle caratteristiche dominanti dell’intera economia greca e romana. • Un mondo essenzialmente rurale, con una produzione agricola indirizzata all’autoconsumo. • Scambi limitati, con un mercato dominato non da leggi razionali, ma da convenzioni sociali e politiche: il dono e controdono, la redistribuzione. • Fattori economici in politica estera: non l’apertura di nuovi mercati, ma la conquista di terre e bottino e la possibilità di imporre tasse. • Uso del capitale per spese di consumo, per affermare il proprio status sociale, non per investimenti produttivi.

  23. Gli sviluppi della “Nuova Ortodossia”: Keith Hopkins • Il riconoscimento del valore generale del modello di Finley. • Ma la necessità di inserirvi una visione diacronica, che tenga conto di un’evoluzione di oltre mille anni: • Crescita del surplus prodotto (fino al II sec. d.C.). • Crescita degli occupati in settori diversi dall’agricoltura. • La redistribuzione dei proventi delle tasse nelle zone militari e nella città di Roma nel I-II sec. d.C.

  24. Dopo Finley: le critiche alla “Nuova Ortodossia” • La scuola “empirica”: studi su aspetti di dettaglio, che non sempre si accordano con il modello generale di Finley. • La scuola “formalista”: non fermarsi alle concezioni espresse nella letteratura antica e verificare le forme concrete assunte dall’economia (soprattutto attraverso la ricerca archeologica), che spesso hanno caratteri moderni. • Un impulso di ricerca che nasce anche dall’attuale fenomeno della globalizzazione? • Un rinnovato interesse verso gli studi di carattere quantitativo, nonostante i problemi di questo approccio al mondo antico. • La scuola “culturale”: studiare i testi di rilievo per la storia economica e sociale come una costruzione ideologica.

  25. La New Institutional Economics e l’Antichità • Un approccio alla storia economica che, piuttosto che concentrarsi sulle performance di un sistema, analizza i meccanismi istituzionali che ne regolano il funzionamento: “le regole del gioco”. • Regole che possono essere formali (norme giuridiche) o informali (condizionamenti sociali). • Una scuola fortemente orientata allo studio della contemporaneità, anche attraverso l’influente International Society for New Institutional Economics. • Un indirizzo che forse non è poi così nuovo per la Storia economica del mondo antico, poiché da sempre in questo ambito lo studio delle performance è ostacolato dalla condizione delle fonti. • Piuttosto in ambito antichistico saranno da valutare con prudenza alcuni assiomi della NIE. • Per esempio la regola secondo la quale le istituzioni regolano l’economia in modo razionale, avendo come obiettivo l’efficienza.

  26. Connessioni interdisciplinari • La storia sociale e la storia economica non solo sono intrecciate tra di loro, ma hanno anche connessioni con molte altre discipline: • Geografia • Demografia • Storia del diritto • Storia delle tecnica • Storia delle idee e della mentalità • Storia politica e militare

  27. La geografia • Gli uomini vivono in un ambiente geografico e in un clima che ne determinano le possibilità economiche e la facilità delle comunicazioni: • Le caratteristiche geomorfologiche della Grecia hanno ostacolato la coltivazione di cereali e le comunicazioni. • Gli uomini tuttavia possono anche trasformare l’ambiente a seconda delle loro esigenze: • La discussa ipotesi di una deforestazione di vaste aree dell’Italia centrale, per soddisfare le enormi esigenze di legname della città di Roma.

  28. La demografia • L’ampiezza della popolazione e le sue dinamiche hanno una rilevanza nello sviluppo della società e dell’economia: • L’esplosione demografica della Grecia arcaica determina tensioni economiche e sociali, che porteranno da un lato alla colonizzazione, dall’altro a mutamenti di regime nelle poleis greche. • Ma le dinamiche economiche e sociali hanno a loro volta un’influenza sull’evoluzione della demografia: • Tendenze economiche (necessità di non suddividere tra molti eredi le proprietà familiari) e sociali (relativa emancipazione femminile, instabilità dei legami matrimoniali) determinano il “suicidio demografico” della vecchia aristocrazia romana nella prima età imperiale.

  29. La storia del diritto • La legislazione regola i rapporti sociali e, in alcuni periodi, anche quelli economici, talvolta dando riconoscimento giuridico alla situazione di fatto: • Nel 451-450 a.C. un provvedimento inserito nelle Leggi delle XII tavole impedisce i matrimoni misti patrizio-plebei. Nel 445 a.C. il plebiscito Canuleio cancella questa norma. • Altre volte reagendo contro sviluppi indesiderati • La legislazione dell’impero romano tardoantico cerca di arrestare gli impulsi alla mobilità sociale, bloccando le persone nella loro condizione e nella loro professione, ai fini di assicurare un gettito fiscale costante. • In genere gli interventi statali su economia e società furono meno numerosi nel mondo antico che in quello moderno.

  30. La storia della tecnica • La tecnologia condiziona lo sviluppo economico: • Il sistema dei trasporti, le fonti di energia. • Ma anche il progresso tecnico può essere influenzato dalle condizioni economiche e sociali: • Secondo un’opinione diffusa, l’istituto della schiavitù avrebbe ostacolato la traduzione in pratica delle notevoli conoscenze teoriche della scienza antica.

  31. Storia delle idee e della mentalità • Fattori ideologici hanno pesantemente condizionato lo sviluppo economico del mondo antico: • il mancato apprezzamento del lavoro come valore in sé, l’assenza di uno spirito imprenditoriale e di un’ideologia dell’arricchimento. • Una differente sensibilità “culturale” rispetto al mondo contemporaneo determina comportamenti sociali per noi inaccettabili: • La condizione di schiavitù sentita talvolta come “naturale”, il ruolo marginale della donna.

  32. La storia politica e militare • Gli sviluppi sociali ed economici devono molto alle condizioni politiche vigenti e ai successi (o agli insuccessi) militari di uno stato: • La conquista dell’egemonia nel Mediterraneo da parte di Roma nel II sec. a.C. portò ad un profondo cambiamento delle sue strutture sociali ed economiche. • D’altra parte le strutture economiche e sociali sono spesso il presupposto per una politica estera di successo: • Le conquiste romane della media età repubblicana si spiegano soprattutto in ragione di un potenziale militare straordinario, offerto da una numerosa classe di contadini-soldati.

  33. La storia economica e sociale della Lucania et Bruttii • Un soggetto che al momento non ha ancora sintesi complessive e organiche, a causa di diversi motivi: • Per quanto concerne la fase romana, l’interesse limitato che questo periodo della storia regionale riscosse fino a qualche decennio fa. • La particolare scarsità e frammentarietà delle fonti sugli aspetti socioeconomici. • Il peso delle attuali divisioni amministrative, che porta a concentrarsi sull’area della Basilicata oppure su quella della Calabria (o su aree subregionali).

  34. La situazione fino agli anni ‘60 del XX secolo: la fase greca • Un dibattito dominato da tematiche: • Di carattere storiografico: le tradizioni mitiche sulla colonizzazione greca e i rapporti con gli indigeni. • Di carattere politico e militare: la caduta di Sibari e del suo impero, il regime pitagorico di Crotone, la Lega Italiota e i suoi rapporti con gli indigeni e Siracusa. • Di carattere culturale: le grandi realizzazioni, materiali e non, della civiltà magnogreca. • Non assenti in questi studi considerazioni di carattere economico e sociale, che tuttavia raramente diventano il centro di interesse della ricerca. • Una conseguenza anche della relativa scarsità di fonti.

  35. La situazione fino agli anni ‘60 del XX secolo: la fase romana • Le trattazioni sulla fase romana del territorio magnogreco si riducevano ad una magra appendice dei capitoli dedicati all’illustre fase greca . • Gli scarni accenni alle questioni sociali ed economiche erano dominate da un’ottica di decadenza, nel solco di una celebre frase di Cicerone (Laelius de amicitia, 13): Magnamque Graeciam, quae nunc quidem deleta est, tum florebat …. • Inevitabile l’influenza sulle ricostruzioni antiche delle condizioni di difficoltà del Mezzogiorno dopo l’Unità d’Italia. • Un pregiudizio sull’intervento di Roma, sentita come una potenza accentratrice, poco rispettosa delle specificità locali. • L’esempio più illustre di questa tendenza in E. Ciaceri, Storia della Magna Grecia, I-III, Roma 1932. • Tutto questo nonostante le fonti che potevano essere messe a frutto fossero relativamente numerose.

  36. Una percezione che oltrepassa gli studi storici • La percezione di una crisi socioeconomica del Mezzogiorno antico, a seguito e a causa della conquista romana, penetra anche nella letteratura, per esempio in C. Alvaro, L’età breve (1946): • «E chi fu la causa della nostra rovina?». «Chi?», chiese il signor Diacono. «Lo credereste? I romani». «Oh! I romani?» esclamò. «Si, i romani. Noi facemmo una lega contro i romani, aiutammo Pirro ed Annibale, ma alla fine fummo schiacciati. Da allora decademmo», disse Rinaldo.

  37. La svolta di Ulrich Kahrstedt • U. Kahrstedt, Die wirtschaftliche Lage Grossgriechenlands in der Kaiserzeit, Wiesbaden 1960 [Biblioteca digitale]. • Il primo vero tentativo di rivalutazione della fase romana della Magna Grecia (con speciale attenzione proprio alla Lucania e al Bruzio). • Da una visione di semplice crisi economica, a un’ottica di cambio di polarità rispetto al fase greca: la preminenza delle campagne sulle città nella fase romana. • Il risultato di una infaticabile ricognizione del territorio, che tuttavia approdò ad una raccolta di materiali più che ad una vera sintesi.

  38. Le lezione di Kahrstedt • Economia e società nella Magna Grecia. Atti del dodicesimo Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 8-14 ottobre 1972, Napoli 1973 [Biblioteca digitale]. • E.A. Arslan, Ville e città romane in Calabria, «Magna Graecia», 9 (1974), 9-10, pp. 1-8. • Un primo studio, seppur sintetico, che ha messo in luce la rilevanza della villa nell’economia regionale di età romana. • F. Sartori, Le città italiote dopo la conquista romana, «La Magna Grecia nell'età romana. Atti del quindicesimo convegno di studio sulla Magna Grecia. Taranto, 5-10 ottobre 1975», Napoli 1976, pp. 83-137 [Biblioteca digitale] • Uno studio incentrato sulle poleis greche, con un giudizio più sfumato sulla loro decadenza e più attento alle singole situazioni locali. • F. Ghinatti, Magna Grecia post-annibalica, «Quaderni di Storia», 3 (1977), 5, pp. 147-160; 3 (1977), 6, pp. 99-115 [Biblioteca digitale]. • Una innovativa sintesi sulle condizioni socioeconomiche del Mezzogiorno nella prima fase del dominio romano, che dopo un’acuta crisi fino alla metà del II sec. a.C., vede una fase di recupero.

  39. Una reazione contro le nuove tendenze • E. Lepore, Roma e le città greche o ellenizzate nell’Italia meridionale, «Les "bourgeoisies" municipales italiennes aux IIe et Ier siècles av. J.-C. Centre Jean Bérard. Institut Français de Naples, 7-10 décembre 1981», Paris - Naples 1983, pp. 347-354 [Biblioteca digitale]. • Una reazione al “revisionismo” di Arslan, Sartori e Ghinatti, che sposa nuovamente la tesi della crisi economica e sociale della Magna Grecia romana nel suo complesso.

  40. La messa a punto dell’Istituto Gramsci • Un’importante messa a punto da parte di un gruppo di romanisti che negli anni ‘70 si riuniva intorno all’Istituto Gramsci: Società romana e produzione schiavistica, I, L’Italia, insediamenti e forme economiche, a cura di A. Giardina - A. Schiavone, Bari 1981: • A. Greco Pontrandolfo A. - E. Greco, L’agro picentino e la Lucania occidentale. • M. L. Gualandi - C. Palazzi - M. Paoletti, La Lucania orientale. • P.G. Guzzo, Il territorio dei Bruttii.

  41. Le due storie regionali … • Agli anni ‘90 risale la pubblicazione delle due più recenti storie regionali, opere miscellanee in cui le vicende economiche e sociali della Lucania e del Bruzio trovano buono spazio, anche in mancanza di vere e proprie sintesi. • Storia della Calabria antica, I-II, a cura di S. Settis, Roma - Reggio Calabria 1988-1994, particolarmente: • G. De Sensi, La Calabria in età arcaica e classica. Storia, economia, società, I, pp. 227-303. • S. Segenni, Economia e società in età romana: la documentazione epigrafica, pp. 655-667. • A.B. Sangineto, Per la ricostruzione dei paesaggi agrari delle Calabrie romane, pp. 559-593. • Storia della Basilicata. 1, L'antichità, a cura di D. Adamesteanu, Roma - Bari 1999.

  42. … storie sovraregionali … • G. Pugliese Carratelli (a cura di), Magna Grecia. Lo sviluppo politico, sociale ed economico», I, Milano 1987, pp. 89-98. • La grande mostra sulla Magna Grecia è occasione per una sintesi in cui spiccano i contributi di M. Gras (commercio), J.C. Carter (agricoltura e allevamento), C. Ampolo (società ed economia delle poleis). • K. Lomas, Rome and the Western Greeks 350 BC - AD 200. Conquest and Acculturation in Southern Italy, London - New York 1993 [Biblioteca digitale]. • Il lavoro di una giovane studiosa britannica, che ha messo a frutto in particolare la considerevole messe di nuove informazioni rivelate dall’Archeologia. • Un lavoro dal quale emerge un quadro più equilibrato e attento alle differenze locali. • L’accento è sul problema della romanizzazione culturale e istituzionale di un’area di antica civiltà greca, più che sugli aspetti sociali ed economici.

  43. … e una sintesi su economia e società della Lucania • P. Simelon, La Propriété en Lucanie depuis les Gracques jusqu'à l'avènement des Sévères. Étude épigraphique, Bruxelles 1993 [Biblioteca digitale]. • A dispetto del titolo, un volume che non riguarda solamente le strutture della proprietà agricola, ma investe anche la società della regione lucana. • Criticato nei dettagli, rimane uno studio fondamentale per la sezione lucana della regio III (senza un corrispettivo per la sezione bruzia).

  44. Esempi di indagini recenti sulle forme di occupazione del territorio • V. Bracco, Volcei, Firenze 1978 (Forma Italiae. Regio III - Volumen II). • G.F. La Torre, Blanda, Lavinium, Cerillae, Clampetia, Tempsa, Firenze 1999 (Forma Italiae 38) [Biblioteca digitale]. • S. Accardo, Villae romanae nell’ager Bruttius. Il paesaggio rurale calabrese durante il dominio romano, Roma 2000 [Biblioteca digitale]. • H. Fracchia, The Romanization of the ager Buxentinus (Salerno), «Modalità insediative e strutture agrarie nell'Italia meridionale in età romana», a cura di E. Lo Cascio - A. Storchi Marino, Bari 2001, pp. 55-73 [Biblioteca digitale]. • M. Gualtieri, La Lucania romana. Cultura e società nella documentazione archeologica, Napoli 2003 [BAU 937.7 A LUC/11]. • E. Isayev, Inside ancient Lucania. Dialogues in history and archaeology, London 2007.

  45. Le indagini sulla società della regio III in età romana attraverso la documentazione epigrafica • Oltre alle sintesi della Segenni (Bruzio) e Simelon (Lucania) da ricordare: • G. Camodeca, Ascesa al senato e rapporti con i territori d'origine. Italia, Regio I (Campania, esclusa la zone di Capua e Cales), II (Apulia e Calabria), III (Lucania e Bruttii), «Atti del colloquio internazionale AIEGL su Epigrafia e Ordine Senatorio. Roma 14-20 maggio 1981», II, Roma 1982, pp. 101-163. • Le ricerche epigrafiche di V. Bracco e L. Vecchio per la Lucania. • Le ricerche epigrafiche di M. Buonocore, F. Costabile e A. Zumbo per il Bruzio.

  46. Conclusioni • I fenomeni economici e sociali del mondo antico non possono essere studiati come oggetti isolati, ma come integrati in una rete che coinvolge fattori molto diversi. • Lo studio della storia economica e sociale del mondo antico è quindi necessariamente uno studio interdisciplinare. • I fattori che condizionarono l’evoluzione dell’economia e della società antiche sono peculiari di quel mondo: non dobbiamo rinunciare a porci domande “moderne”, ma le risposte devono tenere conto delle condizioni antiche. • Le condizioni economiche e sociali del mondo antico variarono a seconda dei luoghi e dei periodi: i modelli interpretativi generali hanno dei limiti. • Nonostante le molte ricerche su singoli aspetti (di taglio “empirico”), ancora molto resta da fare sulla storia economica e sociale della Lucania e del Bruzio.

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