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Marco Deriu Università di Parma, Ass. Maschile Plurale

Tra individui, relazioni e culture Le radici intrecciate della violenza maschile Torino 22 novembre 2013. Marco Deriu Università di Parma, Ass. Maschile Plurale. Appello rivolto agli uomini “ La violenza contro le donne ci riguarda. Prendiamo parola come uomini ” (2006).

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Presentation Transcript


  1. Tra individui, relazioni e culture Le radici intrecciate della violenza maschile Torino 22 novembre 2013 Marco Deriu Università di Parma, Ass. Maschile Plurale

  2. Appello rivolto agli uomini “La violenza contro le donne ci riguarda. Prendiamo parola come uomini” (2006). • Nascita dell’Associazione nazionale “Maschile plurale” (2007)www.maschileplurale.it Le nostre attività: • Promozione di incontri e dibattiti, • Articoli sui giornali e libri per animare il dibattito pubblico, • Promozione di attività nelle scuole, • Prima manifestazione di uomini contro la violenza (Roma 2009) • Collaborazioni con Centri antiviolenza, • Promozione di una “Campagna di comunicazione” rivolta ad uomini. • Collaborazioni con progetti di ascolto e trattamento per uomini violenti.

  3. L.D.V. Liberiamoci Dalla Violenza Centro di accompagnamento alla violenza per uomini. (Modena, 2011) • Ricerca sugli autori di violenza (2010-2011) -Una quindicina di interviste a uomini violenti -Focus group con operatori e operatrici delle istituzioni

  4. Alcune questioni relative alla violenza maschile • La violenza che si riverbera…; • La violenza appresa e socializzata…; • La violenza come individuazione e strutturazione identitaria…; • La violenza come strumento di controllo e potere…; • La violenza come ordinatore sociale…; • La violenza come espressione di impotenza e inadeguatezza relazionale.  

  5. TABELLA TRATTA DAL rapporto sulla criminalità in italia, ministero dell’interno Roma, 18 giugno 2007 Capitolo “Le violenze contro le donne” A cura di Linda Laura Sabbadini e Maria Giuseppina Muratore dell’ISTAT

  6. Violenza e contesti di socializzazione • Contesti famigliari (ristretti e allargati) • Contesti amicali (fra pari) • Contesti educativi (Scuole e istituti scolastici) • Contesti ricreativi-educativi (discoteca, scoutismo) • Contesti sportivi (club sportivi, gruppi di tifosi) • Contesti politici (estremismi e antagonismi) • Contesti religiosi (tradizionalismo, fondamentalismo) • Contesti militari (nonnismo, guerra, strupri) • Contesti letterari (libri, fumetti) • Contesti mediatici (Quotidiani, periodici, Tv, Cinema) • Contesti digitali (videogiochi, internet)

  7. Tre aspetti da evidenziare nella visione degli autori di violenze • La mancata comprensione della connessione tra violenza contro le donne e violenza maschile in altri contesti e relazioni. • La violenza contro le donne come violenza su un soggetto caratterizzato come “debole” e relativi impliciti. • Inconsapevolezza della violenza strutturale e di quella incorporata nelle aspettative di ruolo.

  8. Violenza contro le donne e violenza contro gli uomini • «Ci sono uomini che si ubriacano come maiali, che si drogano e picchiano. Non ci hanno le palle di litigare con altri uomini e lo fanno con le donne».

  9. «La prima volta a 14 anni a Palermo. Due persone avevano dato fastidio a mia sorella. Lei aveva 13 anni. L’avevano importunata. Gli ho detto di lasciarla stare e poi una parola lui e una io…». • «Lei è andata con un mio amico. Per me è morta la. Il mio amico ha passato dei brutti momenti. L’ho schiacciato con una macchina in un muro. C’erano altre regole. Non si toccava la donna dell’amico quando è in prigione» • «In una rissa ho dato un pugno a un ragazzo davanti a una discoteca a Rimini. Lui ha aggredito un mio amico e io ho picchiato lui. C’erano delle ragazze. Poi è saltato fuori che abbiamo palpeggiato la sua ragazza». 

  10. Violenza e attribuzioni di ruolo • «La donna cosa fa? Si alleva la prole. Tiene insieme tutte le cose che deve fare. L’uomo porta avanti la baracca. La sera stanno insieme. La domenica se ne vanno a spasso. Cercano di tirar su i figli. Finito, vite abbastanza semplici». [A6] • «L’uomo è uomo, la donna è donna. La parità ok, ma come stira una donna non può stirare un uomo e come porta a casa la carretta l’uomo… Quando i ruoli cominciano a invertirsi… La donna deve impegnarsi nelle faccende di casa, nella conduzione della famiglia. Se vuole andare a lavorare va a lavorare. Ma può stare a casa, ci posso pensare io. […] Certi io oggi mi trovo a fare il padre ma anche la pappina. [però] in natura è così: il padre porta il becchime, ma chi lo mette in bocca è la madre. Forse questo si è perso. Ma non sono maschilista».

  11. Violenza e scacchi relazionali • «[…] Non hanno l’ideale della famiglia. Mio padre ha cresciuto 12 figli. Solo qua [al Nord n.d.c.] succedono queste cose perché la legge difende la donna perché è più debole. E lei può permettersi di fare quello che vuole. Fa la zoccola». [C6] (italiano) • «Le donne vanno a scopare con gli altri e quando viene fuori la marmellata la violenza l’ha fatta il marito. […] Quello che conta è l’onestà, crescere i figli, difendere la mia moralità. Alla fine le donne fanno le cose immorali e la denuncia viene fatta al marito. […] Mi accusano di violenza, ma è mia moglie. […] Andare con gli altri non basta, deve anche denunciare il marito. […] Io non lo posso accettare. Se la donna scopa e non vedi via d’uscita cosa fai? Succedono gli omicidi perché non lo difende nessuno l’uomo. Prendono e mi mandano in galera. […] Nella denuncia dice “mi picchiava e mi violentava”. Ha scritto tante cose che io non so…». [C8] (straniero)

  12. Un cambiamento di frame • una modificazione del frame (cornice) attraverso cui si osserva il problema. • una modificazione della concezione del rapporto tra maschilità e violenza da un'identificazione rigida ed assoluta a una visione psicodinamica. • un ampliamento dei soggetti coinvolti nell'impegno al contrasto della violenza maschile sulle donne. La possibilità di un confronto e una collaborazione attiva tra donne e uomini.

  13. Due disposizioni necessarie nel lavoro con gli uomini • La disponibilità ad un approccio riflessivo • L’autoconsapevolezza di genere

  14. Indagine dell’ISTAT “La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia” (2006) Sono stimate: • - 6 milioni 743 mila le donne tra i 16 e i 70 anni che nel corso della loro vita sono state vittime di violenza fisica o sessuale (31,9% della classe di età). • - 3 milioni 961mila violenze fisiche (18,8% della classe di età). • - 5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7% della classe di età). • - 1 milionedi donne hanno subito stupri o tentati stupri (4,8%% della classe di età) • - 1 milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale e fisica prima dei 16 anni in famiglia. • - 7 milioni 134 mila donne hanno subito o subiscono violenza psicologica (isolamento, controllo, violenza economica, svalorizzazione, intimidazione) • Generalmente le donne subiscono più forme di violenza, sia fisica che sessuale. • Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Il sommerso arriva al 96% delle violenze da un non partner e il 93% da un partner. Per quanto riguarda più nello specifico gli stupri non vengono denunciati nel 91% dei casi. Molte donne non parlano a nessuno della violenza subita (nel 33,9% dei casi se subita dal partner, nel 24% se subita da non partner). • Gli autori della violenza sono sia partner, che ex partner, che amici, parenti, datori e colleghi di lavoro, conoscenti e sconosciuti.

  15. Indagine dell’ISTAT “La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia” (2006) I partner sono autori di: • violenze fisiche nel 62,4% dei casi. • violenze sessuali senza contare le molestie nel 68,3% dei casi. • stupri nel 69,7% dei casi. Gli autori degli stupri: • Il 69,7% degli stupri sono commessi dal partner. • Il 17,4% da un conoscente. • Il 6,2% da estranei. In concreto 2 milioni 938 mila donne hanno subito violenza fisica o sessuale dal partner attuale o dall’ex partner.

  16. Indagine Multiscopo dell’ISTAT “Sicurezza dei cittadini” Molestie e violenze sessuali Effettuata nel 2002 e diffusa nel dicembre 2004 • Circa la metà (9 milioni 860 mila) delle donne in età 14-59 anni hanno subito nell’arco della loro vita almeno una molestia a sfondo sessuale, un ricatto sessuale o una violenza; si tratta del 55,2% del totale delle donne di 14-59 anni. • Mentre sono più di mezzo milione (520 mila), le donne dai 14 ai 59 anni che nel corso della loro vita hanno subito almeno uno stupro o un tentato stupro; si tratta del 2,9% del totale delle donne di 14-59 anni. • Molestie verbali, fisiche, atti di esibizionismo, telefonate oscene e forme di pedinamento hanno riguardato quasi un quarto delle donne nella fascia di età considerata (14-59). • Sono 373 mila (il 3,1,%) le donne di 15-59 anni che nel corso della vita lavorativa sono state sottoposte a ricatti sessuali sul posto di lavoro: in particolare l’1,8% per essere assunte e l’1,8% per mantenere il posto di lavoro o avanzare di carriera. • Soltanto il 7,4% delle donne che ha subito una violenza tentata o consumata ha denunciato il fatto (9,3% negli ultimi tre anni). La quota di violenza che rimane sommersa è dunque altissima.

  17. L’omicidio volontario in Italia.Rapporto Eures 2013Dati sul femicidio • Tra il 2000 e il 2012 sono state uccise in Italia 2.220 donne (il 70% in famiglia), con una media di 171 vittime ogni anno ovvero all'incirca una ogni due giorni. • 199 donne uccise nel 2000 • 181 donne uccise nel 2001 • 186 donne uccise nel 2002 • 199 donne uccise nel 2003 • 184 donne uccise nel 2004 • 138 donne uccise nel 2005 • 181 donne uccise nel 2006 • 145 donne uccise nel 2007 • 147 donne uccise nel 2008 • 173 donne uccise nel 2009 • 158 donne uccise nel 2010 • 170 donne uccise nel 2011 • 159 donne uccise nel 2012

  18. L’omicidio volontario in Italia.Rapporto Eures 2013 • Nel nostro paese è il Nord Italia, a registrare la quota più alta di vittime di sesso femminile: 77 delle 159 donne uccise nel 2012, pari al 48,4%, contro le 60 pari al 37,7% del Sud e alle 22 vittime, pari al 13,9% del centro. L'indice di rischio è di 4,4 vittime per milione di donne al Nord, 3,9% al Centro e il 3,5% al Sud. • L'indice di rischio più alto è in Molise (8,0%), seguito da Liguria (6,1%), dall'Emilia Romagna (5,0%). Il più basso è quello della Valle d'Aosta (2,5%). [il Trentino ha un indice del 3,4%].  • La famiglia è per la donna il luogo con più elevato rischio di omicidio. Tra tutte le donne uccise in Italia 7 su 10 sono uccise da un familiare un partner o un ex (69,6% nel 2010, il 70,6% nel 2011, e il 67,3% nel 2012). • Viceversa l'autore degli omicidi in famiglia è in 8 casi su 10 un uomo (82,7% nel 2010, 86,9% nel 2011, 90,6% nel 2012). • E all'interno degli omicidi familiari è soprattutto la relazione di coppia a risultare significativa per spiegare la violenza (49,1% dei casi). • Nel 50,9% dei casi l'autore e la vittima sono coniugati e conviventi. • Nel 11,6% sono conviventi non coniugati [dunque nel 62,5% sono conviventi]. • nel 26,5% sono separati, divorziati ed ex. • Nel 35,3% dei casi degli omicidi di coppia, tra i partner c'erano frequenti litigi. • Nel 14,2% la vittima voleva lasciare l'autore. • Nell'1,1% l'autore voleva lasciare la vittima. • Nel 35,3% non c'erano problemi noti.

  19. Violenza ed evitamento • «Quando mi sentivo aggredito, quando reagivo mi sono sentito alla stregua di uomini malvagi. In quei casi così, lì ero io il debole; dovevo stare, li subivo. […] È un paradosso. […] Verbalmente era molto più brava di me. Io reagivo con le mani, fermandola, bloccandola, prendendola per il bavero». [A5]

  20. "Uomini abusanti. Prime esperienze di riflessione e intervento in Italia" http://lenove.org/pubblicazioni/ LeNove

  21. Una panoramica in Italia • Carcere di Bollate a Milano (2006) – Centro Italiano per la promozione della mediazione • Sportello telefonico per l’ascolto del disagio maschile (2009) – Prov. di Torino, Il cerchio degli uomini • Centro di Ascolto uomini Maltrattanti (CAM) di Firenze (2009) • Liberiamoci dalla violenza (LDV) Modena, dal 2011. • Caritas di Bolzano, Servizio di Consulenza per uomini e dal 2011 Training Antiviolenza • “Cambiamenti” a Rovereto Training antiviolenza per uomini responsabili di violenza o maltrattamenti intrafamiliari (2011) • Relazioni libere dalla violenza, 2012, Roma (Solidea, Maschile Plurale, Differenza donna e Provincia di Roma) • Altri progetti avviati di Recente: Ferrara, Forlì, Bergamo-Milano, Trieste, Roma.

  22. L’ignoranza delle radici • “Mi sento nervoso, ferito, sottovalutato. Non è la vera causa. Non so dire il vero perché…” • “Non so come spiegarmelo neanch’io. Di solito quando bevevo”. “Mi piaceva bere per nervosismo”. • “Non si litiga mai per le cose grosse, ma per le stronzate. È un accumulo”. • “Al di là della parola siamo animali. Il cane quando non può più ringhiare apre la bocca e se non viene capito morde. Se non c’è più riscontro col dialogo…. Sono cose della natura umana”. • “Un muro… il vedere che non si riesce a oltrepassare. Un muro per dire che non c’è più comprensione. Che non si riesce ad arrivare un punto di incontro. Vedere un blocco, un problema serio che dall’altra parte però non c’era la motivazione forte per risolverlo, per abbattere questo muro, correggersi e andare avanti”.

  23. DUE QUADERNI X APPROFONDIRE • Anche gli uomini possono cambiare. Il percorso del centro LDV di Modena, • A cura di M. Deriu • Pubblicato da Regione Emilia Romagna, Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna. • Il continente sconosciuto. Gli uomini e la violenza maschile, • A cura di M. Deriu • Pubblicato da Regione Emilia Romagna, Servizio Sanitario Regione Emilia Romagna • Scaricabili da: http://sociale.regione.emilia-romagna.it/documentazione/pubblicazioni/guide/altre-pubblicazioni-servizio-politiche-familiari/2012/

  24. Passaggi di un percorso • il riconoscimento di avere un problema; • l'accettazione di aver bisogno di un aiuto; • l'accettazione di un contatto da parte degli operatori con la propria partner o ex.; • la ricostruzione minuziosa delle violenze commesse e delle proprie emozioni nel frangente; • il riconoscimento della propria responsabilità; • il recuperare e ripercorre la propria storia famigliare ed eventualmente le proprie; • esperienze traumatiche (violenza subita o assistita) e la comprensione dei legami con i propri problemi e comportamenti; • il riconoscimento degli effetti e dei danni e sofferenze causate.

  25. «ogni scoperta relativa al comportamento umano è anche una scoperta relativa al sé, e spesso una scoperta sgradevole in questo campo interno» (Gregory Bateson).

  26. «Tutti noi amiamo immaginarci intelligenti, o generosi, o di buon carattere, o dotati di qualità pratiche e cose del genere. La personalità, nel suo insieme, possiede altre qualità, qualità inferiori di cui non siamo altrettanto consapevoli. È il rapporto con l’ambiente circostante a farcene intuire l’esistenza, poiché esse si manifestano quando un conflitto viene a turbare questo rapporto» (Marie-Louise von Franz)

  27. «L'enfatizzazione che l'uomo padre fa, ad esempio, non tanto del pericolo ambientale (locali pubblici, discoteche, strade), quanto delle "capacità [cioè delle incapacità della propria figlia] di distinguere, di proteggersi", denota una sorta di dissociazione identitaria: in quanto padre ci si sveste del senso di appartenenza al genere maschile deviando l'accento dalle figure potenzialmente evocanti paure e pericoli (altri uomini) alle deboli capacità soggettive della figlia di distinguere le situazioni di rischio e pericolo» • (Pitch, Ventimiglia 2001, p. 145)

  28. Il tema del diniego • «Il diniego può non essere questione né di dire la verità, né di mentire intenzionalmente. L’affermazione non è del tutto deliberata e lo status di “conoscenza” della verità non è del tutto chiaro. Sembrano esistere stati mentali, o, addirittura, intere culture, in cui noi sappiamo e allo stesso tempo non sappiamo. [….] I gruppi dominanti sembrano misteriosamente capaci di escludere o ignorare l’ingiustizia e la sofferenza che li circonda» (Stanley Cohen)

  29. Livelli di diniego • Riconoscere di aver commesso il fatto ma spinti da ragioni o contingenze esterne alla propria volontà «Io non ho scusanti e mi devo curare. Ma il suo comportamento mi feriva talmente tanto. Se tu sai che io non riesco più a trattenere la calma e ti alzo le mani, perché vuoi arrivare a questo? Mancanza di rispetto, bugie, falsità. Lei mi metteva sempre alla prova. Perché così io mi sarei preso la colpa e me ne sarei andato. Portandomi alla disperazione…». «La signora mi ha buttato dietro dei profumi. Avevamo litigato per le solite cose. Io sono corso e l’ho strattonata. Siamo finiti sul letto e poi per terra. Poi lei ha chiamato i carabinieri».

  30. Livelli di diniego • Riconoscere di aver commesso il fatto ma spinti da ragioni o contingenze esterne alla propria volontà «Io non ho scusanti e mi devo curare. Ma il suo comportamento mi feriva talmente tanto. Se tu sai che io non riesco più a trattenere la calma e ti alzo le mani, perché vuoi arrivare a questo? Mancanza di rispetto, bugie, falsità. Lei mi metteva sempre alla prova. Perché così io mi sarei preso la colpa e me ne sarei andato. Portandomi alla disperazione…». «Io mai nella mia vita… C’era stato un episodio. Per difendermi la colpii al labbro. Lei era convinta che la tradissi. […] è nata come una forma di violenza. La mia è stata una difesa. Forse una difesa più forte. Non mi sarei mai permesso. Non mi è mai capitato».

  31. Livelli di diniego • Riconoscere il fatto ma operare una distinzione tra atti e reali intenzioni. “Non volevo fare male, mai fatto. Lei è caduta. Io avevo coltello ma non volevo fare male. Volevo i soldi…”. • Non hai pensato che le facevi paura con il coltello? “Non volevo farle del male, ma… io sapevo, lei non sapeva”.

  32. Livelli di diniego • Riconoscere di aver commesso un qualche fatto ma omettere una descrizione e un riconoscimento completo dell’evento “Io l’ho baciata [fa segno sulla guancia] e poi l’ho salutata”, “Ho preso la faccia e l’ho baciata”. • Perché l’hai baciata? “Lei voleva giocare…”.

  33. Livelli di diniego • Riconoscere di aver commesso l’atto o gli atti ma diminuirne il significato e la portata, ovvero la gravità del fatto. «Sono arrivato a casa e le ho dato 2,3,4 sberle. Perché ero tornato a casa. Ero uscito il sabato mattina e sono tornato alle 10 di sera. Dovevamo andare in una pizzeria e non sono tornato. Cosa dovevo rispondere? Ero in torto…». «Lei lesioni non ce ne ha. Io non sono violento».   «I referti medici parlavano di una ferita all’orecchio destro e una perforazione all’orecchio sinistro. Ma se io gli davo uno schiaffone, con i miei 130 kg ne rimaneva ben poco».

  34. Livelli di diniego • Riconoscere un fatto ma affermare che si tratta di un caso isolato ed eccezionale. «Solo li e poi un’altra volta nel 2007 ma non granché. Non mi ricordo. Prima di sposarmi, per gelosia. Lei era troppo gelosa. Sai la donna com’é… Abbiamo litigato». «Con la prima moglie. C’è stato un episodio. Una volta. Una discussione. Io non mi ricordo…».

  35. Livelli di diniego • Dichiararsi completamente estraneo ai fatti, o dichiarare inesistenti i fatti. “Lei è riuscita a spaccarsi un vetro in testa e ha accusato me”. “Io posso dire che la violenza è brutta. Una donna mi ha fatto del male a me. Io non l’ho mai fatto. Ma l’ho subita”.

  36. Bruno Bettelheim • l’intensità della negazione è la contropartita esatta del grado e della profondità dell’angoscia prodotti dalla negazione stessa (Il cuore vigile)

  37. Etichettamento e stigma sociale • «[quella persona] mi ha messo un bollino come uomo violento. Mi accusa ancora di più […] Il bollino di uomo violento: lo sono, lo sono stato, ma diamo un’opportunità, aiutiamolo a curare e ricostruire la famiglia». • «Non penso di essere questo mostro come mi ha disegnato lei. Non penso che sia stata terrorizzata da me».

  38. «Sono cose che odio. Non ho parole. Chi fa del male a una ragazza o a un bimbo. Questi soggetti devono essere controllati o rinchiusi». • «Quando sono arrivato qui una dottoressa mi ha detto: “sei in una sezione un po’…” Io le ho detto: “ho un percorso ben preciso. Reati comuni, truffa, furti. Tutta una vita”».

  39. «Sono in buona fede. Credo di essere innocente. Se ho sbagliato pago». • «Se mi accorgo che sono colpevole vado di là e mi ammazzo. Però mettermi in una sezione come questa e considerarmi già colpevole. Io ho fatto carcere ma per furto…» •  «Non voglio aspettare i servizi sociali che mi mettano in mano a un carnefice. Voglio vedere se ho la possibilità di curarmi».

  40. Un deficit di conoscenza e analisi che riguarda: • il linguaggio • gli autori di questa violenza • le possibili radici • le dinamiche interpersonali • i processi sociali e culturali più ampi

  41. Intimi e sconosciuti…. • ALLE DONNE…. • A SE STESSI… • ALLE ISTITUZIONI

  42. Quattro potenziali rischi • Il rischio di commercializzazione • Il rischio della competizione • Il rischio della medicalizzazione • Il rischio della istituzionalizzazione

  43. Dal 2 dicembre 2011 al 7 marzo 2013 158 contatti con LDV : Uomini per avere informazioni e/o richiedere un appuntamento: 57 partner (che hanno chiesto informazioni per possibili invii dei compagni/mariti): 25 altri: servizi invianti, giornalisti, avvocati, studenti universitari, persone interessate: 76

  44. Trattamenti in corso Attualmente sono in terapia 23 uomini (di cui 3 stranieri). età: dai 27 ai 65 anni professione: operai, artigiani, piccoli imprenditori, bancari, rappresentanti, dirigenti, impiegati, pensionati, disoccupati. città di residenza: Modena , provincia di Modena, altre città della regione, fuori regione 6terapie concluse 4drop out (1 solo colloquio, poi hanno interrotto i contatti) 5 hanno disdetto o non si sono presentati al 1° appuntamento 6 uomini in lista di attesa L’ 8 marzo 2013 è iniziato un gruppo terapeutico con 8 uomini

  45. Caratteristiche degli uomini di LDVEtà media : 35-50 anniTitolo di studio: diploma scuola media superioreStato civile: separato/ in attesa di separazioneil 90% di essi è padre, il 50% ha subito denuncia da parte della partnerTipologia prevalente di violenza agita: fisica/psicologica Ha saputo di LDV: internet/servizi/partner

  46. Prospetto • Resistenze e aperture • Cenni sulle interpretazioni sociali della violenza maschile • Una panoramica della situazione italiana • Il significato del lavoro con gli uomini

  47. Possibili interpretazioni della violenza maschile • come effetto e riproposizione di un’esperienza traumatica, o come espressione di una patologia individuale; • come forma di comportamento appreso e interiorizzato, attraverso la socializzazione; • come espressione identitaria, in quanto modalità espressiva socioculturale della maschilità o virilità; (come adesione a dinamiche collettive o di gruppo); • come strumento di controllo e potere sugli altri ed in particolare sulle persone importanti. • come reazione distruttiva ad un senso di inadeguatezza nel mutamento delle relazioni e di impotenza a fronte di scacchi relazionali. 

  48. Una triplice difficoltà • Riuscire a vedere la maschilità come problema o questione da mettere in discussione. • Riuscire a vedere la maschilità come campo di conflitti dinamico e quindi di possibile cambiamento (individuale, culturale e sociale) • Riuscire a vedere la maschilità come risorsa per il lavoro di prevenzione e contrasto della violenza.

  49. AUSL MODENA CAPOFILA • L’ Azienda USL di Modena dal 2 dicembre 2011 è capofila a livello regionale di un progetto di fattibilità per la messa a punto di un programma sperimentale relativo al trattamento degli autori di violenze domestiche di genere ed intrafamiliari

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