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ACCOGLIENZA E PRESA IN CARICO SOCIALE DELLA VITTIMA DI VIOLENZA

ACCOGLIENZA E PRESA IN CARICO SOCIALE DELLA VITTIMA DI VIOLENZA. D.ssa Donatella Galloni Assistente Sociale Specialista ASL MILANO Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico.

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ACCOGLIENZA E PRESA IN CARICO SOCIALE DELLA VITTIMA DI VIOLENZA

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Presentation Transcript


  1. ACCOGLIENZA E PRESA IN CARICO SOCIALE DELLA VITTIMA DI VIOLENZA D.ssa Donatella Galloni Assistente Sociale Specialista ASL MILANO Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD) Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico

  2. “La violenza di genere - violenza di uomini contro donne e bambine - è stata quasi invisibile fino a tempi molto recenti: non perché fosse tenuta nascosta, tutt’altro, ma perché era talmente connaturata con la tradizione, i valori dominanti e le leggi da passare inosservata, quasi fosse un evento naturale” (Romito, 2000, pag. 9).

  3. La donna, giudicata sulla base degli stereotipi si trova ingabbiata in uno stile di vita e in situazioni che ne limitano l’azione e il pensiero. (es. ruolo di moglie - ruolo materno – ruolo di accudimento/cura)

  4. Gli stereotipi di genere Essi conducono ad una percezione rigida e distorta della realtà che si basa su ciò che si intende per femminile e maschile e su ciò che ci si aspetta dalle donne e dagli uomini

  5. “Pubblicità e stereotipi di genere”

  6. TRASMISSIONE CULTURALE DEGLI STEREOTIPI DI GENERE: L'arte del raccontare

  7. Stereotipi di genere nella fiaba Uomini Donne Difficilmente la controparte femminile dell'eroe è artefice del proprio destino con la medesima destrezza Le eroine intelligenti e attive rappresentano in genere figure negative, invidiose, che vivono nell'ombra e utilizzano i poteri magici per commettere atti malvagi. Le eroine leali e positive, rese celebri anche dalle produzioni disneyane, aderiscono a un ruolo femminile subordinato: sono belle, buone e gentili, ma di fatto inadeguate alla sopravvivenza. Dipendono dall'arrivo del principe azzurro per diventare adulte realizzate . • Si trova spesso un eroe coraggioso che decide di seguire le proprie aspirazioni e si allontana dal proprio ambiente, avventurandosi in un mondo sconosciuto e affascinante … • Dopo aver attraversato mille peripezie e superato prove difficilissime, realizza il proprio scopo e la ricompensa che riceve è sempre grande: troverà l'amore, la felicità, la ricchezza. E un giorno diventerà re, ossia un adulto realizzato .

  8. Qualità auspicabili per le donne • BELLEZZA • PAZIENZA • OBBEDIENZA – vedi la storia di Barbablù • STRUMENTI COERCITIVI PER DOMARE LE FEMMINE RIBELLI I TEMI PRESENTI NELLE FIABE SONO ANACRONISTICI?

  9. ...PURTROPPO NO! • Commedie rosa, alcune tipologie di romanzo e di cartone/film animato, fumetti ecc. si rifanno alle fiabe sia per quanto riguarda i temi che i ruoli giocati dai. Il tema fisso è la ricerca dell'amore per tutta la vita, l'uomo giusto: il principe azzurro. • Per la donna il compimento del suo destino è il trovare un marito che la protegga e a cui essere dedita e fedele. Presentano il matrimonio, non lo spirito di avventura o la realizzazione di sé, come la massima aspirazione per il genere femminile.

  10. HAPPY END PER SEMPRE VISSERO TUTTI FELICI E CONTENTI!!! E SE COSI' NON FOSSE???

  11. Stalking Femminicidio Maltrattamento Stupro Coniugale

  12. ALCUNI DATI……

  13. ISTAT 2006 I partner attuali ed ex sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica e di alcuni tipi di violenza sessuali: lo stupro ed i rapporti sessuali non desiderati ma subiti per paura delle conseguenze

  14. ISTAT 2006 Gli autori: • Il 69,7% degli stupri è ad opera del partnerdi cui: • 55,5% ex partner • 14,2% partner attuale • il 17,4% di un conoscente, • il 6,2% è opera di estranei

  15. Nel 75% dei casi di donne uccise, la morte è avvenuta per mano del partner o ex partner. Nel 70% dei casi di uxoricidio si è riscontrata l’esistenza di pregressa e reiterata violenza domestica A.C. Baldry 2006

  16. Uscire dalla violenza si può???

  17. PER INTERROMPERE LA SPIRALE DELLA VIOLENZAÈ NECESSARIORICONOSCERSI “VITTIMA”

  18. ISTAT 2006 • il 18,2% delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale in famiglia considera la violenza subita un reato, • il 44% qualcosa di sbagliato • il 36% “qualcosa che è accaduto”

  19. Per queste donne è importante che ci sia qualcuno che veicoli la loro richiesta d’aiuto, offrendo la possibilità di un intervento diversificato, specialistico e professionale. Qualcuno che sappia ascoltare le loro parole ed interpretare i loro silenzi…..

  20. LE PAROLEDELLEDONNE

  21. Le donne che chiedono aiuto sono state violate, stuprate, illuse e disilluse, rese vittime di reati camuffati da una distorta e diffusa percezione sociale che confonde la smania di possesso maschile con l’Amore dell’uomo nei confronti della donna. Sono state immiserite nella propria percezione di sé, sono state minate nella loro autostima, sono rimaste impigliate per periodi anche lunghi in relazioni di coppia che hanno voluto o dovuto ritenere “d’amore”.

  22. Le storie individuali delle donne che subiscono violenza da parte del partner vanno analizzate alla luce di un unico comune denominatore: il loro avvenire in un contesto sociale, in una cultura, in un sistema di ruoli, pregiudizi e stereotipi ancora improntato ad un concetto di subalternità di tutte le donne. (O. Gargano, 2012)

  23. Le Storie delle Donne Le loro biografie sono vicende che si collocano in un contesto di relazioni storiche tra i generi nel quale la predominanza del maschile è ancora netta, e gli archetipi fondanti del sistema patriarcale si percepiscono con grande evidenza. Accompagnarle verso questa consapevolezza significa restituirle alle proprie potenzialità, aiutarle ad affrontare ed a superare i traumi subiti, dotarle di uno sguardo critico sul mondo che le circonda.

  24. RICONOSCERE LA VIOLENZA Le donne che tentano di uscire dalla violenza si rivolgono a diversi soggetti (assistenti sociali, forze dell’ordine, medici) per chiedere aiuto. Spesso le donne si rivolgono agli operatori dei servizi sociali portando richieste di aiuto di varia natura senza parlare in modo esplicito della violenza subita, aspettando che qualcuno ponga loro delle domande per far emergere il problema.

  25. ISTAT 2006 • Il 34% delle donne che hanno subito violenza da un partner nel corso della vita non ne parla con nessuno, ma se decide di parlarne il 60% lo fa subito e il 17% dopo pochi giorni. • Se ne parlano lo fanno con: - amici (37%), - membro della famiglia (33%) - 3,7% con un medico/ infermiere/operatore PS, - il 3,9% con assistenti sociali/ operatori consultori - il 4,9% con avvocati/magistrati/FFOO

  26. Momento cruciale di qualsiasi possibile inizio di un intervento è rappresentato dall’identificazione e dal riconoscimento da parte dell’operatore della presenza di violenza passata e/o attuale della donna che si rivolge al servizio.

  27. PROCESSO EMOTIVO – COGNITIVO DONNA OPERATORE

  28. I BISOGNI DELLE DONNE

  29. I BISOGNI DELLE DONNE CHE HANNO SUBITO VIOLENZA BISOGNI INIZIALI • USCIRE DALLA CONFUSIONE • ESSERE ASCOLTATE • RACCONTARE LA PROPRIA STORIA E LE PROPRIE EMOZIONI • ESSERE CREDUTE E NON GIUDICATE • RICONOSCERE LA VIOLENZA COME TALE • VEDERE LEGITTIMATE LE PROPRIE EMOZIONI • RACCOGLIERE INFORMAZIONI

  30. I BISOGNI DELLE DONNE CHE HANNO SUBITO VIOLENZA BISOGNI CHE EMERGONO NEL LUNGO TERMINE • COMPRENDERE L’ACCADUTO • SUPERARE LA VERGOGNA E SENSO DI COLPA • RIDISTRIBUIRE LE REALI RESPONSABILITA’ • RICOSTRUIRE SENSO DI SE’ (FISICO– PSICHICO) • RECUPERARE CONTROLLO SULLA PROPRIA VITA

  31. L’ascolto della violenza

  32. Dinamiche e Atteggiamenti dell’incontro E’ importante avere un atteggiamento equilibrato e realmente non-giudicante nei confronti delle donne che si sono imbattute in un’esperienza di relazione violenta, e ne hanno dovuto sorbire fino all’ultima goccia le conseguenze. Quelle nefaste, e quelle ambigue. Quelle di negazione, e quelle di (obliquo fin che si vuole) riconoscimento. Facile cadere nella tentazione di considerarle semplicemente vittime, e di adoperarsi per assisterle, etero dirigendole, sostituendo ai dicktat dei partner violenti una precettistica bonaria e/o intransigente. Sbagliato è praticare un’accoglienza basata su una (spesso inconscia) proprietà transitiva: è buono per te quello che è buono per me, per la società cui appartengo.

  33. Modalità degli operatori che facilitano l’emersione della violenza • Predisporre un luogo fisico e mentale per accogliere il racconto della donna • Avere un atteggiamento non giudicante • Mantenere una “sana empatia” con la donna • Rispettare i tempi della donna, coniugandoli con le procedure sanitarie e legali • Riconoscere e prendere posizione rispetto alla violenza

  34. L’ascolto non-giudicante Ed allora è importante non standardizzare la sua storia, non dare per scontata la sua fuoriuscita dalla situazione violenta, non costringerla a dissimulare, producendo una relazione di sostegno destinata a fallire. Ripercorrere assieme i motivi che l’hanno condotta a scegliere il suo partner è importante perché affronta il suo senso di colpa, il profondo senso di inadeguatezza che ne affossa l’autostima, sostanzia il contesto che ha provocato l’attuale situazione, e giustifica il suo esserne prigioniera, aiutandola a ricostruire le risorse per “liberarsi” – anche comunicando e condividendo le ombre, le ambiguità, i tentennamenti nella sua storia e in sé stessa, senza paura del reiterarsi di una condanna. Ed allora, ecco che al primo contatto, ancora prima della “presa in carico”, bisogna lanciare un messaggio rassicurante, far trapelare un atteggiamento realmente non-giudicante, e farle capire che può aprirsi, può parlare, può dare corpo alle ombre che altrimenti la soffocherebbero. Dobbiamo farle capire che non ci scandalizziamo, non proviamo né meraviglia né disgusto, che abbiamo una posizione fortemente critica verso il sistema patriarcale nel quale lei e noi siamo immerse.

  35. La violenza è un male che pesa su tutti noi uomini e donne: Dobbiamo conoscerla e riconoscerla, individuarla e dimostrare alla vittima che lei vale; ascoltarla, offrirle aiuto e incoraggiarla a parlare. Soprattutto dobbiamo sostenere la sua decisione finale anche se non è quello che ci auguravamo per lei. «Il male che si deve raccontare» S. Agnello Hornby

  36. COMPETENZE RELAZIONALI che devono tenere conto della: - Sospensione del giudizio - Capacità di leggere e gestire le proprie emozioni - Credere alla donna quando esprime bisogno di sicurezza - Sollecitare senza indagare

  37. LE COMPETENZE NELL’ASCOLTO E’ importante riconoscere la violenza come tale Attivare un ascolto empatico significa poter sentire le emozioni dell’altro ma anche essere vigili e consapevoli dei propri vissuti Un rischio in cui gli operatori possono incorrere è l’identificazionecon la vittima e dunque un’incapacità ad assumere la utile distanza che consente fermezza, lucidità e favorisce la relazione con l’altro.

  38. Sincera disponibilità Non drammatizzazione e non banalizzazione Restituzione alla vittima del suo valore di persona e di protagonista in ogni fase dell’accoglienza Rispettare i tempi della donna

  39. EVITARE la ri-vitimizzazione: domandare alla donna cosa ha fatto per provocare la violenza, giudicare le sue scelte e azioni, minimizzare la situazione di pericolo da lei raccontata, prendere scelte per lei.

  40. Che cosa prova la donna • massima VULNERABILITA’ • pervasivi sentimenti di COLPA e VERGOGNA • paura/minaccia • ansia/angoscia • solitudine • diffidenza • disorientamento/confusione • disperazione • disvalore/incompetenza • … rabbia

  41. Colloquio Raccolta delle informazioni sanitarie Raccolta dati anamnestici Storia della «relazione» Valutazione del rischio:Metodo S.A.R.A.

  42. Valutazione del rischio e prevenzione di recidiva Parlare di valutazione del rischio di recidiva o di escalation della violenza significa prevenire la reiterazione della violenza, perché si tratta di individuare quali sono i fattori di rischio, determinare la presenza e intervenire, riducendo così la possibilità che la condotta violenta si ripresenti. La valutazione dl rischio (riskassessment) comporta a sua volta la gestione del rischio (riskmanagment) cioè l’individuazione dell’intervento più appropriato per quel caso, per prevenire la recidiva, per proteggere le vittime, per interrompere l’escalation dei maltrattamenti.

  43. LA VALUTAZIONE DEL RISCHO E IL PENSIERO PROGETTUALE Un approccio basato sulla valutazione del rischio in un’ottica psico-sociale e clinica permette di comprendere quali sono le circostanze e le motivazioni – fattori di rischio- che hanno portato l’autore a usare violenza in passato ( i suoi atteggiamenti, credenze sui ruoli all’interno della famiglia, l’abuso di sostanze, disturbo di personalità per citarne solo alcuni), e valutare se la presenza di alcuni di questi fattori hanno influenzato la scelta di agire violenza e se potrebbero anche in futuro la scelta di perpetrazione della stessa. Nel valutare il rischio bisogna tenere conto del tipo di fattori di rischio presenti e contestualizzarli, in quanto essi possono essere statici o dinamici, essere significativi o poco importanti per altre. Valutare il rischio inoltre vuol dire: scoprire quali fattori sono presenti e in quale momento possono interagire nell’incrementare il rischio di reiterazione della violenza; Individuare quale tipo di intervento mettere in atto nell’ottica protettiva

  44. LA FUNZIONE DELL’EQUIPE • Spazio e tempo di pensiero per chi lavora sull’urgenza e in emergenza • Presentazione e discussione interdisciplinare nuovi casi • Valutazione relativa a “chi fa che cosa” • Come effettuare un invio e come lavorare in rete • Verifica progetti in corso • Consolidamento della metodologia del lavoro

  45. Sunday, March 24, 2013 GRAZIE PER L’ATTENZIONE svsed@policlinico.mi.it

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