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Disturbi del Linguaggio

Disturbi del Linguaggio. Psicologia dell’handicap e della riabilitazione Prof. Maria Francesca Pantusa. Il linguaggio è:. Un sistema di segni (tanto parole che ideogrammi) usati in modi regolari di combinazione, secondo regole convenzionalmente stabilite, allo scopo di comunicare.

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Disturbi del Linguaggio

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Presentation Transcript


  1. Disturbi del Linguaggio Psicologia dell’handicap e della riabilitazione Prof. Maria Francesca Pantusa

  2. Il linguaggio è: • Un sistema di segni (tanto parole che ideogrammi) • usati in modi regolari di combinazione, secondo regole convenzionalmente stabilite, • allo scopo di comunicare

  3. Sottosistemi del sistema linguistico • FONOLOGICO • MORFOSINTATTICO • SEMANTICO • PRAGMATICO Interagiscono funzionalmente e si determinano a vicenda

  4. Apprendimento del linguaggio Acquisire il linguaggio significa diventare competenti in questi 4 aspetti: • Fonologia • Semantica • Sintassi • Pragmatica

  5. FONOLOGIA ORGANIZZAZIONE e CLASSIFICAZIONE dei suoni che hanno una funzione distintiva all’interno di un dato sistema linguistico ci informa su quali suoni facciano parte di una lingua e quali no I suoni linguistici che fanno parte di una lingua formano il SISTEMA FONOLOGICO di quella data lingua (es. suono R non esistente nel S.F cinese, difficoltà di discriminazione R/L)

  6. FONOLOGIA ES: per un italiano /R/ è un suono vibrato apicale anteriore, per un francese /R/ è un suono vibrato velare; regola le combinazioni possibili Con la /T/posso mettere /S//R//L/ ma non /V/; /RN/ o /NG/ non possono stare in inizio di parola, ecc)

  7. La semantica Semantica riguarda il significato: • delle parole (s. lessicale) • delle frasi (s. proposizionale)

  8. MORFOSINTASSI Racchiude tutte le abilità grammaticali del linguaggio 16 – 18 mesi sono presenti i morfemi liberi (articoli, preposizioni, congiunzioni) e i morfemi legati (genere e numero dei nomi, flessione dei verbi). Compaiono alcuni tempi dell'indicativo (presente, passato, futuro), il condizionale, il gerundio e l'infinito. 2 anni si passa da enunciati di tipo telegrafico ad enunciati più strutturati con articoli e preposizioni. 3 anni concordanza fra soggetto e verbo. 4 – 5 anni elaborazione della strategia di tener conto dell'ordine delle parole.

  9. PRAGMATICA La pragmatica analizza in maniera sistematica il rapporto tra significato e contesto, le inferenze che permettono ai parlanti di assegnare un senso a parole e frasi. L'insieme dei meccanismi e delle rappresentazioni mentali che consentono di risolvere le ambiguità nell'ambito del linguaggio verbale. (Orsolini 1995)

  10. Esempio della parola SENTI - Senti bene adesso? Viene chiesta conferma all'interlocutore se é in grado di udire bene il messaggio. - senti, sai che cosa mi è accaduto? La parola “senti” è un richiamo per sollecitare l'attenzione. - che cosa senti quando ti dicono che sei il miglior calciatore? In questo caso “senti” ha il significato di quale sentimento provi

  11. La comprensione del linguaggio precede la produzione

  12. TAPPE di SVILUPPO • La percezione sonora guida la produzione, il bambino produce ciò che ascolta. • Il bambino apprende un certo numero di suoni (consonantici e vocalici) e contemporaneamente riesce a combinarli fra di loro perché abbiano un significato.

  13. Tappe di sviluppo Tutti i bambini, a prescindere dalla comunità linguistica in cui crescono, passano attraverso gli stessi stadi: per questo si parla di “universalità” dello sviluppo vocale prelinguistico

  14. TAPPE DI SVILUPPO • 1° mese comportamenti comunicativi gestuali (smorfie, sorrisi) e vocali (diversificazione del pianto, tosse, vagiti). • 3° mese suoni linguistici senza intenzione comunicativa. Impara ad ascoltare, si gira verso chi gli parla o risponde alla voce, e stimolato a vocalizzare.

  15. TRIANGOLAZIONE Alternanza di sguardo fra: BAMBINO OGGETTO MADRE Vocalizzazione

  16. 6-7 mesi babbling canonico • 8 – 9 mesi comunicazione intenzionale ● 1 anno intenzione: ● Richiesta : il bambino si tende verso l'oggetto, guarda l'adulto, vocalizza. • Denominazione • Gesti comunicativi deittici ● Mostrare ● Indicare ● Dare ● Vocalizzazione prime parole ● Gesti comunicativi referenziali : il bambino comunica i suoi stati e i suoi bisogni ( bravo, buono, ciao, più grande, aprire, bere, mangiare....)

  17. 17 – 20 mesi arricchimento lessicale, progressiva soppressione dei processi di semplificazione (cancellazione di una sillaba /TALO/ per TAVOLO • 24 mesi combinazione di 2 o 3 parole parola – frase • Si può dire che dai 2 ai 4 anni il bambino deve acquisire tutti i fonemi della sua lingua e a 4.6 anni non ci devono più essere processi di semplificazione.

  18. Universalità del linguaggio • Tutti i bambini, a prescindere dall’ambiente linguistico in cui vivono, si evolvono nello stesso modo • Le caratteristiche della lingua parlata influiscono sul tipo di suoni che verranno privilegiati • Il rafforzamento ambientale porta il bambino a scegliere i suoni da produrre

  19. Meccanismi di controllo • Il feed back ambientale Il bambino che produce dei suoni ha la possibilità, Attraverso il feed back ambientale e l’esercizio ripetuto, di controllarli sempre di più rendendo più preciso il movimento: scopre la relazione tra i movimenti del cavo orale e il risultato sonoro che ne consegue • Il feed back uditivo aiuta il bambino a prestare attenzione ai segnali vocali che lo circondano, in particolare a quelle parole che sono più simili ai suoni che lui stesso produce L’esercizio ripetuto e il controllo del feed back uditivo rafforzano le caratteristiche di volontarietà del babbling e creano le basi per il linguaggio verbale

  20. SEGNALI DI RISCHIO PER IL DISTURBO DI LINGUAGGIO La presenza di due o più segnali associati può essere una spia di disordine fonologico: • 1. Assenza di lallazione dai 5/7 ai 9/10 mesi; • 2. Assenza di gesti deittici e referenziali dai 12 ai 14 mesi; • 3. Mancata acquisizione di schemi d’azione con oggetti a 12 mesi; • 4. Assenza o ridotta presenza di gioco simbolico da 24 a 30 mesi; • 5. Vocabolario ridotto: meno di 20 parole a 18 mesi e meno di 50 parole a 24 mesi; • 6. Ritardo nella comparsa della combinazione tra gesto e parola; • 7. Deficit nella comprensione di ordini non troppo contestualizzati; • 8. Persistere di espressioni verbali incomprensibili dopo i 2.6-3 anni.

  21. Disturbi del Linguaggio 1.Disturbi dell’Espressione del Linguaggio 2.Disturbo Misto dell’Espressione e della Ricezione del Linguaggio 3.Balbuzie 4.Ritardo semplice del Linguaggio (2-4 anni) 5.Disturbo della Fonazione 6.Mutismo: a) Mutismo totale acquisito (adolescenza) b) Mutismo selettivo stabile (6-7 anni)

  22. Il ritardo del linguaggio • La prevalenza è dell’1-32% • Late talkers • Bloomer Talkers • Alto grado di comorbidità

  23. Il ritardo del linguaggio • In genere arrivano allo specialista tra i 18 ei 36 mesi • Non esiste un approccio chiaro e netto su come intervenire • Il primo passo: • 1- definire lo schema del ritardo di linguaggio (isolato, globale, associato ad altra patologia come ADHD , Autismo ecc)

  24. Il ritardo del linguaggio • 2-identificare l’eziologia ( trauma, prematurità , meningiti,otiti medie persistenti, sordità, un’audiometria va sempre fatta) • 3- valutazione cognitiva • 4- se c’è stata una regressione va eseguita anche una REM • 5- valutare cause ambientali • 6- valutare la gravità del ritardo

  25. I disturbi del linguaggio • Disturbi della voce e della parola (speech) o fonetici • Disturbi del linguaggio (language) o fonologici

  26. Disturbi fonetici E’ alterata la componente fonetica, cioè la capacità di realizzazione articolatoria dei suoni, con la comparsa di errori nella produzione, uso, rappresentazione od organizzazione dei suoni, come per es. sostituzione di un suono con un altro (T → D), distorsioni oppure omissioni di suoni, come le consonanti finali.

  27. Disturbi fonetici 1-DISFONIA:alterazione della voce, dovuta a cause infiammatorie, malformative o traumatiche dell’apparato fonatorio o della sua innervazione. 2-DISARTRIA, disturbo di articolazione dei fonemi complessi, dovuto ad anomalie strutturali o funzionali degli organi fonatori (es anomalie morfologiche bucco-laringo-laringee, quali la labiopalatoschisi o labbro leporino)

  28. Disturbi fonetici 3-DISLALIE o DISTURBO SPECIFICO DELL’ARTICOLAZIONE DELL’ELOQUIO alterazioni articolatorie isolate. I suoni più frequentemente interessati sono s, r, sc, l. 4-DISRITMIE O BALBUZIE: alterazione di ritmo, cioè del normale fluire e della cadenza, dell’eloquio, che interferisce con i risultati scolastici o lavorativi o con la comunicazione Sociale.

  29. La balbuzie La manifestazione principale della balbuzie consiste in una anomalia del normale fluire e della cadenza dell’eloquio, caratterizzata da frequenti: • ripetizioni involontarie di parole, sillabe, frasi intere • pause all’interno di una parola • prolungamento dei suoni • parole emesse con eccessiva tensione fisica • circonlocuzioni (sostituzione di parole per evitare quelle problematiche)

  30. La balbuzie La costante mutabilità di tale disturbo fa pensare più ad una causa di carattere psicoaffettivo, che non ad un’anomalia funzionale. La sua gravità infatti varia in base: • all’interlocutore, • al contenuto del discorso, • allo stato emotivo del bambino Si attenua durante: • il canto, • il soliloquio • o il colloquio con oggetti e animali. Talvolta è il segnale di un disagio psicologico in seguito al verificarsi di situazioni nuove e traumatiche per il bambino come la nascita del fratellino, l’inserimento scolastico, lunghe malattie e ospedalizzazioni, separazione dei genitori, perdita di una persona cara. Spesso alla balbuzie si associano anche turbe motorie e respiratorie come tic, contrazioni del viso, tremori delle labbra, scosse del capo, respiro affannoso.

  31. Le neuroscienze • Secondo Kiddla balbuzie rimanda ad un problema organico di base, e le funzioni “secondarie” di questo sintomo, quale la severità, sono esacerbate dagli eventi stressanti.  • Nelle ricerche di Biermann-Ruben e collaboratori, basate sull’elettroencefalogramma (MEG) , mediante l’ascolto di stimoli linguistici, in soggetti balbuzienti è stata studiata l’attivazione della zona rolandica. Le conclusioni dei ricercatori hanno messo in luce un’attivazione supplementare nella spettrografia delle aree cerebrali

  32. Le neuroscienze • Anche per i ricercatori Sommer M.et al. , il disordine potrebbe essere collegato ad una ridotta dominanza emisferica di sinistra, dove i dati neuroimaging suggeriscono una sovrastimolazione nell’ emisfero destro • I ricercatori Lutzet al. hanno trovato un aumento di volume di WM (materia bianca) nella rete dell’ emisfero destro

  33. Le neuroscienze • Le conclusioni di questi risultati forniscono la prova ben fondata che gli adulti, con balbuzie conclamata, hanno un’anatomia anomala non soltanto nelle zone perisilviane deputate al linguaggio, ma anche nelle zone prefrontali e sensomotorie.  • Tuttavia, secondo gli autori, anche se sono state rintracciate ampie differenze morfologiche fra i due campioni (balbuzienti e non), non si potrà mai escludere la possibilità di considerare le differenze anatomiche come conseguenza della balbuzie, piuttosto che la causa.

  34. Le neuroscienze • Gli autori presumono che, con l’esordio della balbuzie, il cervello dovendo far fronte a questa nuova situazione, ricerca un certo genere di adattamento, o di riorganizzazione corticale.  • Se è vero che tutti i bambini balbuzienti sviluppano un’anomalia strutturale durante lo sviluppo, sarebbe allora molto importante che la terapia cominci già in tenera età per ottenere un effetto maggiore nel normalizzare questa anomalia.

  35. La balbuzie • Generalmente insorge dopo i 4/5 anni, con un rapporto maschi femmine di 4:1. • Prima di tale età di solito si tratta di una balbuzie fisiologica transitoria dovuta alla forte eccitazione del bambino nell’esprimere i suoi pensieri o nel raccontare un fatto, che solitamente scompare da sola col tempo. • In ogni caso è opportuno iniziare un trattamento prima che il bambino inizi la scuola elementare (massimo entro i 6/7 anni), poiché la balbuzie oltre a interferire con l’acquisizione della lettura e della scrittura, influisce in modo negativo sullo sviluppo armonico del bambino .

  36. La balbuzie • L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce questo complesso sintomo nel seguente modo: • “La balbuzie è un disordine nel ritmo della parola, nel quale il paziente sa con precisione ciò che vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di involontari arresti, ripetizioni o prolungamenti di un suono.”

  37. La balbuzie • Tale definizione ben sottolinea l’intreccio della componente psicologica con una difficoltà dell’articolazione del sistema linguistico. • l soggetto sa con precisione cosa vorrebbe dire e nell’intenzionalità di esprimersi, non riesce a coordinare i centri motori del linguaggio con i centri che organizzano la struttura linguistica. 

  38. La balbuzie • Esistono 5 forme di balbuzie: 1) Balbuzie tonica, caratterizzata da difficoltà fonica o prolungamento di una sillaba all’inizio della frase. I blocchi iniziali variano secondo il grado d’ansia. Questo tipo di balbuzie colpisce la maggioranza dei casi. Solitamente la persona affetta da questa forma di disfluenza, si presenta timida, schiva verso i rapporti umani, introversa e riflessiva.2) Balbuzie clonica, contraddistinta dalla ripetizione del fonema all’interno della frase. Questa forma di balbuzie è tipica dei bambini di età compresa tra i cinque e sette anni.

  39. La balbuzie • 3) Balbuzie mista che comprende la prime due forme, con un aggravamento del problema. Si presentano blocchi e prolungamenti del fonema. Questa forma di balbuzie compare dopo i sette anni. • 4) Balbuzie labio-coreica, la quale si caratterizza con movimenti convulsivi dei muscoli labiali e linguali, determinando contrazioni a livello delle labbra e della lingua, con difficoltà nella pronuncia dei suoni labiali e dentali. 

  40. La balbuzie • 5) Balbuzie gutturo-tetanica, determinata dalla rigidità dei muscoli faringei e laringei, che sono causa di una forte difficoltà nella pronuncia dei suoni gutturali e delle vocali.  Queste due ultime forme sono quasi sempre associate ad un momentaneo soffocamento, con la comparsa di sincinesie, ossia movimenti involontari a carico del viso e di altre aree del corpo

  41. La balbuzie • Nella maggioranza dei casi, i soggetti affetti da questi due ultimi tipi di balbuzie, appaiono impacciati nei movimenti; si presentano chiusi ed eccessivamente introversi. • A livello relazionale spesso si associa un comportamento oppositivo ed eccessivamente guardingo. • Non lasciando trapelare alcuna emozione, questi soggetti tendono a censurare un alto tasso di aggressività, che spesso si manifesta con scoppi d’ira in ambito famigliare.

  42. La balbuzie • Intervenire precocemente con la comparsa delle prime avvisaglie, al fine di evitare l’instaurarsi di un pericoloso circolo vizioso, che potrebbe durare tutta la vita. • Il trattamento potrebbe essere proposto al di sotto dei sei anni, prima che il bambino si confronti con la realtà scolastica.

  43. La balbuzie • Risparmiare al bambino la negatività delle esperienze future associate al sintomo, diventa fattore determinante e fondamentale per una prognosi positiva • I primi provvedimenti dovrebbero essere presi già a partire dai quattro anni. • Non confidare nella bontà della natura

  44. La balbuzie • E’ anche vero che con l’evolversi della persona il sintomo potrebbe dissolversi nel 70%, ma questo chi può predirlo? • Certamente un’attesa passiva, non rappresenta in alcun modo una risposta adeguata al problema da attutire. 

  45. La balbuzie Consigli per i genitori/insegnanti • Per contenere la balbuzie e altri comportamenti ansiogeni correlati, sarà importante saper ascoltare con amore, pazienza e fiducia. • E’ necessaria anzitutto una forma di “comunicazione fiduciosa”,

  46. La balbuzie- • Non interferire nella produzione linguistica del bambino con frasi del tipo: Stai calmo! Ripeti lentamente! Controllati o impegnati nel parlare adagio! ecc. • Anche quando il bambino riesce a trovare la normale fluenza, riuscendo a parlar bene è sempre meglio evitare affermazioni di tal sorta: “Vedi che quando t’impegni parli bene!”.

  47. La balbuzie in adolescenza • In questa fase il linguaggio assume un ’importanza fondamentale, diventando l’esteriorizzazione della individualità nascente che si afferma in un mondo competitivo e coinvolgente. • Nella maggioranza dei casi, proprio in questo periodo la balbuzie tende a peggiorare. • A questo sintomo se ne associano altri, come: cattivo rendimento scolastico, bocciature, fobia sociale, condotta aggressiva ed eccessiva chiusura. • Aumenta il tasso di ansia e di aggressività, e solitamente compaiono fobie di varia natura, con tics o movimenti muscolari involontari, che rendono ancor più complicata l’esposizione verbale.

  48. La balbuzie in adolescenza • L ’età più sconvolgente si attesta attorno ai 17/18 anni. • A questa età viene istituzionalizzata la rottura con il mondo famigliare, e nello stesso tempo l’ immaginario interno si colora di tinte cupe e depressive, diventando sempre più dirompente. • L’adolescente è sempre più consapevole dei limiti che la balbuzie frappone fra il proprio Sè nascente e quello degli altri. 

  49. La balbuzie • Per la maggioranza degli adolescenti disfluenti, il più grande peggioramento si verifica con l’approssimarsi dell’ esame di maturità. • Nell’ultimo anno delle scuole superiori, angosce persecutorie coloreranno negativamente questa fase conclusiva. • Con l’esame di maturità il balbuziente è chiamato a dar prova di una maturità raggiunta, che sarà valutata principalmente attraverso il codice verbale. 

  50. La balbuzie: trattamento • La balbuzie è un problema complesso che va trattato con molta cautela e con tecniche specifiche, e sempre sulla base di una diagnosi foniatrica, neuropsichiatrica e psicologica.  • Secondo le nostre ricerche, un buon trattamento terapeutico dovrebbe tenere conto di tutte le variabili che determinano la balbuzie. 

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