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PROGETTAZIONE FORMATIVA

PROGETTAZIONE FORMATIVA. IMPRESA. L’apprendistato professionalizzante e la figura del Tutor aziendale. L’apprendistato professionalizzante prevede la redazione di un Piano Formativo Individuale per ciascun apprendista come parte integrante del contratto di assunzione.

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PROGETTAZIONE FORMATIVA

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Presentation Transcript


  1. PROGETTAZIONE FORMATIVA IMPRESA

  2. L’apprendistato professionalizzante e la figura del Tutor aziendale • L’apprendistato professionalizzante prevede la redazione di un Piano Formativo Individuale per ciascun apprendista come parte integrante del contratto di assunzione. • Il piano formativo individuale, che copre l’intera durata del contratto e deve essere sottoscritto sia dal datore di lavoro che dall’apprendista deve indicare: • la qualifica da conseguire • i dati anagrafici del datore di lavoro dell’apprendista e del tutor aziendale • il percorso formativo complessivo dell’apprendista.

  3. L’apprendistato professionalizzante e la figura del Tutor aziendale • Per poter impostare il lavoro di progettazione delle attività formative rivolte all’apprendista è necessario procedere attraverso l’analisi e la valutazione dei suoi requisiti in ingresso. • Questa fase si propone, innanzitutto, di aiutare il giovane apprendista a prendere consapevolezza di sé, mediante l’analisi delle precedenti esperienze scolastiche, formative o lavorative, delle proprie aspettative e potenzialità al fine di strutturare un personale progetto di sviluppo. • L’analisi e la valutazione devono essere fatte ad personam e devono essere effettuate prima dell’inizio delle attività formative presso l’azienda al fine di pervenire alla: • ricostruzione del percorso formativo e scolastico dell’apprendista. • identificazione del bisogno formativo rispetto alle esigenze dell’apprendista e del sistema impresa nel quale il giovane è inserito. • rilevazione del sistema di motivazioni e aspettative dell’apprendista rispetto al percorso formativo extra aziendale.

  4. L’apprendistato professionalizzante e la figura del Tutor aziendale • In seguito all’analisi ed alla valutazione dei requisiti in ingresso dell’apprendista, si procede all’identificazione del percorso formativo attraverso la definizione delle competenze necessarie alla figura professionale per lo svolgimento del ruolo professionale. • Per qualificare questo percorso di apprendimento sul lavoro la legge 196/97 ha introdotto la figura del tutore aziendale per l’apprendistato, ossia di colui che ha il compito di facilitare l’apprendista nel processo di acquisizione delle competenze necessarie per diventare lavoratore qualificato, assicurando il raccordo necessario tra l’apprendimento sul lavoro e la formazione esterna. • La nuova disciplina dell’istituto dell’apprendistato, pertanto, costituisce il primo esempio in cui la figura del tutore viene esplicitamente prevista e in qualche modo normata (Decreto del Mistero del Lavoro dell’8 aprile 1998).

  5. Funzioni del tutor aziendale • Il D.M. del 28 febbraio 2000 n. 22, in attuazione del disposto normativo e recependo le indicazioni contenute nei diversi decreti conclusi d’intesa con il Ministero della Pubblica Istruzione e sentito il parere della Conferenza Stato-Regioni, descrive le funzioni e i compiti del tutore aziendale (art. 1 e 2). • In tale modello le sue funzioni principali sono: • Funzione informativa; • Funzione orientativa e di guida; • Funzione integrativa; • Funzione formativa e di sostegno all’apprendimento; • Funzione valutativa.

  6. Competenze del tutor aziendale • A tale scopo è necessario che il Tutor aziendale acquisisca competenze relative a: • il contesto normativo relativo ai dispositivi di alternanza; • gli elementi di contrattualistica di settore e/o aziendale in materia di formazione; • l'accoglienza e l'inserimento degli apprendisti in azienda; • la gestione delle relazioni con i soggetti esterni all'azienda coinvolti nel percorso formativo dell'apprendista; • la pianificazione dei percorsi di apprendimento e socializzazione lavorativa; • la valutazione dei progressi e dei risultati dell'apprendimento.

  7. Chi può diventare tutor aziendale? • Come prerequisiti di ingresso si fa riferimento al DECRETO 28 febbraio 2000, Disposizioni relative alle esperienze professionali richieste per lo svolgimento delle funzioni di tutore aziendale ai sensi dell’art. 16 comma 3 della legge n. 196 del 24 giugno 1997 recante "Norme in materia di promozione dell’occupazione". In particolare all’art. 2, comma 1, 2, 3: • Le funzioni di tutore possono essere svolte da un lavoratore qualificato designato dall’impresa oppure, nel caso di imprese con meno di quindici dipendenti e nelle imprese artigiane, dal titolare dell’impresa stessa, da un socio o da un familiare coadiuvante. • Il lavoratore designato dall’impresa per le funzioni di tutore deve: • possedere un livello di inquadramento contrattuale pari o superiore a quello che l’apprendista conseguirà alla fine del periodo di apprendistato; • svolgere attività lavorative coerenti con quelle dell’apprendista; • possedere almeno tre anni di esperienza lavorativa; • Il requisito di cui al comma 2 lettera c) del presente articolo non si applica nel caso in cui non siano presenti in azienda lavoratori in possesso di tale caratteristica

  8. Progettazione formativa • Fasi della progettazione formativa • Analisi del Fabbisogno • Analisi delle risorse • Finalità ed obiettivi generali • Articolazione del progetto • Costruzione del percorso formativo • Modulo Formativo • Unità Formative Capitalizzabili • Modalità formative • Modalità di valutazione

  9. Una metodologia per stendere il piano di lavoro • Per mettere l'apprendista nelle condizioni di lavorare efficacemente è necessario stabilire che cosa dovrà essere in grado di fare una volta concluso il suo periodo di inserimento e formazione. • Nonostante il tutor aziendale sia sicuramente in possesso di una adeguata conoscenza ed esperienza del lavoro che l'apprendista dovrà svolgere, l'individuazione precisa e completa delle cose che egli dovrà imparare non è un'operazione automatica. • Definire cosa insegnare sarà più facile se si dispone di una metodologia che aiuti ad analizzare sistematicamente le attività richieste al ruolo professionale

  10. Stabilire i risultati che l'apprendista dovrà essere in grado di produrre • Per stabilire che cosa l'apprendista deve imparare conviene partire dalle "Aree di Attività" su cui, al termine del suo percorso di inserimento professionale, egli dovrà essere in grado di agire autonomamente. • Per "Area di Attività" (ADA) si intende: • l'identificazione di una fase del processo produttivo, • finalizzata ad ottenere un risultato intermedio, che contribuisce alla realizzazione del prodotto e/o del servizio finale dell'impresa, • a cui corrisponde un insieme di attività specifiche e strettamente collegate tra di loro, • che vengono svolte utilizzando strumenti, tecnologie e procedure ben identificati e integrati, • e che richiedono il possesso di un insieme intrecciato e omogeneo di conoscenze e capacità ben individuate.

  11. Un esempio di ADA • Ad esempio, per un operatore meccanico destinato ad inserirsi prevalentemente in piccole imprese artigiane, le ADA potrebbero essere: • lavorazioni alle macchine tradizionali e a controllo numerico; • preparazione utensili; • attrezzatura, aggiustaggio • assemblaggio, montaggio; • manutenzione ordinaria

  12. Come definire una ADA? • La definizione delle ADA è un utile e semplice criterio di partenza per identificare e ordinare tutte le attività che saranno richieste all'apprendista, senza perdere di vista i principali risultati che egli deve ottenere. • Per definire le ADA è infatti necessario, sulla base della figura professionale che l'apprendista dovrà assumere, partire da una semplice domanda: "quali prodotti e/o servizi il giovane dovrà fornire per contribuire allo svolgimento efficace ed efficiente del processo produttivo?" • A ciascun prodotto/servizio richiesto all'apprendista corrisponderà una specifica ADA

  13. Efficienza, efficacia ed economicità • L’azienda è efficiente quando utilizza in maniera economica le risorse a propria disposizione • I giudizi di efficienza riguardano tutte le fasi del processo produttivo: acquisto, produzione e vendita e si pongono come obiettivo l’analisi delle alternative che producono il massimo rapporto tra risultati ottenuti e mezzi impiegati • Un’azienda è efficace quando ha raggiunto con successo gli obiettivi prefissati • I giudizi di efficacia implicano quindi una valutazione qualitativa ex-post del grado di raggiungimento degli obiettivi desiderati tali obiettivi possono essere: il grado di soddisfazione della clientela, i guadagni conseguiti dall’azienda ecc • Il concetto di economicità sintetizza la capacità dell’azienda nel lungo periodo di utilizzare in modo efficiente le proprie risorse raggiungendo in modo efficace i propri obiettivi

  14. Individuare e riordinare le attività • Una volta definite le ADA che l'apprendista dovrà essere in grado di presidiare all'interno della propria impresa, per ciascuna di esse si deve di individuare in dettaglio le attività che consentono il raggiungimento dei risultati richiesti. • Per facilitare l’individuazione sistematica delle attività necessarie, può essere utile utilizzare un modello di analisi denominato PECR: Predisposizione – Esecuzione – Controllo - Recupero anomalie. In tale modello si assume che per raggiungere gli specifici risultati previsti all'interno di ogni ADA sono necessarie quattro "fasi" che corrispondono a diverse "tipologie di attività"

  15. Modello PECR

  16. Analizzare le ADA • Analizzare le attività richieste da ogni ADA con uno schema di questo tipo aiuta: • a considerare tutte le attività richieste, anche quelle su cui normalmente si tende a non soffermarsi (magari perché sono legate più a processi "mentali" che alla manipolazione fisica di oggetti e/o materiali); • a collegare logicamente tra di loro le diverse attività, in funzione dei risultati da produrre

  17. Esempio analisi ADA

  18. Pianificare il lavoro • A partire dalle attività richieste al ruolo professionale in cui verrà inserito l'apprendista, si tratta di stabilire da "dove cominciare" a fare operare l'apprendista. • In altre parole, si tratta di decidere quali sono le attività che l'apprendista può cominciare a svolgere subito, appena inserito, e quali invece devono essere rimandate a quando avrà sviluppato una prima base di competenze

  19. Classificare le attività sulla base della loro complessità • Per pianificare il graduale inserimento dell'apprendista conviene "mettere in fila" le attività che dovrà svolgere sulla base della loro complessità, cominciando ad assegnargli le più "semplici", per passare poi progressivamente a quelle più "complesse". • I compiti tendono a passare da "semplici" a "complessi" con il progressivo aumento delle variabili da controllare e della rilevanza delle decisioni da prendere nel corso della loro esecuzione, oltre che del numero e della qualità di conoscenze e capacità che sono richieste. • Cominciando a svolgere i compiti più semplici, l'apprendista può acquisire e consolidare una prima base di professionalità da cui partire per affrontare i compiti progressivamente più complessi.

  20. Prevedere lo sviluppo di graduali livelli di autonomia • Nel pianificare le attività dell'apprendista, oltre alla complessità del compito da assegnargli, è bene considerare anche il grado di autonomia che viene richiesto nello svolgimento di ciascuna di esse. L'autonomia richiesta all'apprendista nello svolgimento di un'attività può essere classificata su tre livelli: • attività svolta in affiancamento al tutor o a un operatore esperto, che spiegano all'apprendista cosa deve fare e controllano continuamente l'esecuzione dell'attività; • attività svolta sotto la supervisione del tutor o di un operatore esperto, che verificano preventivamente con l'apprendista se ha capito cosa deve fare e ogni tanto controllano il lavoro eseguito; • attività svolta in autonomia dall'apprendista, che riceve le informazioni sul compito e lo esegue, verificando i risultati con la persona a cui deve rispondere del suo operato.

  21. Stabilire le attività da assegnare 1 • Da un punto di vista operativo, per pianificare le attività da assegnare all'apprendista può essere utile procedere nel modo che viene di seguito descritto. • Suddividere il percorso necessario per acquisire la professionalità richiesta dal ruolo professionale in tre distinti periodi : • è la fase iniziale in cui l'apprendista acquisisce "familiarità" con il contesto e sviluppa una prima base di competenze, diventando autonomo solo sulle attività più semplici; • l'apprendista sviluppa progressivamente la sua autonomia su un numero crescente di attività, cominciando anche ad affrontare i compiti più complessi; • l'apprendista consolida definitivamente le competenze necessarie a ricoprire il ruolo professionale, diventando sufficientemente autonomo anche nell'affrontare i compiti più complessi

  22. Stabilire le attività da assegnare 2 • A partire dalle attività richieste da una delle ADA che l'apprendista dovrà presidiare, definire per ogni attività: • quando (in quale dei tre periodi) cominciare ad assegnarla all'apprendista; • a quale livello di complessità deve essere affrontata in ognuno dei tre periodi (nel caso di attività che si possono eventualmente suddividere su più livelli di complessità); • con quale grado di autonomia deve essere svolta dall'apprendista

  23. Stabilire le attività da assegnare 3 • Riportare le decisioni prese in una tavola riassuntiva, che fornisce la pianificazione con cui all'apprendista saranno progressivamente assegnate le attività richieste per gestire quella specifica ADA.

  24. Esempio tavola riassuntiva

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