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PIANIFICAZIONE DEI PAESAGGI E DEI TERRITORI TURISTICI

PIANIFICAZIONE DEI PAESAGGI E DEI TERRITORI TURISTICI. LE COMPONENTI PAESISTICHE. COMPONENTI DEL PAESAGGIO. Il paesaggio geografico abbraccia elementi visibili ma anche fatti non visibili. Ogni paesaggio geografico è costituito da fondamentali componenti: componenti fisiche o naturali

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PIANIFICAZIONE DEI PAESAGGI E DEI TERRITORI TURISTICI

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Presentation Transcript


  1. PIANIFICAZIONE DEI PAESAGGI E DEI TERRITORI TURISTICI

  2. LE COMPONENTI PAESISTICHE

  3. COMPONENTI DEL PAESAGGIO • Il paesaggio geografico abbraccia elementi visibili ma anche fatti non visibili. • Ogni paesaggio geografico è costituito da fondamentali componenti: • componenti fisiche o naturali • componenti umane A tali elementi materiali e chiaramente percettibili, si aggiungono altri segni dell’azione umana, nel senso che i comportamenti fisici sono stati più o meno alterati.

  4. COMPONENTI FISICHE • Le principali componenti (o fattori) fisiche sono: • il clima, • il rilievo, • le acque (fiumi, laghi, paludi), • la presenza del mare e di particolari correnti marine, • la forma delle coste, • i tipi di suoli, • il ricoprimento vegetale e animale, • la disponibilità di materie prime minerarie e di fonti energetiche.

  5. COMPONENTI UMANE • Oggi, su tanta parte della Terra, alle componenti fisiche si associano quelle umane, come: • le sedi di abitazione • le vie di comunicazione e le infrastrutture • gli insediamenti (urbani, industriali, turistici, ecc.) • le manifestazioni proprie delle civiltà e delle culture • la popolazione stessa.

  6. COMPONENTI UMANE Vi sono inoltre altri fattori umani, che interagiscono e lasciano segni differenti sul paesaggio naturale: • la cultura, • le credenza religiose, • gli avvenimenti politici, • lo sviluppo della storia, • la struttura della società, • i contatti fra i popoli, • le migrazioni, • i modelli economici • i livelli di produzione.

  7. TIPOLOGIE DI PAESAGGIO Pertanto si distingue tra: • paesaggio naturale • paesaggio umanizzato Nei paesi civilizzati e di denso popolamento il primo sussiste oramai soltanto in particolari aree ristrette, come le distese polari, l’alta montagna, le coste scoscese, le sommità di vulcani attivi.

  8. SEGNI DELL’AZIONE UMANA • Le modificazioni che l’individuo apporta al/nel paesaggio possono essere: • dirette e volontarie, per raggiungere determinati suoi scopi • conseguenze indirette dei suoi interventi • Ambiente, ecosistemi, paesaggio geografico rappresentano stati di equilibrio, a volte fragile, che l’individuo può disturbare con le sue azioni.

  9. IL CLIMA E L’UMANITA’ • La popolazione è distribuita in modo disomogeneo: • il 90% vive nell’emisfero boreale • il 10% in quello australe. • Le aree di massima densità sono: • Estremo Oriente • Europa Occidentale • Nord America tra Grandi Laghi e Atlantico. • I climi più adeguati alle esigenze dell’individuo paiono essere quelli monsonici, caldi a inverno secco, propri del sud-est asiatico, e quelli temperati euro-americani.

  10. Densità della popolazione mondiale

  11. Distribuzione della popolazione mondiale

  12. CLIMA E PAESAGGIO I paesaggi della Terra manifestano una grandissima varietà e vastità. Si passa infatti dai caldi deserti dell’Africa e dell’Australia alle fitte foreste pluviali dell’America Latina e dell’Asia Orientale, dal desolato paesaggio della tundra siberiana alle verdi praterie statunitensi. Questi ambienti occupano immensi spazi. Alla varietà degli ambienti corrisponde una grande varietà di modi di vita. Il clima è il fattore primario di diversità dei paesaggi.

  13. LE FASCE CLIMATICHE Dall’Equatore verso i Poli si succedono alcune fasce climatiche fondamentali disposte secondo l’andamento dei paralleli. Le principali regioni climatiche si definiscono considerando i valori medi di temperatura e precipitazioni mensili e annue, la latitudine, l’altitudine, la presenza di venti costanti, la presenza di correnti marine e la varia distribuzione di terre e mari.

  14. LE FASCE CLIMATICHE • Le principali fasce sono: • fascia tropicale (umida/arida) • fasce temperate (calde/fredde) • fasce fredde • fasce glaciali • zone di transizione

  15. LE FASCE CLIMATICHE

  16. LE FASCE CLIMATICHE

  17. LA FASCIA TROPICALE Comprende lo spazio esistente tra i due Tropici ed è tagliata a meta dall’Equatore. La temperatura del mese più freddo è superiore ai 15° centigradi e per almeno sei mesi all’anno le temperature medie mensili sono sopra i 22°C. Le precipitazioni sono variabili. Nei luoghi più umidi crescono le grandi foreste pluviali, in quelli più aridi si impiantano le savane e le steppe, in quelle particolarmente secche dominano i deserti.

  18. LE FASCE TEMPERATE Sono due, simmetriche, posta l’una a nord del Tropico del Cancro l’altra a sud del Tropico del Capricorno. Occupano lo spazio compreso fra i Tropici e l’isoterma dei 4°C. Anche nella zona temperata, a seconda dell’entità delle precipitazioni, si alternano tipi di vegetazione diversa, dai boschi, alle praterie, alle steppe, ai deserti. Ovviamente ciascuno di questi ambienti è popolato da animali diversi e può favorire/limitare l’insediamento umano.

  19. LE FASCE FREDDE Si estendono dall’isoterma dei 4° centigradi fino alle regioni coperte da ghiacci perenni. A causa della diversa estensione dei continenti boreali e australi, la fascia fredda (ed in misura minore anche le altre) risulta molto più estesa nell’emisfero boreale. Vi prosperano la taiga, foresta di piante resinose, e la tundra, prateria di muschi e licheni. Nelle zone più continentali fa la sua comparsa il deserto freddo.

  20. LE FASCE GLACIALI A differenza dei casi precedenti, la fascia polare dell’emisfero australe è più estesa di quella a nord dell’Equatore. Nel primo caso corrisponde all’immensa calotta di ghiaccio del continente antartico; nell’emisfero boreale è la fascia glaciale costituita dal Ghiacciaio groenlandese e da quelli delle isole dell’Arcipelago canadese. La vegetazione è pressoché inesistente; vi dimorano pochi animali, sempre nelle zone costiere, a contatto con la acque oceaniche dalle quali traggono il loro nutrimento.

  21. LE ZONE DI TRANSIZIONE Nelle aree di contatto fra le diverse fasce climatiche esistono zone di transizione, talvolta anche molto estese, dotate di caratteristiche proprie. Una delle più importanti è la zona mediterranea, compresa fra la fascia tropicale e quella temperata boreale. È particolarmente ampia attorno al Mar Mediterraneo, là dove Asia, Africa ed Europa sono contigue; esistono però piccole zone a clima mediterraneo anche in sud Africa (attorno a Città del Capo), in Australia sud-ovest, sulle coste occidentali dell’America del nord (California) e del sud (Santiago del Cile).

  22. LE FISIONOMIE DEI PAESAGGI: I BIOMI • Nelle diverse fasce climatiche si ripetono fisionomie simili (morfologia, clima, vegetazione, popolamento animale e umano ecc.) il cui insieme costituisce un tipo di bioma. • Nell’ambito di ciascun tipo di bioma esistono inoltre più biomi specifici. • I principali tipi sono quattro: • bioma delle aree estreme • bioma delle aree continentali • bioma delle aree umide • biomi di transizione.

  23. 1. TIPO DI BIOMA DELLE AREE ESTREME • Si riferisce alle zone marginali delle terre emerse (1/3 dei continenti) con temperature molto estreme, molto fredde oppure torride, e precipitazioni in genere scarse. Date le caratteristiche inospitali del clima sono poco abitate. Gli ambienti di questo tipo di bioma sono quindi poco modificati dall’attività dei gruppi umani. • Comprende i biomi: • polare • d’alta montagna • tundra • deserto

  24. BIOMA POLARE Coincide con le fasce climatiche glaciali. Comprende l’Antartide, la Groenlandia e le isole dell’Oceano Artico (1/10 delle terre emerse). La morfologia dominante è quella dei grandi ghiacciai a calotta (90% riserve acqua dolce della terra). Le temperature medie mensili sono inferiori a 0°C per tutto l’anno; le precipitazioni sono sempre nevose.

  25. ICEHOTELJukkasjärvi SWEDEN

  26. BIOMA D’ALTA MONTAGNA Riguarda le catene montuose, dove alle quote più elevate si creano condizioni simili a quelle del bioma polare. Sulle montagne della fascia temperata, come le Alpi, occupa le aree poste a quote superiori ai 2700 metri; sulle montagne della fascia tropicale il limite inferiore del bioma si eleva fino a 4000-4500 m, mentre nelle regioni fredde scende sotto i 1000 m. Nel complesso ha un’estensione modesta, ma è diffuso su tutti i continenti.

  27. HOTEL RIFFELALP RESORT ZERMATT benessere al cospetto del Monte Cervino (a 2.222 m)

  28. BIOMA DELLA TUNDRA È l’ambiente naturale tipico delle regioni boreali: i grandi scudi granitici del Canada centro-nord e della Siberia. Aree a tundra meno estesa si hanno nelle penisole dell’Alaska e della Scandinavia in Europa. Nel complesso occupa il 5% delle terre emerse. Il freddo è intenso durante tre stagioni, con l’intervallo di un’estate breve e fresca. Le precipitazioni non superano i 400 mm l’anno; d’inverno nevica poco ma la neve permane al suolo per 9-10 mesi. Le condizioni climatiche permettono soltanto lo sviluppo di una vegetazione pioniera, fatta di erbe nane, muschi e licheni.

  29. LODGE IN MEZZO ALLA TRUNDRA, CANADA

  30. BIOMA DEL DESERTO E DELLE REGIONI SEMIARIDE Riguarda deserti situati a tutte le latitudini. Sono accomunati dalle precipitazioni assai scarse o quasi nulle, che rendono difficoltoso il popolamento vegetale ridotto a boscaglia nelle zone semiaride oppure inesistente nei gradi bacini dei deserti salati (Dancalia, Utah, ecc.). Le temperature sono rigide in inverno nei deserti alle alte latitudini (come il Gobi in Mongolia), torride in quelli caldi (come il Sahara in Africa). Deserti e regioni semiaride sono assai estesi (1/5 terre emerse) e stanno rapidamente espandendosi in tutti i continenti.

  31. ALLOGGI NEL DESERTO

  32. Però…

  33. 2. TIPO DI BIOMA DELLE AREE CONTINENTALI • Si riferisce alle parti interne dei continenti (1/3 delle terre emerse), ove le precipitazioni sono meno abbondanti rispetto alle zone costiere, ma più frequenti che nelle aree desertiche. • Comprende: • le praterie delle medie latitudini • le praterie alpine • le savane • le steppe

  34. TIPO DI BIOMA DELLE AREE CONTINENTALI Le temperature variano da quelle calde della fascia tropicale a quelle moderate delle medie latitudini. Il clima delle aree continentali è mite e adatto all’insediamento dei gruppi umani. L’ambiente naturale è quindi in parte modificato dall’azione antropica: i pascoli delle medie latitudini e delle savane, che ne costituiscono gli aspetti fisionomici più tipici, sono trasformati sovente in spazi agricoli e urbani.

  35. BIOMA DELLE PRATERIE DELLE MEDIE LATITUDINI Occupa il 9% dei continenti. Le precipitazioni sono basse o moderate (da 500 a 800 mm annui), concentrate in un’unica stagione o intervallate da un lungo periodo secco. L’umidità consente la crescita di erba. La temperatura è tipicamente continentale, con forti escursioni termiche annue (estati afose fino a 40° e inverni gelidi fino a –25°C). La prateria rappresenta la fisionomia tipica dell’Asia orientale, dell’Europa centro-orientale, dell’Australia orientale e del centro del continente nord-americano.

  36. BIOMA DELLE PRATERIE DELLE MEDIE LATITUDINI I pascoli delle medie latitudini negli ultimi 150 anni sono stati in parte dissodati e trasformati in spazi destinati ad agricoltura estensiva (campi per la cerealicoltura). Quelli restanti sono utilizzati sovente per l’allevamento (penisola dello Jutland in Danimarca, praterie degli Usa, pascoli dell’Australia orientale e della Nuova Zelanda). La densità di popolazione umana è bassa e le grandi città sono poche, eccetto casi sporadici come la parte nord delle praterie americane, ove si sviluppano centri urbani come Chicago, Detroit, Cleveland.

  37. CASE VACANZA, DANIMARCA

  38. BIOMA DELLA PRATERIA ALPINA È poco estesa ma diffusa nelle regioni montagnose di tutti i continenti. Occupa la parte medio-alta delle montagne, al di sotto della fascia più elevata propria del bioma d’alta montagna. Si sviluppa a quote diverse a seconda della latitudine. Sulle Alpi è compreso fra i 1800 e i 2700 m. La temperatura media annua si aggira intorno a 0°C con forti escursioni termiche sia annue che giornaliere. Le precipitazioni sono molto abbondanti (2000 mm).

  39. BIOMA DELLA PRATERIA ALPINA La copertura vegetale è data da una prateria densa fatta di erbe coriacee. Il bioma in genere vede la presenza umana durante la stagione estiva, quando è praticata la transumanza e la prateria è sfruttata per il pascolo estivo.

  40. PARCO TERMALE DI VAL D’ILLIEZ, SVIZZERA HOTEL LIEBES ROT FLUEH, AUSTRIA

  41. BIOMA DELLA SAVANA Costituisce il tipo fisionomico più caratteristico degli spazi tropicali africani, indiani, dell’America meridionale. Occupa il 24% delle terre emerse. Le precipitazioni variano molto (fra 300 e 2000 mm all’anno) ma sono concentrate in una stagione umida alternata ad un periodo privo di pioggia. In ragione della quantità d’acqua a disposizione si passa dalla savana rada, con erbe alte che seccano nel periodo arido, alla foresta di arbusti spinosi tipica delle giungle monsoniche (giungla indiana), alla foresta a galleria lungo i fiumi.

  42. BIOMA DELLA SAVANA La temperatura è sempre elevata, con variazioni stagionali insignificanti. L’occupazione dell’ambiente da parte dei gruppi umani cambia radicalmente da zona a zona. Lo spazio è totalmente antropizzato nelle pianure alluvionali dell’Asia monsonica (bacino dell’Indo, del Gange-Brahmaputra, della Cina sud-orientale) ove vive oltre 1/3 dell’umanità. Qui il territorio è intensamente coltivato (riso) e urbanizzato.

  43. BIOMA DELLA SAVANA • Il bioma naturale è invece più integro sugli altopiani del Sud America e dell’Africa, ove la densità di popolazione è molto bassa. • Qui la parte di savana che è dissodata viene destinata a colture industriali: • piante da fibra (cotone, iuta, sisal) • piante oleose (colza, arachide) • piante da infuso (tè, cacao, caffè).

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