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PERCEZIONE

PERCEZIONE. Relazione aula virtuale Ottobre 2006. Stefania Motta matricola 070216. PRIMA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUALITATIVA. CONFIGURAZIONE STIMOLO:

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  1. PERCEZIONE Relazione aula virtuale Ottobre 2006 Stefania Motta matricola 070216

  2. PRIMA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUALITATIVA • CONFIGURAZIONE STIMOLO: • La fotografia di uno scoiattolo(sfondo dalla complessa articolazione figurale), sopra la quale sono stati posizionati gli inducenti di un rettangolo illusorio a margini soggettivi (settori circolari neri) - fig. A • METODO UTILIZZATO: OSSERVAZIONE INTERSOGGETTIVA. • Tale metodo permette di arrivare a descrizioni attendibili di fenomeni visivi poco conosciuti od ambigui. La peculiarità del metodo è che i partecipanti all’esperimento non vengono testati singolarmente, ma collegialmente, ossia i soggetti devono compilare insieme la lista delle proprietà percettive del fenomeno visivo sotto esame in modo tale che ciascuna proprietà inclusa nella lista sia approvata da tutti gi altri soggetti. Fig. A SOGGETTI COINVOLTI: Come avviene tipicamente in questa tipologia di esperimenti, è stato selezionato un gruppo di soggetti sperimentali (in questo caso 4 soggetti che si sono auto-proposti ed iscritti all’aula virtuale: Donatella, Monica, Simona ed io) ai quali viene richiesto di descrivere le proprietà percettive di un dato fenomeno visivo. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  3. PRIMA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUALITATIVA 4 FASI DELL’OSSERVAZIONE: • In modo individuale, abbiamo osservato con molta attenzione la configurazione stimolo, cercando di rilevare le proprietà percettive della regione inclusa fra gli elementi inducenti. • Ognuno di noi ha proposto agli altri le proprietà osservate. • Nel caso (come è successo) una o più proprietà non vengono accolte all’unanimità, il soggetto proponente ha cercato di convincere gli altri soggetti, motivando le ragioni che lo inducono ad includere le proprietà nella lista. Discussione quindi tra di noi. • Collegialmente è stata compilata insieme la lista delle proprietà percettive del fenomeno visivo sotto esame in modo tale che ciascuna proprietà inclusa nella lista sia stata approvata da tutti noi. La lista definitiva delle proprietà percettive del fenomeno visivo analizzato ha contenuto solo quelle descrizioni che hanno raccolto il consenso unanime di tutti i soggetti sperimentali. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  4. PRIMA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUALITATIVA DESCRIZIONE PERCETTIVA COMUNE: • Un rettangolo con margini netti compare nella regione inclusa fra gli inducenti. Poichè a tali margini non corrisponde una corrispettiva discontinuità nella stimolazione, possiamo affermare che percepiamo una superficie a margini illusori o soggettivi quando osserviamo la configurazione stimolo. • Il rettangolo a margini illusori appare lievemente più chiaro rispetto allo sfondo circostante, sebbene nella stimolazione non esista una corrispettiva differenza di luminanza. • Il rettangolo subisce una dislocazione in profondità ed appare stratificarsi davanti agli elementi dello sfondo. La superficie anomala è lievemente davanti lo sfondo. • Giusta-opposizione per le figure semicircolari nere, fatta eccezione per le forme inducenti poste ai vertici della figura illusoria che si completano amodalmente, ossia appaiono i dischi completi parzialmente occlusi. Su questa proprietà percettiva si è giunti ad un accordo, a seguito di una discussione e l’espressione dei diversi nostri punti di vista: tutte le forme inducenti si completano dietro la superficie anomala o gli inducenti si completano o meno a seconda di cosa si sta guardando? O gli inducenti non si completano amodalmente dietro la superficie anomala? • Trasparenza della superficie anomala. Da segnalare, al di la della descrizione delle caratteristiche percettive in comune, la difficoltà di noi “osservatori ingenui” di tenere distinti i fatti percettivi dagli altri fatti mentali (memorie, pensieri, ragionamenti, emozioni). Tale distinzione non è facile nemmeno per osservatori esperti anche se la pratica può aiutare a sconfiggere il pericolo di scambiare la percezione con il pensiero. Inoltre, il metodo dell’osservazione intersoggettiva può portare talvolta a risultati contraddittori, e può non essere sufficiente per l’analisi dei fatti visivi. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  5. PRIMA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUALITATIVA PRINCIPALI MODELLI ESPLICATIVI DELLE SUPERFICI ANOMALE CLASSICHE KANIZSA = le caratteristiche fenomeniche della forma classica delle superfici anomale sono: • in una parte del campo visivo si determinano trasformazioni di chiarezza e di tonalità che la differenziano da altre zone del campo stesso per le quali le condizioni di stimolazione sono perfettamente identiche; • la posizione spaziale di tale zona subisce una dislocazione apparente nella terza dimensione e viene vissuta come situata “davanti” alle altre parti del campo; • essa possiede un margine che la separa dalle superfici contigue ed attraversa perciò anche le zone dove non esiste obiettivamente alcun dislivello nè qualitativo nè quantitativo nella stimolazione; • in condizioni ottimali tutti questi fenomeni connessi fra di loro (trasformazione cromatica, dislocazione spaziale, presenza del margine) s’impongono in modo coercitivo ed hanno un carattere quasi-percettivo che li distingue dal modo come vengono vissute le semplici linee virtuali. Secondo Kanizsa il fattore dinamico che determina l’insorgere di una superficie anomala è la tendenza al completamento amodale delle parti inducenti. Secondo questo autore, il fattore dinamico che determina l’insorgere di una superficie anomala è la tendenza al completamento amodale delle parti inducenti. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  6. PRIMA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUALITATIVA PRINCIPALI MODELLI ESPLICATIVI DELLE SUPERFICI ANOMALE CLASSICHE COREN = la sua spiegazione si basa invece sulla presunta esistenza di indici di interposizione impliciti presenti nelle parti inducenti del disegno e costituiti dalle lacune angolari dei dischi e dalle interruzioni nel profilo della figura a tratto. Questi indici di interposizione segnalerebbero al sistema visivo la presenza di una figura occludente, che fisicamente non esiste, ma che il sistema produrrebbe artificialmente spinto dall’innesco automatico di meccanismi di segregazione in profondità, meccanismi che scattano in modo automatico ed indipendentemente dalla “sensatezza” del risultato. GREGORY = ritiene che il sistema visivo, per costituire percettivamente il mondo intorno a sè, formuli ipotesi circa la natura degli oggetti in esso presenti. La presenza delle interruzioni giustificherebbe l’erronea ipotesi, formulata dal sistema visivo, della presenza di un oggetto opaco occludente. Fà quindi riferimento ad un ipotetico processo di “ragionamento” che, in modo silenzioso, innavertito e rapidissimo, avrebbe luogo all’interno del sistema visivo. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  7. PRIMA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUALITATIVA LE PROPRIETA’ FENOMENICHE NON CONDIVISE IL COMPLETAMENTO AMODALE: “il completamento amodale è rappresentato dalla permanenza percettiva di una parte di oggetto anche quando questa non produce alcune effetto sugli organi di senso”. La funzione adattiva del completamento amodale può essere facilmente individuata sia nei limiti fisiologici che gravano sul nostro apparato percettivo (limiti ottici dei nostri occhi), sia nel fatto, vivendo in un modo tridimensionale in cui gli oggetti, rispetto alla linea di mira dei nostri occhi, appaiono occludersi parzialmente è piuttosto frequente imbattersi in oggetti solo parzialmente visibili. E’ piuttosto immediato pensare che il completamento amodale di oggetti parzialmente coperti alla vista dipenda in misura notevole dall’esperienza passata: si potrebbe pensare che noi vediamo gli oggetti completi, anche quando sono parzialmente occlusi, in quanto sappiamo come sono fatti ed a partire da tale conoscenza integriamo le parti mancanti per mezzo di operazioni di pensiero. E quindi nel nostro caso il fatto che alcune di noi hanno segnalato il completamento amodale per tutti i cerchi ed altre lo hanno evidenziato solo di alcuni, è legato al fatto che le prime si sono basate su conoscenze ed esperienze passate, e non esclusivamente sulla percezione del momento? Se fosse valida questa teoria, verrebbe annullato quanto dimostrato dai diversi esperimenti di Kanizsa e Gerbino “i meccanismi che determinano il completamento amodale hanno poco a che fare con il pensiero”, e quindi il completamento amodale ha un carattere squisitamente percettivo e non cognitivo. LA TRASPARENZA od OPACITA’: caratteristica fenomenica della nostra superficie anomala è la presenza di un “margine illusorio” del rettangolo, ed è proprio la percezione differente di questo margine ad evidenziarne la trasparenza o l’opacità della superficie anomala. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  8. SECONDA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUANTITATIVA CONFIGURAZIONE STIMOLO 4 video rappresentanti ognuno tre grossi rettangoli uno in posizione verticale e due (di colore nero) in posizione orizzontale (vd. video A-B-C-D) Il video A è stato ottenuto seguendo le stesse regole usate per generare lo stimolo della prima fase sperimentale (figura dello scoiattolo), ossia gli inducenti di un rettangolo tipo Kanizsa (inducenti statici) sono stati tolti dallo sfondo uniforme e posizionati sopra uno sfondo articolato (sfondo grigio chiaro a righe grigio scuro), i cui elementi non presentano alcuna discontinuità quando entrano nella regione inclusa fra gli elementi inducenti. Agli inducenti statici sono stati aggiunti 2 inducenti dinamici (i 2 rettangoli laterali neri dalla forma variabile) Il video B e C sono stato generati in modo che le discontinuità effettivamente presenti nella regione inclusa fra le forme inducenti determinassero la percezione nel video B di un rettangolo verticale genuinamente opaco, e nel video C di un rettangolo verticale trasparente. Il video D è stato costruito seguendo le regole che vengono utilizzate per generare le superfici anomale classiche. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  9. SECONDA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUANTITATIVA A B C D STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  10. SECONDA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUANTITATIVA METODO UTILIZZATO: ORDINE DI RANGO uno dei metodi di scaling unidimensionale Negli esperimenti che utilizzano il metodo dell’ordine di rango tipicamente vengono presentati a degli osservatori una serie di stimoli con la richiesta di ordinarli in base alla forza con cui esprimono una certa proprietà percettiva. In base all’ordinamento fornito dagli osservatori si riesce a stimare quantitativamente la proprietà percettiva analizzati negli stimoli utilizzati. Tale metodo testa i soggetti singolarmente (uno per volta) e non collettivamente, a differenza del metodo dell’osservazione intersoggettiva utilizzata nella prima fase sperimentale della raccolta dei dati qualitativi. • 4 FASI ANALISI QUANTITATIVA: • in modo individuale, analisi del filmato posizionandoci a circa mezzo metro di distanza dal computer in posizione centrale e visualizzando le figure al 100% delle proprie dimensioni; • osservazione molto attenta dei due rettangoli neri posti ai lati del rettangolo verticale; • valutazione della soluzione percettiva possibile (rigidità versus elasticità) che prevale nell’esperienza visIva; • ordine degli stimoli da quello in cui la soluzione di elasticità è più forte a quello in cui tale soluzione è più debole. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  11. SECONDA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUANTITATIVA STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  12. SECONDA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUANTITATIVA * / ** / *** vedere pagina successiva STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  13. SECONDA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUANTITATIVA (*) Nr. preferenze = per ciascun stimolo è necessario calcolare il numero di volte in cui è stato preferito agli altri stimoli sia video A = (1*4)+ (1*3)+(0*2)+(2*1)= 4+3+0+2 = 9 video B = (0*4)+(1*3)+(2*2)+(1*1) = 0+3+4+1 = 8 video C = (3*4)+(1*3)+(0*2)+(0*1) = 12+3+0+0= 15 video D = (0*4)+(1*3)+(2*2)+(1*1)= 0+3+4+1= 8 (**) Probabilità preferenze = per ciascun stimolo è necessario calcolare il la probabilità di essere preferito agli altri stimoli, ossia si sottrae al nr. di preferenze la metà del numero dei soggetti e si divide il risultato per il prodotto fra nr. dei soggetti e nr. degli stimoli utilzizati video A = [9-(4:2)]:(4*4)= 7:16=0,437 video B =[8-(4:2)]:(4*4)= 6:16=0,375 video C =[15-(4:2)]:(4*4)= 13:16=0,812 (video D =[8-(4:2)]:(4*4)= 6:16=0,375 (***) Punteggio standard Z = nella tavola di conversione delle probabilità in punti Z, si cerca per ogni probabilità il valore Z corrispondente. Quando la probabilità è inferiore a 0,5. il punto Z corrisponde al punto cambiato di segno del valore di probabilità complementare STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  14. SECONDA FASE SPERIMENTALE: ANALISI QUANTITATIVA VALORI DI SCALA ORDINATI C = 0,885 A = - 0,159 B e D = -0,315 VIDEO B = opacità reale VIDEO D = opacità anomala ed in entrambI la soluzione elasticità delle forme inducenti è minima VIDEO C = trasparenza reale e nel quale la soluzione elasticità è massima VIDEO A = che contiene la nostra superficie anomala ha ottenuto un valore sulla scala di elasticità basso più vicino al valore ottenuto dal video con superficie opaca (B e D) che al video con superficie trasparente (C). VALORI DI SCALA CON 0 ASSOLUTO C = 1,2 A 0,156 B e D = 0 Alla luce di questi risultati, la nostra superficie anomala risulta essere OPACA, ed i termini di superficie trasparente che risultavano quindi nella prima fase non riflettevano un fatto genuinamente percettivo, ma era il risultato di un atto di pensiero. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

  15. CHIUSURA AULA VIRTUALE L’obiettivo dell’aula virtuale è stato quello di offrirci la possibilità di un esempio pratico degli oggetti e dei metodi della psicologia della PERCEZIONE. Sono state svolte due interessanti esperienze sperimentali (il metodo dell’osservazione intersoggettiva di Bozzi nella prima fase ed il metodo dell’ordine di rango nella seconda fase) che ci hanno permesso di raccogliere una serie di dati e soprattutto di approfondire lo studio di uno dei fenomeni illusivi più interessanti ossia gli effetti di percezione delle superfici anomale. STEFANIA MOTTA – matricola 070216

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