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L’Economia presa in piccole dosi…

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Presentation Transcript


  1. L’Economia presa in piccole dosi…

  2. …migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di denaro. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, abbellire le sedi, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie e investono tutti i loro capitali per ritrarre spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi. Luigi Einaudi

  3. Per economia - dal greco οἴκος (oikos), "casa" inteso anche come "beni di famiglia", e νόμος (nomos), "norma" o "legge" - si intende sia l'utilizzo di risorse scarse per soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi contenendo la spesa, sia un sistema di organizzazione delle attività di tale natura poste in essere da un insieme di persone, organizzazioni e istituzioni (sistema economico). • "la scienza che studia le modalità di allocazione di risorse limitate tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione" • La finanza è la disciplina che studia processi con cui individui, imprese, enti, organizzazioni, e stati gestiscono i flussi monetari (raccolta, allocazione e usi) nel tempo. • la finanza, quindi, è "quella scienza che studia le modalità di allocazione del denaro tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione".

  4. La microeconomia è lo studio del comportamento dei singoli agenti economici e dell'aggregazione delle loro azioni in un modello istituzionale. I singoli agenti sono tipicamente i consumatori e le imprese. Il comportamento di tali agenti viene tradizionalmente supposto massimizzante (nell'utilità o nel profitto). Il modello istituzionale è il meccanismo del prezzo, sia esso in un mercato impersonale (perfetto o imperfetto) che in un'impostazione che utilizza la teoria dei giochi. L'analisi utilizzata è a mercato in equilibrio. • La macroeconomia studia un sistema economico nel suo complesso, essa cioè si occupa delle variabili economiche aggregate e delle loro interdipendenze. A differenza della microeconomia, che punta a spiegare i comportamenti dei singoli operatori economici, la macroeconomia considera le interazioni tra macro-variabili, ciascuna delle quali è il risultato della somma di singoli comportamenti individuali.

  5. Gli operatori di un'economia svolgono una o più delle seguenti funzioni: • produzione di beni e servizi; • intermediazione finanziaria; • assicurazione; • consumo di beni e servizi; • accumulazione di ricchezza; • redistribuzione del reddito e della ricchezza.

  6. Gli operatori economici vengono classificati secondo le funzioni svolte. Si hanno: • le famiglie, che consumano beni e servizi prodotti (prodotti nel territorio considerato, o importati, a cura di altri operatori, dal "resto del mondo"), ma possono anche produrre e accumulare (imprese individuali, aziende familiari); • le società che svolgono attività finalizzate al conseguimento di utili ed all'accumulazione: • le società di intermediazione finanziaria (in primo luogo le banche; in Italia vi sono poi le SIM, le SGR, le SICAV ecc.); • le società di assicurazione; • le società (dalle grandi società per azioni alle piccole società di persone) che producono altri beni e servizi; • la pubblica amministrazione, in tutte le sue articolazioni, che contribuisce al consumo (cosiddetti consumi collettivi), produce prevalentemente servizi non destinati alla vendita (istruzione, ordine pubblico, difesa ecc.) e redistribuisce il reddito e la ricchezza tra gli operatori del sistema; • altre organizzazioni senza finalità di lucro, che erogano servizi a beneficio delle famiglie (partiti, sindacati dei lavoratori, organizzazioni religiose, associazioni culturali ricreative e sportive, enti di beneficenza ed assistenza).

  7. Le diverse attività di produzione di beni e servizi vengono classificate in settori economici. Al livello più generale si usa la tradizionale distinzione tra: • settore primario, che comprende l'agricoltura, la selvicoltura, la pesca, lo sfruttamento delle cave e delle miniere; • settore secondario, che comprende l'industria in senso stretto, l'edilizia e l'artigianato; • settore terziario, che produce e fornisce servizi. • settore terziario avanzato

  8. Forme di mercato • Un mercato è in concorrenza perfetta se ogni compratore e ogni venditore è così piccolo da non potere influenzare il prezzo… • … e se i beni offerti dai vari venditori sono sostituibili tra loro. • Se il prezzo è dato e invariabile… • Il ricavo totale cresce proporzionalmente alla quantità venduta • Il ricavo medio resta costante • Il ricavo marginale è anch’esso costante e pari al prezzo. • Obiettivo dell’impresa: massimizzazione del profitto

  9. Il profitto è massimo quando ricavo marginale = costo marginale

  10. Profitti e perdite: misurazione • Profitto = ricavo totale – costo totale • ( RT – CT ) • oppure: ricavo medio – costo medio moltiplicato per la quantità • ( (RMe – CMeT)  Q ) P = Rme • ( (P – CMeT)  Q) • Nel caso opposto: • Perdita = costo medio – prezzo moltiplicato per la quantità • ( (CMeT – P)  Q ) • La quantità Q, rispettivamente, massimizza il profitto o minimizza la perdita.

  11. Monopolio • Causa fondamentale del monopolio: barriere all’entrata • Le barriere all’entrata hanno tre cause: • Una risorsa chiave è detenuta da una sola impresa: monopolio di una risorsa • Gli Stati concedono a un’impresa il diritto esclusivo di produrre un bene (brevetti, privative): monopolio legale • La struttura dei costi di produzione rende la singola impresa più efficiente di una moltitudine di piccoli produttori: monopolio naturale

  12. Monopolio naturale: si ha quando la curva dei costi totali di un’impresa è decrescente in maniera continua. Casi: distribuzione dell’acqua, rete ferroviaria Se la produzione venisse divisa tra più imprese, ognuna potrebbe produrre meno e dovrebbe affrontare costi medi totali più elevati.

  13. Caratteristica fondamentale di un’impresa monopolistica è la sua capacità di influenzare il prezzo di mercato. In concorrenza perfetta invece il prezzo è dato. • La curva di domanda dell’impresa concorrenziale corrisponde a una quota piccolissima del mercato ed è perfettamente elastica. Quella dell’impresa monopolistica coincide con la curva di domanda di mercato ed è normalmente inclinata negativamente.

  14. La curva di domanda (che riflette la disponibilità a pagare dei compratori) costituisce per il monopolista l’unico vincolo alla sua capacità di esercitare il suo potere di mercato. • Se il monopolista aumenta il prezzo del bene, i consumatori ne acquistano una quantità minore e viceversa se lo diminuisce.

  15. Il monopolio diminuisce il benessere collettivo? • Gli economisti danno a questa domanda una risposta positiva: il monopolio comporta una perdita secca di benessere per i consumatori. • La curva di domanda riflette la disponibilità a pagare • La curva di costo marginale del monopolista riflette il costo del monopolista • La quantità socialmente efficiente si trova in corrispondenza dell’intersezione tra la curva del costo marginale e la curva di domanda • Poiché però l’impresa monopolistica massimizza il suo profitto quando RM = CM, essa produce una quantità inferiore a quella socialmente efficiente.

  16. Oligopolio • Un mercato oligopolistico è un mercato nel quale sono presenti solo poche imprese, ciascuna delle quali, con le sue scelte, può esercitare un impatto sensibile sul profitto degli altri venditori. • L’oligopolio è un tipo di concorrenza imperfetta, nel quale pochi venditori vendono prodotti simili (petrolio, palle da tennis) • Si distingue dalla concorrenza monopolistica, nella quale molte imprese vendono prodotti simili ma non identici (CD, videogiochi, auto).

  17. Tipologia dei mercati

  18. Molto spesso le imprese oligopolistiche adottano un comportamento strategico: agiscono in base alle mosse compiute dagli avversari per “rubare” quote di mercato. • Per questo, spesso, in mancanza di accordi per cooperare, producono esiti negativi per tutte (riduzione dei margini di profitto). • La “teoria dei giochi” ha studiato il comportamento strategico tipico di queste imprese. • Esempio di “gioco non cooperativo” è il dilemma del prigioniero. • Supponiamo che Bonnie e Clyde siano arrestati. • Al momento dell’arresto hanno addosso armi illegali per il cui porto la condanna è 1 anno. • Vengono interrogati in stanze diverse contemporaneamente. • Il magistrato propone a ciascuno un patto: se confessa e denuncia il complice, gli verrà condonato il reato di porto d’armi e verrà liberato. Al complice verranno dati 20 anni. Se entrambi confessano, la condanna è 8 anni (parziale condono per avere confessato).

  19. Questa è la “matrice delle vincite” (payoffs): La strategia consistente nel confessare è detta strategia dominante. A entrambi conviene non conoscendo la scelta dell’altro. Se potessero comunicare potrebbero cooperare e scegliere la strategia dell’omertà.

  20. Per questo spesso le imprese oligopolistiche stabiliscono accordi espliciti o segreti (detti “di cartello” o “trust”), per cooperare e mantenere così alti i profitti. • Esempi: OPEC, Società assicuratrici NB. Quando nell’oligopolio c’è collusione esplicita o implicita, si realizzano condizioni identiche a quelle di un mercato monopolistico.

  21. Vediamoci un bel video che illustra meglio le strategie della cooperazione. • Tratto dal film a beatiful mind, le dinamiche dominanti • http://www.youtube.com/watch?v=9tkpT8Ieo1w

  22. Le principali variabili che occupano la macroeconomia sono la produzione, la disoccupazione e l'inflazione. Altre variabili, strettamente collegate alla prima possono essere il consumo, l'investimento, le esportazioni, le importazioni, le aspettative degli operatori, la politica monetaria della banca centrale, la politica fiscale del governo. • Le interazioni tra le diverse variabili macroeconomiche sono studiate nel loro contributo alla determinazione di un equilibrio economico (di breve periodo -da qualche mese e qualche anno-, di medio periodo -qualche decennio- e di lungo periodo -circa un secolo-). Il fine è anche quello di prevedere gli scenari futuri (attraverso la raccolta e l'elaborazione dei dati), in modo che la politica possa intervenire per modificare, ove necessario, i trend (le tendenze) e perseguire taluni fini quali l'aumento dell'occupazione o delle esportazioni o il controllo dell'inflazione.

  23. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, in molti Paesi si cominciò a tenere un sistema di contabilità nazionale, ovvero un sistema per osservare quantitativamente l'attività economica di un Paese, secondo un ordinato schema di definizioni per costruire coerentemente le misure che indicano le quantità considerate. Il sistema di contabilità nazionale permette di misurare la produzione aggregata (ovvero "totale"), la cui misura è il Prodotto interno lordo (PIL), che indica il valore dei beni e servizi finali prodotti all'interno di un Paese. Esistono tre metodi, che sono necessariamente equivalenti fra loro, che consentono di calcolare il PIL di un Paese: due di essi guardano alla produzione, il terzo al reddito.

  24. Il PIL è il valore dei beni e servizi finali prodotti in un'economia in un dato periodo: • In questo senso, il PIL è uguale alla somma dei beni prodotti e consumati all'interno dell'economia. Questo significa che non devono essere considerati i beni intermedi, ovvero i beni che vengono utilizzati per la produzione di altri beni (come l'acciaio nella fabbricazione delle automobili: il valore dell'acciaio, infatti, è intrinseco al valore delle automobili). Gli unici beni intermedi che possono essere considerati sono quelli che vengono esportati, poiché, uscendo dal sistema del Paese, diventano dei beni finali. • Il PIL è la somma del valore aggiunto nell'economia in un dato periodo: • Ogni impresa, in tutte le trasformazioni che apporta ai propri input, aggiunge del valore. Tale valore è semplicemente uguale alla somma del valore della propria produzione meno il valore dei beni intermedi utilizzati. La somma di tutti i valori aggiunti è uguale al PIL; • Il PIL è la somma dei redditi dell'economia in un dato periodo: • Si distinguono due tipi di reddito: quello delle imprese, denominato reddito da capitale o profitto, e quello dei lavoratori, ovvero il reddito da lavoro. La somma di tutti i redditi dà come risultato il PIL.

  25. Prima di proseguire guardiamoci un altro filmato • Discorso di Robert Kennedy sul PIL all’Università del Kansnas nel 1968 • http://www.youtube.com/watch?v=iLw-WLlM9aw

  26. Alternative al PIL

  27. Indice di sviluppo umano • Indice di benessere economico sostenibile (ISEW) • Genuine Progress Indicator • Benessere interno lordo

  28. L'Indice di sviluppo umano (in inglese: HDI-Human development index) è un indicatore di sviluppo macroeconomico realizzato dall'economista pakistano Mahbub ul Haq nel 1990. È stato utilizzato, accanto al PIL (Prodotto Interno Lordo), dalle Nazioni Unite a partire dal 1993 per valutare la qualità della vita nei paesi membri. • Si cercò quindi, attraverso l'Indice di sviluppo umano, di tener conto di differenti fattori, oltre al PIL procapite, che non potevano essere detenuti in modo massiccio da un singolo individuo, come l'alfabetizzazione e la speranza di vita. • La scala dell'indice è in millesimi decrescente da 1 a 0 e si suddivide in paesi ad alto sviluppo umano (indice compreso tra 1 e 0,800), paesi a medio sviluppo (indice compreso tra 0,799 e 0,500), paesi a basso sviluppo (indice compreso tra 0,499 e 0).

  29. Indice di benessere economico sostenibile • L' Indice di benessere economico sostenibile (in inglese: Index of Sustainable Economic Welfare o ISEW) è un indicatore economico alternativo a prodotto interno lordo. Piuttosto che sommare semplicemente tutte le spese come nel Pil, le spese per il consumo sono corrette tenendo conto di altri fattori come la distribuzione del reddito, il deperimento delle risorse naturali e le perdite economiche dovute al degradamento dell’ambiente; si valorizza, invece, il tempo libero inserendo un suo valore economico e un’approssimazione del valore del lavoro domestico non pagato. Le spese per la ricerca e lo sviluppo, per l’istruzione e per la sanità non contribuiscono alla formazione sono parte integrante del consumo.

  30. Questa in sintesi la formula dell'ISEW: • ISEW = consumo personale+ spesa pubblica non-defensive- spesa privata defensive+ formazione del capitale+ servizi da lavoro domestico- costi di degrado ambientale- deprezzamento del capitale naturale

  31. Genuine Progress Indicator • Il Genuine Progress Indicator (GPI), cioè l'indicatore del progresso genuino (spesso tradotto anche come indice di progresso effettivo o indicatore del vero/reale progresso) è un concetto nell'economia verde e nell'economia di assistenza sociale che è stata suggerita per sostituire il Prodotto Interno Lordo (PIL) come misuratore dello sviluppo economico. È stato generato da Redefining Progress • Il GPI misura l'aumento della qualità della vita di una nazione, evidenziando l'incremento della produzione di merci e l'espansione dei servizi hanno provocato realmente sul miglioramento del benessere della gente del paese. • I fautori di GPI sostengono che misura più attendibilmente il progresso economico, poiché distingue fra sviluppo utile e sviluppo poco economico. • Il confronto tra il PIL e il GPI è analogo alla differenza che c’è tra il Ricavo Totale di un'azienda e l'Utile Netto; infatti Utile = Ricavo - Costo • Di conseguenza, il GPI sarà zero se i costi finanziari del crimine e dell'inquinamento uguagliano i benefici finanziari nella produzione di beni e di servizi, se tutti gli altri fattori rimangono costanti. • Per questi motivi è calcolato distinguendo tra spese positive (che aumentano il benessere, come quelle per beni e servizi) e negative (come i costi di criminalità, inquinamento, incidenti stradali), diversamente dal PIL, al quale si propone come alternativa, che considera tutte le spese come positive e che non considera tutte quelle attività che, pur registrando flussi monetari, contribuiscono ad accrescere il benessere di una società (casalinghe, volontariato).

  32. Secondo il modello di Lawn, il “Costo" dell’attività economica comprende i seguenti effetti nocivi: • Costo per la riduzione delle risorse naturali • Costo del crimine • Costo per la riduzione del Buco nell'ozono • Costo della ripartizione della famiglia • Costo dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del rumore • Perdita di terreni coltivabili • Perdita di aree umide Il GPI tiene conto di questi problemi incorporando la Sostenibilità: se l'Attività economica di una nazione per un anno è stata migliore o peggiore della capacità futura di ripetere, nel lungo termine, almeno lo stesso livello di attività economica. Per esempio, l'attività agricola che usa recuperare le risorse idriche, tramite lo scolo del fiume, avrà un più alto GPI di quella attività agricola che abbassa drasticamente il livello delle acque d’irrigazione pompandola dai pozzi.

  33. Benessere interno lordo • Il BIL o Benessere Interno Lordo è un indicatore erroneamente considerato alternativo al prodotto interno lordo: i due indicatori in realtà sono due cose totalmente diverse. • Il PIL è un (buon) indicatore della performance delle economie mercantili, cioè di come si comportano i sistemi economici basati sullo scambio di merci attraverso il denaro. • Il BIL è, per il momento, solamente una bozza di indicatore che cerca di misurare la qualità della vita dell'uomo e della comunità in cui vive. Per le comunità in cui il PIL è basso (i cosiddetti paesi in via di sviluppo o, in quelli sviluppati occidentali le comunità cosiddette marginali) sicuramente un aumento del PIL comporta un aumento del BIL, ma esistono anche fenomeni che fanno aumentare il BIL senza far aumentare il (o addirittura comportando una riduzione del) PIL. Per le comunità con un PIL elevato (i cosiddetti paesi sviluppati o comunque le comunità "economicamente ricche" indipendentemente dai paesi in cui sono presenti) invece è dimostrato che un eventuale aumento del PIL non comporta alcuna variazione positiva del BIL e spesso comporta una diminuzione di tale indicatore (ad esempio, si può avere un alto prodotto interno lordo in una zona ad alto inquinamento, fattore che abbassa il BIL).

  34. Altre cose da tenere in considerazione

  35. Disoccupazione • L'occupazione, in un dato Paese, è semplicemente il numero di persone che hanno un impiego. In negativo, la disoccupazione è il numero di persone che non hanno un impiego, ma che lo stanno cercando. Una persona che non ha un impiego e che non lo sta cercando, quindi, non è un disoccupato. • La somma di questi due dati dà la forza lavoro, che quindi è definita come: • L (forza lavoro) = N (occupati) + U (disoccupati) • Il 'tasso di disoccupazione u si ricava mettendo a rapporto il numero dei disoccupati con la forza lavoro • La costruzione del tasso di disoccupazione potrebbe non corrispondere alla realtà. Basti pensare al caso estremo in cui, in un Paese con alta disoccupazione, i lavoratori, scoraggiati, smettono di cercare lavoro, e decidono di non iscriversi alle liste di collocamento. Se tutte le persone che non hanno un lavoro smettessero di cercare lavoro, insomma, il tasso di disoccupazione sarebbe zero, il che non è assolutamente vero.

  36. Il tasso di disoccupazione è importante per due motivi: • innanzitutto, solitamente alla disoccupazione vengono associati problemi finanziari e psicologici. Anche se questo non è molto grave negli Stati Uniti, dove solitamente ogni mese molte persone perdono il lavoro, ma molte altre (circa il 30%) ne trovano uno, in Europa le cose già cambiano: un disoccupato europeo rischia di rimanere "a spasso" molto più a lungo rispetto ai pochi mesi del lavoratore statunitense. Ovviamente, in entrambi i casi, vi sono gruppi di persone, come le minoranze, che sono perennemente disoccupate; • soprattutto, però, il tasso di disoccupazione può essere un ottimo indicatore dello stato di salute dell'economia di un Paese, ovvero se il Paese sta utilizzando al meglio le sue risorse. Un tasso di disoccupazione alto indica che c'è qualcosa che non va. Ma anche un tasso di disoccupazione basso può essere un problema, perché il sistema potrebbe utilizzare troppo la sua forza lavoro. Ma di questo ci occuperemo più avanti.

  37. Inflazione • Con il termine inflazione si indica l'aumento generalizzato e continuo dei prezzi. Il suo contrario, ovvero la diminuzione del livello dei prezzi, è la deflazione. Nel primo caso si ha un tasso di inflazione positivo, nel secondo tale tasso è negativo. Il livello dei prezzi viene misurato in due modi: il deflatore del PIL e l'indice dei prezzi al consumo.

  38. Forme societarie

  39. Impresa individuale: Unico titolare dell’attività è il singolo imprenditore che si assume il rischio e le responsabilità che l'esercizio dell'attività economica comporta. Risponde direttamente alle obbligazioni verso i terzi con il suo patrimonio. L'impresa individuale rispetto alla collettiva è caratterizzata da una maggiore flessibilità e rapidità di decisione e da minori oneri amministrativi, contabili e fiscali. Le imprese individuali sorgono con l'inizio dell'esercizio professionale di un'attività economica organizzata per la produzione e lo scambio di beni e di servizi. Entro trenta giorni dall'inizio dell'attività – come prescritto dal Codice civile – l'imprenditore deve chiedere l'iscrizione al Registro delle imprese della provincia in cui è ubicata la sede dell'impresa. È possibile utilizzare anche i modelli cartacei, oltre alla modalità telematica e su supporto informatico. • Società collettiva: Si costituisce una società collettiva quando due o più persone si accordano per svolgere insieme un'attività economica allo scopo di dividerne gli utili. L'accordo deve risultare dall'atto costitutivo, che sancisce la nascita delle imprese collettive, fatta eccezione per le società di capitali. A ricoprire il ruolo imprenditoriale è la società e non il singolo. La richiesta d'iscrizione al Registro delle imprese deve essere inoltrata alla Camera di commercio entro trenta giorni dalla costituzione della società. • Attività esercitata: Le società sono caratterizzate dal conferimento iniziale di beni e servizi da parte dei singoli soci, dall'esercizio comune dell'attività, dall'obiettivo comune del conseguimento e divisione degli utili.  Nell'atto costitutivo deve essere indicato l'oggetto sociale, cioè l'attività che si intende esercitare. Le società si distinguono in commerciali e non commerciali. Le prime sono quelle che svolgono: un'attività industriale diretta alla produzione di beni o di servizi; un'attività intermediaria nella circolazione di beni; un'attività di trasporto per terra, per acqua o per aria; un'attività bancaria o assicurativa; altre attività ausiliarie. Le società non commerciali esercitano attività diverse da quelle sopra elencate, come ad esempio quelle agricole o professionali. Queste sono costituite sotto forma di società semplici.

  40. Le forme societarie si dividono in due grandi gruppi, se società di persone e le società di capitali. • Società di persone: Nelle società di persone i soci hanno responsabilità illimitata per le obbligazioni sociali (ad eccezione dei soci accomandanti delle società in accomandita semplice). Rispondono dei debiti con il patrimonio personale coprendo anche la parte dei soci insolventi. Appartengono a questa tipologia: le società semplici, le società in nome collettivo, le società in accomandita semplice. Società di capitali:  rispondono delle obbligazioni assunte esclusivamente con il proprio patrimonio, la responsabilità dei soci (fatta eccezione dei soci accomandatari) è limitata e circoscritta ai loro rispettivi conferimenti sociali. Hanno personalità giuridica e sono considerate distinte dagli individui che le compongono, sia ai fini fiscali che a quelli civili. Entro venti giorni dalla stipulazione dell'atto costitutivo, redatto da un notaio, deve essere prodotta istanza di iscrizione della società al Registro delle imprese, a cura del notaio stesso. L'iscrizione ha efficacia costitutiva, nel senso che da questo momento la società acquista personalità giuridica. Nel caso di omessa iscrizione la società è inesistente e chiunque abbia assunto obbligazioni in nome della società ne risponde solidalmente e illimitatamente.

  41. Società di persone:Società semplice: non ha per oggetto l’esercizio di una attività commerciale, ma attività agricole, professionali in forma associata, di gestione di patrimoni immobiliari. Le società semplici devono richiedere, entro il termine di trenta giorni dall'accordo sociale, l'iscrizione nel Registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio territorialmente competente.Società in Nome Collettivo: può esercitare sia attività di impresa commerciale, sia attività economiche non commerciali. La responsabilità dei soci è solidale e illimitata per le obbligazioni sociali assunte. La costituzione deve avvenire per atto pubblico o scrittura privata autenticata e deve essere depositato in Tribunale. L'atto costitutivo deve essere iscritto, al Registro delle imprese delle Camere di Commercio, entro trenta giorni dalla sua stipulazione. Se non si provvede all'iscrizione la società dovrà pagare una sanzione e sarà considerata "irregolare" e quindi caratterizzata dalla maggiore responsabilità dei soci per le obbligazioni sociali.Società in Accomandita Semplice: viene posta in essere quando i soggetti finanziatori vogliono investire i loro capitali in un'attività di impresa senza volersene assumere i rischi. Questi soci, detti accomandanti, affidano in gestione i loro capitali ad altri soci, detti accomandatari, i quali si assumono in forma illimitata e solidale le responsabilità connesse all'esercizio dell'impresa. Gli amministratori devono chiedere l'iscrizione al Registro delle imprese entro trenta giorni dalla stipulazione dell'atto costitutivo della società. In caso di mancata iscrizione, la società incorrerà nel pagamento di una sanzione e sarà considerata "irregolare", con una conseguente maggiore responsabilità da parte dei soci per le obbligazioni assunte.

  42. Società di capitali: • Società per Azioni:  esercitano un'attività di impresa utilizzando il patrimonio conferito dai soci mediante quote di partecipazione, che hanno lo stesso valore e sono rappresentate da un titolo nominativo detto “azione”. Il capitale non può essere inferiore a centomila euro. Per la costituzione regolare di una società per azioni occorrono la stipulazione per atto pubblico (da parte di un notaio) e l'iscrizione nel Registro delle imprese. Società in Accomandita per Azioni: hanno le stesse caratteristiche delle società in accomandita semplice e delle società per azioni. Il patrimonio sociale è costituito da azioni, ma i soci si distinguono in accomandatari, che hanno il potere di amministrare la società e la conseguente responsabilità illimitata, solidale e sussidiaria, e gli accomandanti, che sono obbligati nei limiti delle azioni sottoscritte e non possono svolgere attività di amministrazione della società. Società a Responsabilità Limitata: le quote sociali non sono rappresentate da azioni e il capitale minimo, per la costituzione, è diecimila euro. L’adozione di questa forma societaria viene preferita alla società per azioni per lo svolgimento di attività di impresa di media dimensione. L'atto costitutivo, redatto da un notaio, è soggetto all'iscrizione nel Registro delle imprese entro venti giorni dalla sua stipulazione.

  43. S.r.l. Unipersonale: con il decreto legislativo n. 88 del 3 marzo 1993, per la prima volta si è consentito ad un unico soggetto di costituire una società, mediante atto unilaterale. La riforma del diritto societario, adottata con il decreto legislativo n. 6 del 17 gennaio 2003, ha esteso questa possibilità pure alle S.p.A. In entrambi i casi sono previsti determinati obblighi, relativi al versamento dei conferimenti in denaro e alla pubblicità. Nel caso di mancata ottemperanza a detti obblighi, il socio perde il privilegio della responsabilità limitata, nel senso che, in caso d'insolvenza della società, risponde illimitatamente per tutte le obbligazioni sorte nel periodo in cui era azionista o quotista unico.Società Cooperativa: la caratteristica delle società cooperative è lo scopo mutualistico, che consiste nel perseguimento di un beneficio a favore dei soci, e non da fini di lucro. Obiettivo della società non è quello di realizzare utili e di distribuirli tra i soci che la compongono, ma di cedere agli stessi soci beni e servizi a prezzi inferiori a quelli praticati sul mercato. Lo scopo di lucro, tuttavia, non è del tutto assente: i beni e i servizi prodotti e non consumati dai soci vengono venduti con conseguente realizzazione di utili, i quali, se non destinati nel reinvestimento, possono essere distribuiti in misura minima in rapporto al capitale sociale. Per la costituzione della società

  44. Il Signoraggio

  45. Signoraggio è un termine che deriva dal francese “ seigneur ”che in italiano significa “ signore ”; nel medioevo i titolari del diritto di battere moneta erano appunto i signori feudali i quali beneficiavano del guadagno che ne derivava. • Quando la base monetaria consisteva di monete in metallo prezioso, chiunque disponesse di quest’ultimo, poteva portarlo presso la zecca di stato dove veniva trasformato in moneta su cui si riportava l’effigie del sovrano. I diritti spettanti a questi e alla zecca erano esatti trattenendo parte del metallo prezioso. In questo contesto il diritto di zecca , cioè l’imposta sulla coniazione , coincide con il signoraggio infatti valore nominale della moneta e valore intrinseco non coincidevano; l’imposta sulla coniazione serviva a finanziare la spesa pubblica.

  46. ESEMPIO IN ” SOLDONI “ DEL SIGNORAGGIO • Lo Stato prende in prestito una banconota da €100 euro dalla Banca Centrale e la « paga » con una « obbligazione » da €100 . A fine anno dovrà « drenare » dalla popolazione quei €100 per restituirli al legittimo proprietario ( che è il Banchiere Internazionale ) , più gli interessi, diciamo un 2,5%. La Banca Centrale ha stampato quella banconota spendendo (tutto compreso ) 30 centesimi di euro ( quindi era solo un pezzo di carta, una merce come un'altra , come un biglietto del cinema ) mentre la banconota da €100 ( +2,5% ) , che lo Stato restituisce alla Banca Centrale. La Banca Centrale è una tipografia e si comporta come se fosse la padrona della banconota. Ergo : il signoraggio su una singola banconota è di €102,5 - €0,30 = €102,2

  47. Le banche centrali • L’autonomia • Riserva frazionaria • Rischio inflazione • Convertibilità

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