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Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

Corso di Storia delle Relazioni Internazionali. A.A. 2012/2013 Giovanni Bernardini bernardini@fbk.eu. GIOVANNI.BERNARDINI2.STO_REL_INT password: storelint. La stagione dei vertici tripartiti.

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Corso di Storia delle Relazioni Internazionali

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Presentation Transcript


  1. Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2012/2013 Giovanni Bernardini bernardini@fbk.eu

  2. GIOVANNI.BERNARDINI2.STO_REL_INTpassword: storelint

  3. La stagione dei vertici tripartiti • Nell’ottobre de 1943 si incontrarono a Mosca i tre ministri degli esteri. Regolamentare la procedura per i paesi sconfitti e liberati, specialmente dopo il precedente italiano • Commissioni di controllo politico: il compromesso è la creazione di una “EuropeanAdvisoryCommission”: politica comune nell’Europa liberata. Si afferma soltanto la natura “consultiva” dell’organo.

  4. La stagione dei vertici tripartiti Novembre 1943: incontro tra Churchill, Roosevelt e Chiang Kai-Shek al Cairo (Stalin declina l’invito: • Prosecuzione della guerra fino alla resa incondizionata del Giappone • Giappone ricondotto ai territori del 1914 • Ritiro dai territori “rubati” alla Cina • Avvio dell’indipendenza per la Corea • Di fatto, Roosevelt vuole riconfermare l’importanza del legittimo governo cinese per il dopoguerra

  5. La stagione dei vertici tripartiti Seguì la Conferenza di Teheran tra i tre capi di governo. Lo scambio di opinioni intenso di quei giorni conteneva già i termini delle deliberazioni degli anni successivi • Sbarco in Normandia entro il 1° maggio 1944 • L’Unione Sovietica si impegnava ad aprire un “secondo fronte” contro il Giappone tre mesi dopo la conclusione della guerra in Europa

  6. La stagione dei vertici tripartiti • Roosevelt espose il progetto delle Nazioni Unite, trovando il completo accordo di Stalin che esse sarebbero state edificate su: • Prosecuzione dell’alleanza di guerra • Impegno di pace • Lotta al colonialismo • Dall’agosto del 1944 a DumbartonOaks (Washington) gli “esperti” inizieranno a lavorare alo statuto dell’ONU

  7. La stagione dei vertici tripartiti • Sul piano della risistemazione dell’Europa: rinascita della Polonia. • “Spostamento” di 200 km dell’intera Polonia storica, a danno della Germania. Posizione defilata di Roosevelt per ragioni utilitaristiche, ma non c’è opposizione di principio. • Questione tedesca: ampio ventaglio di soluzioni. C’è chi propone che UNA Germania cessi di esistere, chi vuole che sia sottoposta al controllo di Gran Bretagna e URSS. Ci sono persino ipotesi di “ruralizzazione” della Germania e di sterilizzazione coatta”

  8. La stagione dei vertici tripartiti • Inizia ad affacciarsi l’idea, almeno temporanea, di una divisione in “zone d’influenza” • Annessione degli stati baltici all’URSS: nessuna opposizione occidentale • Assistenza “congiunta” (per quanto possibile) alla resistenza jugoslava e a quella greca

  9. La stagione dei vertici tripartiti • Ma molte di queste risoluzioni non furono ufficializzate e quindi non trovarono posto nei comunicati ufficiali • Di fatto, i grandi avevano discusso con leggerezza di questioni che riguardavano l’esistenza di interi popoli e il rispetto o meno della loro volontà

  10. La stagione dei vertici tripartiti • Non a caso, un vertice tenuto a Mosca nell’ottobre 1944 soltanto tra Churchill e Stalin fornì l’occasione per discutere in termini di future “sfere d’influenza” in Europa; un approccio che in generale Roosevelt non condivideva, ma al quale non si era opposto con fermezza durante la conferenza di Teheran

  11. La stagione dei vertici tripartiti • Soprattutto, si tratta di uno schema velleitario, perché • Dà per scontato il disinteresse e il ritiro degli Stati Uniti dall’Europa • Attribuisce alla Gran Bretagna responsabilità e carichi che essa non sarebbe stata minimamente in grado di sobbarcarsi nel dopoguerra

  12. La stagione dei vertici tripartiti • Tuttavia, un obiettivo di Churchill era contenere e regolamentare la crescente influenza sovietica nei Balcani a seguito delle operazioni di guerra, pur riconoscendo la legittimità del concetto di “sfera di influenza

  13. La stagione dei vertici tripartiti • L’approssimarsi della resa tedesca rende necessario un nuovo incontro al vertice • Nuovo incontro a Yalta (in Crimea) • I sovietici hanno “liberato” la Polonia tra molte polemiche • Mosca riconosce un governo diverso da quello in esilio • Memore di quanto avvenuto in Italia, Stalin sigilla la questione polacca come un fatto compiuto da non discutere con gli alleati

  14. La stagione dei vertici tripartiti Cosa viene realmente deciso a Yalta: • Convocazione della conferenza per il varo dell’ONU • Concessioni di rappresentanza all’URSS • Diritto di veto dei vincitori di guerra in seno al Consiglio di Sicurezza • Avvio all’indipendenza delle colonie perse dagli sconfitti • Cosa fare della Germania? Per il momento quattro sfere di occupazione • Riparazioni di guerra: accordo ufficioso per cui il 50% va all’URSS

  15. La stagione dei vertici tripartiti • Polonia: difficile compromesso, per gli occidentali si tratta di salvare “l’onore” • Costituzione di un “governo di unità nazionale” con elementi di “provata democraticità”. Elezioni libere “al più presto” • Sarà fonte di critiche infinite a occidente. Ma la domanda è: cosa avrebbero potuto fare gli occidentali per mutare la situazione?

  16. La stagione dei vertici tripartiti • “Dichiarazione sull’Europa liberata” • Impegno a perseguire la denazificazione, alla reciproca consultazione, a operare per la creazione di istituzioni democratiche e libere elezioni • Richieste di Stalin per l’ingresso in guerra contro il Giappone: territoriali e di influenza in Cina

  17. La stagione dei vertici tripartiti Nel frattempo, la guerra continua e il “miracolo” sembra possibile… Il 25 aprile truppe americane e sovietiche si incontrano a Torgau, Germania

  18. La stagione dei vertici tripartiti Ma accanto allo spirito della collaborazione politica (vertici) e bellica (“Spirito dell’Elba), non bisogna mai dimenticare lo “spirito della Resistenza”. Il bisogno largamente condiviso di credere che il dopoguerra sarebbe stato diverso.

  19. “Insieme abbiamo creduto a lungo che questo mondo non si fondasse su un principio superiore e che eravamo dei frustrati. In un certo senso lo credo ancora. Ma ne ho tratto conclusioni diverse da quelle di cui lei mi parlava allora e che da tempo voi tentate di introdurre nella storia. (...) Lei non ha mai creduto che questo mondo avesse un senso e da ciò ha dedotto che tutto si equivale, che il bene e il male fossero intercambiabili. Lei ha supposto che, in assenza di qualsiasi morale divina o umana, i soli valori fossero quelli che dominano nel mondo animale, cioè la violenza e l’astuzia.

  20. Lei ne ha dedotto che l’uomo non è niente, che si poteva sopprimere l’anima, che, in una storia così senza senso, il compito dell’individuo non potesse essere altro che l’avventura della potenza e la sua morale il realismo delle conquiste.”“Continuo a credere che questo mondo non abbia una finalità superiore. Ma so che c’è qualcosa che ha un senso: l’uomo. Perché è il solo a pretendere di averlo. (...) Con un sorriso sprezzante lei mi dirà: cosa significa salvare l’uomo? Glielo grido con tutto me stesso: significa non mutilarlo, dare alla giustizia tutte le possibilità che l’uomo sa concepire. Ecco perché lottiamo.” Albert Camus, “Lettere a un amico tedesco”

  21. L’ultimo vertice

  22. L’ultimo vertice • Fine luglio, quando la Germania è sconfitta e il Giappone sta cedendo • 2 protagonisti su 3 sono cambiati: minore esperienza di politica internazionale e molto minore disponibilità al compromesso • Luglio 1945, Truman: “Stalin mi piace. È diretto. Sa quello che vuole e, se non può ottenerlo, scende a compromessi” • Fine 1945, Truman: “The Russians only understand one language - how many armies have you got? I'm tired of babying the Soviets”

  23. L’ultimo vertice • Perfezionamento delle decisioni (o non decisioni) di Teheran e Yalta • Divisione in quattro zone della Germania, con una commissione alleata di controllo e coordinamento. Amministrarla “come un’entità economica”. Ma congiunto non vuol dire coordinato • Anche Berlino divisa in quattro, con regolamento del traffico da e per la città

  24. Conclusioni da trarre Il “Gran Design” rooseveltiano prevedeva il ritorno degli Stati Uniti in Europa per ricomporre, sulle rovine del disordine precedente e delle aberrazioni che aveva generato: • un sistema economico aperto • con commerci senza discriminazioni • Con trasferimenti monetari senza intralci • Governato dalle regole del diritto internazionale • Sottoposto all’ONU

  25. Conclusioni da trarre • Ogni compromesso era un sacrificio in vista di questo obiettivo • Da parte sovietica si cerca la “sicurezza totale” (del regime e delle frontiere) • Il regime staliniano raggiunge vette di paranoia e crudeltà ancora peggiori. Gli intellettuali che progettavano il dopoguerra non potevano non sapere • Le proposte di prestiti ingenti (miliardi di dollari) sono un tentativo di vincolare l’URSS al progetto complessivo

  26. Conclusioni da trarre • Inoltre, l’URSS poteva costituire un mercato senza limiti per gli Stati Uniti, mettendoli a rischio di crisi di sovrapproduzione • Ma il cambio di guida da Roosevelt a Truman, e l’evidenza del comportamento sovietico in Polonia e in Europa orientale, cambiano i termini del dialogo. Viene meno ogni fiducia • Dal 1946 i sovietici scelgono di procedere da soli alla ricostruzione. È un ritorno all’autarchia che gli Stati Uniti non volevano, ma che alla fine viene imposto da ragioni di insanabile divergenza politica

  27. La fine della guerra nel Pacifico • Il modo in cui fu sconfitto rivela già la fine della collaborazione di guerra e l’inizio della “Guerra fredda” • Dalla fine del 1943 la flotta americana ha recuperato la supremazia nel Pacifico • Liberazione lenta e difficoltosa • Tra febbraio e giugno il Giappone è ormai ricondotto entro il suo territorio • Mutano anche gli equilibri politici a Tokio: primo ministro Suzuki (uomo del dialogo) e soprattutto ministro degli esteri Togo, ex ambasciatore a Mosca

  28. La fine della guerra nel Pacifico • Tra marzo e giugno 7.000 missioni di bombardamento sul Giappone. In una sola di queste ci furono 124.000 vittime • Il 16 luglio nel Nuovo Messico esplode il primo ordigno nucleare bellico: il mondo entra nell’ “era atomica”. La notizia fu comunicata a Truman mentre si trovava a Potsdam • Il 26 luglio viene inviato un ultimatum al Giappone, che contiene riferimenti solo molto vaghi all’arma atomica (accuse in seguito agli Stati Uniti)

  29. La fine della guerra nel Pacifico • Il 6 agosto viene rasa al suolo Hiroshima, il 9 Nagasaki, da due bombe atomiche

  30. La fine della guerra nel Pacifico • Soltanto il 9 agosto, si riunisce il Supremo Consiglio imperiale. L’imperatore Hiroito: “E’ giunto il momento di sopportare ciò che non è sopportabile”. • L’8 agosto era entrata in guerra l’URSS, ma ovviamente non partecipò alle operazioni • Il 2 settembre cessano le ostilità e viene sottoscritto un armistizio. Ma gi Stati Uniti si guardano bene dall’esigere la rimozione dell’Imperatore (esigenze di ordine interno)

  31. La fine della guerra nel Pacifico • Il 12 settembre cessano le ostilità in Corea: il paese viene diviso in due zone di occupazione – USA e URSS – lungo il 38° parallelo • Come la vicenda influenza i rapporti tra Mosca e Washington? • Stalin ottiene i guadagni territoriali promessi, MA • Solo truppe statunitensi occupano Giappone e Corea del sud, e diventano la potenza dominante su Pacifico; ogni speranza di una presenza sovietica in Estremo Oriente sembra compromessa

  32. La fine della guerra nel Pacifico • L’arma atomica cambia i rapporti di forza in seno alla coalizione • Cambia anche il modo in cui è ricordata la guerra in Europa • Stimola una competizione scientifica a fini bellici che non ha precedenti

  33. Un difficile dopoguerra • Conferenza di San Francisco del 25 aprile: nascono le Nazioni Unite • Art. 1: lo scopo è “Mantenere la pace e la sicurezza internazionale” • Delega di intervento diretto a paesi, ma anche la previsione di un esercito multinazionale • Le colonie vengono definite “territori non autonomi” • Prima riunione dell’Assemblea a Londra • Ben presto, più che la prosecuzione dell’alleanza, diventa il teatro della sua dissoluzione

  34. Un difficile dopoguerra • Esempio: creazione di una Atomic Energy Commission. Gli USA chiedono controlli senza limiti e nessun diritto di veto. I sovietici chiedono la distruzione di tutti gli armamenti esistenti. Un accordo è impossibile. Ci vorranno 20 anni perché la “Distensione” tra USA e URSS riparta dal dialogo sul nucleare (dopo che anche Mosca sarà in possesso dell’arma atomica!) • Le Nazioni Unite registrano l’inizio della fine della coalizione di guerra

  35. Un difficile dopoguerra • Il senso di reciproca diffidenza mette fine alla collaborazione di guerra • C’è alla base un diverso concetto di egemonia: quella statunitense, spesso “sottile” e lungamente preparata; quella sovietica, fisica e spesso brutale (ne è un esempio il trattamento della Germania occupata) • Ci sono diverse esigenze: un mondo aperto e sicuro che garantisca la leadership statunitense; la “sicurezza totale” e la ricostruzione per i sovietici

  36. Un difficile dopoguerra • In Polonia i comunisti “vincono” le elezioni col 90% dei voti; lo stesso avviene in Bulgaria • In Romania viene screditata la monarchia e il potere è assegnato a forze “amiche” • Le forze comuniste alleate dell’URSS vincono in modo a dir poco sospetto le elezioni, anche dove l’Armata Rossa non è arrivata (Albania e Jugoslavia) • Questi regimi portano la vera rivoluzione sociale in senso socialista • Era un piano o il risultato di circostanze particolari?

  37. Un difficile dopoguerra • Il nodo rimane la questione tedesca • I sovietici aspiravano realmente a un controllo coordinato, ma: • Nel febbraio 1946 gli Stati Uniti fanno circolare l’idea di un patto venticinquennale contro la rinascita del militarismo tedesco: gli Stati Uniti intendono RIMANERE in Europa • Nel frattempo, si deve procedere a risollevare economicamente la Germania, e favorire la rinascita del sistema politico

  38. Un difficile dopoguerra • Nel luglio 1946 i sovietici rifiutano di collaborare a entrambi i progetti: risultato di un approccio pragmatico. Semplicemente, non esistevano più le premesse della collaborazione temporanea con i “governi borghesi” • l’alleanza di guerra è definitivamente morta; inizia la “Guerra Fredda”

  39. La Guerra Fredda (1945-1989) Realtà e paradigma interpretativo del dopoguerra

  40. Termine entrato (spesso a sproposito) nel linguaggio comune per definire periodi e situazioni contingenti del dopoguerra: se l’inizio è incerto, la fine è comunemente identificata nella caduta del Muro di Berlino • Nell’immaginazione popolare, ricondotta spesso alla sua dimensione puramente militare o spionistica • Dai contorni geografici incerti • Spesso sfruttata con spirito revisionistico o per uso giornalistico decontestualizzato

  41. Cosa fu la Guerra Fredda • Conflitto “congelato” (mai giunto a una deflagrazione totale tra i contendenti) tra due Superpotenze, Stati Uniti d’America e Unione Sovietica, portatrici di messaggi universalistici, tendenzialmente antitetici e inconciliabili. Le Superpotenze furono capaci di estendere la loro influenza con mezzi e metodi differenti dapprima in Europa, poi su vaste aree del globo, e di fare di queste ultime dei campi di battaglia.

  42. Cosa fu la Guerra Fredda • Campi di battaglia diversissimi, eppure unificati dalla volontà delle due Superpotenze di farli rientrare nel conflitto complessivo: • “gioco a somma zero” • “proxywars”, o guerre per procura

  43. Cosa fu la Guerra Fredda • Questo rende già l’idea di come: • Gli ideali di cui erano portatori Stati Uniti ed Unione Sovietica abbiano avuto una diffusione transnazionale senza precedenti (anche grazie ad imponenti apparati di propaganda e al tentativo di influenzare le leadership locali) • Le specificità locali siano state spesso sacrificate brutalmente sull’altare della Guerra Fredda: pro-americani o pro-sovietici, “tertium non datur”

  44. La fine dell’alleanza antinazista • Stati Uniti ed Unione Sovietica “riscoprono” la loro vocazione universalistica: impero della libertà vs. impero dell’uguaglianza • Si lotta “per l’anima dell’umanità” • Possesso di arsenali dal potenziale distruttivo senza precedenti

  45. La fine dell’alleanza antinazista • Inconciliabilità di fondo, un nuovo conflitto è inevitabile: • Per gli americani il comunismo è inconciliabile con la concezione di libertà che è alla base dell’ “American way of life” • Per l’URSS il capitalismo non può sopportare l’esistenza di un regime fondato sul comunismo, perché sa che questo è destinato a vincere

  46. La Guerra Fredda in Europa • In questi anni nasce la definizione di Guerra Fredda con una connotazione negativa anche nei confronti degli Stati Uniti: • Walter Lippman: rinuncia volontaria alla diplomazia • Raymond Aron: pace impossibile – guerra improbabile

  47. George Orwell Dall’Observer, ottobre 1945 The Atom Bomb and You (…) Guardando al mondo nel suo insieme, il movimento per alcuni decenni non va verso l’anarchia, ma verso la reimposizione della schiavitù. È possibile che ci dirigiamo non verso una conflagrazione generale ma verso un’epoca altrettanto orribile quanto quella degli imperi dell’antichità.

  48. (…) In pochi hanno considerato finora (…) il tipo di visione del mondo, il genere di convinzioni, e la struttura sociale che probabilmente prevarrebbe in un paese che sarebbe al contempo invincibile e in uno stato di permanente ‘guerra fredda’ con i suoi nemici.

  49. Se la bomba atomica diventasse qualcosa di poco dispendioso e di facile realizzazione come una bicicletta o una sveglia, certo potrebbe risospingerci verso la barbarie, ma d’altra parte potrebbe segnare la fine della sovranità nazionale e dello stato di polizia altamente centralizzato. Se, come sembra il caso, si tratta di un oggetto raro e costoso quanto difficile da produrre (…), è più probabile che metta fine a guerre di ampia scala al costo di prolungare indefinitamente una ‘pace che non è una pace’. George Orwell, 1945

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