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Lettera ai Filippesi

Lettera ai Filippesi.

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Lettera ai Filippesi

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Presentation Transcript


  1. Lettera ai Filippesi 5Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù:6egli, pur essendo nella condizione di Dio,non ritenne un privilegio l'essere come Dio,7ma svuotò se stessoassumendo una condizione di servo,diventando simile agli uomini.Dall'aspetto riconosciuto come uomo,8umiliò se stessofacendosi obbediente fino alla mortee a una morte di croce. Lettera ai Filippesi

  2. 9Per questo Dio lo esaltòe gli donò il nomeche è al di sopra di ogni nome, 10perché nel nome di Gesùogni ginocchio si pieghinei cieli, sulla terra e sotto terra, 11e ogni lingua proclami:«Gesù Cristo è Signore!,a gloria di Dio Padre. Lettera ai Filippesi

  3. Nascita della chiesa di Filippi, la prima chiesa d’Europa. At, 16, 11 e seguenti 11Salpati da Tròade, facemmo vela direttamente verso Samotràcia e, il giorno dopo, verso Neàpoli12e di qui a Filippi, colonia romana e città del primo distretto della Macedonia. Restammo in questa città alcuni giorni. 13Il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume, dove ritenevamo che si facesse la preghiera e, dopo aver preso posto, rivolgevamo la parola alle donne là riunite. 14Ad ascoltare c'era anche una donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, una credente in Dio, e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. 15Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa». E ci costrinse ad accettare. Lettera ai Filippesi

  4. Filippi era una rinomata città della Macedonia ai confini con la Tracia e doveva il suo nome a Filippo II, padre di Alessandro Magno; al tempo delle guerre civili romane vi affluirono più volte contingenti di veterani in veste di coloni. Dall’imperatore Augusto ebbe il titolo di «Colonia Iulia Augusta Philippensis» e il privilegio dello «iusitalicum», cioè esenzione dalle tasse, indipendenza rispetto al governatore della provincia, pieno dominio sui fondi. L’amministrazione della città era modellata su quella di Roma. La popolazione era formata dagli indigeni e soprattutto dai veterani che vi avevano importato propri usi, costumi e linguaggio. Lettera ai Filippesi

  5. I viaggi di Paolo Leetera ai Filippesi

  6. LE LETTERE DELLA PRIGIONIA Sono quattro scritti: le lettere ai Filippesi, ai Colossesi, agli Efesini e a Filemone. Accomunate dal fatto che l’autore fa riferimento ad una propria situazione di prigionia ma non necessariamente affini e contemporanee. La lettera ai Filippesi si differenzia notevolmente dalle altre tre e gli studiosi la ritengono composta durante la prigionia ad Efeso per ringraziare i Filippesi delle loro premure e confortarli nel loro impegno. Le altre tre lettere sono più affini tra di loro e possono datarsi al tempo della prigionia romana degli anni 61-63. Il biglietto a Filemone può considerarsi un semplice allegato alla lettera ai Colossesi; mentre quest’ultima è strettamente simile alla lettera agli Efesini. Lettera agli Efesini - Claudio Doglio

  7. La Lettera ai Filippesi è scritta intorno all’anno 50 (Paolo è in prigione ad Efeso) Unica lettera senza toni polemici. Non ha niente di particolare da sollecitare, precisare; Paolo, davanti alla morte che rischiava, rivede la situazione della chiesa di Filippi, la propria vita e quella della comunità alla luce di Cristo con i temi fondamentali della gioia e del sentire il mistero della vita. Lettera ai Filippesi

  8. Diversamente da altre lettere, in cui si preoccupa di correggere ed orientare, questa è una lettera ricca di tante cose spirituali, esperienze spirituali e si confessa con tanta semplicità alla comunità perché anche essa abbia gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. È estremamente comunicativa e calda, espressiva di quello che ha vissuto questa piccola e povera comunità.  (commenti di Silvano Fausti - http://www.gesuiti-villapizzone.it/sito/lectio/paolo.html) Lettera ai Filippesi

  9. Lettera ai Filippesi

  10. Lettera ai Filippesi

  11. Saluto, Mittente e destinatari 1 Paolo e Timoteo, servi (schiavi) di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi: 2grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo. • In due versetti molto brevi si ripete tre volte la parola Cristo Gesù; • dà una definizione di sé come schiavo di Gesù Cristo, come Cristo si è fatto schiavo così Paolo ritiene di essere schiavo per amore di Cristo • Paolo e Timoteo sono i mittenti che hanno fondato la Chiesa di Filippi e si rivolgono ai cristiani chiamandoli santi cioè appartenenti a Dio Lettera ai Filippesi - Silvano Fausti

  12. Il credente è santo non perché è bravo ma perché è in Cristo, in Dio; e in Lui è figlio; • Questa comunità dei santi si trova in Filippi; • la chiesa è una sola ma si trova in tante parti. • la Chiesa è cattolica, è universale ma in concreto si vive la fraternità con la gente con cui ci si ritrova non con altri che non si conosce, si fa fraternità nella casa, nella famiglia, con la gente che incontri ogni giorno. • Su questa chiesa, su questi santi Paolo, invoca Grazia e pace (grazia, gioia e pace). Cioè pienezza di ogni bene: Grazia e pace. Doni del Signore Lettera ai Filippesi

  13. 1, 3 – 11 • preghiera di ringraziamento per l’amore che questa comunità ha • invocazione e supplica perché questo amore cresca sempre di più e così cresca anche la vita spirituale della comunità. 3Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. 4Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia 5a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente.6Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. Lettera ai Filippesi

  14. Inizia ringraziando (in greco eucaristein), perché Dio dà ogni bene; • l’eucarestia è il momento fondamentale nella vita umana perché tutto ciò che siamo è dono; • si ringrazia quando qualcosa ci è dato anche se non è dovuto, quando non è in nostro possesso, quando ci si riconosce figli dell'unico padre, • L’eucaristia (ringraziamento) è sempre e per tutti, accompagnata da grande gioia e preghiera; la gioia è il colore della vita cristiana, la caratteristica di questa lettera. • La vera ascesi cristiana è quella di conservare la gioia del cuore, essere contenti che Dio ci ama e già ci ha salvati e non preoccuparsi di quello che sta per venire Lettera ai Filippesi

  15. Con questa gioia, segno della presenza di Dio, lui prega: • per la partecipazione al vangelo, alla fede e partecipazione al mistero del Signore Gesù, • per l’accettazione del suo amore per me che sono figlio e nel suo Figlio reso capace di amare i fratelli. • per la partecipazione alla missione di Paolo aiutandolo nel diffondere il Vangelo di Cristo. Paolo è convinto che chi ha iniziato quest'opera buona la porterà a compimento e non ha paura di alcun fallimento: è Dio che inizia è Dio che porta a compimento. Lettera ai Filippesi

  16. 7È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo, voi che con me siete tutti partecipi della grazia. 8Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù. • E’ giusto ringraziare e avere fiducia, solo il nemico porta alla tristezza e sfiducia. • Vi porto nel cuore, ho interesse per voi , come Dio ha interesse per voi. • Poi voi siete partecipi della grazia che mi è data (la prigionia è ritenuta una grazia perche rende simile a Cristo, testimone fino in fondo). Lettera ai Filippesi

  17. Dio mi è testimone che io ho nostalgia di voi con la tenerezza di Cristo. • Questo desiderio ha la stessa tenerezza di Cristo, come un amore materno. • L'amore di Dio, verso i fratelli, non esclude nessuno; • è un amore che non dipende dal merito, come quello della madre o del padre per il figlio; • così anche quello di Paolo. Ama ogni persona per quello che è senza esclusioni. Lettera ai Filippesi

  18. 9E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, 10perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, 11ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio. • Prega perché l'amore e la carità aumenti sempre di più; infatti l'amore può solo aumentare altrimenti diminuisce, e se diminuisce e già peccato. • Per crescere nell’amore ci vuole la conoscenza di Dio, della Sua Parola; • Crescere in ogni genere di discernimento, di sentimento, cioè accogliere con la propria sensibilità la parola che è il dono del il Signore. • Questo fa crescere nell'amore senza il quale tutto si riduce legge, norme. Lettera ai Filippesi

  19. Fil. 1, 12-26 La situazione di Paolo – Per me vivere è Cristo 12Desidero che sappiate, fratelli, come le mie vicende si siano volte piuttosto per il progresso del Vangelo, 13al punto che, in tutto il palazzo del pretorio e dovunque, si sa che io sono prigioniero per Cristo. 14In tal modo la maggior parte dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, ancor più ardiscono annunciare senza timore la Parola. 15Alcuni, è vero, predicano Cristo anche per invidia e spirito di contesa, ma altri con buoni sentimenti. 16Questi lo fanno per amore, sapendo che io sono stato incaricato della difesa del Vangelo; 17quelli invece predicano Cristo con spirito di rivalità, con intenzioni non rette, pensando di accrescere dolore alle mie catene. 18Ma questo che importa? Purché in ogni maniera, per convenienza o per sincerità, Cristo venga annunciato, io me ne rallegro e continuerò a rallegrarmene. Lettera ai Filippesi

  20. 19So infatti che questo servirà alla mia salvezza, grazie alla vostra preghiera e all'aiuto dello Spirito di Gesù Cristo, 20secondo la mia ardente attesa e la speranza che in nulla rimarrò deluso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. • Si parla nove volte di Cristo, è un ritornello il cui punto focale è: per me vivere è Cristo. • Sotto questa luce vede la sua situazione: • si trova in prigione e rischia di essere condannato a morte, • alcuni dei suoi compagni lo abbandonano, si sentono liberi dalla sua influenza, … rivalità. Lettera ai Filippesi

  21. Di fronte a questi fatti negativi: • la prigione, • ostilità e rivalità • l’angustia di poter morire, • ci dice come mettersi di fronte alle realtà negative. • In Cristo, morire è un guadagno, • Vivere può essere utile agli altri; • Stretto fra queste due cose è certo che la scelta non sta nel cercare ciò che gli conviene di più, ma ciò che è più utile agli altri. Lettera ai Filippesi

  22. 21Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. 22Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. 23Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; 24ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. 25Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a tutti voi per il progresso e la gioia della vostra fede, 26affinché il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre più in Cristo Gesù, con il mio ritorno fra voi. • Nella sua situazione (non sono le prigioni di adesso), anziché piangere su se stesso fa un ragionamento a cosa serve? Lettera ai Filippesi

  23. Sono in prigione per Cristo e quindi sono contento, di soffrire per il Vangelo, non mi interessa il bene di me stesso ma quello degli altri. • Essere in prigione aiuta la causa di Cristo: i fratelli vedono il suo esempio, il coraggio e la fermezza nella fede. • Paolo è indifferente alla sua situazione; • nella valutazione deve chiedersi cosa conta veramente nella vita; • trova nell’amore di Cristo la sua strada. • Bisogna dimenticarsi del proprio io, avere un grande amore. Lettera ai Filippesi

  24. Fil. 2 1-11 Avere lo stesso modo di sentire di Gesù • i primi quattro versetti dipingono la comunità • gli altri versetti come la comunità ha sentito Gesù. • La comunità è specchio del volto di Cristo, il nostro modo di vivere e di sentire è come il suo. • Il principio della nostra vita concreta è la storia di Gesù: quel che lui ha fatto, detto e vissuto. • Contempla il volto di Gesù Cristo • Per natura l’uomo cerca gloria (peso, consistenza), ha bisogno di essere qualcuno, di contare, di pesare, se no non esiste. Tutto quello che fa è per la gloria, per un peso, una consistenza nei confronti degli altri. Lettera ai Filippesi

  25. Per Paolo il vero peso, la vera identità, la vera consistenza, deve essere la stessa di Gesù Cristo: • La strada dell’umiltà, dell’amore, dello spogliarsi, dello svuotarsi e dell’essere disponibile ai fratelli fino alla morte e alla morte di croce, cioè: • aver lo stesso modo di sentire che fu in Gesù Cristo. • Con Lui bisogna essere ben accordati, non solo come uno strumento musicale accordato, ma anche ben “cordati” nel senso di avere un cuore che ha lo stesso modo di sentire di quello di Cristo; Lettera ai Filippesi

  26. Da qui gli aspetti positivi della Comunità. 1 Se dunque c'è qualche consolazione in Cristo, se c'è qualche conforto, frutto della carità, se c'è qualche comunione di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, 2rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. • consolazione in Cristo. • vittoria sulla solitudine; • in Cristo non più divisi gli uni dagli altri, con accuse reciproche. • L’uomo è relazione; (se è solo è morto). • Comunità è non essere più soli: siamo in Cristo, in relazione con Lui e con i fratelli. Lettera ai Filippesi

  27. conforto nell’amore: • Insieme: l’altro è il tuo incoraggiamento, è la tua forza, la forza dell’amore; ognuno ha la forza dell’altro. comunione nello Spirito: • Lo Spirito è la vita. La comunità dei credenti ha un’unica vita, quella suscitata dallo Spirito che è l’amore tra il Padre e il Figlio. Nella comunione lo Spirito circola come il sangue nello stesso corpo. • Se sono in Cristo, per me l’altro è fratello, per me l’altro è coraggio e … non il nemico da cui difendermi, • è la mia forza perché realmente abbiamo in comune lo stesso Spirito santo. Lettera ai Filippesi

  28. Comunità: superare aspetti negativi. • Allora, il nostro rapportarci non è più con rivalità, invidia, gelosia, discordia, ma diventa rapporto di viscere, di compassione, di tenerezza, di amore e di accettazione, tipicamente materna ed incondizionata. 3Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. 4Ciascuno non cerchi l'interesse proprio, ma anche quello degli altri. • Se ognuno cerca la sua consistenza (gloria), il proprio io (narciso) questa gloria è vana, cioè vuota. • La gloria vera, quella piena è quella di Cristo che svuota se stesso fino alla fine. Lettera ai Filippesi

  29. Dio con noi: ci ha amato e ha dato la sua vita per noi, per Lui la nostra vita vale più della sua. • Quando l’altro è al primo posto, non c’è più rivalità e concorrenza. La gloria, la vera realizzazione dell’uomo, non sta nel porsi al primo posto, ma all’ultimo posto, la grandezza dell’amore non è dominare tutti ma è servire tutti; l’amore lascia spazio all’altro, cioè si svuota, mentre l’egoismo riempie ed invade tutto e non c’è più respiro per nessuno e soffoca tutto; l’amore si restringe al minimo e lascia tutto lo spazio all’altro, è accoglienza. Lettera ai Filippesi

  30. Modello della Comunità cristiana: Cristo Gesù. 5Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. • Se dovete crescere ed arrivare alla perfezione, cioè avere gli stessi sentimenti di Cristo, allora vi presento davvero com’è Cristo, vi faccio un quadro riassuntivo di tutto il suo commino perché divenga il cammino del credente e, quindi, di ogni uomo. 6Il quale pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio.” • Gesù è di natura divina, (in greco è nella forma di Dio) cioè Lui realmente è nella gloria piena, e la gloria piena di Dio, una uguaglianza non rapinata. Lettera ai Filippesi

  31. Adamo invece rapì la sua uguaglianza con Dio, per lui era qualcosa da rapire, da possedere, una cosa non sua. (tentazione “si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male” Gen. 3,5) 7ma spogliò (svuotò) se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, 8umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. • La prima caratteristica di Dio amore è che si svuota, qui è detto: “si spogliò”. • Spogliarsi è poco, spogliarsi è all’esterno; svuotarsi è all’interno. • L’amore cede tutto lo spazio all’altro, accoglie l’altro, non occupa posto, è pura accoglienza. Lettera ai Filippesi

  32. Mentre l’egoismo vuol distinguersi dall’altro, affermarsi sull’altro, la gloria di Dio: prima di tutto si svuota e poi si identifica con l’altro e si trova in tutto simile nell’apparenza e nella realtà ad ogni uomo; ma non basta, si fece più piccolo, si fece tapino. Le caratteristiche dell’amore: svuotarsi, assumere la forma dell’altro, farsi più piccolo e farsi obbediente ( in greco vuol dire “ascoltare stando sotto, sottomesso”). L’itinerario del Figlio di Dio, che è Dio dall’eternità si rivela nella storia come Dio in modo opposto a quello che noi pensavamo essere Dio; e così ci rivela il concetto di gloria : la nostra gloria sarà essere come Dio e Dio è così. Lettera ai Filippesi

  33. Quando Gesù lava i piedi, noi diciamo sempre che Gesù si è degnato di lavare i piedi ai suoi discepoli. Gesù non si è degnato di lavare i piedi, ha manifestato la sua gloria lavando i piedi, la sua dignità; non si è abbassato, non si è umiliato a lavare i piedi, si è esaltato, ha mostrato la vera esaltazione, quella di servire. Allora il vero problema è il baco che abbiamo in testa : il concetto di gloria, dal quale ci guarisce solo la contemplazione del Cristo. Se la comunità ha come norme di comportamento questo modello di gloria, non c’è più la rivalità. Ci può essere un nuovo tipo di rivalità, quella del servizio, della stima dell’altro. Lettera ai Filippesi

  34. 9Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il Nome che è al di sopra di ogni altro nome.” • Non è detto: nonostante questo, Dio l’ha esaltato, • è detto “per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome”. • L’ha esaltato perché la vera altezza è questa, è l’altezza di Dio che è amore, e allora riceve come dono il Nome, il Nome è Dio, il Nome sopra ogni altro nome, proprio per questo è Dio. •  in questa nuova gloria, la gloria dell’amore ,noi conosciamo Dio e conosciamo, quindi, la nostra verità di uomini, Lettera ai Filippesi

  35. 10perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; 11e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Nel Nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi. Questo nome, questa persona di Gesù, che ci ha rivelato la gloria di Dio, viene ad essere la critica di ogni idolo: non c’è altro Dio all’infuori di questo, in cielo, sopra il cielo, sulla terra, sotto terra. Qui dobbiamo piegare le nostre ginocchia (tutto noi stessi), davanti all’umiltà di Dio, davanti alla piccolezza estrema di Dio, davanti alla Croce, non davanti al potere, non davanti ai grandi ragionamenti. Lettera ai Filippesi

  36. E ogni lingua confesserà che Signore è Gesù, il Cristo. Signore, il Kyriòs. Dio è questo uomo, non un altro; quel Dio che nessuno aveva mai visto, questo è la gloria di Dio Padre, perché Lui è il Figlio e noi suoi figli, assorbiti ormai nella Trinità. la comunità vivrà quello che pur ha incominciato a vivere, accentuerà questo stile, contemplando – la forza è questa contemplazione - Gesù Cristo che ha compiuto questo tragitto. Lettera ai Filippesi

  37. Fil. 2, 12-18 L’agire secondo Gesù 12-13 La fede e l’ascolto: • Dalla contemplazione di Cristo : Senso del nostro agire 12 Pertanto, miei cari, come sempre avete obbedito, non solo in mia presenza, ma molto di più nella mia assenza, datevi da fare per la vostra salvezza con timore e tremore. 13 È Dio infatti che agisce in voi rendendovi capaci di volere e operare per la benevolenza. • Se avete obbedito, datevi da fare; • “obbedire” vuol dire ascoltare la parola, la fede è ascoltare e ricevere la Parola. E ogni ascolto implica l’esecuzione, altrimenti non è ascolto. Lettera ai Filippesi

  38. la grazia è il principio della mia libertà: è perché sono graziato e amato gratuitamente sono libero • Non c’è contrapposizione tra fede e opere: se credi nell’amore del Padre per te, ricevuto dal Figlio, vivrai questo amore nella tua vita concreta. E allora farai frutto dello Spirito perché vivi di questo Spirito. • La salvezza dipende tutta da Dio che ci ha salvati, ma dipende anche da noi, che possiamo dire “sì o no”, c’è la nostra libertà. • La nostra vita cristiana è un dinamismo di ascolto che diventa operativo per la salvezza; • e questo “con timore e tremore” è importante, come il nostro sì a Dio. Lettera ai Filippesi

  39. “timore e tremore” : di fronte a questo piccolo segno dell’amore, che non mi fa soggezione, è importante la consapevolezza che si può fallire, perdere la cosa più importante , la nostra salvezza. Avere questo timore e tremore vuol dire essere liberi da ogni paura, cioè situazioni e cose non mi spaventano. non mi condizionano, sono libero di camminare verso la salvezza. 13 È Dio infatti che agisce in voi rendendovi capaci di volere e operare per la benevolenza. L’azione di Dio non si sovrappone alla nostra, ma ci rende capaci di volere operare per la benevolenza. Lettera ai Filippesi

  40. Il rapporto con il mondo. (14 – 16) 14 Fate tutto senza mormorazioni e contestazioni, 15 per essere irreprensibili e ineccepibili, come figli di Dio integerrimi in mezzo ad una generazione e perversa, dovete apparire tra loro come luci nel mondo, 16 portando la parola di vita. Sarete per me un vanto nel giorno di Cristo, perché non ho corso invano né ho faticato invano. Suggerimenti che ci distinguono dal mondo: • il primo è fare tutto senza mormorazioni, senza brontolare. La mormorazione non viene mai dallo Spirito di Dio, da Lui non arriva lo spirito di contestazione: è sempre satanica la contestazione. Dio fa vedere il bene e favorisce il bene. Lettera ai Filippesi

  41. Agire come figli di Dio. • Dio ci accetta come siamo, e quindi siamo integerrimi, senza macchia, come Lui in mezzo a questo mondo, che invece è depravato e perverso. • Il mondo, il cosmo agisce in modo depravato, (la parola greca significa un agire scoglioso, contorto, tutto ricurvo), persegue infiniti fini e non è mai diritto verso l’altro; la depravazione: essere ripiegati su di sé. • Chi non è contorto, è limpido, semplice, non è autocentrato, non è perverso, indica il verso e la direzione a tutti, diventa luce per il mondo. • Il nostro agire, se è giusto, deve interrogare le persone, diventa luce, senso, vita per loro, non perché portiamo noi stessi, ma perché portiamo la Parola di vita. Lettera ai Filippesi

  42. Il rapporto cristiano-mondo: si definisce in base alla luce e alla Parola di vita; la luce non è antagonista delle tenebre, ma illumina le tenebre. La Parola di vita porta la vita. • Non c’è odio per il mondo, perché è perverso e depravato, ma in questo mondo, perverso e depravato, manifestiamo il senso, la luce e la dirittura senza pretendere di essere neanche troppo capiti e approvati. 17 E anche nel caso che debba spendermi come libagione sul sacrificio e servizio sacro della vostra fede, gioisco e ne con-gioisco con tutti voi. 18 Allo stesso modo anche voi gioite e con-gioite con me. Lettera ai Filippesi

  43. Paolo sta per “esser speso in libagione”: come un sacrificio sacro, come un atto di culto; la sua vita è tutta un atto di culto ed è un atto di culto all’utilità della fede dei Filippesi. • Questa sua vita tutta spesa a vantaggio degli altri diventa motivo di gioia. • La gioia è il segno della presenza di Dio ed è proprio di Dio dar gioia in ogni situazione, anche sulla croce, mentre è proprio del nemico cercare di toglierla in tutti i modi. • La vera ascesi spirituale è quella di conservare la gioia in qualunque situazione, che è quello che qui Paolo afferma in modo chiaro ed esorta anche gli altri a condividere questa gioia. Lettera ai Filippesi

  44. Fil. 2, 19-30 Comunicazioni, notizie, uno spaccato di vita quotidiana. • Paolo comunica queste cose in una lettera che viene letta in un'assemblea eucaristica; • Comunicare è il presupposto della comunione: chi domina comunica poco; l'unico modo per dominare è non comunicare. • Comunicare vuol dire interessarsi, essere dentro; non c'è nulla che non mi interessi dell'altro … • noi comunichiamo spesso con la critica con l’osservazione, sottolineando gli aspetti negativi, Paolo comunica creando comunione e non divisione. Lettera ai Filippesi

  45. Di Timoteo, suo collaboratore, fa un elogio, ha stima per lui; e da lui fa il ritratto dell’apostolo. • Paolo ha collaboratori, non è facile avere collaboratori, più facile avere sudditi; ma se non si è collabora non si lavora al disegno di Dio. 19Spero nel Signore Gesù di mandarvi presto Timoteo, per essere anch'io confortato nel ricevere vostre notizie. Paolo spera; ogni decisione è una speranza nel Signore, la si fa se e come piace a Dio, cioè si vive la volontà di Dio nella vita concreta. Non è Dio che deve stare ai miei piani ma il mio piano che deve stare nel Signore, quando e come lui vorrà. Lettera ai Filippesi

  46. 20Infatti, non ho nessuno che condivida come lui i miei sentimenti e prenda sinceramente a cuore ciò che vi riguarda: 21tutti in realtà cercano i propri interessi, non quelli di Gesù Cristo. 22Voi conoscete la buona prova da lui data, poiché ha servito il Vangelo insieme con me, come un figlio con il padre. L’elogio dice cose ben precise: • Ha lo stesso mio modo di sentire, è in sintonia. • Si occupa veramente delle cose, le sollecita, ha cura, premura. Manda Timoteo per essere confortato dalle notizie; le buone notizie danno forza, Paolo ci tiene ad avere e a fornire notizie; ci tiene alla comunicazione, presupposto della comunione. Lettera ai Filippesi

  47. Non cerca il proprio interesse, ma quello di Cristo. • È schiavo del Vangelo, si è messo al suo servizio. • Il mio rapporto con Lui è quello di un padre con il figlio, legato con la stessa vita e lo stesso sangue. 23Spero quindi di mandarvelo presto, appena avrò visto chiaro nella mia situazione. 24Ma ho la convinzione nel Signore che presto verrò anch'io di persona. Paolo spera di mandarlo, così è convinto nel Signore. Questa convinzione che potrebbe anche non realizzarsi, è nel suo cuore. 25Ho creduto necessario mandarvi Epafrodìto, fratello mio, mio compagno di lavoro e di lotta e vostro inviato per aiutarmi nelle mie necessità. 26Aveva grande desiderio di rivedere voi tutti e si preoccupava perché eravate a conoscenza della sua malattia. Lettera ai Filippesi

  48. Anche per questo collaboratore ha attenzione e stima nonostante il suo fallimento. Ve lo rimando perché aveva una grande nostalgia dei voi tutti, vi vuole bene ed era in ansia per la vostra preoccupazione per lui e la sua malattia. 27 È stato grave, infatti, e vicino alla morte. Ma Dio ha avuto misericordia di lui, e non di lui solo ma anche di me, perché non avessi dolore su dolore. 28Lo mando quindi con tanta premura, perché vi rallegriate al vederlo di nuovo e io non sia più preoccupato. 29Accoglietelo dunque nel Signore con piena gioia e abbiate grande stima verso persone come lui, 30perché ha sfiorato la morte per la causa di Cristo, rischiando la vita, per supplire a ciò che mancava al vostro servizio verso di me. Lettera ai Filippesi

  49. Fil. 3,1-11 Il brano è tutto autobiografico, • si apre con la esortazione a stare lieti e • termina con l’esortazione a stare saldi; • sembra un corpo estraneo all’interno della lettera perché è polemico e non si sa perché ci possono essere dei cani, dei cattivi operai. • C’è sempre il pericolo di ridurre il Vangelo all’osservanza della legge. • Approfitta di questa situazione in cui parla di questi farisei per dire che anche lui era come loro e mostra la sua esperienza, il suo cambiamento fondamentale. Lettera ai Filippesi

  50. 1 Per il resto, fratelli miei, siate lieti nel Signore. Scrivere a voi le stesse cose, a me non pesa e a voi dà sicurezza. • Gioite nel Signore; Gioia è una parola fondamentale nella lettera ai filippesi, viene ripetuta 13 volte; • è l’aspetto fondamentale della vita cristiana; l’uomo è fatto per gioire, per essere contento, non per essere triste; • e la gioia è nel Signore e del Signore. • Lo scopo della nostra vita che abitare stabilmente nella gioia, la vera ascesi è sorvegliare gli atteggiamenti negativi che ci tolgono la gioia … e sono sempre tanti: siamo limitati, c’è il male, c’è la cattiveria … Lettera ai Filippesi

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