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TEORIA DELLO SVILUPPO

Corso di Politica Economica e dello Sviluppo Proff. Roberto Fanfani e Cristina Brasili Anno Accademico 2006-2007. TEORIA DELLO SVILUPPO. Partiamo da una domanda…. Perché il PIL pro capite non è un indicatore sufficiente per analizzare lo “sviluppo” di un Paese?.

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TEORIA DELLO SVILUPPO

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Presentation Transcript


  1. Corso di Politica Economica e dello SviluppoProff. Roberto Fanfani e Cristina BrasiliAnno Accademico 2006-2007 TEORIA DELLO SVILUPPO

  2. Partiamo da una domanda….. Perché il PIL pro capite non è un indicatore sufficiente per analizzare lo “sviluppo” di un Paese?

  3. Indicatori utilizzati nell’economia dello sviluppo

  4. Indicatori utilizzati nell’economia dello sviluppo (continua)

  5. Teoria dello sviluppo(frammenti) • CRESCITA E SVILUPPO • (Growth and Development) • Circoli viziosi della povertà • Poli di sviluppo • Dualismo • Mutamenti settoriali • Disoccupazione nascosta • Sviluppo tardivo

  6. CIRCOLI VIZIOSI DELLA POVERTA’ a) dal lato della domanda (bassa domanda) b) dal lato dell’accumulazione (bassi risparmi)

  7. CIRCOLI VIZIOSI DELLA POVERTA’ c) dal lato delle infrastrutture sociali d) dal lato del capitale umano e) dal lato della popolazione (produttiva)

  8. POLI DI SVILUPPO(Benefici) Altri eventuali effetti creazione di nuova imprenditorialità (ad esempio addetti dell’impresa A che acquisiscono una elevata professionalità e si mettono in proprio)

  9. POLI DI SVILUPPO(Possibili Problemi) Altri eventuali effetti DISTRUZIONE di imprenditorialità, se prevalgono gli effetti negativi “Big push” - Rosertein Rodan, “Poli di sviluppo” - Perroux

  10. DUALISMO ECONOMICO • Dualismo territoriale • Dualismo nel mercato del lavoro • Dualismo industriale Il combinarsi di questi dualismi ha creato un “mosaico” di situazioni che caratterizzano lo sviluppo economico italiano.

  11. MUTAMENTI SETTORIALI • Progressivi mutamenti dell’ importanza relativa dei principali settori • Agricoltura • Industria • Servizi • I sentieri di sviluppo non sono omogenei (Colin Clark, Kutzets, Chenery)

  12. SVILUPPO SETTORIALE • Deindustrializzazione • Anni ‘50-’60 USA-UK • Anni ‘70 ITALIA • Paesi quote elevate servizi • Sud Italia: quota elevata servizi ma poca industria • I rapporti fra servizi e industria non sono semplici da analizzare • Il problema è analizzare i servizi in funzione dell’apparato industriale (Pasinetti L., “Mutamenti strutturali del sistema produttivo: integrazione fra industria e settore terziario”, il Mulino 1986)

  13. SVILUPPO TARDIVO (INDUSTRIALIZZAZIONE) • VANTAGGI • Acquistare e imitare tecnologie • SVANTAGGI • Divario tecnologico • Concorrenza paesi industrializzati • Accentuato dualismo • Problemi occupazionali (Fuà, “Problemi dello sviluppo tardivo in Europa” , il Mulino 1980)

  14. DISOCCUPAZIONE NASCOSTA • Nell’agricoltura italiana non c’è stato un esodo graduale come auspicato fattore di sviluppo industriale • grande esodo e migrazioni ‘50 - ‘60 • sviluppo italiano (nord del paese) , • sviluppo EUROPEO (Germania) • L’aumento della PLV del 2 - 3% annuo negli anni ‘ 50 - ‘60 • Aumento dei mezzi tecnici del 4 - 5 % annuo (Mottura, Pugliese, “Mezzogiorno, agricoltura, mercato del lavoro”, Il Mulino, 1970) (Barbero, Marotta., “Il mercato del lavoro agricolo”, il Mulino 1987

  15. POLITICHE DI AGGIUSTAMENTO • Più successo sul lato del contenimento della domanda (contraendo consumi, investimenti e importazioni) • Meno successo nello sviluppo dell’offerta e quindi su una diversa allocazione delle risorse fra settori produttivi e quindi una “riforma strutturale” duratura • Effetti indesiderati su ampi strati di popolazione, portando alla ribalta i problemi sociali e distributivi

  16. ASCESA E DECLINO DELL’ECONOMIA DELLO SVILUPPO (Rosemberg & Sellier) • In diversi paesi in via di sviluppo esistevano non solo riserve occulte di lavoro(sottoccupazione agricola) • ma anche riserve occulte di: • risparmi • energie imprenditoriali • altre risorse • Occorre però mettere in atto “strategie di sviluppo non equilibrato” (Cfr. Hirschman 1983)

  17. PROGRESSO TECNICO – INVESTIMENTI Gli investimenti agiscono direttamente sul ritmo dello sviluppo (par. 10.4 Valli ed. 1998) Il progresso tecnico è agevolato da investimenti in : • Capitale fisso : impianti > capacità produttiva > economie di scala • Capitale di esercizio : macchinari più produttivi • Ricerca e sviluppo di capitale umano • http://www.lavoce.info/

  18. Distribuzione del reddito e benessere sociale Definizione di povero in senso assoluto • Colui che può contare in un reddito giornaliero non superiore ad 1 dollaro (2$ al giorno i valori correnti) Definizione di povero in senso relativo • Quell’individuo il cui reddito equivalente è inferiore al 50% del reddito individuale medio della comunità di riferimento Roberto Cellini “Politica Economica” McGraw-Hill cap.12

  19. Distribuzione del reddito e benessere sociale Negli anni Novanta: • diminuiscono le persone in condizioni di povertà assoluta • aumentano le persone in condizioni di povertà relativa Roberto Cellini “Politica Economica” McGraw-Hill cap.12

  20. Il contributo di Amartya Sen alla teoria dello sviluppopremio Nobel per l’Economia 1998 “Lo sviluppo può essere visto come un processo di espansione delle libertà reali godute dagli esseri umani” (Introduzione pag.9 ) Questa definizione dello sviluppo si contrappone ad altre visioni più limitative Amartya Sen “Lo sviluppo è libertà” Oscar Saggi Mondadori 2000

  21. Il contributo di Amartya Sen alla teoria dello sviluppopremio Nobel per l’Economia 1998 La crescita del PNL e del reddito individuale sono solo gli strumenti per per espandere le libertà Il punto fondamentale del ragionamento di Sen è costituito dalle capabilities o tradotto dalle capacitazioni Amartya Sen “Lo sviluppo è libertà” Oscar Saggi Mondadori 2000

  22. Il contributo di Amartya Sen alla teoria dello sviluppopremio Nobel per l’Economia 1998 Povertà come INCAPACITAZIONE • Il reddito basso è significativo solo sul piano strumentale • La relazione tra basso reddito e basse capacitazioni varia da una comunità all’altra: infatti la relazione risente fortemente dell’età del soggetto, dei ruoli sessuali e sociali, della località, o di altri fattori di cui la persona non controlla le variazioni. Amartya Sen “Lo sviluppo è libertà” Oscar Saggi Mondadori 2000

  23. Il contributo di Amartya Sen alla teoria dello sviluppopremio Nobel per l’Economia 1998 Povertà come INCAPACITAZIONE • Anche la valutazione della disuguaglianza assume quindi connotati diversi • La disuguaglianza dei redditi può differire anche in modo sostanziale dalle disuguaglianze in diversi spazi (mancanze di libertà) • L’esempio importante è la disuguaglianza nei livelli di disoccupazione Amartya Sen “Lo sviluppo è libertà” Oscar Saggi Mondadori 2000

  24. Il contributo di Amartya Sen alla teoria dello sviluppopremio Nobel per l’Economia 1998 DISOCCUPAZIONE E INCAPACITAZIONE • Nelle economie europee l’alto livello di disoccupazione rappresenta un problema di disuguaglianza altrettanto importante di quello della distribuzione del reddito • Negli Stati Uniti c’è una situazione molto diversa maggiore, disuguaglianza dei redditi ma minore disoccupazione Amartya Sen “Lo sviluppo è libertà” Oscar Saggi Mondadori 2000

  25. TEORIA DELLO SVILUPPO Riferimenti bibliografici: • Studiare V. Valli, Politica Economica Carocci Ed. 2005; cap.1 e i cap.4 paragrafi 4.1, 4.2, 4.3,4.4, 4.5, 4.6, 4.9 Letture • Amartya Sen “Lo sviluppo è libertà” Oscar Saggi Mondadori 2000; Introduzione e primo capitolo

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