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La seconda vittima di quell’atroce malattia che si chiama

Testo tratto dal giornale “la Notizia” Guidizzolo MN. La seconda vittima di quell’atroce malattia che si chiama . ALZHEIMER. A volte si presenta in tutta la sua gravità e, nell’arco di pochi mesi, è già evidentemente manifesta, . Tutti , ormai, sanno cos’è l’Alzheimer

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La seconda vittima di quell’atroce malattia che si chiama

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Presentation Transcript


  1. Testo tratto dal giornale “la Notizia” Guidizzolo MN La seconda vittima di quell’atroce malattia che si chiama ALZHEIMER

  2. A volte si presenta in tutta la sua gravità e, nell’arco di pochi mesi, è già evidentemente manifesta, Tutti, ormai, sanno cos’è l’Alzheimer sanno che sono persone fragili, da assecondare e capire Di questa terribile patologia parlano ormai tutti; professionali ed esaurienti quando la malattia è ormai evidente e diagnosticata. altre volte, dai primi sintomi, passano anni, tanti, forse i peggiori. non bisogna lasciarsi offendere dalle loro accuse di rubare, dalle loro allucinazioni e spesso dalla loro aggressività.

  3. Tutti sanno che si può chiedere aiuto, all’ASL, alle istituzioni, alle associazioni, al volontariato, ma… Quando, ad esempio, in piena notte, devi gestire una persona in preda all’ira, perché convinta che tu l’hai derubata? Ma dove sono “prima”, quando disperatamente, chiedi questi aiuti e nessuno ti crede, perché è troppo presto per stabilire una diagnosi? Perché questi malati, per anni, conservano sprazzi di lucidità incredibili. Certo arriva il momento in cui è talmente evidente la demenza che nessuno può negarla; ma la domanda è ancora quella: e PRIMA? Nei tanti anni che separano la gravità dei sintomi dalla diagnosi?

  4. Fai la domanda di invalidità, per avere un aiuto, ma la commissione medica sentenzia che la persona interessata è “nella norma”, quindi non ha diritto ad alcun beneficio, può fare benissimo da sola… Sono piccoli esempi di una realtà quotidiana, che solo chi vive in questo contesto conosce. E poi la commissione ASL ha deciso: “Non serve niente, sono autonomi”! Per quanta buona volontà e pazienza ci metti, non è sempre possibile impedire questo comportamento aggressivo. A chi importa se, qualche giorno addietro, all’improvviso ti ha preso a schiaffi per un motivo inesistente? Perché il malato di Alzheimer (sia pur non ancora riconosciuto) può essere molto più forte, fisicamente, di quanto ci si possa aspettare.

  5. Arrivi a pensare che hanno ragione “gli altri”: è colpa tua se i “sani-malati” cercano di imporsi, perché sei tu il fastidioso ed è solo normale autodifesa la loro… E “gli altri” sbuffano, intolleranti, quando ti azzardi a dire: “non ce la faccio più” Ti rassegni e vai avanti, con la forza della disperazione… Arrivi a pensare che il malato sei tu, sei tu ad avere dei problemi, dato che nessuno coglie la gravità della situazione subdola ed insidiosa. Perché non è tanto l’ammalato a distruggerti, quanto “gli altri”. Quelli che, dopo anni difficili di “non vita” vicino ad “un paziente non classificato”, finalmente, capiscono (almeno all’apparenza) Forse, inconsapevolmente, sei tu ad avere dei vuoti di memoria, senza renderti conto sposti le cose, sei diventato all’improvviso cleptomane, o sei tu ammalato nella mente. solo perché un medico dichiara, su un pezzo di carta: il paziente è affetto dal morbo di Alzheimer.

  6. Ma tu, che, nonostante tutto, da anni lo sai, ormai sei devastato e rassegnato a quegli occhi perduti in un mondo annebbiato e diverso, a quella dolcezza infinita alternata a momenti di follia… Ecco che allora, improvvisamente, “GLI ALTRI” ti vedono con occhi diversi, si rendono conto che, forse, qualcosa non quadrava. E non sei più un rompiscatole che dovrebbe prendere qualche psicofarmaco per calmarsi un pochino… Perché, passata l’aggressività, non ricordano nemmeno di averti colpito, e sono così inermi, fragili, indifesi… Sei un caregiver , (letteralmente: dispensatore di cura) con tutti “i pregi e la risonanza” di questo nome! Ti senti una nullità.

  7. Ti chiedi: perché su 24 ore, metà erano “normali” e l’altra metà un incubo? Poi ricominciano ad accusarti ed amarti, a chiedere ancora, mille volte, le stesse cose, per cercare di capire, ricordare, con lo sguardo implorante di chi non può andare oltre Perché non sarebbe lo stramaledetto morbo di Alzheimer! Non importa più nulla se per merito di quel pezzo di carta con la diagnosi accertata, non sei più un petulante scassapalle, ma un emerito caregiver… e ti spaccano il cuore! Ti senti ancora più in colpa per non riuscire a gestire la situazione…

  8. Per questi “altri”… Quando vi lavate i denti, guardate bene nello specchio: chi avete davanti dovrebbe vergognarsi un poco, forse molto, dipende dalla coscienza. Con tanto affetto e comprensione mi rivolgo a chi ha vissuto o sta vivendo tutto questo e può capire. Per “gli altri”… Agli “altri” auguro di poter comprare col denaro la serenità che cercheranno, Voi “altri” auguratevi anche di riposare tranquilli la notte… Chi ha sofferto prima, ora ha la consapevolezza che tutto ciò che ha dato, non è andato perduto e prima o poi sarà restituito… Perché è quando si chiudono gli occhi, che il collegamento tra cuore e cervello, diventa troppo forte, prepotente e non si scappa davanti a se stessi! Quelli che hanno offeso e umiliato… Ma ormai non importa, auguratevi solo di non diventare mai un caregiver, ma soprattutto, di non essere mai considerati, PRIMA, degli emeriti scassapalle. perché non so se la troveranno in altro modo…. Quelli che di notte dormivano beatamente, mentre tu, disperata, svuotavi il frigorifero…. Quelli che erano in vacanza, intanto che tu pensavi al cielo come unica soluzione… Quelli che sentenziano “patologia inesistente” Quelli con la memoria così corta… Testo e grafica sandratosi@gmail.com Al pianoforte: Giovanni Marradi. Immagini usate per la grafica da: Wallpapers Musica e immagini adattate per la presentazione

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