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La fede principio soggettivo della conoscenza teologica

La fede principio soggettivo della conoscenza teologica. La fede come sapere intermedio tra scienza e opinione

viveka
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La fede principio soggettivo della conoscenza teologica

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Presentation Transcript


  1. La fede principio soggettivo della conoscenza teologica • La fede come sapere intermedio tra scienza e opinione “la fede con la scienza e la comprensione intellettuale ha infatti in comune l’assenso certo e stabile, e in ciò si differenzia dall’opinione, che accoglie uno dei contrari continuando a temere che sia vero l’altro, e dal dubbio, che fluttua tra i due contrari. Con l’opinione ha invece in comune il fatto che non riguarda le cose che sono evidenti all’intelletto, e in ciò differisce appunto dalla scienza e dalla comprensione intellettuale” (Tommaso D’Aquino)

  2. Il fatto che qualcosa non risulti evidente alla conoscenza umana può derivare (cf Aristotele) • - o da un difetto delle stesse realtà conoscibili (es: azioni, pensieri, discorsi degli uomini) • - o da un difetto del nostro intelletto (es: le realtà divine e necessarie che sono secondo natura (quoad se) massimamente note, ma non lo sono dal nostro punto di vista (quoad nos)

  3. Nel caso delle cose relative a Dio • alcune sono attingibili dalla ragione nell’attuale stato di vita, anche se per giungere ad esse la ragione fa una tale fatica che è sempre preferibile credervi che tentare di elaborare una scienza • altre sono tali che la ragione umana non può in nessun modo pervenirvi, e la loro piena conoscenza si avrà solo nella vita futura

  4. Le due dimensioni della fede • Fede come atto interpersonale fatto di fiducia, di confidenza, di affidamento e anche di rischio • Fede come credere ai contenuti che l’altro mi comunica • Fede come “affidarsi” e “dare credito” a condizione però della: - credibilità del testimone • non assurdità dei contenuti da credere

  5. Dal punto di vista cristiano il credere in Dio non è soltanto l’affidarsi a Dio, ma è il riconoscere la verità di quello che Dio comunica: non crede genericamente in Dio, ma crede specificamente in quello che Dio ha rivelato • Separare la fede, come atto di affidamento, dalla fede come riconoscimento e affermazione di un contenuto, è contrario alla natura stessa della fede • Pensare che si possa credere in Dio e che questo credere in Dio non c’entri niente con un contenuto che noi riconosciamo vero in quanto rivelato da Dio non è plausibile dal punto di vista cristiano.

  6. La fede in senso biblico • Una definizione biblica della fede: • «la fede è la risposta integrale dell’uomo a Dio che si rivela come suo salvatore, e include l’accettazione del messaggio salvifico e la fiduciosa sottomissione alla sua Parola. Nella fede veterotestamentaria l’accento cade sull’aspetto di fiducia, in quella neotestamentaria risalta maggiormente l’aspetto di assenso al messaggio. Nell’Antico Testamento l’idea della fede indica sopratutto l’idea della stabilità, della sicurezza che derivano dal poter appoggiarsi a qualcuno, restare saldi: questo comporta il senso di abbandono e contemporaneamente di fiducia» (Alfaro) • la fede non è una fiducia cieca ma un affidarsi fondato, perché Dio si mostra degno di credibilità e fedele

  7. La fede in senso biblico • Nel NT assistiamo ad una “concentrazione cristologica” della fede • La fede diventa la risposta a Dio ma in Cristo; non c’è più la disgiunzione fra il tramite e il contenuto: affidarsi a Dio e al contenuto che Egli rivela significa affidarsi a Cristo, rivelato (cioè contenuto della Rivelazione) e rivelatore.

  8. Nella Chiesa primitiva la riflessione sulla fede si affina con la crisi gnostica • i contenuti veri dell’esperienza cristiana sono le verità di fede predicate nella Chiesa, racchiuse nella regula fidei, cioè nei simboli di fede di natura dottrinale • fede si oggettiva in un gruppo di verità che la Chiesa, con l’autorevolezza che le proviene dallo stesso Cristo, mette davanti al credente

  9. Il caso di Ireneo di Lione (m. 202) e il criterio della Tradizione Apostolica • La vera chiesa è quella che può vantare un’origine apostolica: la determinazione delle verità che costituiscono la rivelazione (il contenuto della fede) è legata alla trasmissione apostolica • La progressiva insistenza sui contenuti della fede mette in second’ordine l’aspetto della fede-fiducia

  10. Martin Lutero (1483-1546) e la riforma protestante: il principio della sola fide e il recupero della fede nella sua dimensione, di “fede fiduciale” • Il Concilio di Trento ribadisce i due “poli” della fede • L’Illuminismo: negazione del valore conoscitivo e “oggettivo” della fede-rivelazione

  11. In riferimento alla fede evitare 2 posizioni: 1) una concezione dottrinalistica o impersonale della fede, in cui la fede si riduce soltanto all’assenso ad una serie di verità, che io considero vere in quanto le ritengo rivelate da Dio 2) la fede come soltanto l’atteggiamento fiducioso personale a cui non corrisponde un orizzonte veritativo condiviso dentro una comunità.

  12. Carattere soprannaturale della fede Concilio Vaticano I (1870): “Quantunque l'assenso della fede non sia affatto un moto cieco dello spirito, nessuno, tuttavia, può prestare il proprio consenso alla predicazione del Vangelo senza l'illuminazione e l'ispirazione dello Spirito Santo, che rende a tutti soave l'aderire e il credere alla verità. Perciò la fede in se stessa, è un dono di Dio, e l'atto di fede è un'opera che riguarda la salvezza, con cui l'uomo offre a Dio stesso la sua libera obbedienza, acconsentendo e cooperando alla sua grazia” • Concilio Vaticano II (Dei Verbum 5): “A Dio che rivela è dovuta l’obbedienza della fede, per la quale l'uomo si abbandona tutto a Dio liberamente, prestando «il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà a Dio che rivela e acconsentendo volontariamente alla rivelazione fatta da lui. Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio”

  13. Ecclesialità della fede e della teologia • la fede non è la mia fede, ma è la fede come risposta ad una predicazione, a un luogo che annuncia cioè: • la fede è la mia, nessuno può credere al mio posto, ma non è la mia nella determinazione del contenuto della fede, è il “sì” che io dico ad una parola che, in quanto mi viene predicata, io accolgo e riconosco come vera per la mia vita. • non si crede mai da soli: non costruisco a tavolino la mia fede; l’esperienza autentica della fede non è questa specie di sincretismo )esperienza religiosa del supermarket) o di collage, ma è l’accoglienza di Dio che viene incontrato dentro l’orizzonte di qualcun altro che me lo annuncia e definisce così un luogo ecclesiale

  14. L’individualismo religioso postmoderno • Il ritorno del sacro “anonimo” e “anomico” • La soggettivizzazione della fede: si crede solo ciò che si ritiene vero (e credibile), perché personalmente lo si considera tale, e non perché proviene da una tradizione religiosa a cui si appartiene e a cui, quindi, obbedire a prescindere • Rifiuto di una logica di obbedienza: “si accetta sempre meno di aderire ad articoli di fede senza interrogarsi a riguardo o di vivere secondo regole morali imposte” (Lenoir) • Opzione per una logica di responsabilità: sempre più legislatore dsi sé, l’uomo deve ora essere responsabile non solo delle proprie azioni in quanto essere dotato di moralità, ma anche della propria fede e delle proprie scelte religiose • Il cambiamento dell’ “a chi obbedire”: non più l’istituzione ma Dio stesso, che parla a me direttamente nella mia coscienza e a cui rispondo accettando in maniera personale, e quindi senza rinunciare ad uno spirito critico, di aderire a questo o quell’articolo di fede

  15. “Non solo è socialmente avallato il fatto che ognuno sia libero di credere quello che vuole, ma si valorizza il concetto di adesione personale piuttosto che quello di conformità. Anche un fedele molto impegnato tende a insistere sul fatto che la sua fede è “assolutamente personale”, che il suo impegno o la sua adesione al dogma sono il risultato di una “lunga e matura riflessione” e dipendono solo da una “scelta intima”. Nella modernità la religione viene anzitutto considerata come una faccenda personale e l’unica legittimità sociale della fede e dell’impegno religioso è quella data da una scelta libera, consapevole, adulta e responsabile” (Lenoir) • Believing without belonging (G. Davie) • Self-service religioso religione à la carte (Lenoir)

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