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CiabarraStarinieri-Lapitturaromanica

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CiabarraStarinieri-Lapitturaromanica

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Presentation Transcript


  1. LA PITTURA ROMANICA Ciabarra Federica e Starinieri Margherita  

  2. DALLA MINIATURA VERSO UNA NUOVA SOLENNITÀ La pittura è stata condizionata dalle tradizioni culturali e dalle consuetudini tecnico-artistiche dei vari territori nei quali si è sviluppata, ciò è dovuto al fatto che la tradizione pittorica tardo-antica e bizantina aveva continuato a sopravvivere anche durante i secoli delle invasioni barbariche.  La pittura romanica si diffonde in stretto rapporto con l'architettura, un esempio sono le pareti interne ed esterne delle chiese e le vele delle crociere  che sono uno degli spazi più usati per le decorazioni ad affresco del periodo.  La nuova tecnica della pittura a tempera su tavola viene impiegata per realizzare soprattutto pale, pannelli decorativi e croci da appendere o appoggiare dove se ne abbia la necessità.  In Francia, Inghilterra e Germania si diffonde maggiormente l'affresco. In Italia, nell'area lombarda e romano-campana la pittura murale; a Venezia, in Sicilia e in varie zone della Toscana e della costiera adriatica i mosaici. In Spagna e Toscana la pittura su tavola. 

  3. LA MINIATURA La miniatura consisteva nel decorare in modo molto minuto i principali codici conservati nelle biblioteche dei conventi e veniva praticata quasi esclusivamente dai monaci. Il termine deriva da minio, un ossido di piombo di colore rosso intenso, componente fondamentale per la preparazione dell'inchiostro. Il principale supporto scrittorio e la pergamena.  Il compito di comporre il testo in bella scrittura spettava al calligrafo, che su ciascun foglio lasciava libero lo spazio per le decorazioni miniate che, in un secondo momento, venivano affidate al miniatore. L'ornamentazione poteva essere limitata attorno ai soli capilettera o anche estendersi lungo i margini o addirittura occupare quasi l'intera pagina con narrazioni figurative e motivi ornamentali autonomi.

  4. Per prima cosa il miniatore tracciava il disegno utilizzando uno stilo di piombo e poi ripassava i contorni delle figure con la penna d'oca intinta nell'inchiostro nero, spesso per dare un effetto di lucentezza e preziosità venivano impiegati anche l'oro e l'argento in foglia. I colori impiegati erano di una vivacità straordinaria e la tecnica realizzativa più usata era quella del guazzo. All'interno dei monasteri venivano allestiti degli scriptoria che erano dei luoghi dove i monaci si dedicavano alla difficile arte del miniare. L'opera dei monaci ha contribuito a diffondere la tecnica della pittura miniata e a creare vere e proprie scuole. 

  5. LA TEMPERA SU TAVOLA     Le tavole, solitamente ottenute unendo più assi di legno, potevano essere variamente sagomate. Le forme più ricorrenti erano quella rettangolare, centinata, cuspidata e cruciforme. Su tutta la tavola si procedeva con l'incamottatura, consisteva nello stendere una tela di lino per attenuare le eventuali variazioni di volume del legno. Su di essa veniva poi spalmata la preparazione, a sua volta consisteva in vari strati di colla e gesso, che alla fine venivano raschiati e levigati per rendere la superficie della tavola liscia e pronta ad accogliere la successiva imprimatura, l'ultimo strato preparatorio. Infine si poteva procedere al disegno preparatorio.      La pittura utilizzata era del tipo a tempera, cioè con pigmenti a base minerali e vegetali, che venivano temperati, ossia sciolti in acqua con l'aggiunta dell'agglutinante. Alla fine la tavola era pronta per essere ricoperta da una sottile mano di vernice fissativa trasparente che la rendeva lucida e brillante.  

  6. IL FONDO ORO Nelle tavole medievali tutte le figure erano spesso contornate da un fondo uniforme realizzato con sottilissime lamine d'oro, detto il fondo oro.  Questo veniva applicato prima della pittura, incollando la foglia d'oro sulla superficie dell'imprimitura precedentemente preparata con un sottofondo di bolo, una sostanza argillosa dal caratteristico colore rossastro che veniva impastata con semplice colla animale.  La superficie così ottenuta veniva poi levigata e lucidata a specchio e poi ulteriormente decorata a pressione con dei particolari utensili metallici a punta sagomata. Per ottenere piccoli particolari a rilievo si poteva inoltre eseguire una decorazione a pastiglia, consistente in un impasto di gesso e bolo, successivamente dorato. 

  7. GLI AFFRESCHI L'antica Basilica benedettina di San Michele Arcangelo a Sant'Angelo in Formis ha una pianta a tre navate concluse da altrettante absidi semicircolari, di cui la centrale nettamente più larga e alta nelle due minori. L'accesso avviene attraverso un esonartece con cinque archi a sesto acuto. Nel timpano dell'unico portale si conserva un affresco raffigurante San Michele Arcangelo.  L'interno della basilica è uno dei più significativi e unitari di tutta l'arte romanica. Esso presenta lungo i due lati della navata maggiore tre fitti registri di scene con episodi della vita di Cristo, parabole evangeliche e figure di profeti, mentre le navate e le absidi minori recano immagini raffiguranti episodi dell'Antico Testamento e rappresentazioni della Vergine Maria e di vari santi.  Nel catino dell'abside maggiore è presente un Cristo in maestà circondato dai simboli dei quattro Evangelisti. Gesù è raffigurato seduto su un ricco trono intarsiato e gemmato, con la gamba destra leggermente divaricata rispetto all'altra in atto di benedire e di reggere un libro aperto sul quale si leggono le parole dell'apocalisse. 

  8. LE CROCI DIPINTE Fino all'XIsecolovenneusatararamente la tipologiadei dipinti su tavola, mentre in epocaromanaebberouna forte crescita.  Una tipologiacheassunseunagrandeimportanza, soprattutto in are toscana e umbra furono le crocidipinte.  Queste rappresentano Cristo in croce, raffigurano solo l'eventodellaCrocifissione, alla quale prese parteunagrandemoltitudine di soldati e di popolo.  Nel giro di pochi anni questatipologiaconosceràuna forte diffusione a livelloeuropeo, e tutta la culturaassumerà il crocifisso come simbolouniversale del martirio di Cristo.

  9. LE CROCI DIPINTE Ci sono due tipologie di crocidipinteromaniche:  christustriumphans (Cristo trionfante): è la più antica, risalenteagliinizi del XII secolo. Rappresenta Gesù con il corpo e la testaeretti, gliocchispalancati e ipiedileggermentedivaricati. In lui non sipercepiscenessunapartecipazioneumana al dolore e sivuolesimboleggiare il trionfo di Cristo sullamorte. christuspatiens (Cristo sofferente): questa è maturataalla fine del XII secolo in area francese e ripresaprincipalemntenegli anni successivi. Il Cristo vieneraffiguratomorto, con il capo reclinato e gliocchichiusi. Cosìsivuoleprivilegiarel'aspettodell'umanità di Gesù chesoffre e partecipa al dolore. L'iconografia del Cristo-uomo ha il sopravventosuquella del Cristo-Dio. 

  10. Il supportodellecrocidipintevienerealizzatounendo diverse tavole di legno. questopresentadegliallargamentichepermettonol'introduzione di motividecorativiaccessori e di figure inerentiallapassione e all'ascensione di cristo. essiassumonodiversinomi in base alle loro caratteristiche: • il tabellone: è la parteverticaledellacroce dove poggi ail corpo di cristo; • gliscomparti: cioèi due allargamentilateralideibracciorizzontalidellacroce;  • il piedicroce: è l'allargamentoall'estremoinferiore. vienechiamatoanchesuppedàneo o calvario; • la cimasa: è l'allargamentochesitrovaall'estremosuperiore.

  11. CHRISTUS TRIUMPHANS La christustriumphans è la più antica tra le crocidipinte. Essa provienedallaLunigiàna ed è conservatanellaCattedrale di Sarzana, in provincia di La Spezia.  E' statarealizzatanel 1138 da Maestro Guglielmo. In quest'operagliochhi di Gesù sonospalancati, la testa è sollevata e il volto non fa passare alcuna emozione. Gli arti sivedonorilassati, ciò fa pensare ad un senso di astrattarealtà. Il corposembrasottrarsiancheallalegge di gravità.  Qui per la prima volta il Cristo vienerappresentatonudo, con un semplice pannocheglicingeifianchi. Questa è unasignificativanovità, datoche era sempre statoraffigurato con addosso un colòbio.

  12. CHRISTUS PATIENS Uno dei primi esempi risale alla fine del XII secolo. L'opera oggi si trova al Museo Nazionale di San Matteo, a Pisa. Questa non è direttamente dipinta su tavola di legno, ma su pergamena incollata a sua volta sulla tavola. La testa reclinata sulla spalla destra e il corpo leggermente inarcato esprimono il cedimento di un corpo abbandonato nella morte. Nella cimasa c'è il Cristo in trono fra angeli e Cherubini. Mentre gli scomparti laterali presentano sei scene della Passione.

  13. IL MOSAICO L'arte del mosaico trova la propria espressione più alta nei grandi cicli veneziani della basilica di San Marco. Nella sua maestosità nel mosaico i re Normanni ricercavano gli ideali di ordine di equilibrio che erano alla base della loro stessa concezione del potere.  La decorazione della zona presbiteriale della cattedrale di Cefalù, è uno dei più antichi e meglio conservati esempi di arte musiva in terra siciliana.  Questi furono commissionati da re Ruggero II di Altavilla e furono realizzati da artisti chiamati da Costantinopoli e proseguiti anche da maestranze veneziane.  Le pareti concave dell'abside fanno parte del nucleo più antico e prezioso. Queste sono divise orizzontalmente in tre registri sovrapposti a fondo dorato, decorati con grandiose figure di apostoli ed Evangelisti, la Vergine e i quattro arcangeli.

  14.     Il catino presenta la maestosa figura a mezzo busto del Cristo Pantocratore. Egli indossa una veste dorata, e sulle spalle un ampio mantello azzurro. Il limbo è del tipo cruciforme, fin dal IV-V secolo, vuole differenziarlo dalle aureole dei santi.      Di stretta osservanza bizantina è anche la mano benedicente, con tre dita sollevate a indicare la trinità e pollice e anulare uniti a simbolizzare la duplice natura umana e divina di Cristo. La mano sinistra regge un libro aperto nelle cui pagine viene riportato, in greco e latino, il passo del vangelo di Giovanni. Il volto assume un'espressione nuova e inconsueta. In esso si vede una velata malinconia, come se per un attimo proprio la natura umana del Cristo avesse avuto il sopravvento su quella divina. 

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