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Preghiera = Colloquio con Dio. Adattamento a testo di: Enzo Bianchi. Come entrare nella preghiera? Occorre innanzitutto comprendere che è Dio che prega in noi, un Dio che viene a noi e ci dice: "Prima che voi mi invochiate, io dico: Eccomi!". La preghiera deve iniziare
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Preghiera = Colloquio con Dio Adattamento a testo di: Enzo Bianchi
Come entrare nella preghiera? Occorre innanzitutto comprendere che è Dio che prega in noi, un Dio che viene a noi e ci dice: "Prima che voi mi invochiate, io dico: Eccomi!".
La preghiera deve iniziare con l'attesa, l'ascolto. Non si prega per afferrare Dio, ma per attenderlo, per ascoltarlo, per incontrarlo.
Si, la preghiera nasce da questa sorta di attesa e di riconoscimento. Penso a quanto mi ha giovato l'essere stato fin da piccolo educato alla preghiera. Già a due anni ripetevo quelle semplici, elementari preghiere che mia madre, vicino al letto, mi faceva pronunciare.
Quando una persona cresce addestrata a percepire questa presenza invisibile, l'ascolto e il dialogo si sviluppano Naturalmente, nella sua vita di credente.
Purtroppo oggi i genitori non insegnano più ai figli a pregare; di conseguenza diventa difficile, per un cristiano, imparare in età adulta, se fin da piccolo non ha accolto in sé questa forma di dialogo che afferma la presenza di qualcuno, al di là del visibile, di me stesso e del mio mondo circostante!
Oggi tra i cristiani c’è la consuetudine della preghiera comunitaria, ma è necessaria anche la preghiera personale!
Se non c'è questa vita interiore, se non c'è più questa possibilità di dialogo con il Dio che abita in me, con questa Trinità di Dio che viene a dimorare in me,
anche la preghiera collettiva si ridurrà a formulazioni e a segni esterni, che mai mi permetteranno di diventare uno che da del tu a Dio.
Infatti pregare è anche dare del tu a Dio, è accogliere la sua presenza, è vivere questa comunione con lui.
Pregare per me è arrivare a dire al Signore con "tutto il mio essere": "Resto in tua attesa", "mi rifugio all'ombra delle tue ali", "ti amo, Signore, tu sai che ti amo", "il tuo amore vale più della vita", "nella tua luce vedo la luce"...
Quanto alle condizioni esterne che liberano la preghiera, occorre innanzitutto trovare il tempo nella giornata per pregare. Dobbiamo dedicare del tempo a Dio.
Nella giornata devo dare il primato a quest'esigenza, per celebrare l'alleanza con Dio, perché tra amanti è necessario parlarsi, è necessario ascoltarsi, è necessario anche stare accanto in silenzio. C'è anche bisogno di una certa solitudine.
La preghiera può indubbiamente essere collettiva, e trova la sua forma massima nella preghiera delle preghiere, che è l‘Eucaristia, ma per interiorizzaretutto questo e viverlo con tutto il proprio essere,
bisogna anche cercare una propria solitudine, un metterci di fronte a Dio con la nostra realtà personale che non può essere stemperata in nessuna compagnia e in nessuna fraternità.
Occorre poi accogliere il silenzio, una dimensione di cui l'uomo di oggi ha urgente bisogno, e tanto più il cristiano. Solo il silenzio ci permette di acconsentire al non detto, di ascoltare il Signore. La preghiera cristiana è innanzitutto ascolto.
Non è necessario dire tante cose, questo è l'atteggiamento dei pagani, ci ha avvertito Gesù. Tutto l'Antico e il Nuovo Testamento è ritmato da questa esortazione all'ascolto del Signore:"Ascolta, Israele"; oppure: "Ascoltatelo!", detto dal Padre sul Figlio Gesù Cristo.
L'ascolto è il primo atteggiamento del cristiano. E l'ascolto non è semplice, richiede un lungo apprendistato, perché occorre far tacere se stessi, occorre imparare a discernere la presenza di Dio.
Occorre arrivare, dopo un lungo tragitto, a riconoscere le visite del Verbo, cioè il Verbo che ci visita con la sua presenza elusiva, con una presenza che noi non riusciamo a trattenere e neppure a descrivere, tanto è ineffabile.
Eppure chiunque conosca la preghiera cristiana nelle sue dimensioni profonde, vere e autentiche, sa che cosa sia la visita del Verbo, soprattutto quando si è impegnati nella meditazione delle Scritture, nella contemplazione della Parola divina, attraverso la quale il Signore si fa presente e ci visita.
A volte il Verbo ci ferisce e allora piangiamo, a volte ci consola e noi esultiamo di gioia.
Certo, a volte nella preghiera si è distratti, a volte si è aridi, a volte ci si annoia anche: non importa, noi siamo e restiamo uomini ed è difficile l'operazione di radunare tutte le nostre facoltà e di indirizzarle verso l'Unico.
L'importante è restare là a pregare, è restare là per Dio e non intraprendere altre occupazioni. Qualcuno dubita di questa necessità, ma non bisogna essere idealisti:
senza dare materialmente del tempo a Dio, non si può conoscere la comunione con Lui e neppure si può conoscere una vera carità con i fratelli
Un monaco ha scritto: "Quando penso alle mie ore quotidiane di preghiera, esse mi appaiono come un immenso cumulo di sabbia che trascino davanti a Dio; in quella sabbia appaiono ogni tanto alcune pepite d'oro e queste sole valgono,
ma senza quell'enorme carico di sabbia in cui sono nascoste, non avrei pepite d'oro, non avrei neppure frammenti di amore autentico per gli uomini".
Uscendo da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano, perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me,» Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!».
Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!; » "Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù, allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia perte?».
E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». « Và, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo».