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Sabato 1 Marzo ore 9.30 Firenze Stadio Ridolfi Sala Riunioni FIDAL Comitato Regionale Toscano

Sabato 1 Marzo ore 9.30 Firenze Stadio Ridolfi Sala Riunioni FIDAL Comitato Regionale Toscano Il Comitato Regionale Toscano FIDAL, in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche FIDAL, organizza un seminario tecnico/pratico dal titolo:

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Sabato 1 Marzo ore 9.30 Firenze Stadio Ridolfi Sala Riunioni FIDAL Comitato Regionale Toscano

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Presentation Transcript


  1. Sabato 1 Marzo ore 9.30 Firenze Stadio Ridolfi Sala Riunioni FIDAL Comitato Regionale Toscano Il Comitato Regionale Toscano FIDAL, in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche FIDAL, organizza un seminario tecnico/pratico dal titolo: “Metodologia per il miglioramento della tecnica di passaggio degli ostacoli” Relatori: prof. Vincenzo De Luca, collaboratore del settore Ostacoli della Federazione Italiana di Atletica Leggera Prof. Ilaria Ceccarelli, responsabile Regionale del settore Ostacoli Orario: Ore 9.30 Introduzione a cura di Ilaria Ceccarelli Ore 9.45 Vincenzo De Luca Sessione teorica Ore 13.00 Pausa Pranzo Ore 14.30 Vincenzo De Luca Sessione pratica Ore 16.30 Dibattito; moderatore Ilaria Ceccarelli Il seminario si propone di illustrare il corretto approccio e le progressioni didattiche necessarie per il perfezionamento del gesto atletico del passaggio dell’ostacolo e per il miglioramento prestativo. La partecipazione al seminario darà diritto all’acquisizione di 0,5 crediti formativi per tecnici di atletica leggera

  2. L’interesse delle discipline a carattere medico–biologico ha prodotto una descrizioneunilaterale dell’allenamento come un processo di soli adattamenti biochimici e biofisiologici. L’interesse dei biomeccanici ha corretto solo in parte questa tendenza provocando, di contro, una classificazione degli sport ancora più confusa e piena di contraddizioni. LA DEFINIZIONE DI ALLENAMENTO

  3. VALUTAZIONE DELL’ALLENAMENTO GLI ASPETTI QUALITATIVI SONO IL PRESUPPOSTO PRIMARIO GLI ASPETTI QUANTITATIVI SONO IL FATTORE SUCCESSIVO

  4. VALUTAZIONE DELL’ALLENAMENTO CAPACITA’ CONDIZIONALI CAPACITA’ COORDINATIVE CAPACITA’ DI REAZIONE CAPACITA’ DI RITMO CAPACITA’ DI EQUILIBRIO CAPACITA’ DI ANTICIPAZIONE CAPACITA’ DI DIFFERENZIAZIONE (MODULAZIONE DELLA FORZA) MODALITA’ DI ESPRESSIONE DELLA FORZA

  5. Aspetti coordinativi attengono alla sfera dell’ APPRENDIMENTO Aspetti condizionali attengono alla sfera degli ADATTAMENTI BIOCHIMICI

  6. Occorre focalizzare correttamente la dinamica nel tempo dei collegamenti funzionali tra le capacità condizionali e le capacità coordinative. FATTORI CONDIZIONALI FATTORI COORDINATIVI FATTORI CONDIZIONALI FATTORI COORDINATIVI Rappresentazione schematica di uno sviluppo “distinto” e di uno sviluppo “combinato” delle due categorie di capacità motorie. CONNESSIONE TRA I FATTORI CONDIZIONALI E QUELLI COORDINATIVI

  7. x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x x SVILUPPO E DIMINUZIONE DELLA COMPONENTE COORDINATIVA E DELLA COMPONENTE CONDIZIONALE DEL POTENZIALE MOTORIO PER EFFETTO DELL’ALLENAMENTO E DELLA SUA INTERRUZIONE Componente coordinativa del potenziale motorio Componente condizionale del potenziale motorio Interruzione dell’allenamento LIVELLO DELLA CAPACITA’ SETTIMANE

  8. RUOLO DELLA COMPONENTE COORDINATIVA E DELLA COMPONENTE CONDIZIONALE SULLA PRESTAZIONE DI BALZI DECUPLI ALTERNATI Componente coordinativa del potenziale motorio Componente condizionale del potenziale motorio 30 29 28 27 26 25 24 23 22 DISTANZA (m) SETTIMANE DI ALLENAMENTO

  9. AP x AL APPRENDIMENTO AL x AP ALLENAMENTO Apprendimento 1 sec 1 min 1 giorno 1 mese 1 anno Allenamento Alcuni min Alcuni giorni Alcune settimane Alcuni mesi o anni LA STRUTTURA DELL’ALLENAMENTO DELLA TECNICA

  10. Livello di qualificazione Tempo (giorni, mesi e anni di allenamento) MODALITA' DI SVILUPPO DELLA TECNICA Fattore Apprendimento Fattore Allenamento LA STRUTTURA DELL’ALLENAMENTO DELLA TECNICA

  11. La Metodologia dell’Allenamento potrà progredire formando allenatori in grado di concepire unitariamente lo sviluppo delle componenti condizionali e delle componenti coordinative e, al tempo stesso, capaci di distinguere il ruolo di ciascuna sulla prestazione. La concezione unitaria può avvenire solo grazie alla piena comprensione delle abilità e del loro sviluppo. All’interno delle abilità la distinzione tra le componenti coordinative e le componenti condizionali è più sfumata ma è sufficiente intravvederla. CONNESSIONE TRA I FATTORI CONDIZIONALI E QUELLI COORDINATIVI

  12. Per concepire un allenamento più efficace e che tenda sempre ad evolversi occorre distinguere tra: LA CAPACITA’ MOTORIA L’ ABILITA’ MOTORIA

  13. La capacità motoria è anche definibile come potenziale motorio. CAPACITA’ MOTORIA Concorrono a determinare la capacità motoria le capacità coordinative e le capacitàcondizionali (capacità di espressione della forza). In condizioni di pressione temporale ed emotiva le capacità coordinative e le capacità condizionali non sono sufficienti a spiegare la capacità motoria. GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA PRESTAZIONE FISICA

  14. L’abilità corrisponde alla sicura padronanza con la quale si esegue un determinato esercizio. ABILITA’ Per ritenere che un’abilità sia realmente posseduta occorre, perciò, esprimerla correttamente in più esecuzioni (una sola esecuzione soddisfacente può essere casuale). La corretta realizzazione di alcune azioni motorie complesse può avvenire solo se si collegano tra loro e si padroneggiano due o più abilità. GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA PRESTAZIONE FISICA

  15. LE DUE MODALITA’ DI SVILUPPO DELLE ABILITA’: IN “ORIZZONTALE” IN “VERTICALE” GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DELLA PRESTAZIONE FISICA

  16. LE DUE MODALITA’ PER LO SVILUPPO DELLE ABILITA’ ORIZZONTALE VERTICALE LO SVILUPPO VERTICALE E’ LA CRESCITA PERCHE’ LE ABILITA’ HANNO UN GRADO DI DIFFICOLTA’ MAGGIORE LO SVILUPPO ORIZZONTALE E’ LA BASE PERCHE’ LE ABILITA’ HANNO LO STESSO GRADO DI DIFFICOLTA’

  17. DA IN PIEDI, MOLLEGGI ELASTICI SUI DUE APPOGGI CORSA CIRCOLARE RIMBALZATA SKIP ALTO E RIMBALZATO SALTELLI ELASTICI A PIEDI PARI UNITI SALTELLI ELASTICI ALTERNATI DA IN PIEDI, MOLLEGI ELASTICI SU UN SOLO APPOGGIO DA SEDUTI CON CARICO, MOLLEGGI ELASTICI SU UNO O DUE APPOGGI PROGRESSIONE DIDATTICA (TASSONOMIA) DEGLI ESERCIZI DI CORSA

  18. ANALISI BIOMECCANICA DELLA CORSA

  19. ANALISI DEGLI INTERVENTI MUSCOLARI (tavole e immagini video)

  20. NELLA CORSA BISOGNA LEGGERE CON GRANDE CHIAREZZA LE 2 COMPONENTI (VERTICALE e ORIZZONTALE). MA IL MOTORE DELLA CORSA E’ : LA COMPONENTE VERTICALE

  21. LA MUSCOLATURAMOTORIA DEL PIEDE

  22. LA MUSCOLATURAMOTORIA DEL PIEDE

  23. LA FUNZIONE DEL PIEDE ED IL SUO USO ELASTICO

  24. L’elasticità è una qualità da ricercare e non da mortificare nella corsaperché aumenta il rendimento meccanico e la potenza muscolare.

  25. L’elasticità dei manti sintetici avvantaggia la corsa elastica, a patto che il rimbalzo sia proporzionato alla velocità di corsa e alla lunghezza del passo.

  26. IL RIMBALZO DEL PIEDE PUO’ AVVENIRE SOSTANZIALMENTE SECONDO 3 MODALITA’: A) DIETRO AL CORPO B) SOTTO AL CORPO C) AVANTI AL CORPO

  27. Una tecnica che valorizza il ruolo dei muscoli posteriori della gamba (soleo-gemelli) dalla quale ne conseguono passi di corsa assimilabili ad una serie di leggeri rimbalzi di entità proporzionale alla lunghezza dei passi stessi. Il recupero del piede, dopo la spinta, viene avviato dalla restituzione elastica del soleo e dei gemelli; il lavoro di flessione della gamba sulla coscia da parte del bicipite femorale risulta così agevolata. Questa tecnica di corsa richiede, però, un’adeguata efficienza muscolare e potenza elastica della muscolatura posteriore della gamba.

  28. LA SINERGIA TRA LA MUSCOLATURA MOTORIA DEL PIEDE E LA MUSCOLATURA FLESSORIA ED ESTENSORIA DELLA COSCIA E DEL BACINO

  29. LA MUSCOLATURA ANTERIORE DELLA COSCIA E DELLA GAMBA

  30. LA MUSCOLATURA FLESSORIA DELLA COSCIA SUL BACINO

  31. LA MUSCOLATURA POSTERIORE DEL BACINO, DELLA COSCIA E DELLA GAMBA

  32. CONFRONTO: SOLEO-GEMELLI CONFRONTO: SOLEO- GEMELLI e BICIPITE FEMORALE CONFRONTO: SOLEO-GEMELLI e QUADRICIPITE FEMORALE CONFRONTO: BICIPITE FEMORALE e SOLEO-GEMELLI

  33. Principi fondamentali del passo di corsa Pur rimanendo inalterati i principi fondamentali, cambiano profondamente tre aspetti misurabili: • Ampiezza del passo di corsa • Frequenza dei passi • Tempo di appoggio

  34. Aspetti biomeccanici del passo di corsa V. De Luca

  35. Differenza tra la corsa del velocista e del mezzofondista La corsa del velocista è un continuo scendere svelto verso il terreno rimbalzando velocemente. Per il mezzofondista questa tipologia di corsa comporterebbe un dispendio energetico eccessivo; cosicché cade verso il terreno per forza di gravità limitandosi a rimbalzare. Solo nello sprint finale la sua corsa è simile a quella del velocista.

  36. PROGRESSIONE DIDATTICA (TASSONOMIA) DEGLI ESERCIZI DI CORSA

  37. PROGRESSIONE DIDATTICA (TASSONOMIA) DEGLI ESERCIZI DI CORSA ESERCIZI ANALITICI ESERCIZI D’INSIEME MODULAZIONI

  38. Alcuni principi fondamentali degli esercizi per il miglioramento della tecnica di corsa La tipologia degli esercizi utilizzati deve riprodurre parti significative del passo di corsa. La progressione degli esercizi di corsa(analitici o d’insieme) deve essere effettuata con una continua modulazione degli esercizi stessi.

  39. IL VALICAMENTO DEGLI OSTACOLI NON E’ ALTRO CHE UN’ACCENTUAZIONE DEI PARAMETRI DELLA CORSA VELOCE.

  40. VARIANTE BIOMECCANICA PASSANDO DALLA CORSA VELOCE ALLA CORSA SUGLI OSTACOLI : NOTEVOLE AUMENTO DELL’AMPIEZZA DEL PASSO DELL’OSTACOLO.

  41. LA MAGGIORE AMPIEZZA DEL PASSO DELL’OSTACOLO E’ LA CONSEGUENZA DI : UNA SPINTA (DELL’ARTO CHE SOSTIENE L’ATTACCO ALL’HS) PROIETTATA MAGGIORMENTE VERSO L’ALTO,CON UN QUANTITATIVO DI FORZA MAGGIORE ESPRESSA UN P0’ PIU’ LENTAMENTE.

  42. LA CAPACITA’ DI RITMO E DI MODULAZIONE DELLA FORZA NELLA CORSA VELOCE CON GLI HS: L’ATLETA DEVE PERCEPIRE IL PASSAGGIO DA UNA SPINTA DI 9/10 CENTESIMI AD UNA DI 11/12 CENTESIMI,QUINDI DA UNA FORZA ESPRESSA PIU’ VELOCEMENTE NEI PASSI TRA GLI HS AD UNA FORZA ESPRESSA SULL’HS IN MANIERA PIU’ PODEROSA MA UN TANTINO PIU’ LENTA.

  43. L’AZIONE DELLA PRIMA GAMBA RICHIEDE DOPO LA SPINTA: UN RECUPERO DELLA GAMBA SOTTO LA COSCIA ED UNA POSIZIONE ALTA DEL GINOCCHIO, CHE E’ LA PIU’ EFFICACE PER ATTACCARE L’HS.

  44. IL MOVIMENTO DELLA SECONDA GAMBA RISPETTO ALLA CORSA VELOCE E’ PIU’ FORMALE CHE SOSTANZIALE : OSCILLA CON IL GINOCCHIO IN FUORI E SEMPRE CON LA GAMBA CHIUSA SOTTO LA COSCIA.

  45. L’AZIONE DEGLI ARTI SUPERIORI NELLA CORSA VELOCE E’: UN’AZIONE DI COMPENSAZIONE DOVUTA ALL’EFFETTO DI ROTAZIONE PROVOCATA SUL BACINO DAGLI ARTI INFERIORI.

  46. L’AZIONE DEGLI ARTI SUPERIORI NEL VALICAMENTO DELL’HS DEVE COMPENSARE LE PARTICOLARITA’ DELLA PRIMA E DELLA SECONDA GAMBA.

  47. L’ARTO SUPERIORE OPPOSTO ALLA PRIMA GAMBA OSCILLA TENDENDOSI IN AVANTI PERCHE’ DEVE BILANCIARE L’EFFETTO DI UNA ROTAZIONE CHE E’ PIU’ ACCENTUATA DELLA CORSA VELOCE.

  48. DURANTE IL PASSAGGIO DELLA SECONDA GAMBA CHE OSCILLA PER FUORI-AVANTI L’ARTO SUPERIORE OMOLOGO OSCILLA PER FUORI-DIETRO. L’ARTO SUPERIORE OPPOSTO OSCILLA COME NELLA CORSA DA DIETRO VERSO AVANTI.

  49. LA DIFFERENZA TRA LA DISCESA AD ARTO PIU’ FLESSO E LA DISCESA AD ARTO ESTESO(PRIMA GAMBA) E’ CHE NEL PRIMO CASO VI E’ MENO DIFFERENZA DALLA CORSA VELOCE E QUINDI IL PASSO DELL’HS E’ PIU’ VELOCE E MENO AMPIO E COSI’ PERDI MENO FREQUENZA E TI DISCOSTI MENO DALLA CORSA SUL PIANO.

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