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Prof. Bruno Marangoni Dipartimento di Colture Arboree Universita’ di Bologna

COLTIVAZIONI SOSTENIBILI: INTEGRATE E BIOLOGICHE . Prof. Bruno Marangoni Dipartimento di Colture Arboree Universita’ di Bologna. SISTEMI FRUTTICOLI. CONVENZIONALI. INTEGRATI. BIOLOGICI (Reg. CEE 2092). BASSO IMPATTO AMBIENTALE SICUREZZA ALIMENTARE.

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Prof. Bruno Marangoni Dipartimento di Colture Arboree Universita’ di Bologna

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Presentation Transcript


  1. COLTIVAZIONI SOSTENIBILI: INTEGRATE E BIOLOGICHE Prof. Bruno Marangoni Dipartimento di Colture Arboree Universita’ di Bologna

  2. SISTEMI FRUTTICOLI CONVENZIONALI INTEGRATI BIOLOGICI (Reg. CEE 2092) BASSO IMPATTO AMBIENTALE SICUREZZA ALIMENTARE

  3. Secondo la definizione dell'Organizzazione mondiale per lo Sviluppo Economico (OCSE) l'agricoltura sostenibile persegue i seguenti obiettivi: • il reddito equo dell'agricoltore; • la tutela della salute dell'operatore agricolo e del consumatore; • la conservazione nel tempo della fertilità del suolo; • la conservazione nel tempo delle risorse ambientali.

  4. AGRICOLTURA SOSTENIBILE GESTIONE FAMIGLIARE IMPRESA AGRICOLA Mercato Vendita di prodotti Uso famiglia

  5. Disciplinari di produzione • Nuovi regolamenti comunitari Riduzione impatto ambientale attività agricola Valorizzazione produzioni tipiche di qualità Piani di sviluppo rurale • Introduzione di nuove varietà resistenti alla Ticchiolatura

  6. PRODUZIONE INTEGRATA Reg. CE 1257/99 (ex-Reg. CEE 2078/92) • Studio del suolo e delle condizioni climatiche • Scelta delle varietà • Irrigazione e concimazione solo per soddisfare le esigenze della pianta • Controllo degli insetti patogeni e insermento dei predatori • Monitoraggio dell’ambiente e sicurezza del prodotto • Solo i prodotti chimici inseriti nei regolamenti europei possono essere utilizzati USO RISTRETTO DI PRODOTTI CHIMICI DI SINTESI

  7. L’agricoltura integrata è un metodo di produzione agricola che, pur applicando i mezzi più moderni utilizzabili in agricoltura, predilige tecniche compatibili con la conservazione dell’ambiente, la sicurezza alimentaree laqualità dei processi. • L’agricoltura integrata favorisce il continuo avvicendarsi delle colture sul terreno e ritmi di allevamento che più si avvicinano alle esigenze etologiche degli animali, al fine di garantirne l’utilizzazione equilibrata delle risorse. • L’agricoltura integrata si basa su disciplinari di produzioneche coinvolgono tutta la filiera produttiva.

  8. Per ottenere produzioni di qualità che offrano maggiori garanzie ai consumatori nel rispetto dell’ambiente, la Regione Emilia-Romagna ha sviluppato, a partire dai primi anni ´90, il progetto “produzione integrata”. Questa tecnica prevede il migliore utilizzo di tutte le più moderne pratiche di coltivazione e di conservazione, definite in collaborazione con i centri di ricerca e con le organizzazioni di produttori.

  9. I disciplinari di produzione integrata - costantemente aggiornati in base ai risultati della ricerca e della sperimentazione - raccolgono tutte le indicazioni utili per i tecnici e gli agricoltori, mettendoli in condizioni di aderire alle seguenti iniziative: • Produzione integrata • Pioppicoltura • Assistenza tecnica finalizzata alla applicazione delle tecniche di produzione integrata • Assistenza tecnica finalizzata all´applicazione delle tecniche di produzione integrata previsti dal Reg. (CE) 2200/96 (OCM ortofrutta) • Adozione del marchio collettivo Qualità Controllata (L.R. 28/99) per le produzioni vegetali

  10. Il marchio QC - Qualità Controllata garantisce le produzioni agroalimentari ottenute attraverso metodologie di produzione integrata, che rispettano l´ambiente e la salute dell´uomo, attraverso basse quantità di residui, un uso limitato di antiparassitari, concimi e acqua, limitando l´impiego di prodotti chimici. È un marchio depositato dalla Regione Emilia-Romagna il cui utilizzo è concesso a quelle imprese di produzione, di trasformazione, di commercializzazione che si impegnano a rispettare gli appositi disciplinari di produzione integrata.

  11. PRINCIPI DELLA PRODUZIONE INTEGRATA • Valorizza le risorse naturali e i meccanismi di regolazione degli ecosistemi • Assicura una produzione costante di alimenti e di altri prodotti di alta qualità • Garantisce il reddito all’agricoltore • Riduce le fonti di inquinamento agricolo dell’ambiente • Sostiene le funzioni molteplici dell’agricoltura

  12. NORME OILB - EUROPA REGOLAMENTI NAZIONALI - ITALIA DISCIPLINARI DI PRODUZIONE INTEGRATA - REGIONI

  13. 21 norme di produzione integrata (1 per regione più due per le province autonome di Bolzano e Trento). Le norme sono basate sulle direttive diramate dall’ Organizzazione Internazionale per la Lotta Biologica e Integrata, e differiscono fra regione e regione principalmente quelle relative alla concimazione del terreno e all’utilizzo di fitofarmaci. In Italia ci sono 19 colture frutticole con Disciplinari di Produzione Integrata.

  14. PRINCIPALI COLTURE FRUTTICOLE REGOLAMENTATE IN ALCUNE REGIONI ITALIANE

  15. EUREPGAP nasce nel 1997 come iniziativa di commercianti appartenenti all’EUREP, ovvero Euro Retailer Produce Working Group. Successivamente si è trasformata in una società in cui produttori agricoli e commercianti sono presenti in misura paritaria, con lo scopo di diffondere procedure e standard per la certificazione delle buone pratiche agricole (GAP: Good Agricultural Practices). Pertanto, tecnicamente, EUPERGAP è definibile come un insieme di documenti normativi accreditati a livello internazionale dai criteri di certificazione ISO.

  16. VOCAZIONALITÀ L’ambiente pedologico La valutazione del livello attitudinale dei suoli è fatta ipotizzando che la coltivazione avvenga in condizioni irrigue e che il clima locale non sia fattore limitante. Le caratteristiche considerate sono quelle non modificabili dalle normali operazioni agricole e prevedono l’impiego dei portinnesti clonali (serie M) per il melo e cotogno per il pero.

  17. L’ambiente climatico Il melo e il pero mostrano una notevole adattabilità ai diversi ambienti di coltivazione; tuttavia è opportuno che le condizioni climatiche dell’area interessata al nuovo impianto siano quelle in grado di esaltare le caratteristiche genetiche dell’albero e la qualità dei frutti. In particolare per quanto riguarda il pero, considerata l’epoca di fioritura relativamente precoce, si sconsiglia di realizzare nuovi impianti in zone soggette a frequenti gelate tardive.

  18. MATERIALE VIVAISTICO Gli astoni devono essere possibilmente diritti, radicati, con “saldatura integra” all’innesto; con altezza minima del colletto all’ultima gemma lignificata pari a 110 cm (melo: 100 per gli spur; pero: 90 per il cotogno C) e altezza minima dal colletto al punto d’innesto pari a 15 cm (5 se spur per il melo e di almeno 5 cm per il pero); calibro minimo a 10 cm sopra il punto d’innesto pari a 11 cm (10 per gli spur ) per il melo e a 12 cm (10 per il cot. C) per il pero.

  19. È ammesso solo l’uso di principi attivi naturali (es. auxine, giberelline), anche se sintetizzati chimicamente allo scopo prevalente di prevenire gli attacchi di colpo di fuoco batterico è immesso inoltre l’impiego di fitoregolatori di sintesi a basso impatto eco-tossicologico.

  20. FORME DI ALLEVAMENTO E DISTANZE DI IMPIANTO (m) CONSIGLIATE PER LE POMACEE

  21. FERTILIZZAZIONE DI FONDO Prima dell’impianto del frutteto, si consiglia di distribuire ammendanti organici per migliorare le caratteristiche fisico–chimiche e microbiologiche del terreno. Non è ammesso effettuare apporti superiori a 250 kg/ha di P2O5 e 300 kg/ha di K2O. Al fine di evitare perdite di azoto lungo il profilo del suolo, non sono ammessi apporti di concimi minerali azotati prima della messa a dimora delle piante

  22. Negli impianti in allevamento (1° e 2° anno) sono ammessi solo apporti localizzati di fertilizzanti. Le quantità apportate devono essere ridotte rispetto alla dose massima prevista nella fase di produzione, in particolare: 1°anno max 40 kg/ha e 2° anno max. 60 kg/ha.

  23. La quantità massima di elementi che si può somministrare è variabile nelle varie regioni in funzione delle caratteristiche pedoclimatiche. AZOTO

  24. FOSFORO

  25. POTASSIO

  26. FOSFORO e POTASSIO Non è ammesso superare i seguenti quantitativi: • dotazione terreno scarsa 250 kg/ha P2O5; 300 kg/ha K2O • dotazione terreno normale 50 kg/ha P2O5; 150 kg/ha K2O • dotazione terreno elevata 30 kg/ha P2O5; 75 kg/ha K2O

  27. VOLUMI DI ADACQUATA MASSIMI NON E’ AMMESSA L’IRRIGAZIONE PER SCORRIMENTO

  28. CONTROLLO DELLE INFESTANTI (disciplinare Emilia Romagna – melo – 2005) Il diserbo deve essere localizzato sulla file e non deve quindi superare il 50 % dell’intera superficie

  29. PERO – INDICI DI MATURITA’

  30. MELO – INDICI DI MATURITA’

  31. LOTTA INTEGRATA "La protezione integrata è una strategia con la quale si mantengono le popolazioni di organismi nocivi al di sotto della soglia di tolleranza, sfruttando i meccanismi naturali di regolazione e utilizzando metodi di difesa accettabili dal punto di vista ecologico, economico e tossicologico".

  32. LIMITI MASSIMI DEI RESIDUI (L.M.R.) FITOFARMACI Nazionale Direttiva 76/895/CEE: prodotti ortofrutticoli Direttiva 90/642/CEE: alcuni prodotti di origine vegetale compresi gli ortofrutticoli Europeo Nuovo regolamento CE n. 396/2005 del 23/02/2005 pubblicato su G.U. Ce L70/1 del 16/03/2005.

  33. NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO SUI LIMITI MASSIMI DEI RESIDUI • Oggetto, ambito di applicazione e definizioni • Procedura per le domande • LMR applicabili a prodotti di origine vegetale e animale • Disposizioni speciali relative all’incorporazione nel presente regolamento • Controlli ufficiali, relazioni e sanzioni • Misure di emergenza • Misure di sostegno relative ai LMR di prodotti fitosanitari armonizzati • Coordinamento delle domande relative ai LMR • Attuazione • Disposizioni finali www.ministerosalute.it

  34. NORMATIVE ED EVOLUZIONI DELLE MACCHINE IRRORATRICI L’impiego delle macchine per la distribuzione dei fitofarmaci può generare un impatto negativo sull’ambiente, sulla salute dell’operatore, sulla qualità e sulla sicurezza del prodotto agricolo. Necessità di limitare le dispersioni di prodotti chimici al di fuori della vegetazione bersaglio

  35. COME RIDURRE LA DERIVA CON L’IMPIEGO DI MACCHINE IRRORATRICI INNOVATIVE

  36. CONTROLLO DELLE MACCHINE IRRORATRICI PER LE COLTURE ERBACEE IN EUROPA

  37. PULIZIA DELL’IRRORATRICE NEL CORTILE DELL’AZIENDA

  38. PULIZIA DELL’IRRORATRICE NEL CORTILE DELL’AZIENDA SU BIOBED

  39. PULIZIA DELL’IRRORATRICE IN CAMPO

  40. PRODUZIONE BIOLOGICA Reg. CEE 2092/91 GESTIONE DELLE INFESTANTI E DEI PATOGENI: FERTILITA’ DEL SUOLO: • Rotazioni • Letame • Compost • Rotazioni • Scelta delle varietà • Diffusioni dei predatori naturali • Controllo delle malattie ocn estratti naturali (olio di Neem, …) Residui agro-industriali Residui urbani ESCLUSIONE TOTALE DEI PRODOTTI CHIMICI

  41. NORMATIVA SUL BIOLOGICO • Reg. 2092/91: norme per la produzione, trasformazione, etichettatura ed importazione da paesi terzi. • Reg. 2078/92: metodi di agricoltura compatibile con l’ambiente. • Reg. 1804/99: estensione del metodo di produzione biologico anche all’allevamento degli animali. • In Italia D.M. 220/95 e D.M. 4/8/2000.

  42. GLI ORGANISMI DI CONTROLLO • Gli organismi di controllo verificano il metodo e la produzione, che siano conformi a quanto dispone il Reg. CEE 2092/91 e successive modifiche e aggiornamenti. • Sulle etichette dei prodotti provenienti da coltivazioni di agricoltura biologica, deve comparire il marchio o il nome di uno degli organismi di controllo.

  43. ISTITUZIONI COINVOLTE • Il MIPAF: autorità pubblica di riferimento, responsabile della realizzazione e della sorveglianza del sistema. • Le Regioni: hanno competenza in materia e trasferiscono al Ministero l’elenco degli operatori. • Gli Organismi di controllo: in Italia sono 9, esercitano l’attività di sorveglianza sulle aziende ed emettono certificati.

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