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SPAZIO LIBERO. Giornalino mensile della. Sanpaolo Banco di Napoli. Anno III. Numero 32 – gennaio 2007. RUBRICHE: Editoriale Mondo filiali Attualità C’era una volta Cinema e cultura Flash. Spazio libero. EDITORIALE. Una forza tranquilla e sicura
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SPAZIO LIBERO Giornalino mensile della Sanpaolo Banco di Napoli Anno III Numero 32 – gennaio 2007 RUBRICHE: EditorialeMondo filialiAttualitàC’era una voltaCinema e culturaFlash Spazio libero
EDITORIALE Una forza tranquilla e sicura Dal 16 gennaio si è determinata, nelle quattro regioni meridionali che costituivano il perimetro operativo di San Paolo Banco di Napoli, una diversa articolazione territoriale con quattro aree, anziché la 3 precedenti. Nella Banca dei Territori individuata dalla nuova Capogruppo INTESA SANPAOLO, unica variazione è stata la costituzione nella regione Campania di due aree: l’area Napoli e Provincia e l’area Campania. Ovunque le aree comprendono sia la rete di provenienza Banca Intesa sia quella di Sanpaolo Banco di Napoli. Al momento le due realtà sono ancora giuridicamente distinte, in quanto la rete ex Banca Intesa Spa è divenuta dal 1/1/2007 Intesa Sanpaolo Spa mentre la rete Sanpaolo Banco di Napoli Spa è rimasta tale, pur avendo cambiato la Capogruppo (da Sanpaolo Imi a Intesa Sanpaolo). Le due reti saranno successivamente unificate sotto un unico soggetto giuridico – la banca del territorio di riferimento – com’è previsto dal piano di fusione. Le strutture FISAC/CGIL del nuovo Gruppo nelle rispettive aziende, immediatamente dopo l’annuncio della programmata fusione, hanno ritenuto indispensabile lavorare in modo sinergico attraverso un proficuo scambio di dati e di esperienze al fine di poter affrontare nella maniera migliore, a tutela dei lavoratori tutti, la delicata fase in arrivo. A breve partirà un nuovo sito sindacale delle Fisac/Cgil unico per tutto il Gruppo. Oltre alla difficilissima trattativa di fusione - che ha come ambizioso obiettivo la creazione di un insieme di regole tutele e garanzie per tutti lavoratori delle banche commerciali del nuovo Gruppo - dovremo affrontare le delicatissime vicende legate alla cessione degli sportelli imposta dalla delibera dell’Antitrust (in Puglia 8 sportelli, in Campania 16), la razionalizzazione della rete filiali determinata dalle sovrapposizioni, la migrazione delle procedure informatiche, l’interscambio del personale tra le due reti, la gestione delle conseguenze sugli organici determinate dall’esodo i cui effetti si produrranno a partire dal secondo semestre, oltre alle ulteriori innumerevoli ricadute sui lavoratori determinate dal prossimo piano industriale. %
EDITORIALE segue: Una forza tranquilla e sicura Siamo convinti che un Sindacato forte e coeso, il più possibile a contatto con i lavoratori, possa affrontare la difficile prova e, pur tra immancabili difficoltà, perseguire in ogni momento la salvaguardia dei diritti, obiettivo che caratterizza in maniera forte la cultura e la storia della nostra Organizzazione. La FISAC/CGIL, in considerazione del forte radicamento tra i lavoratori delle due aziende di provenienza, si rafforza nel ruolo di primo sindacato anche nella nuova realtà che scaturirà, nelle 4 regioni meridionali, di banca territoriale di riferimento. Tale condizione oltre a consolidare la nostra Organizzazione come importante punto di riferimento per i colleghi della nuova banca - una forza tranquilla e sicura al servizio delle lavoratrici e dei lavoratori - consentirà da subito di svolgere quel ruolo di grande collante tra i colleghidelle due realtà, aspetto strategicamente determinante al fine della migliore tutela di tutti i lavoratori, così come un’azione fortemente unitaria tra le nove sigle sindacali del settore sarà fondamentale anche per il rinnovo del Contratto Nazionale ormai alle porte.
MONDO FILIALI SCIACALLI CONTINUANO AD AGGIRARSI NELLE FILIALI Da quando è stato sottoscritto l’accordo sull’esodo volontario e incentivato nel gruppo Intesa e nel gruppo San Poalo (a dicembre ancora formalmente distinti), tra i colleghi si discute moltissimo della questione “assunzione figli”. Il confronto è molto sentita soprattutto in San Paolo Banco Napoli, che insistendo su quattro regioni meridionali vede maggiormente coinvolti i “padri”, rispetto alle opportunità lavorative possibili (o,spesso, impossibili) dei figli. La particolare “passione” per l’argomento nel Mezzogiorno è un’ulteriore - piccola ma significativa - testimonianza delle “due Italie”. Fin qui, purtroppo, tutto naturale. Quello che non va è lo sciacallaggio che alcuni stanno portando con argomentazioni prive di senso. Girano pseudo sindacalisti che, speculando sulle legittime aspettative e speranze di padri che vorrebbero offrire un futuro decoroso ai figli, “garantiscono” una sorta di automatismo tra entrate ed uscite. Le cose non stanno così: si tratta di un’opportunità di partecipazione alla selezione per figli di pensionabili ed esodabili e per due persone che escono dalla rete commerciale, dunque non bisogna considerare neanche i servizi centrali, ne entra una. La sola aritmetica fa comprendere l’impraticabilità dell’automatismo un’entrata un’uscita. Invitiamo i lavoratori interessati a far partecipare serenamente i propri ragazzi e a utilizzare questa opportunità, ma di diffidare fortemente di simili personaggi.
ATTUALITA' PAROLA ALLA DIFESA L’avvocato Paolo C., aspetto giovanile grazie alla sua abbronzatura artificiale ed agli occhialini intellettuali, radendosi, non poteva far a meno di essere contento. Il suo assistito ce l’aveva fatta, malgrado sembrasse una situazione disperata. Non era stato facile farlo uscire. Insomma, massacrare di botte una figlia di cinque anni è un bel pasticcio e non puoi obiettare che piangeva forte! Certo, quei polsini legati, era stato un po’ stupido, rendendo quasi impossibile dimostrarne la preterintenzionalità. Di questo, mentre si spuntava i baffetti, ne era convinto. Eppure ce l’aveva fatta. Presentare appello al giudice del riesame era stata una mossa azzeccata. Era riuscito a fargli riavere la libertà sia pure con obbligo di firma. Comunque, trarlo fuori dal carcere era stato un buon risultato. Ora restava da studiare qualcosa per annacquare le prove, spingere sull’incidente, lo stress, il sistema, la società. Insomma si doveva giustificare quella furia. «Mamma mia che violenza, però…» pensava, intanto. Ma proprio per questo si sentiva bravo. Pochi anni in 1^ grado, sconto in appello e poi si sa, buttala a finire che la pena alla fine non si sconta. Se passavano le attenuanti, poi, il suo cliente era salvo. Intanto se ne stava a casa. «Speriamo non cerchi di calmare anche la sua compagna – pensò – altrimenti mi tocca inventarmi qualcos’altro per tirarlo fuori». E quasi gli veniva da sorridere. «Papà – chiese sua figlia – il padre di un mio compagno di classe fa il becchino. Ma cosa fanno i becchini?» «Tesoro, che ti importa sapere? È un lavoro che non farai mai!» «E tu lo fai?» «Nooo, amore, io sono avvocato. Un grande avvocato come lo sarai tu un giorno». Sorridendo, l’avvocato C. accarezzò sua figlia che da poco aveva compiuto 7 anni. L’avvocato Rita G. era euforica. Non solo per il lifting a cui si era sottoposta e che – miracoli della chirurgia – ora le davano dieci anni di meno, ma anche e soprattutto perché era riuscita a dimostrare che la violenza carnale perpetrata dal suo cliente ai danni di una ragazza ventiquattrenne di ritorno dalla discoteca, era stata “provocata”. Quasi come il suo chirurgo estetico era riuscita a far togliere al suo assistito un buon numero di anni. L’avvocato G. era sempre spiritosa tra sé quando era di buon umore. Ma insomma converrete tutti che il lavoro era stato grandioso. %
ATTUALITA' segue:”Parola alla difesa” Eppoi diciamoci la verità, un ragazzo di quindici anni che ne sa del bene e del male? Invece una ragazza istruita che torna da sola dalla discoteca dovrebbe saperlo a cosa va incontro. Il Gip le aveva dato ragione. Probabilmente il suo cliente se la sarebbe cavata con l’obbligo ai lavori sociali. Una pacchia. L’avvocato G. sentiva interesse intorno a se’. I clienti del suo studio aumentavano sempre di più. Per fortuna che il crimine non accennava a diminuire. Ricordava un detto al suo paese d’origine. “I becchini hanno sempre lavoro, perché la morte procura sempre clienti”. Sorridendo pensò che certi lavori si autoriprodicono nelle loro forniture. Aveva scelto un bellissimo mestiere. Ora era da attendere solo un caso eccezionale. Uno da andare in Tv, magari un duplice omicidio, o qualcosa di clamoroso che colpisse l’opinione pubblica. Riuscire a salvare e assolvere un cliente da tale situazione sarebbe stato fantastico. Aveva bisogno, insomma, di qualcosa che le desse visibilità. La sua occasione era vicina, lo sentiva. Doveva solo farsi trovare pronta. Rovistò nella borsetta in cerca del suo portafoglio. Non lo trovò. Qualcuno doveva averglielo sottratto. «Ma come – pensò – ero in aula!». L’avvocato G. si chiese in che razza di mondo disonesto vivessimo. L’avvocato C. era arrivato puntuale in Tribunale. Di pessimo umore. La portiera della sua Audi, nuova comprata, rigata di brutto. «Per questi mascalzoni ci vorrebbe la pena di morte!» continuò a ripetersi per tutto il tragitto. Ma ora doveva darsi da fare. «Signor giudice, mi consta far rilevare a Lei ed alla Sua Corte, che nella sentenza di condanna del mio assistito, imputato per associazione mafiosa e omicidio, viene a mancare un intero paragrafo. Per tale motivo, il mio assistito, deve essere rimesso in libertà, facendo interrompere la custodia preventiva. Ciò in ossequio alle elementari garanzie previste». Dovette sudare non poco per far rimettere in libertà C.D., figlio di un noto boss. Accusato di essere il mandante di un’esecuzione omicida in cui erano rimaste uccise quattro pesone, compreso un passante. L’incriminazione per associazione e crimine di chiaro stampo camorristico erano stati ineficiati grazie a lui. Dimostrare la mancanza di quel paragrafo era stato un’abilissima mossa. Per il momento il suo assistito era scarcerato. Non gli restava che incassare la ricca parcella. Pensava: %
ATTUALITA' segue:”Parola ala difesa” E’ solo un rapporto di cause ed effetto. E’ una legge della fisica. Ad ogni forza, azione, corrisponde una reazione uguale e contraria. Non e’ lui il male, ma solo un burocrate della giustizia. Giustizia con la “g” minuscola, parola sinonima di legge. Perché la Giustizia non e’ di questo mondo. Non certo per colpa sua. Lui non e’ la forza del male, ma la reazione uguale e contraria. I becchini non sono la morte, sono quelli che la nascondono sotto terra, come lo sporco sotto il tappeto. Il male, il bene, la legge, la “giustizia” e la “Giustizia”, il perdono e l’odio, il crimine, il misfatto, le pene sono un universo di molecole. Un sistema tolemaico da sempre esistente. Lui ne e’ un semplice ingranaggio. Una reazione uguale e contraria al travaso dell’acqua. Lui fa solo il suo lavoro. Il crimine e’ il suo datore di lavoro. Le vittime solo un danno collaterale. Concludeva: “è questa signor giudice, l’attenuante dell’avvocato C.”. Giornale della Sera. Pagina di Cronaca. Violenta sparatoria nel centro del capoluogo. Una banda armata ha fatto irruzione in una gioielleria. All’uscita hanno aperto il fuoco ed una pallottola vagante ha ucciso una bambina. Alcuni testimoni assicurano che i malviventi sarebbero di origine straniera. Sgomento per l’ennesimo caso di criminalità e per la morte della giovane vittima. Il ministro dell’interno ha assicurato che il governo prenderà opportuni provvedimenti per contrastare la criminalità. […] I cittadini hanno organizzato una fiaccolata. […] Gli inquirenti hanno assicurato alla giustizia l’assassino ed i suoi complici. Uno di essi appartiene ad una famiglia bene della capitale. Avvenne tutto poi nello stesso giorno. L’avvocato C., che aveva da poco varcata la porta dell’obitorio, riconobbe sua figlia mostratagli da un solerte e freddo becchino, a cui il lavoro, era proprio vero, non mancava mai. L’avvocato G. aveva la sua grande occasione. Un giovane della città-bene arrestato durante una rapina in cui aveva perso la vita un’innocente bambina. Ora doveva in ogni caso dimostrare l’accidentalità di quel colpo di pistola e tirare fuori il suo cliente con ogni cavillo e codicillo di garanzia. La sua grande occasione. Era proprio vero, il lavoro non mancava mai….
C'ERA UNA VOLTA TRA AUGUSTO PINOCHET E SADDAM HUSSEIM C’erano una volta due dittatori Augusto Pinochet, il dittatore, l’assassino, è morto il 10 dicembre 2006 nel suo letto. L’età era avanzata e grazie a questo ha potuto beneficiare persino dei progressi della medicina che hanno alleviato la sua malattia. Non è il primo che ha commesso crimini contro l’umanità, a farla franca in vita e lasciare questo mondo nella stessa maniera, attorniato dai familiari, quasi come ogni brav’uomo che ha lavorato onestamente tutta la vita per garantire ai propri figli un avvenire migliore. Molti dittatori, di tutte le epoche e di ogni parte del mondo, sono morti nel loro letto: pare che persino Dio li chiami a sé con calma, dopo che hanno esaurito il loro ingrato compito in questo mondo: torturare e far torturare, uccidere e far uccidere, far scomparire uomini sospettati solo di opporre resistenza. Per alcune morti, la semplice morte non può bastare, ci vorrebbe qualcosa di più, non nel senso della vendetta ma della giustizia. Personalmente credo che la morte di Pinochet senza che sia stato giudicato per i suoi crimini sia inaccettabile. Doveva essere giudicato, dopo aver ascoltato dai testimoni diretti o dalle famiglie dei desaparesidos cosa è stato capace di fare in vita questo mostro. Certo giudicare Pinochet significava giudicare anche i responsabili americani che sono stati complici del colpo di Stato del 1973 contro Salvator Allende, uomo sgradito all’Amministrazione. Ecco perché gli USA si sono sempre rifiutati di riconoscere la legittimità del Tribunale Penale Internazionale. Non mi interessano gli uomini-dittatori: sono la feccia dell’umanità. Ma le loro azioni politiche sì, mi interessano. Queste bisognerebbe giudicare: gli uomini vanno, i crimini restano. In politica sembra proprio che il concetto di moralità si stia eclissando. Se non viene fatta giustizia, è la legge della giungla, del predominio del più forte a prevalere. Pinochet ha lasciato una lettera postuma per spiegare le ragioni del proprio operato: avrebbe commesso tutti i suoi crimini per evitare che il Cile precipitasse nel marxismo. Questa doveva essere la menzogna dichiarata dagli USA in cui lui deve aver creduto. La stessa menzogna che l’America ha usato per legittimare l’occupazione dell’Iraq. %
C'ERA UNA VOLTA segue: “Tra Augusto Pinochet e Saddam Hussein” Negli stessi giorni si è avuta la condanna e l’uccisione di un altro boia: Saddam Hussein che la stessa America ha voluto in Iraq. Spettacolo tristissimo e incivile non solo per le immagini sbattute in faccia a tutti in cui si mostra un uomo imbottito di sedativi per obbedire docilmente al boia, ma soprattutto per la presenza dei complici, di tutti quelli che di Saddam si sono serviti. Anche lui è stato fatto vivere e anche a lui hanno permesso di uccidere in anni in cui conveniva agli equilibri politici del mondo medio-orientale. Saddam meritava di essere a pieno titolo giudicato per i suoi crimini. Ma perché gli USA non hanno fatto nulla per rendere possibile ciò anche per Pinochet? Due pesi e due misure che fanno della politica e della sua morale una geometria variabile. E questo toglie credibilità alla politica del paese più potente del mondo offrendo un cattivo esempio a quelli che si schierano al suo fianco. La forza senza giustizia è una brutalità e la politica senza morale apre le porte ad ogni forma di barbarie come la pena d morte e le esecuzioni capitali.
CINEMA E CULTURA ROBERT ALDRICH AL TORINO FILM FESTIVAL Si è svolto un mese fa il “Torino Film Festival” che, come da alcuni anni, dedica le sue retrospettive a registi ed autori del cinema americano. Dopo aver dedicato negli anni scorsi le retrospettive a John Milius e a Walter Hill, quest’anno hanno fatto visionare agli spettatori del festival il cinema di Robert Aldrich. Questo nome risulta, purtroppo, un po’ dimenticato ma è il nome di un grandissimo autore del cinema americano dagli anni 50 in poi; certamente ALDRICH è un “classico” che può vantare grandi successi e ammirazione anche da parte di autori e registi della nuova generazione. Prima aiuto regista di Chaplin (con tutto ciò che ne consegue) ALDRICH ha poi sempre messo in cinema, sin dal suo primo film “l’ultimo apache” (con uno straordinario Burt Lancaster), i conflitti della società americana senza nascondere niente, senza occultare e/o edulcorare nessuna radice di origine razziale, di classe, di ceto sociale, nessuna radice di politica militare che portasse alla guerra o alla esasperazione di essa, senza nascondere le deformazioni del potere politico e/o poliziesco, senza nascondere le cause quindi dei conflitti ma anche senza nasconderne gli effetti devastanti sulle vite umane. A conferma di ciò il lungo elenco di film: pensiamo a “il grande coltello” e a “Prima linea” per descrivere le cause e gli effetti della guerra; pensiamo a “Vera Cruz” e a “Singapore, intrigo internazionale” per descrivere i conflitti creati dalle politica di conquista e gli effetti sulle persone che le subiscono; pensiamo allo stesso “l’ultimo apache” e a “nessuna pietà per Ulzana” nel descrivere le cause e gli effetti dell’odio razziale nelle guerre tra l’esercito americano ed i pellerossa che non si arrendevano; ancora ”Grissom gang” e “l’assassinio di Sister George” che descrivono il gangsterismo americano degli anni 30 come frutto della depressione economica e sociale di quegli anni; “quella sporca dozzina” e “quella sporca ultima meta” che descrivono l’universo carcerario americano sia militare che civile attraverso gli eroismi, le miserie e i riscatti morali dei carcerati a fronte di un prevaricatorio potere carcerario militare e civile; %
CINEMA E CULTURA segue:ROBERT ALDRICH AL TORINO FILM FESTIVAL pensiamo, non ultimo, alla sua capacità di creare grandi drammi esplorando le cause e gli effetti prodotti dalla ipocrisia nascosta nella società americana sulla psiche delle vite raccontate, mettendone in scena, infatti le fragilità e le pulsioni più intime, nascoste e pericolose in film come “foglie d’autunno”, “che fine ha fatto baby Jane” e “piano, piano dolce Carlotta”. Ma il film che ci sembra emblema e simbolo del suo modo di fare cinema è “l’Imperatore del Nord” con Lee Marvin (uno dei suoi attori preferiti per la capacità di mostrarsi duro, moralmente integro ed infine tenero) ed Ernest Borgnine; questo film narra la lotta tra il vagabondo (il tramp Lee Marvin chiamato “il numero uno”) ed il guardiano delle ferrovie degli anni 30 della depressione americana (E. Borgnine) il quale ha l’incarico di scovare ed uccidere, a martellate(!), i vagabondi che viaggiano gratuitamente nei vagoni merci dei treni pendolari tra i molti paesi degli Stati Uniti. La capacità di mettere in scena questo conflitto, tra il potere costituito e la voglia di vivere liberamente da parte di chi gli si oppone, rappresentandolo attraverso personaggi in carne ed ossa, raccontando attraverso essi tutte le pulsioni, tutta la forza e le contraddizioni che essi stessi possiedono (oltre quello che desiderano, che vogliono mantenere e/o superare) ne fa un capolavoro del “cinema spettacolare ma politico e morale” perchè mantiene intatta tutta la capacità narrativa di catturare l’attenzione “visiva” dello spettatore e, nel contempo, mostra dove e a quali conclusioni di carattere morale e, quindi, politiche, possano (o debbano) arrivare ad avere le opinioni della platea che lo vede e lo fruisce. In questo è la grandezza del cinema classico di Aldrich, un autore ed un regista che sempre rimpiangeremo e di cui desideriamo che sopraggiunga qualche discepolo, che abbia la stessa capacità di farci ri-vivere quelle emozioni e abbia lo stesso modo di farci ragionare e riflettere sul mondo e sulle sue contraddizioni.
FLASH Il pagamento del premio di giugno (premio aziendale di produttività) viene anticipato al 31 gennaio 2007 al netto della quota prevista per il pagamento delle azioni. In caso di rinuncia alle azioni, la quota restante verrà conguagliata a giugno. Il piano di azionariato diffuso ai dipendenti conferma le caratteristiche stabilite nel recente Contratto Integrativo: erogazione di azioni in contropartita di una quota di premio nel rapporto di 2 a 1, con gli importi specificati nella seguente tabella e assegnazione nel mese di giugno 2007. Livello Premio Anticipo gennaio QD4 RC2 7252,74 6150,00 QD4 RC1 5684,58 4600,00 QD4 4116,42 3040,00 QD3 3371,54 2300,00 QD2 2628,76 1830,00 QD1 2395,92 1590,00 3A 4L 2203,57 1660,00 3A 3L 2007,85 1470,00 3A 2L 1721,02 1180,00 3 A 1L 1545,54 1010,00 2A 3L 1488,18 950,00 2A 2L 1430,81 900,00 1A l u. 1430, 81 900,00
La Redazione • Giorgio Campo • Antonio Coppola puoi leggerci anche su: • Antonio D’Antonio cgil.it/fisac.sanpaolo/bancodinapoli • Mario De Marinis • Antonio Forzin ha collaborato: • Amedeo Frezza Stefano Borgna • Rosalia Lopez • Raffaele Meo • Italo Nobile • Maria Teresa Rimedio