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Vienna 1889 – Cambridge 1951

Wittgenstein. Vienna 1889 – Cambridge 1951. A cura di Fabiola Autiero. Nicola Abbagnano, curato da Giovanni Fornero, Il nuovo protagonisti e testi della filosofia , vol. 3B, Paravia, 2007, pagg.918-928. La vita. Wittgenstein nasce a Vienna Frequenta l’Università di Cambridge

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Vienna 1889 – Cambridge 1951

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Presentation Transcript


  1. Wittgenstein Vienna 1889 – Cambridge 1951 A cura di Fabiola Autiero Nicola Abbagnano, curato da Giovanni Fornero, Il nuovo protagonisti e testi della filosofia, vol. 3B, Paravia, 2007, pagg.918-928.

  2. La vita • Wittgenstein nasce a Vienna • Frequenta l’Università di Cambridge • Negli anni 1912-1913 risiede a Cambridge • Nel 1913 va a vivere in Norvegia: i suoi rapporti sono difficoltosi e scarse sono le persone che gli sono vicine, forse anche perché lui non riesce ad accettare la sua omossessualità. • Nel 1921 esce una sua opera: Il Tractatus logico-philosophicus

  3. Wittgenstein ha preso il diploma di maestro elementare e insegna dal 1920 al 1926 nelle scuole di alcuni paesi della Bassa Austria. • Nel 1926 presenta il Il Tractatus logico-philosophicus come tesi di dottorato, e riesce ad occupare la cattedra. • Nel 1947 abbandona la cattedra e vive per due anni in Irlanda, solo. • Nel 1951 muore a casa del suo medico; e le sue ultime parole sono: <<Dite loro che ho avuto una vita felice>>.

  4. Tutto ciò che può essere detto si può dire chiaramente; e su ciò, di cui non si può parlare, si deve tacere.

  5. Fatti e linguaggio Nel suo pensiero, Wittgenstein avanza l’ipotesi di una teoria del linguaggio. I termini dei quali si avvale sono due: il mondo come totalità di fatti e il linguaggio come totalità di proposizioni. <<La totalità dei pensieri veri è un’immagine del mondo.>> <<Il pensiero è la preposizione munita di senso.>>Il mondo è la totalità dei fatti, più precisamente dei fatti atomici; non è pensabile né esprimibile nulla che non sia un fatto del mondo. La struttura del fatto atomico è la forma degli oggetti e in questo senso sono forme degli oggetti lo spazio, il tempo, il colore.La proposizione è la raffigurazione di un fatto e questa ha in comune con il fatto atomico la forma degli oggetti.La totalità delle preposizioni vere è la totalità delle scienze naturali.

  6. Wittgenstein ammette, accanto alle proposizioni elementari, proposizioni che esprimono la possibilità generale dei fatti, che sono vere indipendentemente dai fatti stessi. Per esempio: Le proposizioni “Piove” e “Non piove” esprimono possibilità di due fatti, e sono vere solo se ciò che è stato detto, accade realmente. La proposizione “Piove o non piove” esprime tutte le possibilità che si riferiscono alle condizioni atmosferiche. Essa è vera indipendentemente dal tempo che fa.“Questo scapolo è sposato” non esprime un fatto, ma un’impossibilità; giacchè “scapolo” significa “non sposato”. “Piove o non piove” è una tautologia. “Questo scapolo è sposato” è una contraddizione. La tautologia è vera e la contraddizione è falsa per tutte le possibilità di verità delle proposizioni elementari che le costituiscono.

  7. Dopo aver esposto la concezione del mondo come totalità, Wittgenstein, espone la sua teoria dell’immagine, secondo la quale il linguaggio è inteso comesistema raffigurativo : esso rappresenta la realtà e ne costituisce l’immagine, ne rispecchia le proprietà formali. Il rapporto di immagini è costituito da Wittegenstein come un particolare rapporto tra i fatti: da un lato vi è il fatto raffigurante, dall’altro vi è quello raffigurato. Tra fatto e immagine esiste pertanto un rapporto di corrispondenza che chiameremo relazione raffigurativa. La struttura dell’immagine è la connessione degli elementi dell’immagine che a sua volta raffigura la connessione degli oggetti di cui si compone il fatto.

  8. Wittgenstein ammette che ci sono proposizioni né significanti, né tautologiche, e queste sono non-sensi.La maggior parte delle proposizioni filosofiche sono non-sensi: esse derivano dal fatto che non si comprende la logica del linguaggio. Il compito della filosofia è, dunque, proprio quello di essere <<critica del linguaggio>>.La filosofia deve chiarire e delimitare nettamente i pensieri che altrimenti sarebbero torbidi e indistinti.Pertanto i limiti del linguaggio sono i limiti del mondo, e i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, cioè di tutto ciò che io posso capire, pensare ed esprimere.

  9. Ramsey attribuisce alle espressioni linguistiche anche un ruolo pragmatico nell’orientare il comportamento umano; per lui il significato affettivo delle proposizioni non deriva solo dal rapporto reciproco tra le espressioni, ma anche dalle credenze che gli uomini vi attribuiscono, dall’uso che gli uomini ne fanno e le cui regole è possibile identificare. L’ideale del linguaggio deve essere trovato nella sua stessa realtà. Il senso di questo linguaggio è, nella seconda fase della riflessione wittgensteiniana, lo scopo che esso assolve. Il linguaggio non significa compiere un’operazione mentale, e la spiegazione del significato non è unica e univoca, ma particolare e contingente: chiarisce i dubbi specifici di una certa situazione.Ciò non toglie che quest’uso del linguaggio sia ancora una volta interpretabile come un calcolo, mediante il quale gli uomini cercano di prevedere e predeterminare le esperienze a venire.

  10. MISTICO • È l’ineffabile, ciò che trascende i limiti del linguaggio e del pensiero, in quanto allude al senso del mondo che non può venir espresso da alcuna proposizione. Le credenze a cui Wittgenstein allude sono problemi vitali: religiosi, morali ed estetici, concernente i valori. Tali problemi non si fondano sulla conoscenza, ma non sono neppure formulabili, perché il linguaggio dotato di senso si riferisce solo a fatti, mentre i valori non sono fatti. Essi si collocano all’esterno delle possibilità del pensiero. Una volta chiariti i problemi logici e scientifici, noi sentiamo , attraverso una sorta di sentimento mistico, che i nostri problemi vitali rimangono ancora non toccati e che essi appartengono al dominio dell’inesprimibile. Il linguaggio è un processo simbolico nel quale i significati non sono dati dal riferimento univoco alle cose; esso è una forma di vita, lo svolgimento di un’attività governata da regole diverse a seconda delle circostanze, delle intenzioni del parlante. Non esiste un modello che unifica tutte le forme, ma una pluralità di usi alternativi e complementari che si modificano e aumentano poiché il mutare delle esigenze umane determina l’insorgenza di giochi nuovi.

  11. I giochi linguistici I giochi possono essere raggruppati per analogia in famiglie, e gli stessi criteri di analogia sulla base del quali eseguire i raggruppamenti familiari, sono ovviamente vari e molteplici. Le regole che governano un gioco linguistico sono una serie di atti che noi ci apprestiamo a seguire e ai quali siamo stati addestrati. Ciò non toglie che queste regole non siano affatto rigorose, ma anzi quasi sempre inespresse e spesso anche inconsapevoli in chi le applica; gli usi non sono esaustivamente contenuti nella regole né negli usi precedenti.

  12. cos'è allora il linguaggio? é possibile fornire una definizione che enunci la forma generale della proposizione e del linguaggio?

  13. Wittgenstein si rifiuta di rispondere a queste domande... perchè l'eterogeneità dei giochi linguistici è tale che non si può neppure ridurli a un comune concetto.

  14. La filosofia come autoterapia La filosofia, non spiega e non deduce nulla, si limita a porre le cose davanti a noi. Dal momento che ogni cosa è <<aperta alla vista>>, non c’è niente da spiegare. Ciò che appare nascosto lo è soltanto in virtù della sua semplicità.La filosofia per Wittengestein è malattia e terapia di questa malattia. <<Non c’è un metodo della filosofia, ma ci sono differenti terapie>> Queste consistono nel riportare le parole dal loro uso metafisico al loro uso giornaliero.La filosofia non può non scontrarsi con il linguaggio, ed è il risultato degli inganni perpetrati dal linguaggio stesso, e d’altro canto è lo strumento per liberarsi da tali errori.La filosofia mette le espressioni filosofiche davanti all’uso linguistico corrente, le confronta con le modalità d’impiego pubbliche e esperibili, così da ripristinare una vasta gamma di significati delle espressioni che la filosofia tradizionale, ha fatto andare perduti.

  15. Letto, discusso, indagato nei presupposti e nei diversi nuclei teorici, interpretato da prospettive diverse, il tractatus è stato uno dei libri filosofici più influenti di questo secolo. E l’influsso più consistente lo esercitò sui neopositivisti che, ne accettarono l’antimetafisica, ne ripresero la teoria della tautologicità degli asserti logici e ne assunsero l’idea che la filosofia fosse attività chiarificatrice del linguaggio scientifico e non dottrina.Tutta una generazione di allievi potè considerare Wittgenstein un positivista, poiché egli aveva qualcosa di enorme importanza in comune con i positivisti: aveva tracciato una linea di separazione tra ciò di cui si può parlare e ciò di cui si deve tacere, cosa che essi non avevano fatto. Il positivismo sostiene che ciò di cui possiamo parlare è tutto ciò che conta nella vita. Invece Wittgenstein crede, appassionatamente, che tutto ciò che conta nella vita umana è proprio ciò di cui dobbiamo tacere.

  16. Oltre a Heidegger non c’è con tutta probabilità nessun filosofo del Novecento influente e discusso quanto Wittgenstein.La tesi secondo cui il significato è l’uso è stata interpretata come un invito a misurare le problematiche filosofiche sul linguaggio ordinario, offrendo cosi il fondamento della <<filosofia del linguaggio ordinario>>. Gli aspetti pragmatici “del secondo” Wittgenstein sono stati tenuti presenti da alcuni esponenti della filosofia continentale. Alla tesi secondo cui il significato è l’uso si collega quella secondo la quale tutti i problemi sono in sostanza problemi di linguaggio e possono essere risolti mediante un accertamento del significato dei termini impiegati. Ciò ha costituito la base per le interpretazioni che hanno considerato esplicitamente l’analisi linguistica come un elemento specifico dello stile analitico. Anche l’idea wittgensteiniana della filosofia come malattia ha alimentato importanti settori del pensiero contemporaneo; questa fase del pensiero ha inoltre favorito riflessioni su tematiche specifiche, quali i problemi del linguaggio privato e dell’osservanza di una regola.

  17. Fonti: Cioffi Luppi-Vigorelli Zanette-Bianchi O’Brien, Agorà;manuale di filosofia, vol.3, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 2007, pagg.552-560.http://ergebung.files.wordpress.com/2007/11/wittgenstein.jpghttp://www.nipponico.com/images/wittgenstein_ludwig.jpghttp://www.blogscienze.com/wp-content/uploads/2007/11/chiacchiericcio-parole-ricerca-cervello-donne-linguaggio.jpghttp://www.comunitavirtuale.it/wp-content/uploads/2009/04/linguaggio.jpghttp://www.scienzepostmoderne.org/Immagini/LibriCopertine/RicercheFilosofiche.jpghttp://merlin.pl/Tractatus-logico-philosophicus_Ludwig-Wittgenstein,images_big,29,83-01-14257-X.jpghttp://marck90xxx.altervista.org/_altervista_ht/parole_al_vento.jpghttp://farm1.static.flickr.com/3/3644912_2381b5a7a8.jpghttp://sinistraper.org/jus/images//bla_bla_bla.jpghttp://metamorfosi.blog.deejay.it/files/2008/10/pioggia.jpghttp://img221.imageshack.us/i/silenzioyf1.jpg/http://wallpapers.free-review.net/12__Art_Nature.htm

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