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Uno spazio vuoto per filosofare. Là dobbiamo trattenerci abitualmente con noi.

Uno spazio vuoto per filosofare. Là dobbiamo trattenerci abitualmente con noi. La filosofia: uno spazio vuoto .

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Uno spazio vuoto per filosofare. Là dobbiamo trattenerci abitualmente con noi.

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Presentation Transcript


  1. Uno spazio vuoto per filosofare. Là dobbiamo trattenerci abitualmente con noi.

  2. La filosofia: uno spazio vuoto . . . abbandonare l'atteggiamento spontaneo e a domandarci se tutti gli oggetti, che crediamo esistere, esistano; se tutti i rapporti, che pensiamo siano rapporti con oggetti esistenti, lo siano davvero; se tutti i discorsi, che affermano di essere dei saperi, siano dei saperi. Sono strane domande queste. E tali sono perché, mettendo in discussione la legittimità della pretesa allo statuto di sapere avanzata da discorsi diversi, costringono colui che le pone a porsi inizialmente al di fuori di tutti quei discorsi, in uno spazio vuoto. Noi cercheremo qui di mostrare che tutte le filosofie rispondono a domande di questo genere, e che rispondere a domande i questo genere è appunto filosofare. ... (K. Pomian “Filosofia/filosofie” in Enciclopedia Einaudi, vol. VI) Elettroni, protoni, ecc.. Dio Oggetti visibili Personalità Oggetti esistenti: saperi + relazioni Sospensione dell'atteggiamento spontaneo Messa in discussione dei nostri saperi Chiunque può constatare che gli occhi conoscono un processo di apprendimento, e che determinati oggetti, prima non visti benché soddisfacessero a tutte le condizioni richieste per esserlo, divengono sensibili non appena si viene sensibilizzati alla loro presenza. Ora, questa sensibilizzazione è ingenerata da un sapere (un saper dire o un saper fare) che suggerisce delle domande da porre a ciò che può vedersi, suscita delle aspettative, orienta lo sguardo. Da tutto ciò consegue che l'atto di vedere non è né potrebbe essere un rapporto immediato fra gli occhi, intesi come meramente ricettivi, ed un oggetto che compaia nel campo visuale. (K. Pomian “Filosofia/filosofie” in Enciclopedia Einaudi, vol. VI) Strane domande Spazio vuoto Menone: E, se mi è lecito scherzare, mi somigli davvero, nella figura e nel resto, alla piatta torpedine di mare: perché anche questa, se qualcuno le si avvicini e la tocchi, sùbito lo fa intorpidire. Ora mi sembra che tu abbia avuto su di me lo stesso effetto, poiché sono veramente intorpidito nell'anima e nella bocca, e non so più cosa risponderti. SOCRATE: . . .Quanto a me, se la torpedine fa intorpidire gli altri perché torpida essa stessa, io allora le somiglio; se no, no, perché non è che io sia certo e faccia dubitare gli altri, ma io più di chiunque altro dubbioso, faccio si che anche gli altri siano dubbiosi. (Platone, Menone, 80)

  3. La filosofia: uno spazio vuoto per dubitare dei propri saperi e di sè Non si tratta, dunque, soltanto di mettere in forse il sapere apparente che crediamo di possedere, ma soprattutto di mettere in questione noi stessi e i valori che reggono la nostra vita. Infatti, dopo aver dialogato con Socrate, il suo interlocutore non sa più assolutamente per quale motivo agisca. Diventa cosciente delle contraddizioni del suo discorso e delle proprie contraddizioni interiori. Dubita di se stesso. Giunge, come Socrate, alla conclusione di non sapere nulla. Ma facendo ciò, riesce a distaccarsi da se stesso, . . . In lui avviene, dunque, una presa di coscienza di se stesso; mette ormai, da solo, se stesso in discussione. Il vero problema non è dunque il sapere questa o quella cosa, ma l'essere in questo o quel modo(P. Hadot, Che cos’è la filosofia antica?, Einaudi) messa in discussione del proprio saper dei propri valori Spazio vuoto contraddizioni del sapere contraddizioni interiori Distaccarsi da sè Dubitare di sè Presa di coscienza di sè messa in discussione del proprio modo di essere

  4. La filosofia: uno spazio vuoto per porsi strane domande Come mai mi prendo cura delle mie cose, delle cose che ad esse appartengono, ma non curo me stesso? (Platone "Alcibiade I) Perchè siamo pronti a dare man forte alla persecuzione di un politico, preso di mira perché ha violato le regole del gioco; ma non pensiamo neanche lontanamente a discutere il valore delle regole? Perché la nostra mente è inaccessibile a sogni di un mondo fondamentalmente diverso, a concetti che, invece di essere semplici strumenti per classificare i fatti, siano orientati verso la realizzazione di quei sogni ? (M. Horkheimer, Eclisse della ragione) Non è che la mia libertà si limita a poter scegliere il colore delle mutande? A quali oggetti attacco la mia libido, il mio desiderio? Quale parte del mio Io sacrifico ai bisogni della società? (Freud, Introduzione alla psicoanalisi) Come mai il potere sociale, cioè la forza produttiva moltiplicata che ha origine attraverso la cooperazione tra gli uomini, ci appare come un potere naturale che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro controllo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri calcoli, diventando una potenza estranea, posta al di fuori di noi della quale non sappiamo donde viene e dove va, che quindi non possono più dominare ? (Marx (L'ideologia tedesca) Troppo a lungo l'uomo ha considerato le sue tendenze naturali con un «cattivo sguardo », cosicché queste hanno finito per congiungersi strettamente in lui con la «cattiva coscienza ». Sarebbe in sé possibile un tentativo opposto? Vale a dire sarebbe possibile congiungere indissolubilmente con la cattiva coscienza le tendenze innaturali, tutte quelle aspirazioni al trascendente, all'anti-istinto, , all’anti-natura, all'anti-animale, insomma gli ideali esistiti sino a oggi, che sono tutti quanti ideali ostili alla vita, ideali calunniatori del mondo? (Nietzsche, La gaia scienza) Non ci si deve chiedere perché l'affamato ruba o perché lo sfruttato sciopera, ma il motivo per cui la maggior parte degli affamati non ruba e perché la maggior parte degli sfruttati non sciopera. (W. Reich, Psicologia di massa del fascismo, 35) Come mai c'è chi, pur essendo ateo, fa battezzare cristianamente il suo bambino, e chi va sotto le armi, come tutti gli altri, per quanto maledica grandemente l'odio tra i popoli, chi corre in chiesa con una femminuccia perché lei ha una parentela di gente devota, e fa la sua promessa davanti a un prete, senza vergognarsi.(Nietzsche, Umano, tropo umano) Perché mediamente dedichiamo ogni anno alla nostra auto più di 1600 ore: ci stiamo seduti, in marcia e in sosta; la parcheggiamo e la andiamo a prendere; ci guadagniamo i soldi occorrenti per l'anticipo sul prezzo d'acquisto e per le rate mensili; lavoriamo per pagare la benzina, i pedaggi dell'autostrada, l'assicurazione, il bollo, le multe. Ogni giorno passiamo quattro delle nostre sedici ore di veglia o per la strada o occupati a mettere insieme i mezzi che l'auto richiede? Mediamente investiamo queste 1600 ore per fare circa 12.000 chilometri: cioè appena sette chilometri e mezzo per ogni ora.”(Illich, Per una storia dei bisogni) Quando in un mattino di domenica sentiamo rimbombare le vecchie campane, ci chiediamo: è possibile una giustizia che accetta l'innocente come vittima vicaria?; comandare ai propri i discepoli di bere il proprio sangue?; pregare per interventi miracolosi?; peccare contro un Dio che espia i peccati? (Nietzsche, Umano, tropo umano)

  5. Io, dove sono io ? Le vicissitudini dell’anima - socrate Socrate Lo scopritore della vita interiore il luogo della vita interiore: l’anima la modalità della vita interiore: il dialogo con se stessi lo scopo della vita interiore: la scelta la messa discussione di noi stessi Abitare una casa vuota Demoni che ti trattengono in casa a scegliere Alcibiade e Socrate Dialoghi, scrittori e pittori Callicle: dammi retta, smetti il tuo sottile ragionar confutando, segui la più bella via della vita operosa, occupati di ciò che potrà darti fama lascia ad altri codeste eleganze, che forse vanno chiamate vaneggiamenti o sciocchezze, e che ti « porteranno ad abitare in una casa vuota »; (Platone Gorgia, 486) l'anima, quando pensa, io non la vedo sotto altro aspetto che di persona la quale conversi con se medesima, interrogando e rispondendo, affermando e negando. (Platone, Teeteto, 189,e) Ed è come una voce che io ho in me fino da fanciullo; la quale, ogni volta che mi si fa sentire, sempre mi dissuade da cosa che io sia per fare, e non mai ad alcuna mi persuade. (Platone, Apologia di Socrate, XIX) E solo di fronte a quest'uomo io ho provato, cosa che nessuno sospetterebbe in me, la vergogna di fronte a qualcuno. Ma io di lui solo provo vergogna, perché riconosco in me stesso che non sono capace di controbattere che ciò che lui pretende non si debba fare: ma, appena mi allontano da lui, sono vinto dall'ambizione di onori pubblici. Lo tradisco come schiavo fuggitivo e lo abbandono, e quando lo vedo, mi assale la vergogna per le cose che mi ha fatto riconoscere ... (Platone, Simposio) La memoria, che opera in coincidenza colle sensazioni, e quelle affezioni che si verificano in tale processo paiono a me in tale occasione quasi scrivere nelle nostre anime dei discorsi; . . . in tali circostanze v'è nelle nostre anime anche un altro artefice. Un pittore, il quale dopo lo scrivano disegna nell'anima rappresentazioni delle cose dette. . . Quando qualcuno avendo allontanato dalla vista o da qualche altro senso gli oggetti delle opinioni e dei discorsi di allora, in se stesso contempla in qualche modo le rappresentazioni di ciò che fu opinato e detto. (Platone, Filebo, 39-40) . . . o con un parente molto stretto? . . . allora mi sento violentemente ingiuriato da quell'uomo che sembra lì pronto a confutarmi. Egli, per l'appunto, è un mio stretto parente e abita con me, e ogni volta che torno a casa e mi ascolta ripetere queste cose, mi chiede se non mi vergogno di avere io l'ardire di parlare sulle belle occupazioni, proprio io che così chiaramente offro prova di non sapere in che consista il bello. (Platone, Ippia Maggiore, 304 e)

  6. Io, dove sono io ? Le vicissitudini dell’anima - PLATONE Platone L’immortalità dell’anima – i premi e i castighi dell’al di là Si può non essere certi se Socrate ritenesse che l'ignoranza è la causa del male, e che la virtù può essere insegnata; sappiamo però sicuramente che Platone riteneva pii saggio ricorrere alle minacce. (H. Arendt, La vita della mente, 275) Dalle anime in dialogo alle anime minacciate Chi, punito dagli dèi o dagli uomini, trae un vantaggio dalla pena, è chi abbia commesso colpe riparabili; tale vantaggio, comunque, lo trovano solo in quanto passino attraverso sofferenze e dolori, in questo mondo e nell'Ade non altrimenti potremmo liberarci dall'ingiustizia. . . . poi che per le sue colpe lo vedono condannato a patire in eterno le maggiori, le più dolorose, le più atroci pene, veri e propri esempi sospesi là nel carcere dell'Ade, spettacolo e monito ai colpevoli che, via via, in continuazione, arrivano laggiù. . . Talvolta, invece, vedendo un'anima santamente vissuta, consacratasi per tutta la vita alla verità, sia essa l'anima di un privato o di chi sia, ma in particolare, io dico, Callicle, quella di un filosofo, tutta tesa a compiere il proprio dovere senza preoccuparsi d'infinite altre faccende non sue, Radamanto l'ammira e quell'anima avvia verso le Isole dei beati. . . questo racconto mi ha profondamente persuaso, e guardo di fare in modo di potere un giorno mostrare al giudice quanto più sana è possibile l'anima mia. (Platone, Gorgia,524-26)

  7. Io, dove sono io ? Le vicissitudini dell’anima - agostino L’interiorità come il luogo d’incontro con Dio Agostino la modalità della vita interiore: il dialogo con Dio il conflitto con se stessi lo scopo della vita interiore: rapporto con Dio messa in discussione se stessiconfessione propri peccati  amore per Dio l’anima come identità personale (memoria) incompiuta Nel mezzo di quella rissa violenta che avevo ingaggiato nella mia casa interiore Ma tu, Signore, mi torcevi su me stesso, mi strappavi da dietro le mie spalle, dove m'ero rifugiato per non guardarmi in faccia, . . nel mezzo di quella rissa violenta che nella mia casa interiore avevo ingaggiato con l'anima qui nella stanza più segreta, il cuore, con la faccia e la mente sconvolte, che cosa non dissi contro di me? . . . Le restava un tremito silenzioso, il terrore che aveva - come si teme la morte - d'essere sottratta al corso dell‘abitudine che la consumava a morte. (Agostino, Confessioni, cap. IX) Negli antri, nelle caverne incalcolabili della memoria là incontro me stesso e Dio Tutte queste cose la memoria accoglie nella sua vasta caverna, nelle sue, come dire, pieghe segrete e ineffabili, per richiamarle e rivederle all'occorrenza. . . Là incontro anche me stesso e mi ricordo negli atti che ho compiuto, nel tempo e nel luogo in cui li ho compiuti, nei sentimenti che ebbi compiendoli. In realtà io non riesco a comprendere tutto ciò che sono. Ciò mi riempie di gran meraviglia, lo sbigottimento mi afferra. (Agostino, Confessione cap. X) Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, per­ché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle forme delle tue creature. Eri con me, e non ero con te. Mi tenevano lontano da te le tue creature, inesistenti se non esistessero in te. Mi chiamasti, e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti, e il tuo splendore dis­sipò la mia cecità; diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace. . (Agostino, Confessioni, cap. X) Lo afferrai e lo apersi e in silenzio lessi il primo passo sul quale mi caddero gli occhi: “Non più bagordi e gozzoviglie, letti e lascivie, contese e invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non fate caso alla carne e ai suoi desideri”. Non volli leggere oltre e neppure occorreva. Con le parole finali di questa propo­sizione una luce come fatta di calma mi fu distillata in cuore e ne cacciò quel buio folto di incertezze. (Agostino, Confessioni, cap. IX) Ma l'infelice ragazzo che ero, infelice già sulla soglia della giovinezza, te l'aveva pur chiesta la castità. Sì: "Dammi la castità e la continenza, ma non subito", dicevo. Avevo paura che tu mi esaudissi troppo presto, e troppo presto mi guarissi dal male del desiderio, che preferivo vedere soddisfatto piuttosto che estinto. (Agostino, Confessioni, cap. IX)

  8. Io, dove sono io ? Le vicissitudini dell’anima - montaigne Montaigne L’interiorità come il luogo d’incontro con se stessi la modalità della vita interiore: la narrazione di sé, il saggiarsi l’essere contenti di sè l’anima come costruzione di sé sempre in corso lo scopo della vita interiore: la messa in discussione di se stessi uscire dai cardini della tradizione Il dialogo interiore: la narrazione di sé, il “saggiarsi” Un retrobottega tutta nostra nella quale uscire fuori dai cardini della consuetudine Un’’anima per farci compagnia Un retrobottega tutta nostra Gli altri formano l'uomo; io lo descrivo, e ne presento un esemplare assai mal formato . . . Descrivo il passaggio: . . . di minuto in minuto. (MEMORIA) Se la mia anima potesse stabilizzarsi, non mi saggerei, mi risolverei: essa è sempre in tirocinio e in prova. (Montaigne, Saggi) Bisogna riservarsi una retrobottega tutta nostra, del tutto indipendente, nella quale stabilire la nostra vera libertà, il nostro principale ritiro e la nostra solitudine. Non basta l'essersi allontanati dalla gente; non basta cambiar luogo, bisogna allontanarsi dalle in­clinazioni comuni che esistono in noi; bisogna sequestrarsi e isolarsi da se stessi. (Montaigne, Saggi) dobbiamo trattenerci abitualmente con noi stessi; ivi discorrere e ridere Noi abbiamo un'anima capace di ripiegarsi in se stessa; essa può farsi compagnia; ha i mezzi per assalire e per difendere, per ricevere e per donare; non dobbiamo temere di marcire d'ozio noioso in questa solitudine. mi pen­to raramente e che la mia coscienza è contenta di sé, non come della coscienza d'un angelo o d'un cavallo, ma come della coscienza d'un uomo (Montaigne, Saggi) Non basta l'essersi allontanati dalla gente; non basta cambiar luogo, bisogna allontanarsi dalle in­clinazioni comuni che esistono in noi; bisogna se­questrarsi e isolarsi da se stessi. Ma il principale effetto della sua potenza è che essa ci afferra e ci stringe in modo che a malapena possiamo riaverci dalla sua stretta e rientrare in noi stessi per discorrere e ragionare dei suoi comandi Per cui accade che quello che è fuori dei cardini della consuetudine, lo si giudica fuori dei cardini della ragione (Montaigne, Saggi)

  9. Uno spazio vuoto per filosofare. Là dobbiamo trattenerci abitualmente con noi. Che cos’è la filosofia? Uno spazio vuoto per porsi strane domande Messa in discussione dei propri saperi eddei propri valori Dove collocare lo spazio vuoto? In noi stessi Io, dove sono io? Le vicissitudini dell’anima: Socrate Lo scopritore della vita interiore Platone L’immortalità dell’anima – i premi e i castighi dell’al di là Agostino d’Ippona L’interiorità come il luogo d’incontro con Dio L’interiorità come il luogo d’incontro con se stessi Montaigne

  10. I modelli socrate e agostino dallo psicoanalista La funzione che più tardi assume il Super-io viene dapprima svolta da un potere esterno, dall'autorità dei genitori. I genitori esercitano il loro influsso e governano il bambino mediante la concessione di prove d'amore e la minaccia di castighi, i quali ultimi dimostrano al bambino la perdita d'amore e di per se stessi sono quindi temuti. Il Super-io, che in tal modo assume il potere, la funzione e persino i metodi dell'istanza parentale, non ne è però soltanto il successore legale, ma realmente il legittimo erede naturale. Esso ne deriva direttamente . . . Il Super-io sembra aver preso, con una scelta unilaterale, solo il rigore e la severità dei genitori, la loro funzione proibitrice e punitiva, mentre la loro sollecitudine e il loro amore non vengono ripresi e continuati. (Freud, Introduzione alla psicoanalisi) Il Super-io impone all'Io inerme, che è in sua balìa, i più severi criteri morali; è in generale il sostenitore delle esigenze della moralità; e improvvisamente ci rendiamo conto che il nostro senso morale di colpa è l'espressione della tensione fra l'Io e il Super-io. E un'esperienza assai curiosa vedere la moralità, che si presume ci sia stata conferita da Dio e sia radicata in noi tanto profondamente, manifestarsi come un fenomeno periodico. [...] Anche se la coscienza è qualcosa «in noi», non lo è fin dall'inizio. (Freud, Introduzione alla psicoanalisi) Socrate mi sento violentemente ingiuriato da quell'uomo che è un mio stretto parente e abita con me Agostino d’Ippona tu, Signore, mi torcevi su me stesso nel mezzo di quella rissa violenta che nella mia casa interiore avevo ingaggiato con l'anima Il povero Io serve tre padroni, severi, e si dà da fare per mettere d'accordo le loro esigenze piene di pretese. I tre tiranni sono: il mondo esterno, il Super-io e l'Es. L’Io viene osservato passo per passo dal severo Super-io, che esige determinate norme di comportamento, senza tener conto delle difficoltà provenienti dall'Es e dal mondo esterno, e lo punisce, in caso di inadempienza, con i sentimenti spasmodici dell'inferiorità e del senso di colpa. Spinto così dall'Es, stretto dal Super-io, respinto dalla realtà, l'Io lotta per venire a capo del suo compito economico di stabilire l'armonia tra le forze e gli influssi che agiscono in lui e su di lui . (Freud, Introduzione alla psicoanalisi) Il contenuto della nostra coscienza è tutto ciò che negli anni dell’infanzia ci fu regolarmente richiesto senza motivo da parte di persone che veneravamo o temevamo. Dalla coscienza viene dunque suscitato quel sentimento della necessità (<questo devo farlo, questo no>), che non domanda: perché devo? – In tutti i casi in cui una cosa viene fatta con <giacché> e <perché>, l’uomo agisce senza coscienza; ma non per questo contro di essa. – La credenza nell’autorità è la fonte della coscienza: questa non è dunque la voce di Dio nel petto dell’uomo, bensì la voce di alcuni uomini nell’uomo. (Nietzsche, Umano, troppo umano) E per quanto alzano gli occhi per rivoltarsi (= rivolgersi ) a quel gran Dio che lo accese (= che accese il fuoco dell'inferno), veggono ch'egli, ... lo dovrò dire? Veggono ch'egli, divenuto per essi (secondo il loro sentimento) un Nerone, non per ingiustizia, ma per severità, non solo non vuole, o consolarli, o soccorrerli, o compatirli, ma di più ancora applaude battendo le mani e con un diletto incredibile se ne ride. Pensate dunque in quali smanie debbono essi prorompere, e in quali furori! Noi bruciamo, e Dio ride?...” (Paolo Segneri , Opere del Padre Paolo Segneri) Genitore  comportamento bambino prove d'amore + minaccia perdita d'amore (castighi)  Super-Io  coscienza morale

  11. MODELLI DI RELAZIONE CON SE STESSI presa di coscienza dei limiti esistenziali Agostino d’Ippona messa in discussione se stessiconfessione propri peccati conflitto con se stessi / amore per Dio meraviglia + gratitudine angoscia unitarietà Limitatezza della sfera affettiva umana  appagamento in Dio Montaigne messa in discussione di se stessi narrazione di sé, saggiarsi Nietzsche essere contenti di sé / interesse per il mondo sospetto dubbio Voglio ricordare le turpitudini del mio passato e la corruzione carnale della mia vita; non già che le ami, ma per amar Te, o mio Dio. Per amor del tuo amore mi accingo a rievocare il mio cammino nelle vie del peccato, ricordo pieno di amarezza, affinché.(Agostino, Confessioni, II) Giustifichiamo qui ciò che dico spesso, che mi pento raramente e che la mia coscienza è contenta di sé, non come della coscienza d'un angelo o d'un cavallo, ma come della coscienza d'un uomo, aggiungendo sempre questo ritornello, non un ritornello di convenienza, ma di semplice ed essenziale sottomissione : che parlo da curioso e da ignorante, riferendomi per decidere, puramente e semplicemente, alle credenze comuni e legittime. Non insegno, racconto. . . . Quello che vede frequentemente non lo meraviglia, anche se ne ignora la causa. Ma se accade qualcosa che non ha mai visto prima, pensa che sia un prodigio. Chiamiamo contro natura quello che avviene contro la consuetudine. Niente esiste se non secondo lei, qualunque cosa sia. Che questa ragione universale e naturale cacci da noi l’errore e lo stupore che ci arreca la novità. (Montaigne, Saggi) dispersione Pienezza della sfera affettiva umana Ma ciò che mi è sempre stato estremamente necessario, per curarmi e ristabilirmi, era credere di non essere solo a tal punto, di non vedere da solo — un incantevole sospetto di affinità e di uguaglianza nel vedere e nel desiderare, un acquietarmi nella fiducia di un'amicizia, una cecità a due senza sospetti e punti interrogativi, un godere dei primi piani, delle superfici, di quanto è vicino, vicinissimo, di tutto ciò che ha colore, pelle e appariscenza. (Nietzsche, Umano, troppo umano, 1/pr) Questo problema del "valore” . . . appare dapprima come un fenomeno isolato, un punto interrogativo a sé, ma chi vi si sofferma, e "impara", a questo punto, a domandare, vedrà, come è capitato a me, spalancarglisi davanti un orizzonte nuovo e sconfinato, una possibilità simile a una vertigine lo scuoterà, ogni tipo di diffidenza, di sospetto, di terrore balzerà fuori, la fede nella morale, in ogni morale vacillerà - e alla fine si farà strada una nuova esigenza. Diamole voce a questa "nuova" esigenza: abbiamo bisogno di una "critica" dei valori morali, "di porre in questione finalmente proprio il valore di questi valori” (Nietzsche, Genealogia della morale, Prefazione, 6) Tu mi colmi della tua dolcezza, dolcezza non fallace, dolcezza felice e sicura: raccogliendomi dal disgregamento subìto di tutto me stesso, quando allontanandomi da Te, che sei unità, vaneggiai nella molteplicità delle cose. Durante la mia adolescenza bruciai di passione per piaceri bassi, osai inselvatichirmi in amori svariati e tenebrosi; la mia bellezza ne fu inquinata, e per la brama di piacere a me stesso e agli occhi degli uomini diventai putredine agli occhi tuoi. per giungere a quella matura libertà dello spirito che è dominio di sé e disciplina del cuore e insieme la via per molti e opposti modi di pensare — a quella interiore amplitudine e incontentabilità che deriva dall'eccessiva ricchezza . . , sino a quella sovrabbondanza di forze plasmatrici, risanatrici, ricostitutrici che è appunto il segno della grande salute, sovrabbondanza che conferisce allo spirito libero il pericoloso privilegio di poter vivere dell'esperimento e di potersi dare all'avventura: il privilegio dello spirito libero che si fa maestro! (Nietzsche, Umano, troppo umano, pr) Grande è questa potenza della memoria, troppo grande, Dio mio, un santuario vasto, infinito. Chi giunse mai al suo fondo? . . . In realtà io non riesco a comprendere tutto ciò che sono. Dunque lo spirito sarebbe troppo angusto per comprendere se stesso? E dove sarebbe quanto di se stesso non comprende? Fuori di se stesso anziché in se stesso? No. Come mai allora non lo comprende? Ciò mi riempie di gran meraviglia, lo sbigottimento mi afferra. Eppure gli uomini vanno ad ammirare le vette dei monti, le onde enormi del mare, le correnti amplissime dei fiumi, la circonferenza dell'Oceano, le orbite degli astri, mentre trascurano se stessi. (Agostino, Confessioni, X) E proprio in questo contesto, accade che “il fine della vita, anzichè essere quello di godere e far godere il nostro stare al mondo, a titolo di liberi soggetti-oggetti libidici, è storicamente divenuto il lavoro e la fatica, che gli individui hanno finito per accettare come qualcosa di "naturale",o come la "giusta" punizione per qualche colpa ommessa, "introiettando" in tal modo la repressione, secondo il principio della cosiddetta "autorepressione dell'individuo represso".» (Marcuse , Eros e Civiltà) Noi <spiriti liberi> viviamo sulla terra isolati e sparsi qua e là - ciò non si può cambiare; siamo pochi, e questo è giusto. Fa parte del nostro orgoglio pensare che il nostro tipo è raro e strano; e non ci accalchiamo gli uni addosso agli altri, forse neanche <ci struggiamo> per stare gli uni con gli altri. . Certo, se una volta ci incontriamo, come oggi, allora si fa festa! ( F. Nietzsche “La gaia scienza” )

  12. Come posso far compagnia alla mia anima? (MONTAIGNE)

  13. caverna – inconscio Io, dove sono io ? Agostino Freud retrobottega Socrate Montaigne Nietzsche Kierkegaard negozio – relazioni personali Hobbes Locke Rousseau Hegel Marx piazza

  14. Uno spazio vuoto per filosofare. Là dobbiamo trattenerci abitualmente con noi. Che cos’è la filosofia? Uno spazio vuoto per porsi strane domande (Pomian) Messa in discussione dei propri saperi eddei propri valori (Hadot- Socrate) Dove collocare lo spazio vuoto? In noi stessi Io, dove sono io? Le vicissitudini dell’anima: - Socrate: lo scopritore dell’anima - Platone: l’immortalità dell’anima - Agostino: L’interiorità come il luogo d’incontro con Dio - Montaigne : L’interiorità come il luogo dell’incontro con se stessi MODELLI di RELAZIONE CON SE STESSI Socrate mi sento violentemente ingiuriato da quell'uomo che è un mio stretto parente e abita con me Agostino d’Ippona tu, Signore, mi torcevi su me stesso nel mezzo di quella rissa violenta che nella mia casa interiore avevo ingaggiato con l'anima Montaigne Bisogna riservarsi una retrobottega tutta nostra, del tutto indipendente, nella quale uscire fuori dai cardini della consuetudine, farci compagnia

  15. Uno spazio vuoto per filosofare. Là dobbiamo trattenerci abitualmente con noi. Che cos’è la filosofia? Uno spazio vuoto per porsi strane domande (Pomian) Messa in discussione dei propri saperi eddei propri valori (Hadot- Socrate) Dove collocare lo spazio vuoto? In noi stessi Io, dove sono io? La filosofia, così come io l'ho vissuta e intesa fino ad oggi, è vita volontaria fra i ghiacci e le alture, ricerca di tutto ciò che l'esistenza ha di estraneo e problematico, di tutto ciò che finora era proscritto dalla morale. Attraverso una lunga esperienza di itinerari nel proibito ... (Nietzsche, Ecce homo) Chi va infatti per queste vie tutte sue, non incontra nessuno: è questo che comportano le «vie tutte nostre». (Nietzsche, Umano, troppo umano) Quanta verità può sopportare, quanta verità può osare un uomo? Questa è diventata la mia vera unità di misura, sempre più. (Nietzsche, Ecce homo) MODELLI DI RELAZIONE CON SE STESSI Socrate mi sento violentemente ingiuriato da quell'uomo che è un mio stretto parente e abita con me Agostino d’Ippona tu, Signore, mi torcevi su me stesso nel mezzo di quella rissa violenta che nella mia casa interiore avevo ingaggiato con l'anima Montaigne Bisogna riservarsi una retrobottega tutta nostra, del tutto indipendente, nella quale uscire fuori dai cardini della consuetudine, farci compagnia

  16. Io, dove sono io ? Le vicissitudini dell’anima Socrate Lo scopritore della vita interiore il luogo della vita interiore: l’anima la modalità della vita interiore: il dialogo con se stessi lo scopo della vita interiore: la messa discussione di noi stessi, la scelta Platone L’immortalità dell’anima – i premi e i castighi dell’al di là Agostino d’Ippona L’interiorità come il luogo d’incontro con Dio la modalità della vita interiore: il dialogo con Dio, il conflitto con se stessi lo scopo della vita interiore: : rapporto con Dio messa in discussione se stessiconfessione propri peccati  amore per Dio l’anima come identità personale (memoria) incompiuta Montaigne L’interiorità come il luogo d’incontro con se stessi la modalità della vita interiore: la narrazione di sé, il saggiarsi, l’essere contenti di sè l’anima come costruzione di sé sempre in corso lo scopo della vita interiore: la messa in discussione di se stessi uscire dai cardini della tradizione

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