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Le piante officinali

Le piante officinali. Dalla coltivazione ai controlli sulla qualità del prodotto finito. Definizioni. Pianta Officinale : pianta utile in campo farmaceutico, cosmetico, liquoristico, industriale, erboristico ecc. Le droghe vegetali sono essenzialmente piante intere, frammentate o tagliate,

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Le piante officinali

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  1. Le piante officinali Dalla coltivazione ai controlli sulla qualità del prodotto finito

  2. Definizioni Pianta Officinale: pianta utile in campo farmaceutico, cosmetico, liquoristico, industriale, erboristico ecc. Le droghe vegetali sono essenzialmente piante intere, frammentate o tagliate, parti di piante, alghe, funghi, licheni in uno stato non trattato, generalmente in forma essiccata, ma talvolta fresche. Sono anche considerate droghe vegetali alcuni essudati che non sono stati sottoposti ad uno specifico trattamento. Le droghe vegetali vengono definite con precisione dal nome scientifico botanico secondo il sistema binomiale (genere, specie, varietà e autore). Le droghe vegetali si ottengono da piante coltivate o selvatiche. La qualità delle droghe vegetali viene garantita da adeguate procedure di campionamento, coltivazione, raccolta, essiccamento, frammentazione e condizioni di conservazione. Le droghe vegetali sono, per quanto possibile, esenti da impurezze come terra, polvere, sporcizia e altri contaminanti come funghi, insetti e altre contaminazioni animali.

  3. Nella filiera della qualità delle piante officinali ha grande importanza il rispetto di tutta una serie di criteri definiti come GAP (good agricoltural practices) che • garantiscono al prodotto raccolto la qualità necessaria per poterlo adoperare come materia prima da cui estrarre un principio attivo. • COLTIVAZIONE • La fertilità del suolo è la sua capacità biologica di sostentare le piante; tale capacità non è direttamente correlata con la presenza dei così detti macronutrienti (N, P, K, ecc.) mentre è sicuramente correlata con il contenuto di sostanza organica che a sua volta è in relazione con l’attività dei microrganismi del suolo.

  4. Concimazioni - Vanno effettuate con letame, compost in quantità tali almeno da reintegrare l’humus annualmente mineralizzato.I sovesci, o concimazioni verdi, sono una valida alternativa alle concimazioni letamiche ove queste non sono praticabili, ma occorre tener presente che hanno una capacità di fornire s.o. al terreno solo se adeguatamente maturi e lignificati. La bruciatura massiva delle stoppie non deve essere fatta, salvo che per scopi di sanitazione da parassiti e malerbe.

  5. Lavorazioni- Le lavorazioni devono essere il più possibile conservative del profilo fertile e biologicamente attivo del terreno agendo solo sugli strati superficiali e mai oltre i 35 cm di profondità come lavorazione ordinaria. Le lavorazioni profonde devono essere effettuate con attrezzi discissori senza rivoltare il terreno. Le lavorazioni devono rispettare il più possibile la naturale stratificazione del suolo, e la capacità di questo di strutturarsi attraverso processi spontanei. Deve essere evitato l’utilizzo massivo di macchine ed attrezzature eccessivamente pesanti. • Rotazioni ed avvicendamenti - Il principio della rotazione è quello di alternare sempre piante con caratteristiche ed esigenze le più possibili diverse. Quindi piante sfruttanti che utilizzano molto il suolo, necessitano di molta meccanizzazione e lasciano pochi residui devono alternarsi con piante miglioratrici, che fissano l’azoto e/o lasciano molti residui colturali ricchi di fibre.

  6. Nella lotta alle malerbe, oltre alle rotazioni, è utile la classica aratura autunnale, che interra in profondità i semi delle infestanti e porta in superficie rizomi o semi che germinando in inverno gelano; inoltre è importante rinettare perfettamente il terreno prima della semina o del trapianto, sterilizzando il suolo con la bruciatura o con il vapore. Metodo diretto: -interventi meccanici, manuali o misti (sarchiature, erpicature, zappature e scerbature) -pacciamatura (con mulch vegetale o carta preferibilmente o altrimenti in plastica, sulla fila o a tutto campo) - falsa semina (su colture a tutto campo) - pirodiserbo (sia su colture a file che a tutto campo)

  7. Cover crops e catch crops - E’ buona norma mantenere il terreno scoperto il minor tempo possibile. Le colture pacciamanti o cover crops, proteggono il terreno da fenomeni di erosione ed allontanamento di suolo fertile, riducono l’ossidazione della s.o., sopprimono la flora infestante, arricchiscono il terreno dei propri residui colturali, sono destinate al sovescio. • Le piante trappola o catch crops, hanno lo scopo di immobilizzare nella biomassa verde l’azoto nitrico del terreno, sottraendolo al dilavamento, specialmente quello invernale, per restituirlo in seguito come sovescio.

  8. Quantità dell’acqua - Ciascuna specie coltivata risponde in modo diverso all’irrigazione. La dose e il turno deve essere calcolato in base alle effettive esigenze di ciascuna pianta nei vari periodi dell’anno. Occorre tener conto del fatto che l’irrigazione determina un maggiore rigoglio vegetativo ed un incremento della biomassa prodotta fatto che spesso è in controtendenza al contenuto delle sostanze farmacologicamente attive. Eccessi di acqua determinano maggiori attacchi di parassiti fungini, fisiopatie, acquosità dei tessuti e allettamento delle colture, lisciviazione dei nutrienti del suolo, rallentamento o inibizione dei naturali fenomeni di umificazione e mineralizzazione della sostanza organica del suolo, distruzione della struttura del terreno; vanno per questo evitati.

  9. Raccolta - Per la maggior parte delle officinali è noto un dato tempo balsamico ovvero il periodo in cui il valore quali-quantitativo del fitocomplesso risulta massimo; la pianta officinale dovrebbe essere raccolta nel tempo balsamico. • Di norma la raccolta va fatta: per le foglie a completo sviluppo, per le radici ed i rizomi durante la fase di quiescenza della vegetazione, per le cortecce ed i legni a completo sviluppo della pianta, per i fiori ad antesi completa ed al sorgere del sole, per i frutti ed i semi a maturità.

  10. CONSERVAZIONE • Per conservare il prodotto è spesso necessario sottoporre il materiale ad alcuni trattamenti subito dopo la raccolta, al fine di evitare processi fermentativi dovuti all’attività enzimatica. Le droghe vegetali,quando non sia fissato un limite, non devono contenere più del 10 per cento di umidità. • Essiccamento :processo di trasformazione che consiste nell’eliminare l’acqua libera presente nel vegetale, affinché le attività enzimatica e microbica non intacchino i principi attivi alterando le proprietà e i caratteri organolettici. • Inoltre, l’essiccamento permette di ridurre il peso del raccolto facilitandone il trasporto anche su lunghe distanze. L’essiccazione di tutte le specie officinali, da effettuarsi nel più breve tempo possibile, deve avvenire in ambienti controllati, bui, asciutti, caldi, ventilati. Può essere fatta : • - all’ombra su graticci o telai o in serra (all’interno della serra occorrerà ridurre al minimo la luminosità mediante reti ombreggianti o altro materiale simile,e provvedere al montaggio di ventilatori in prossimità delle porte per facilitare il ricambio di aria); • - in locali chiusi, riscaldati con aria calda proveniente da una fonte di calore quale una caldaia posta all’esterno del locale o un collettore assiale ad aria. (L’essiccazione in cella ad aria deumidificata ed a bassa temperatura avviene mediante abbassamento dell’umidità dell’aria tramite apposite apparecchiature aspiranti; la deumidificazione

  11. avviene mediante un energico raffreddamento con reimmissione in circolo dell’aria stessa, dopo averla riportata alla temperatura prefissata. Questo procedimento consente di realizzare un circolo continuo di aria sempre più secca che provoca l’eliminazione dell’acqua per evaporazione (l’acqua evaporata, trasferita all’impianto, verrà condensata e drenata). Questo processo di essiccazione garantisce condizioni igieniche ottimali,salvaguardando i principi attivi e le qualità organolettiche del prodotto).

  12. L’essiccazione deve evitare in modo assoluto il contatto, prevenendo anche quello accidentale, tra gli esausti delle caldaie (fumi, vapori di combustibile) e la droga stessa per evitare contaminazione batterica. Ove le condizioni climatiche ed operative lo consentono utilizzare essiccatori ad energia solare. • Stabilizzazione: Provoca l’inattivazione irreversibile degli enzimi della droga. Consiste nel fissare a caldo, con vapori di alcol etilico, la composizione chimica dei vegetali freschi prima dell’instaurarsi di fenomeni fermentativi o enzimatici che • altererebbero la composizione dei principi attivi. Si effettua con l’impiego di un’autoclave. Dopo la stabilizzazione la droga si essicca in stufa. Si impiega solo se i principi attivi non sono termolabili. • Sterilizzazione. Le droghe, al momento della raccolta, sono piene di microrganismi. Si può quindi effettuare una sterilizzazione in modo da evitare la presenza di microrganismi patogeni e di ridurre il contenuto di enterobatteri.

  13. Possono essere impiegati anche dei conservanti ad attività antimicrobica (anidride solforosa, solfiti) o antiossidante (acido ascorbico). Una droga, anche se ben conservata, perde comunque attività nel tempo poiché gli enzimi, anche se in minima parte, continuano a indurre fenomeni di degradazione dei principi attivi. Quindi le droghe secche devono essere rinnovate periodicamente (in genere ogni anno). • Liofilizzazione: Consiste nell’essiccamento per sublimazione del solvente congelato e si impiega quando i componenti chimici sono sensibili al calore (ormoni, vitamine, enzimi, antibiotici).

  14. Stoccaggio: Può durare 1-2 mesi o protrarsi fino ad 1 anno. La conservazione del prodotto deve avvenire in locali ben chiusi, avendo cura di evitare soprattutto la contaminazione da parte di polveri o insetti, al buio, a temperature di 10 gradi, ad un’umidità relativa del 60%. Una volta ottenuta la droga secca questa deve essere opportunamente immagazzinata, limitando il più possibile il contatto all’aria libera, in contenitori a tenuta, sacchi, ceste o fusti, che impediscano l’ingresso dei comuni infestanti delle derrate. La presenza di questi deve essere costantemente monitorata, con trappole e campionamenti a vista, all’interno dei magazzini di droghe grezze, e trattamenti specifici devono essere fatti in caso di infestazione massiccia.

  15. Contaminazioni I prodotti non devono contenere materiali estranei provenienti dai campi quali terra, sassi, pezzi di legno, o dai mezzi di raccolta e trasporto, come parti metalliche, parti di imballaggi, né frammenti organici ed inorganici diversi. La prevenzione di tale contaminazione va effettuata soprattutto regolando l’altezza di taglio, la pulizia e il buon funzionamento delle macchine, la pulizia e l’integrità dei contenitori. Occorre evitare di accumulare il prodotto a diretto contatto con il terreno. Un’attenzione particolare deve essere rivolta verso piante di altre specie e più che altro di piante tossiche che possono ritrovarsi nella droga. Per le piante velenose va verificata la presenza in campo prima della raccolta e va provveduto alla loro eliminazione integrale.

  16. 3. CONTROLLI DI QUALITA’ Una volta che il prodotto arriva all’officina di laboratorio, deve portare sull’etichetta: 1) la composizione e il titolo dei principali principi attivi; 2) la denominazione, col nome botanico e con quello scientifico della specie; 3) il luogo di coltivazione, se questa è di origine spontanea, oppure coltivata, e il periodo di raccolta; 4) riferimenti alla parte della pianta utilizzata in terapia (droga) e il termine massimo di utilizzo, con riferimento alla certificazione della provenienza, che rappresenti una vera e propria carta di identità della pianta; 5) la data e il numero di lotto della preparazione; 6) il nome del produttore o il paese d'origine, il nome dell'importatore, e/o il responsabile dell'immissione in commercio.

  17. Le piante medicinali ed aromatiche per essere commerciabili devono inoltre possedere i seguenti requisiti: • residui tossici (diserbanti, pesticidi, ecc.) nei limiti di legge - il procedimento di disinfestazione del materiale vegetale non deve essere eseguito utilizzando insetticidi e/o fumiganti, perché i loro residui potrebbero rimanere nella droga essiccata. Il metodo più moderno è senza dubbio la disinfestazione in celle Co2, dove gli insetti e i parassiti vengono uccisi solo dall’altissima concentrazione di Co2, che al termine del processo viene reimmessa nell’atmosfera. Comunque i risultati dei controlli, salvo diversa esigenza giustificata, dovranno riferirsi ai seguenti pesticidi: Alalcor, Aldrin + Eldrin, Azinfos-metile, Carbonio solfuro, Clorpirifos, Clorpirifos metile, DDT, Diclorvos, Dimetoato, Disulfoton, Ditiocarbammati, Endosulfan (a e ß), Endrin, Eptacloro + epossido, Esaclorobenzene, Fenclorfos, Fenofos, Fosalone, a-, ß-, HCH, y, 5, ed E-HCH, Lindano, Malation, Metossicloro, Paration, Paration-metile, Pertane, Primifos-metile.

  18. assenza di impurezze e contaminanti-attraverso il controllo morfologico, che consente di identificare la droga ed evidenziare eventuali sofisticazioni tramite l’osservazione dei caratteri macroscopici e microscopici. Si effettua un esame dei caratteri morfologici quali aspetto, forma e colore e un esame dei caratteri organolettici quali odore e sapore. • L’esame microscopico è essenziale per le droghe triturate in cui è difficile l’identificazione per esame macroscopico. • sufficiente essiccazione del prodotto- determinazione dell’umidità cioè della quantità di acqua residua dopo l’essiccamento. E’ un indice di buona conservazione poiché l’acqua può favorire le reazioni enzimatiche che portano all’inattivazione dei principi attivi o favorire la proliferazione di microrganismi; invece la determinazione della viscosità è importante per le droghe non organizzate quali gomme e mucillagini

  19. carica batterica nei limiti di legge - per le droghe vegetali e per le loro miscele dovranno esigersi • -non più di 107 u.f.c./g per i batteri aerobi, 104 u.f.c/g per i lieviti e le muffe ed assenza di Salmonella in 10 g, se impiegate per infuso o decotto, salvo indicazione diversa nelle singole monografie; • -non più di 105 u.f.c./g per i batteri aerobi,103 u.f.c./g per i lieviti e le muffe ed assenza di Salmonella in 10 g, per le altre preparazioni per uso interno • aflatossine nei limiti di legge -per le aflatossine, determinate con un metodo analitico di sensibilità adeguata, dovranno esigersi limiti di accettabilità di 5 p.p.b. per l'aflatossina B1 e di 10 p.p.b. per le aflatossine totali • metalli pesanti nei limiti di legge - per i metalli pesanti dovranno esigersi limiti di accettabilità non superiori a 3 mg/kg per il piombo (Pb), 0,5 mg/kg per il cadmio (Cd), 0,3 mg/kg per il mercurio (Hg). • radioattività - per la radioattività dovranno esigersi sul prodotto tal quale, limiti di accettabilità di 600 Bq/kg (16,2 nCi/kg), per il cesio-134 e il cesio-137.

  20. contenuto di principi attivi e identificazione – l’analisi dei principi attivi viene effettuata essenzialmente attraverso metodi analitici strumentali, soprattutto tramite tecniche cromatografiche e spettrofotometriche. • La cromatografia su strato sottile è una tecnica qualitativa (TLC) e semiquantitativa • (HPLC), che permette di esaminare il fitocomplesso della droga con tutti i suoi componenti e anche la quantità di ognuno di essi nel caso della HPLC. Ogni droga infatti possiede un suo proprio quadro cromatografico, che si manifesta con una serie di macchie variamente colorate. L’assenza di una o più macchie e/o la presenza di altre non caratteristiche di quella droga indica la presenza di sofisticazione e/o di procedimenti non corretti per quel che riguarda la raccolta, l’essicazione e l’estrazione. Il requisito fondamentale per la sicurezza qualitativa della droga è che essa non venga sofisticata, adulterata o deteriorata sia in maniera fraudolenta sia perché effettuata da personale inesperto. Esistono numerosi esempi di sofisticazione: • - la sostituzione di Mentha piperita con la specie M. crispa, molto più economica • - preparazioni di ginseng sono state sofisticate con Rauwolfia serpentina e Mandragora officinarum (Solanaceae) con conseguente avvelenamento da reserpina o da alcaloidi delle Solanaceae. • - semi della velenosa cicuta sono stati occasionalmente trovati tra i semi di anice destinati all’industria dell’aromatizzazione farmaceutica. • - rizomi di Veratrum album, pianta velenosa, sono a volte spacciati per radici di genziana. • - i frutti di anice stellato (Illicium verum) sono stati sofisticati con quelli di I. anisatum, più pericolosi dei precedenti per la presenza di sesquiterpeni tossici.

  21. Regolamentazione del settore erboristico • Ai fini della legge del 5 marzo 2003, si intendono per prodotti erboristici “quelli a base di piante o parte di pianta fresca o essiccata e loro derivati, destinati a favorire lo stato di benessere coadiuvando le funzioni fisiologiche dell'organismo, per i quali, alla dose utilizzata per i prodotti erboristici, non esiste documentazione scientifica di attività terapeutica” quindi i prodotti erboristici non possono vantare alcuna attività di cura delle malattie. • La preparazione dei prodotti erboristici sfusi esclusivamente ai fini della loro vendita al pubblico, deve avvenire in appositi laboratori separati, ancorché adiacenti, dai locali nei quali si effettua la vendita al pubblico, dotati di idonei requisiti igienico sanitari; tali requisiti devono inoltre riguardare le strutture e le apparecchiature, il trattamento dei rifiuti, l’igiene del personale, la conservazione e il trattamento delle materie prime. • 1. Requisiti generali dei locali • Devono essere realizzati in modo tale da permettere una facile ed adeguata pulizia; • pareti e pavimenti devono avere superfici lisce, costituite da idonei materiali di facile pulizia e sanitizzazione ed atti ad evitare l’accumulo di polvere e sporcizia; • devono avere un’aerazione adeguata atta ad evitare, ad esempio, lo sviluppo di muffe alle pareti e, se provvisti di aeratori, i filtri devono essere periodicamente puliti o sostituiti; • le finestre che danno sull’esterno devono essere protette con reti per gli insetti, rimovibili e lavabili; • i locali devono essere forniti d’adeguati strumenti atti ad evitare la presenza di roditori, altri animali o insetti;

  22. -devono essere forniti d’acqua potabile calda e fredda per il lavaggio delle attrezzature in un’area separata da quella riservata ai servizi igienici; -devono essere forniti di servizi igienici dotati di lavandino, distributore di sapone e sistema di asciugatura idoneo (carta monouso) non direttamente comunicanti con il locale di preparazione; -devono avere un’adeguata illuminazione, naturale o artificiale; -la preparazione delle miscele di erbe deve avvenire su banchi o piani di lavoro diversi da quelli di vendita, adeguatamente separati e dotati di attrezzature idonee a garantire l’igienicità del prodotto finale; -le sostanze pericolose e quelle destinate alla pulizia e sanitizzazione devono essere mantenute in armadietti appositi in modo da evitare il rischio di contaminazioni; -devono essere presenti adeguati contenitori per i rifiuti, posti a congrua distanza dalla zona di preparazione e previsti idonei mezzi per il loro allontanamento al fine di evitare problemi di contaminazione chimica e microbiologica (rimozione giornaliera);  2. Requisiti delle attrezzature -Le materie prime deperibili devono essere conservate in frigoriferi di capacità adeguata, provvisti di un termometro interno la cui temperatura deve essere regolarmente controllata e registrata. Il controllo e la registrazione dovrebbero essere giornalieri. Il termometro dovrebbe essere, almeno una volta l’anno, controllato e tarato da un laboratorio specializzato; -il piano di lavoro e di preparazione deve essere realizzato con materiale liscio, non poroso, privo di fessure e scanalature, possibilmente in acciaio inossidabile; deve essere isolato dall’ambiente circostante con pannelli in vetro o altro materiale facilmente lavabile e sanitizzabile e possibilmente dotato di un sistema d’aspirazione delle polveri;

  23. -gli utensili utilizzati per la preparazione delle miscele di erbe (cucchiai, palette, spatole ecc.) ed i contenitori utilizzati per le pesate devono essere di materiale liscio, non poroso, possibilmente in acciaio inossidabile o di altro materiale idoneo a venire a contatto con i prodotti alimentari; -le polveri miscelate devono essere confezionate utilizzando sacchetti. 3. Pulizia delle attrezzature -Dopo ogni pesata e miscelazione, si deve procedere ad accurata rimozione di eventuali prodotti o residui di materiale dal piano di lavoro e la superficie deve essere lavata ed asciugata con un panno di carta monouso; -al termine della giornata le superfici devono essere lavate con un panno di carta monouso imbevuto con una soluzione detergente ad azione sanitizzante, risciacquate e asciugate perfettamente; -gli utensili ed i contenitori utilizzati devono essere ugualmente puliti dopo ogni preparazione, devono essere lavati con acqua e detergente, sciacquati e asciugati accuratamente; -gli utensili ed i contenitori puliti devono essere riposti al riparo della polvere.

  24.   4. Stoccaggio e controllo delle materie prime -Le materie prime (droghe, piante sfuse) devono essere conservate nelle loro confezioni originali in locali freschi ed asciutti, tenuti in ordine e puliti e attenendosi alle istruzioni del produttore; -periodicamente nei locali deve essere controllata la presenza di insetti infestanti (tignole o altri insetti tipici delle derrate alimentari). Se necessario effettuare una pulizia straordinaria eliminando i prodotti eventualmente attaccati; -le confezioni aperte devono essere sempre richiuse accuratamente e le etichette non devono essere rimosse o danneggiate. Se la droga è trasferita in un altro contenitore (idoneo a contenere prodotti alimentari) deve essere apposta un’etichetta che riporti tutti i dati dell’etichetta originale; -sulla confezione aperta o sul contenitore nel quale la droga è stata trasferita deve essere indicata la data di apertura e la data di scadenza; -mensilmente deve essere fatto un controllo della scadenza e dello stato di conservazione delle droghe eliminando quelle scadute o quelle che per qualche motivo risultino non in perfetto stato.   5. Personale -il personale adibito alla preparazione e miscelazione di erbe deve essere formato sui problemi igienico-sanitari e istruito circa l’eventuale utilizzo dei mezzi di protezione individuale (guanti, cuffie ecc.) -il personale deve essere dotato di un camice pulito; -il personale prima della preparazione deve essersi accuratamente lavato le mani e deve indossare guanti monouso e altri eventuali mezzi atti a prevenire la contaminazione accidentale del prodotto nella fase di preparazione; -e’ vietato fumare, mangiare e bere nei locali adibiti alla preparazione ed alla miscelazione d’erbe; -l’operazione di pesata e miscelazione non deve essere effettuata da personale riconosciuto o sospetto di essere affetto da malattia o portatore di malattia trasmissibile attraverso gli alimenti o che presenti, per esempio, ferite infette, infezioni della pelle, piaghe o disturbi gastrointestinali o altra patologia qualora esista una probabilità diretta o indiretta di contaminazione degli alimenti con microrganismi patogeni.

  25.   6. Preparazione delle miscele -Per la preparazione delle miscele di erbe, l’erborista, dopo essersi accertato della pulizia del piano di lavoro e degli utensili, preleva le confezioni delle droghe da miscelare e ne controlla data di scadenza e stato di conservazione; -e’ consigliabile tenere registrazione delle preparazioni effettuate, corredate da: data di prelievo, nome della droga prelevata, numero di lotto, data di scadenza, ditta produttrice, quantità prelevata, numero di lotto o data di preparazione e quantità della miscela finale; -dopo essersi lavato le mani e aver indossato i guanti monouso, l’erborista pesa le droghe su una bilancia di sensibilità opportuna entro un apposito contenitore pulito; -verifica che il peso finale della miscela sia uguale alla somma dei pesi dei singoli componenti ed introduce la miscela nel sacchetto o contenitore finale; -prepara infine un’etichetta su cui riporta il numero del lotto o la data di preparazione, l’elenco degli ingredienti in ordine decrescente per quantità, il peso netto, le modalità di utilizzo e la data di scadenza.

  26. Ottenimento dei principi attivi • I metodi di preparazione sono vari e cambiano in base al tipo di droga e alla lavorazione che • deve subire successivamente. Infatti le forme in cui si vendono i prodotti fitoterapici sono • numerose e possono essere suddivise in 2 grandi categorie: • solide: polveri, capsule, compresse • liquide: soluzioni estrattive (tisane, infusi, decotti, estratti, tinture ecc..) • I metodi usati possono essere suddivisi in meccanici ed estrattivi • METODI MECCANICI: droga essiccata • OTTENIMENTO DI POLVERI • (generalmente per polverizzazione della droga essiccata, ma in base alla consistenza, fragilità • o fibrosità della droga, si impiegano metodi diversi): • Frantumazione: si impiega soprattutto per materiali duri e consistenti, fortemente lignificati o • disidratati come legni, radici, rizomi, cortecce, semi. La frantumazione di piccole quantità si • effettua con l’utilizzo di un mortaio, mentre per quantità elevate si impiegano trinciatrici, • macine a coltelli rotanti, frantumatoi a cilindri o a lame, grattugie rotanti.

  27. Criofrantumazione: frantumazione a freddo (-70°C con azoto liquido) per evitare i danni del calore prodotto dall’attrito durante la frammentazione Triturazione: si impiega per droghe non particolarmente dure e consistenti quali droghe erbacee, foglie, fiori, gemme, bulbi. Può essere fatta con omogenizzatori a coltelli rotanti e vari tipi di taglierine.

  28. Polverizzazione: consiste nel ridurre in polvere di estrema finezza le droghe frammentate o triturate e si effettua con vari tipi di mortai o di molini. Le polveri ottenute devono poi essere setacciate per ottenere materiale omogeneo che sarà classificato in base alla dimensione delle particelle che lo compongono (polvere grossolana, moderatamente fine, fine, molto fine). METODI MECCANICI: droga fresca Spremitura: la droga viene sottoposta a pressione in modo da far lacerare il tessuto e farne uscire il contenuto. E’ usata per ottenere succhi vegetali, oli essenziali, oli vegetali Centrifugazione: si effettua adoperando piccoli torchi o apposite centrifughe e si ottengono succhi vegetali e oli essenziali. METODI ESTRATTIVI: DEFINIZIONE DI ESTRAZIONE: metodo di separazione in cui il materiale solido o liquido viene messo a contatto con un solvente liquido per trasferire uno o più componenti nel solvente

  29. TECNICHE DI ESTRAZIONE A FREDDO: Macerazione: estrazione effettuata ponendo la droga, precedentemente sminuzzata,frantumata o polverizzata, nell’opportuno solvente (alcol, etere, aceto ecc.) a temperatura ambiente per un tempo opportuno (circa una settimana). Il liquido viene poi separato dal solvente dimacerazione. Percolazione: consiste nel far defluire il solvente attraverso uno strato uniforme di droga polverizzata e umidificata e preventivamente sottoposta a macerazione all’interno del percolatore (24-48 h).

  30. TECNICHE DI ESTRAZIONE A CALDO: Infusione: si ottiene un infuso: si versa sulla droga opportunamente polverizzata acqua alla temperatura di ebollizione lasciando poi a contatto con l’acqua fino a raffreddamento. Si impiegano le parti tenere e delicate delle piante (foglie, fiori, ramoscelli). Decozione: si ottiene un decotto: si tratta la droga con acqua che viene portata ad ebollizione e mantenuta per un tempo variabile dai 5 ai 30 min. Non si applica mai a droghe contenenti principi attivi volatili, ma si applica a droghe compatte, poco permeabili (legno, corteccia, radici, semi). Digestione: si distingue dalla macerazione per la temperatura a cui viene condotta: la digestione è una macerazione condotta a 40-60°C. Si applica alle sostanze poco solubili a freddo e alterabili oltre i 65°C.

  31. Distillazione:Il processo di distillazione può essere effettuato impiegando parte di pianta verde appena raccolta, appassita o secca per la produzione di oli essenziali. Il prodotto che si ottiene è un liquido oleoso di colorazione variabile in funzione della droga distillata, con odore caratteristico e ricordante la pianta dalla quale si è estratto. Gli oli essenziali sono molto concentrati e sono quasi sempre destinati alle aziende farmaceutiche, cosmetiche, liquoristiche, alimentari e conserviere. Data la loro particolare composizione la conservazione degli oli essenziali andrà fatta all’interno di contenitori di vetro scuro, o in acciaio inox e posti in locali a temperatura costante.I distillatori più comunemente impiegati dalle aziende agricole sono del tipo a fuoco diretto o in corrente di vapore. Quasi tutti i distillatori attualmente utilizzati sono del tipo a carico discontinuo, cioè con interruzione della distillazione per il carico e lo scarico della droga. Enfleurage: è utilizzato principalmente in profumeria. E’ un processo di assorbimento delle essenze volatili di fiori e droghe delicate in grassi fissi solidi. Il grasso contenente l’essenza viene poi trattato con opportuni solventi per separare l’essenza pura.

  32. Le più comuni soluzioni estrattive INFUSI: “preparazioni liquide ottenute estemporaneamente versando sulle droghe, ridotte ad un grado conveniente di suddivisione, dalle quali si vogliono estrarre i principi attivi, acqua alla temperatura di ebollizione e lasciando poi a contatto con l’acqua stessa per un tempo più o meno lungo”. DECOTTI: “preparazioni liquide ottenute estemporaneamente facendo bollire in acqua le droghe opportunamente polverizzate dalle quali si vogliono estrarre i principi attivi. Non si applica mai a droghe contenenti principi attivi volatili” TISANE: “preparazioni acquose ottenute estemporaneamente da una o più droghe destinate ad essere somministrate per via orale come tali o come veicoli di altri medicamenti. Possono essere edulcorate e vanno, di preferenza, consumate al momento”. Possono essere preparate per macerazione, digestione, infusione, decozione ESTRATTI: “preparazioni concentrate, liquide, solide o di consistenza intermedia, ottenute generalmente da materie prime vegetali o animali disseccate. Gli estratti si preparano per macerazione, per percolazione o per mezzo di altri adatti e convalidati procedimenti utilizzando etanolo o altro solvente idoneo. La macerazione e la percolazione sono poi seguite dalla concentrazione dei liquidi fino alla consistenza desiderata” ESTRATTI FLUIDI: “preparazioni liquide nelle quali una parte in massa o in volume è equivalente ad una parte in massa di materiale originario disseccato”

  33. ESTRATTI MOLLI: “preparazioni di consistenza intermedia tra gli estratti fluidi e gli estratti secchi. Si ottengono per evaporazione parziale del solvente utilizzato per la loro preparazione” ESTRATTI SECCHI: “preparazioni solide, ottenute per evaporazione del solvente usato per la loro preparazione” TINTURE: “preparazioni liquide ottenute generalmente da materie prime vegetali o animali disseccate. Si preparano per macerazione, per percolazione o per mezzo di altri procedimenti convalidati, utilizzando alcol di appropriata concentrazione” TINTURE MADRI: “preparazioni liquide ottenute per macerazione della pianta fresca in alcol etilico” MACERATI GLICERICI (gemmoderivati): “preparazioni liquide ottenute da materie prime di origine vegetale o animale utilizzando glicerolo o una miscela di glicerolo e alcol di titolo appropriato o glicerolo e una soluzione di sodio cloruro a concentrazione appropriata”

  34. Monografie di piante officinali e loro preparazioni di nuova inclusione nella Farmacopea Ufficiale

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