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Incontri con la cultura africana a cura di Tiziana Vitolo. Africa Invito al dialogo Dalla cultura dell’emergenza all’emergenza della cultura Comune di Vico Equense- Napoli Sala Conferenze SS. Trinità 9 dicembre 2011 ore 16. La cultura africana: un panorama unico e plurale.
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Incontri con la cultura africanaa cura di Tiziana Vitolo Africa Invito al dialogo Dalla cultura dell’emergenza all’emergenza della cultura Comune di Vico Equense- Napoli Sala Conferenze SS. Trinità 9 dicembre 2011 ore 16
La cultura africana: un panorama unico e plurale • La cultura africana è stata troppo spesso analizzata secondo una visione eurocentrica: i vari popoli sono stati considerati come caratterizzati da uno sviluppo culturale ancora agli albori e privi della capacità di interagire con le influenze esterne e con i mutamenti sociali. • Oggi queste idee fortunatamente sono ormai decadute e ampiamente superate da una più lucida interpretazione: le società africane, infatti, sono caratterizzate da ricche e antichissime tradizioni culturali nell'arte, nella musica, nel racconto orale, nella danza e nelle stesse pratiche quotidiane. Nella letteratura, nel teatro e nel cinema e nelle stesse pratiche, si sono dimostrate, nelle diverse epoche storiche aperte agli stimoli provenienti dalle terre vicine e lontane, così come dall’interazione con i popoli colonizzatori. • Ciò si è riflesso nelle produzioni artistiche e culturali: esistono estetiche locali e al contempo un’estetica tipicamente africana, in cui musica, danza, parole e immagini sono rappresentate in molteplici forme e attraverso manifestazioni semplici e complesse allo stesso tempo che riflettono l’intenso e imperituro fermento culturale delle società africane. • In questo panorama unico e “plurale”, ricchissimo di suggestioni e di ambiti da esplorare ( sia fisici che disciplinari) il nostro contributo non può e non vuole essere esaustivo o “scientificamente” metodologico”: per ragioni di opportunità tempistica (ma anche un po' per specifici interessi e piacere personali) ci soffermeremo su quelle forme d’arte e di cultura che più si intrecciano con le pratiche e la tradizione.
Piccolo viaggio virtuale nelle regioni e culture africane • L’arte tradizionale africana: spiritualità, simbolismo e comunità • La scultura, un’ arte antichissima da scoprire • Materiali e tecniche nel corso del tempo • Funzioni • Lo stile • ll culto dei gemelli tra gli Yoruba della Nigeria • La tessitura come espressione culturale • Le tecniche di disegno e coloritura • Il simbolismo nei disegni • Il linguaggio dei tessuti
L’arte tradizionale africana: spiritualità, simbolismo e comunità • L'arte é la chiave dell'anima africana, capire l'arte africana significa entrare nella mente e nell'intimo di un popolo. • Essa è il prodotto di civiltà antiche e di secoli di tradizione artistica. Diversa dall'arte delle società occidentali è funzionale e parte intrinseca della vita di ogni giorno. • Coglierne l’essenza aiuta a conoscere meglio i popoli che l’hanno prodotta, la loro umanità e vitalità. • Lotte, paure, speranze, timori: l'arte tradizionale africana ci parla di un'Africa ricca di spiritualità, di forza estetica e di fede comunitaria. • Tutte le arti, plastiche, musicali, orali sono parti essenziali del tessuto culturale e sociale ed hanno un ruolo centrale nell'unire tutti i membri della comunità attraverso attività corporative. • Per ogni settore della cultura esistono una serie di simboli e di stili compresi dalla comunità
La scultura, un arte antichissima: materiali e tecniche nel corso del tempo Legno: Il materiale più frequentemente usato dagli scultori africani era il legno. Il clima e gli insetti hanno avuto la loro parte, cosicché pochi oggetti veramente antichi sono giunti fino a noi. La maggior parte delle sculture lignee datano di questo secolo. Solo in rari casi alcune sculture in legno sono sopravvissute e sono state trovate fra i Dogon del Mali dove il clima secco le ha conservate per 400 anni e oltre. Pietra : Le pietre sono meno usate che il legno, probabilmente perché la maggior parte delle pietre ritrovate a sud del Sahara sono vulcaniche e si sbriciolano facilmente. Ciononostante alcuni pezzi veramente antichi di scultura africana sono in pietra. Fra questi si trovano le rappresentazioni in pietra di Sherbro e Bollon della Sierra Leone che risalgano al periodo antecedente al XVI secolo, e quelle di Akwanshi e Esie in Nigeria, che appartengono rispettivamente al XIV e al X secolo. Avorio: L'avorio era usato in modo esteso per fabbricare gioielli, trombe a soffio laterale, e corni: diversi portano elaborati dettagli geometrici. Statue in avorio non erano comunque tradizionalmente molto diffuse. Una eccezione importante si trovava nella corte del regno del Benin dove per gli altari del sovrano si usava in modo esteso l'avorio. La scultura in avorio si diffuse soltanto dopo i primi decenni del'900, soprattutto per rispondere alla domanda dei turisti. Le terrecotte: I più vecchi oggetti artistici scoperti al sud del Sahara sono le terrecotte ritrovate a Nok in Nigeria: parecchie di queste opere risalgono a 500 anni prima di Cristo. Queste rappresentazioni e teste sono eccezionali non soltanto in termini di età e di bellezza, ma anche nelle proporzioni e nella forma. Come regola generale l'argilla non era usata nelle sculture figurative, probabilmente per le difficoltà di cottura di grosse opere. La Ceramica: In Africa, la produzione ceramica è stata documentata da numerosi ritrovamenti archeologici. In Kenya sono stati trovati reperti che risalgono al paleolitico superiore, nell’area Sahariana i ritrovamenti più antichi sono stati datati verso l’8.000 a.C., mentre in Nigeria la tradizione ceramica sembra risalire almeno al IV millennio a.C. Da queste antiche origini, la produzione ceramica costituisce un’attività fiorente nella maggior parte delle popolazioni sedentarie del continente La tecnica della cera persa: ottone, bronzo e oro: La lavorazione dell'ottone ha una lunga storia in Africa. Tutta la lavorazione dell'ottone, del bronzo, e la maggior parte della lavorazione dell'oro, era fatta con una tecnica molto sofisticata conosciuta col nome di "cera persa". L'artista prepara prima un modello in cera e poi lo avvolge con della creta. Una volta che la creta è essiccata, la cera viene fatta sciogliere, poi vi si cola metallo fuso attraverso speciali spiragli lasciati appositamente per questo scopo. Una volta che il metallo è raffreddato, la forma in creta viene rimossa ed appare l'opera modellata. Queste opere restano uniche in quanto il modello è distrutto durante la fabbricazione
Un’arte da scoprire • Benché le forme dell'arte e lo stile degli artisti differiscano dall'uso al quale siamo avvezzi nel mondo occidentale, uno sguardo attento rivela che queste opere hanno un notevole grado di raffinatezza estetica e tecnica. • Inoltre, più approfondiamo il ruolo che la scultura svolge nella vita sociale della comunità, più comprendiamo come l'arte sia una risposta non solo agli impulsi creativi e artistici, ma anche ai bisogni sociali della società che li ha prodotti.
Le funzioni • La scultura ha una parte preminente nei rituali religiosi che sono l'ossatura centrale della vita africana: le statue e le maschere sono i veicoli attraverso i quali gli spiriti e le forze spirituali si rendono presenti e visibili nello spazio umano. • La scultura riveste anche una funzione sociale in quanto rappresenta l'autorità. Essa assolve un ruolo importante di controllo sociale. Scettri regali erano talvolta portati da delegati dei capi o dei sovrani: essi rappresentavano il loro potere e la loro autorità. Spesso questi inviati parlavano in loro nome, rendendo presente colui che li inviava attraverso proverbi, visualizzati da simboli regali che ne manifestavano la potenza, la forza, il coraggio: il leopardo, il bufalo, l'elefante. Le Maschere esercitavano un controllo sociale anche in modi più sottili. Spesso le maschere servivano come elementi ausiliari nell'insegnamento. L'autorità dell'insegnante ne era accresciuta, perché la maschera rappresentava le idee e i valori che si volevano trasmettere • Così capi e anziani potevano essere criticati per la loro ostentazione o abuso dell'autorità, attraverso gesti e caricature apparentemente comiche della maschera. In questi casi la maschera poteva deliberatamente comportarsi in modi non normalmente permessi dalla società. • Gli oggetti di utilità quotidiana, quali spole per tessere, ciotole, sgabelli, sedie, erano fabbricati con molta cura, sia per rendere più piacevole la vita quotidiana, sia per aumentare il prestigio di capi e dignitari.
Lo stile : una manifestazione simbolica della realtà • Poiché le maschere africane erano scolpite per essere utilizzate nelle cerimonie e molte sculture figurative erano usate per scopi rituali, l'arte africana risulta soprattutto simbolica piuttosto che rappresentativa. • La scultura è spesso altamente stilizzata: figure femminili scelte per esprimere idee di armonia e fertilità; forme prominenti e enfatizzate, ad esempio corna di animali, per esprimere forza e virilità; volti terrorizzati con espressioni feroci per incutere terrore e paura e rafforzare l'ordine sociale. • Nella stessa linea l'artista spesso distorce deliberatamente le proporzioni per enfatizzare alcuni elementi che ritiene importanti. Ad esempio, nella maggior parte delle sculture africane la testa, sede della saggezza e della personalità, è abitualmente sproporzionata tanto da rappresentare un terzo o un quarto dell'altezza totale della figura umana, al posto di un settimo come è nella natura delle cose. Per contrasto le mani e piedi sono considerati poco importanti. Le decorazioni , le acconciature dei capelli, ecc., sono spesso molto personali. • L'artista presta grande attenzione a questi dettagli nella fabbricazione di ritratti in modo che la persona rappresentata possa essere immediatamente identificata. • La gente è invariabilmente rappresentata nel fiore degli anni e nel pieno vigore, perché mostrare un individuo giovane e dipendente o un vecchio infermo, sarebbe un insulto.
Il culto dei gemelli tra gli Yoruba della Nigeria • La popolazione Yoruba si è stanziata fin dall’epoca neolitica nella regione sudoccidentale della Nigeria. Oggi è stimata in circa 20 milioni di individui, suddivisi in due dozzine di sottogruppi, a cui corrispondevano, in tempo pre-coloniale, altrettanti regni e città-stato autonomi. Le tracce iniziali della loro arte sono datate agli inizi del secondo millennio, periodo in cui risalgono i famosi bronzi e terrecotte di Ife, la città sacra, ritenuta da loro il luogo di origine della specie umana. Anticamente, tra gli Yoruba, la nascita di gemelli era ritenuta una maledizione, poiché si riteneva che solo gente di bassa estrazione e reietti della società fossero capaci di partorire figli in coppia come fanno gli animali. Inoltre, si sospettava che l’evento fosse collegato anche a pratiche sessuali promiscue e multiple. Queste credenze portavano quindi alla soppressione dei gemelli subito dopo la nascita, per timore che emarginazione, disgrazie e sventure si accanissero sulla madre e su tutto il nucleo familiare. • Ma intorno al primo quarto del XIX sec., queste credenze e consuetudini cruente cessarono e l’infanticidio dei gemelli fu così proibito in tutto il territorio e la loro nascita venne accolta da allora come segno di prosperità e di benevolenza divina. • Si instaurò così il culto dei gemelli: considerati in possesso di speciali doti spirituali e sovrannaturali, sono solitamente coperti da continue attenzioni, ricevendo il cibo migliore, doni, vestiti di pregio e feste rituali in loro onore.
La tessitura come espressione culturale • La tessitura nasce in Africa come conseguenza delle tecniche d'intreccio. Spetta generalmente alla donna filare il cotone e la lana dei tessuti africani. Il fuso è semplice e funzionale: un bastoncino reso stabile da un basamento di terracotta, usualmente abbellito da decorazioni. È sempre la donna ad occuparsi di intrecciare le stuoie in fibra vegetale o a tessere la rafia sul telaio verticale. • Agli uomini spetta, invece, la tessitura del cotone e della lana, che avviene su telai orizzontali azionati a pedale o a cinghia. Si ottengono così strisce lunghe e strette, al massimo 20 centimetri, che vengono poi cucite insieme. Il tessuto può essere confezionato con uno o più fili di diverso colore, oppure la stoffa grezza può essere lavorata con varie tecniche tradizionali.
Il simbolismo nei disegni • Al di là delle modalità di lavorazione, colpisce la ricchezza e la varietà dei motivi simbolici che appaiono sulle stoffe africane. • Nei batik, ad esempio, i disegni che si vengono a formare rappresentano paesaggi, eventi della storia della tribù di appartenenza, storie culturali più generiche e scene di vita quotidiana ma anche, molto spesso, possono essere considerati veri e propri simboli. • Gli animali, come avviene per le maschere zoomorfe, hanno il ruolo di rendere "visibile l'invisibile": la lucertola è il simbolo della resurrezione; la salamandra del mistero; la tartaruga della saggezza e della furbizia; la gru dell'orgoglio; il ramarro dell'ingenuità; il ragno del destino dell'uomo; l'uccello del dono della parola. • C'è poi tutta una gamma di segni astratti che rimandano alla cosmogonia africana: il motivo lunare, simbolo della donna e della fecondità; il motivo solare, a cerchi concentrici, simbolo della vita; la croce, che raffigura i punti cardinali e i percorsi della vita e della morte. Il nodo è il simbolo d'unione, la noce di cola della fedeltà. • Grande importanza in tutta la cultura africana ha la raffigurazione stilizzata dell'uomo associata al dorso della tartaruga: un'immagine che è diventata il simbolo dell'umanesimo africano
Il linguaggio dei tessuti • In Africa Occidentale i tessuti e l'abbigliamento svolgono un ruolo rilevante: il modo di vestirsi è un vero e proprio mezzo di comunicazione. • Sono soprattutto le donne a utilizzare questo linguaggio. • Ai diversi tessuti vengono attribuiti dei nomi, e portare un vestito fatto a partire da un particolare tessuto, significa trasmettere un determinato messaggio agli uomini, alle altre donne e alla società. (Da uno studio di Giovanna Parodi da Passano, docente di Etnologia all'Università di Genova, che si riferisce a una ricerca sul campo effettuata in Costa d'Avorio e in Burkina Faso e che è stato pubblicato su AFRICHE n. 52, 2001/4.) • video di Padre Gino tratto dalla stessa rivista http://youtu.be/9RLB6p6CzQQ