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Il fascismo italiano

Il fascismo italiano. Nascita e affermazione. 1. Quali sono i fattori generativi del fascismo? 2. Quali sono i suoi caratteri distintivi? 3. Perché è riuscito a risolvere a suo favore la crisi dello Stato liberale a raggiungere il potere?. Le domande da porsi.

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Il fascismo italiano

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Presentation Transcript


  1. Il fascismo italiano Nascita e affermazione

  2. 1. Quali sono i fattori generativi del fascismo? • 2. Quali sono i suoi caratteri distintivi? • 3. Perché è riuscito a risolvere a suo favore la crisi dello Stato liberale a raggiungere il potere? Le domande da porsi

  3. Le condizioni particolari del periodo bellico paiono prefigurare la futura società: • Corporativismo • Legislazione di guerra (società senza conflitto di classe e che non ha bisogno della politica parlamentare) • Nazionalizzazione delle classi subalterne • Rafforzamento strutturale della classe operaia Il principale fattore generativo: la Grande Guerra

  4. Il difficile dopoguerra 1. La riconversione dell’economia e degli spiriti

  5. Forte espansione del debito pubblico (cresce di 10 volte tra il 1914 e il 1920) • Stampa di carta moneta per pagare i debiti Alta inflazione • Dipendenza dall’estero politiche deflazionistiche • Disoccupazione elevata, riduzione dei salari e licenziamento delle donne • Forti conflittualità operaiaoccupazioni delle fabbriche (ago-sett 1920) Riconvertire l’economia

  6. Ilva e Ansaldo sull’orlo del fallimento, trascinando le banche che li avevano finanziati -> lo stato interviene per salvarle • Crisi economica che indebolisce il potere contrattuale degli operai • Nel 1921 Giolitti prende alcuni provvedimenti: 1) Abolisce il prezzo politico del pane; 2) Fornisce aprezzi bassi i generi indispensabili per la sopravvivenza alla popolazione; 3) Aumenta le tariffe protezionistiche per tutelare il sistema industriale nazionale 1921

  7. Reduci di guerra che «non lasciano la divisa» (es. arditi) • Forze politiche radicali e marginali che pensano di potersi ergere a «rappresentanti» dei reduci • Risentimento dei ceti popolari verso i militari (identificati con lo Stato che ha mandato al macello) • «brutalizzazione» della società: i conflitti sono visti come «scontri di vita e di morte» Riconvertire gli animi

  8. Il difficile dopoguerra 2. Le tensioni sociali nelle campagne italiane 3. La frustrazione dei ceti piccolo-borghesi

  9. Passaggio della proprietà delle terre • l’inflazione consente di acquistare a credito e poi pagare molto meno perché la moneta si è nel frattempo svalutata; • paura dei ceti agrari latifondisti, che preferiscono disinvestire dalla terra • Conflittualità sociale elevatissima • Al Sud: parola d’ordine della «terra ai contadini», occupazioni di terre incolte da parte di reduci; miniriforma agraria attuata dallo Stato (terre all’Opera nazionale combattenti) • Valle padana: comportamento aggressivo del mondo bracciantile organizzato dai socialisti, imponibile di manodopera • Debolezza delle istituzioni statali, incapaci di svolgere una funzione di mediazione e di farsi ubbidire 2. i rapporti di potere nelle campagne

  10. Piccola borghesia urbana piegata dalla crisi economica (commercianti strozzati dai grossisti, risparmi falcidiati dall’inflazione, sofferenza dei ceti impiegatizi per i licenziamenti e per il brusco diminuire del potere d’acquisto) • Piccola borghesia urbana terrorizzata dalla perdita di status(gli operai sono in ascesa, per il forte aumento dei loro salari e per la loro capacità di organizzarsi) • Piccola borghesia rurale è strangolata dai debiti fatti per acquistare la terra e non può reggere le pretese bracciantili • Insofferenza per l’incapacità dello Stato di «difenderla» • Frustrazione politico-culturale della borghesia, che crede profondamente nei valori patriottici e soffre per la pretesa umiliazione italiana a Versailles 3. La frustrazione dei ceti piccolo-borghesi

  11. La questione adriatica Il mito della «vittoria mutilata»

  12. Versailles: il fallimento della diplomazia italiana • Opinione pubblica nazionalista contro Nitti, perché considerato troppo arrendevole • Gabriele D’Annunzio diffonde l’idea della «vittoria mutilata» • Settembre 1919: colpo di mano a Fiume NB: ragioni politiche nazionali: far cadere Nitti, possibile colpo di stato militare • Settembre 1919-dicembre 1920: gravissimo «vulnus» per la legittimità dello Stato • 12.11.1920: Trattato di Rapallo con Jugoslavia La «vittoria mutilata»

  13. Grande laboratorio politico-ideologico, da cui trarrà a piene mani il fascismo • Fucina della «nuova politica»: simboli, parole d’ordine, estetica della politica • Esperienza concreta, che dimostra la fattibilità della rivoluzione «nazionale e sociale» anche in Italia • Le complicità dell’esercito e degli alti comandi contribuiscono a delegittimare e a rendere ancora più insicura l’azione della politica liberale L’esperienza di Fiume D’Annunzio

  14. La crisi politica Il vero nodo del dopoguerra italiano

  15. Si considerano il partito della nazione, non possono concepire di non essere al «centro» di ogni logica parlamentare • Mantengono una fortissima diffidenza per i cattolici • Sono privi di un partito di tipo «moderno» • Sono divisi da odi forti e da recriminazioni: in particolare, la questione dell’entrata in guerra nel 1915 • La Destra liberale guarda con simpatia all’estremismo antisocialista dei giovani (nazionalisti, fascisti), non è immune da tentazioni autoritarie e si rifà all’esperienza «totalitaria» del periodo bellico • Il «centro» giolittiano è consapevole della sua forza parlamentare, non comprende però l’evoluzione delle dinamiche nel paese • La sinistra liberale è fortemente attratta dalle parole d’ordine patriottiche e dagli stessi possibili sbocchi autoritari (tradizione giacobina, governi di «salute pubblica») Giolitti i liberali Salandra

  16. Gennaio 1919: con l’appello «Ai liberi e ai forti» nasce il PPI • Si organizza come un partito «moderno» • Forza data dalla presenza sociale del movimento cattolico • Ampio reticolo di associazioni politiche, sociali ed economiche • Difesa degli interessi contadini • Ideologia interclassista, che non esclude il ricorso alla conflittualità (es. le leghe bianche di Miglioli) • Punti di debolezza: • Partito poco omogeneo • Partito troppo dipendente dalla volontà della Chiesa i cattolici Don Sturzo

  17. Impetuosa crescita di consensi nel dopoguerra: • mito della «Luce che viene dall’Est» • partito «dalle mani pulite» rispetto al massacro della guerra • partito che incanala e dirige la rabbia sociale dei ceti popolari • forza organizzativa, struttura di propaganda, buona prova nelle amministrazioni locali (es. Bologna) • Contraddizioni: • leadership massimalista, poco preparata e inconcludente • scarso raccordo tra partito e sindacato, il secondo continua a essere vicino ai riformisti di Turati e permeabile al modello laburista • estremismo che spaventa i ceti borghesi e si chiude nel totale rifiuto di ogni compromesso • divisioni interne: massimalisti, riformisti, comunisti (Bordiga, Gramsci) Bombacci i socialisti Turati

  18. La legge elettorale del 1919 Il primo «suicidio» dei liberali

  19. Suffragio universale maschile concesso nel 1912 • Effetti mitigati dall’accordo con i cattolici e dalmantenimento del collegio uninominale • Estate 1919: votata la nuova legge elettorale, proporzionale con scrutinio di lista • Sentita come un atto dovuto nei confronti delle masse popolari che hanno sofferto durante la guerra • Immaginata come uno stimolo decisivo per fare compiere un salto di qualità verso l’organizzazione partitica ai liberali • Scarsa consapevolezza degli effetti politici-numerici • Campagna elettorale tutta giocata sul rapporto dei candidati e delle forze politiche rispetto alla guerra appena conclusasi • Risultati elettorali imprevisti e sconcertanti 1919

  20. I risultati elettorali del 1919

  21. Un Parlamento ingovernabile • Liberali costretti a governi «di minoranza» • Sono divisi tra loro e non vogliono riconoscere al PPI la guida dei governi • Atteggiamento «sfascista» del PSI • Governi deboli e instabili, proprio mentre divampa il conflitto sociale Conseguenza

  22. Il primo fascismo 1919-1925

  23. Predappio 1883-Dongo 1945 • Insegnante elementare, socialista • Cultura ampia, poco organizzata (influenzato in particolare da Sorel e Bergson) • Direttore dell’Avanti! (1912) • Sceglie l’intervento e fonda «Il Popolo d’Italia» • Volontario in guerra, ferito gravemente Benito Mussolini

  24. 23.3.1919: piazza San Sepolcro a Milano

  25. Connotazione sociale: movimento dei ceti medi, piccola e media borghesia (prevalentemente cittadina) • Connotazione generazionale: giovani, abituati alla violenza • Connotazione geografica: regioni settentrionali 1919-1922: i caratteri del fascismo

  26. 23 marzo 1919: nasce a Milano il primo Fascio di Combattimento(adottando simboli che sino ad allora avevano contraddistinto gli arditi, come le camicie nere e il teschio) • Confluiscono nel Fascio: arditi, futuristi, nazionalisti, sindacalisti rivoluzionari ed ex combattenti d'ogni arma • Aprile 1919: le squadre d’azione si scontrano con i socialisti e danno fuoco alla sede del giornale socialista «Avanti» • Ottobre 1919: Mussolini attivissimo a favore di D’Annunzio a Fiume • Novembre 1919: la lista fascista – con Mussolini e Marinetti – non elegge nessun rappresentante La prima fase: 1919-1920

  27. Autunno 1920: nascono le «squadracce», operano soprattutto nella Valle Padana e in Toscana • I fascisti fungono da «milizia armata», contro i socialisti e a difesa degli interessi agrari; usano tattiche militari e la rapidità negli spostamenti • Godono della simpatia delle autorità locali (prefetti, questori, comandanti militari e magistrati) • Novembre 1920: azione a Bologna contro la Giunta socialista appena insediata • Clima da guerra civile, assassini e pestaggi • Provocazioni continue, azioni che disarticolano il sistema socialista e consentono di sciogliere le giunte socialiste La «svolta» del 1920-1921

  28. I RAS del fascismo

  29. Italo Balbo, nato a Quartesana di Ferrara (1896) • Interventista, reparto d’assalto degli alpini • Massone e repubblicano, si fa «assumere» dal fascio ferrarese. • Squadrista, protagonista di azioni punitive clamorose. Quadrumviro della Marcia su Roma • Responsabile della morte di don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta • A capo della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale (1924) • Si dedica all’Aviazione (1925); diventa famosissimo per le crociere aeree transatlantiche in formazione • Governatore di Libia (1934) • 28 giugno 1940: abbattuto dalla contraerea italiana a Tobruch Italo Balbo, Ferrara

  30. Nato nel 1892 • Ferroviere e socialista riformista • Interventista e volontario di guerra • Organizzatore dello squadrismo nel cremonese, in particolare contro i «bianchi» di Miglioli • 3-4 agosto 1922: le squadre di Farinacci prendono parte a Milano all'occupazione di Palazzo Marino(cacciata l'amministrazione socialista) • Guiderà la fronda più intransigente dello squadrismo • 1925-1926: segretario nazionale del PNF • Ferocemente antisemita, ammiratore del regime nazista • Protagonista della RSI • 28.4.1945: processato e fucilato Roberto Farinacci, Cremona

  31. Nasce a Roma nel 1895 • Volontario nella Grande guerra, combatte nei battaglioni d'assalto • Fonda il Fascio romano, dirige l’Associazione romana degli arditi d'Italia • Si dedica in particolare alla riorganizzazione dello Stato in senso corporativo (ministro delle Corporazioni dal 1929 al 1932) • Ministro dell'Educazione nazionale dal novembre 1936 al febbraio 1943 • Nel 1944 espatria e si arruola nella Legione straniera (amnistiato nel 1947 e rientra in Italia nel 1948) • Muore nel 1959 Giuseppe Bottai, Roma

  32. Nasce a Cerignolanel1891 • Massone,volontario della guerra di Libia • Interventista ed eroe di guerra • Dirigente dell’Associazione Mutilati; nel 1920 fonda a Cerignola i Fasci di combattimento • A capo della squadra che nel settembre 1921 uccide il deputato socialista Giuseppe Di Vagno • Partecipa alla Marcia su Roma, come comandante della colonna meridionale • Muore a Roma nel 1963 Giuseppe Caradonna, Foggia

  33. Nasce a Civitella di Romagna nel 1892 • anarchico, poi interventista; amico di Mussolini • Segretario del fascio di combattimento di Bologna • Tra i protagonisti di numerose azione violente • Contrario alle rappresaglie contro gli antifascisti dopo la Marcia su Roma, a cui non partecipò (la considerava una «buffonata») • Ha incarichi di partito e nel CONI • Cade in disgrazia e viene mandato al confino a Lipari (1934-1937), poi nella sua villa di Malacappa • Nel 1943 rifiuta l’invito, fatto da Mussolini in persona, di aderire alla RSI • Nasconde prigionieri alleati e ha rapporti con gli antifascisti del CLN • 22 aprile 1945: ucciso da un gruppo di partigiani comunisti Leandro Arpinati, Bologna

  34. Manovra politica di Mussolini: Accrescere lo spazio di manovra del fascismo nel sistema politico affermandosi come leader del fascismo e unico in grado di potere controllare la violenza delle squadracce • Aprile 1921: Giolitti accetta i fascisti nelle liste dei Blocchi Nazionali • 15 maggio 1921: eletti 35 deputati fascisti • 2 luglio 1921: propone un patto di «pacificazione» • Estate 1921: braccio di ferro con i «ras» locali, vinto dagli estremisti • 7 novembre 1921: nasce il PNF SVOLTA NEL PROGRAMMA: Valutazione positiva della Chiesa cattolica, difesa della proprietà privata L’azione politica di Mussolini

  35. Parlamento paralizzato dalle sue spaccature interne • Alla caduta del governo Bonomi don Sturzo mette il veto al ritorno di Giolitti • Giolitti ha programmato la nominatività dei titoli (contrario agli interessi del Vaticano) • profonda avversione verso Giolitti e per i suoi metodi • Don Sturzo vuole il riconoscimento dell’accordo di programma, tra Giolitti e la segreteria del PPI Giolitti e De Nicola lasciano, Bonomi è sfiduciato in Parlamento, fiducia a Facta

  36. Manovra politica di Mussolini 1. Accreditarsi come soggetto «patriottico», capace di svolgere una funzione di «raccordo» tra la destra nazionalista e la destra liberale 2. Evitare il ritorno sulla scena di Giolitti e il possibile asse con i riformisti socialisti di Turati 3. Trattare direttamente con gli ambienti della Curia, per depotenziare il PPI L’azione politica di Mussolini

  37. 2 agosto 1922: sciopero generale contro le violenze fasciste (fallisce per l’intervento violento delle squadracce, ma spaventa molto i ceti conservatori) • Manovre parlamentari pericolose: possibilità di incarico a Salandra e rischio determinato dalla scissione socialista dei riformisti di Turati • Manovre extraparlamentari pericolose: i militari sono inquieti, si parla del ritorno in scena di D’Annunzio La marcia su Roma, 28 ottobre 1922

  38. La scelta di Vittorio Emanuele III: un’alleanza di ferro

  39. Politica istituzionale • 15 dicembre 1922: costituzione del Gran Consiglio del Fascismo (organo di partito, con ruolo governativo in quanto i suoi componenti ricoprivano cariche dello Stato) • 28 ottobre 1923: squadre fasciste trasformate nella Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale Politica economica • Abolizione delle leggi fiscali giolittiane (in particolare, INA) • Defiscalizzazione dei redditi azionari (per promuovere investimenti) • Facilitazioni alla libertà d’iniziativa deli imprenditori • Aumento delle imposte indirette, quindi aumentano i prezzi sui beni di consumo • Forte riduzione della spesa pubblica • Licenziamenti mirati per colpire le opposizioni politiche e le maestranze sindacalizzate Riforme politiche1. Legge di riforma scolastica Gentile, con l’esame di Stato2. Legge elettorale Acerbo (il partito più votato, che avesse anche superato il quorum del 25%, si sarebbe aggiudicato i 2/3 dei seggi)

  40. L'approvazione di quella legge fu un classico caso di "suicidio di un'assemblea rappresentativa", accanto a quelli "del Reichstag che vota i pieni poteri a Hitler nel marzo del 1933 o a quello dell'Assemblea Nazionale francese che consegna il paese a Petain nel luglio del 1940". La riforma fornìall'esecutivo "lo strumento principe – la maggioranza parlamentare – che gli avrebbe consentito di introdurre, senza violare la legalità formale, le innovazioni più traumatiche e più lesive della legalità statuaria sostanziale, compresa quella che consisteva nello svuotare di senso le procedure elettorali, trasformandole in rituali confirmatori da cui era esclusa ogni possibilità di scelta  Giovanni Sabbatucci Il nuovo «suicidio» della classe dirigente liberale

  41. 10.6.1924: rapimento e uccisione • 16.8.1924: ritrovato il cadavere • Crisi politica gravissima, le opposizioni si ritirano «sull’Aventino» • Si chiede l’intervento del Re • Discorso del 25.1.1925 L’ultimo sussulto: l’omicidio Matteotti

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