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LA DISLESSIA : QUANDO E’ COSI’ DIFFICILE IMPARARE… Marcella Renis Università degli Studi di Catania Psicobiologia applic

LA DISLESSIA : QUANDO E’ COSI’ DIFFICILE IMPARARE… Marcella Renis Università degli Studi di Catania Psicobiologia applicata- a.a. 2010-2011. COSA E’ L’APPRENDIMENTO SCOLASTICO ?.

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LA DISLESSIA : QUANDO E’ COSI’ DIFFICILE IMPARARE… Marcella Renis Università degli Studi di Catania Psicobiologia applic

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Presentation Transcript


  1. LA DISLESSIA : QUANDO E’ COSI’ DIFFICILE IMPARARE… Marcella Renis Università degli Studi di Catania Psicobiologia applicata- a.a. 2010-2011

  2. COSA E’ L’APPRENDIMENTO SCOLASTICO? • E’ un aspetto specifico dell’apprendimento in generale, che ha come fine l’istruzione e viene sollecitato in un momento dello sviluppo in cui… • -i processi d’immagazzinamento • -i processi di recupero dell’informazione • -i processi di controllo …sono diventati maturi Anche se è giusto che la sua stimolazione inizi molto presto...

  3. Vi sono due tipi d’apprendimento • L’apprendimento concettuale che dipende dalla comprensione e dal pensare (processo cognitivo). • L’apprendimento automatico di abilità strumentali che è direttamente proporzionale all’esercizio.

  4. IN CLASSE……chi non impara… Se escludiamo: • i bambini che hanno un disturbo affettivo primario • Quelli che hanno un ritardo cognitivo • I bambini che hanno un deficit sensoriale • Quelli che vivono in uno svantaggio socio-culturale I BAMBINI CHE RIMANGONO SONO QUELLI CHE HANNO UN DISTURBO D’APPRENDIMENTO

  5. DIVERSE POSSONO ESSERE LE CAUSE DEL D.A. • Deficit di elaborazione linguistica (Alunni più lenti nel comprendere le informazioni) • Deficit d’attenzione (Alunni distraibili, non si concentrano su nulla) • Deficit di coordinazione visuo-motoria (Il cervello riceve messaggi misti dagli occhi e dalla mano)

  6. D.A.= Disturbo d’ApprendimentoD.A. non è Distratto e Asino !!! CONOSCERE IL PROBLEMA

  7. Cosa pregiudica? • E’ un Disturbo che determina difficoltà a volte molto rilevanti nell’acquisizione delle cosiddette abilità scolastiche (difficoltà negli automatismi): • lettura • scrittura • calcolo ovvero di quelle abilità che costituiscono il nucleo principale dell’istruzione, almeno nei primi anni di scolarizzazione

  8. Nello specifico… Dislessia Evolutiva: quando un bambino, esposto a normale iter scolastico, non sviluppa o sviluppa in maniera molto incompleta o con grandi difficoltà la capacità di identificare in modo automatico la parola scritta.

  9. Nello specifico… Disortografia Evolutiva: quando un bambino, dopo un congruo tempo di istruzione continua, non apprende o apprende in maniera incompleta o con grandi difficoltà la capacità di scrivere correttamente in modo automatico.

  10. Nello specifico… • Discalculia Evolutiva: quando un bambino, dopo un tempo elevato di istruzione continua, non raggiunge o raggiunge in maniera incompleta livelli di rapidità e di correttezza in operazioni di calcolo e di processamento numerico.

  11. Le disabilità d’apprendimento provocano, in bambini intellettualmente vivaci, DEI CONTRACCOLPI PSICOLOGICI: Perdita dell’autostima Tendenza ad assumere ruoli aggressivi per compensare la difficoltà Regressione ………………………

  12. DIVERSE POSSONO ESSERE LE CAUSE DEL D.A. • Deficit nell’espressione orale Disnomia fenomeno della parola sulla punta della lingua • Deficit di immagazzinamento e recupero dell’informazione • Deficit nella lettura, nella scrittura o nel calcoloDisturbo Specifico d’Apprendimento DISLESSIA

  13. riduzione funzionale, conseguente a ridotta capacità di compiere un’attività nel modo considerato normale.(O.M.S.) Disabilità : invisibile visibile Dislessia Disabilità fisiche Cos’è la dislessia?

  14. Cos’è la Dislessia? La Dislessia è un Disturbo Specifico d’Apprendimento che può verificarsi in soggetti senza deficit neurologici o sensoriali e può essere esacerbato in condizioni di svantaggio culturale, e socio-ambientale.

  15. DEFINIZIONE “La dislessia evolutiva è una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà di effettuare una lettura accurata e/o fluente e da abilità scadenti nella scrittura e nella decodifica. Queste difficoltà tipicamente derivano da un deficit nella componente fonologica del linguaggio che è spesso inattesa in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica della lettura che può impedire la crescita del vocabolario e delle conoscenze generali.” Da International Dyslexia Association 2003

  16. CI SONO DIVERSI GRADI… La difficoltà di lettura può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura e/o nel calcolo

  17. CARATTERISTICHE I DSA presentano due caratteristiche: • SPECIFICITA’: Il disturbo interessa uno specifico dominio di abilità circoscritto lasciando intatto il funzionamento dell’intelletto; • DISCREPANZA: Vi è una corrispondenza inversamente proporzionale tra le abilità nel dominio interessato e l’intelligenza generale.

  18. CARATTERISTICHE In presenza di situazioni socio-culturali particolari, derivanti da immigrazione, adozione, ecc…, bisognerà stare particolarmente attenti e cauti nel considerare il rischio sia dei FALSI POSITIVI (soggetti ritenuti a rischio di DSA le cui difficoltà sarebbero meglio spiegabili in relazione alla loro condizione etnico-culturale di svantaggio) sia dei FALSI NEGATIVI (soggetti ai quali, in virtù della loro condizione etnico-culturale, non viene diagnosticato un DSA ma che ne possiedono le caratteristiche).

  19. -Nemici della dislessia son l’ignoranza sul problema e quindi i pregiudizi che permangono nella mente delle persone. ma -la mobilitazione e l’attivismo dei dislessici stessi e delle loro associazioni, italiane, europee ed internazionali, attraverso la creazione di siti, forum, blog sul problema a migliorare la condizione del dislessico nella società decisamente contribuiscono…

  20. I DSA spesso sono accompagnati da manifestazioni psicologiche.. ..in particolare da ANSIA DA PRESTAZIONE FOBIA SCOLASTICA EVITAMENTO DELL’ATTIVITA’ DISTURBI DEL COMPORTAMENTO DEPRESSIONE INFANTILE

  21. Una scuola veramente inclusiva dovrebbe essere in grado di leggere tutti i bisogni educativi speciali (quelli con diagnosi e quelli senza diagnosi) e di individuare il fabbisogno reale di risorse aggiuntive per dare risposte necessarie e adeguate. L’ICF fornisce un modello utile a questa lettura: • parla di salute, non di disabilità o di patologia; • la situazione di salute di una persona è considerata come la risultante globale delle influenze reciproche di molteplici fattori; • il termine disabilità è sostituito da attività, il termine handicap è sostituito da partecipazione. [Ianes, 2003]

  22. Dal modello ICF è possibile ricavare una griglia (scheda per la definizione del fabbisogno di risorse per l’individualizzazione) che aiuta a leggere le diverse situazioni di difficoltà degli alunni. Alcune difficoltà saranno caratterizzate da problemi biologici, fisici e di capacità; altre da fattori contestuali, ambientali, oppure da limitazioni nella partecipazione sociale. [ibid.]

  23. Le cause: Lo sviluppo delle conoscenze scientifiche ha permesso di stabilire che si tratta di una caratteristica costituzionale, determinata biologicamente e non dovuta a problemi psicologici o a disagio socio-culturale

  24. CRITERI DIAGNOSTICI • La nosografia ufficiale (ICD-10, OMS 1992, DSM IV 2000, • APA 1994) indicaalcuni criteri condivisi a livello • internazionale: • Disturbo che si manifesta nella difficoltà di apprendere a • leggere e a scrivere in ASSENZA DI: • deficit intellettivi • deficit neurologici • deficit sensoriali • ed IN PRESENZA DI: • Istruzione adeguata • ambiente socioculturale favorevole.

  25. CRITERI DIAGNOSTICI Significativa discrepanza tra misura del QI e prestazioni alle prove di letto-scrittura. Disabilità di lettura significativa: performance (in termini di velocità e correttezza) in prove standardizzate di lettura collocata ad almeno 2 deviazioni standard al di sotto della media attesa per l’età.

  26. LA DIAGNOSI • 1) PRECOCE E TEMPESTIVA • 2) FATTA BENE… • 3) DA PROFESSIONISTI COMPETENTI, PRESSO LE ASL/ASP • QUANDO ??? • A metà della I elementare è possibile individuare ritardi di automatizzazione della decodifica e della transcodifica dei processi di letto-scrittura. Ciò permette di iniziare un processo “abilitativo” specifico per ridurre le difficoltà. Il trattamento logopedico dovrebbe già cominciare!!! • Al termine della II elementare è possibile fare una diagnosi precisa di dislessia, disortografia, disgrafia • Al termine della III elementare è possibile fare una diagnosi precisa di discalculia

  27. EPIDEMIOLOGIA In Italia: 3-6% della popolazione in età scolare. L’incidenza dipende oltre che da fattori eredo-genetici, anche dalla complessità della lingua (paesi lingua anglofona incidenza 10%) M>F : rapporto 4/1 (Galaburda et al. 1985) M=F: (Shaywitz 2001)

  28. IPOTESI ETIOPATOGENETCHE • FONOLOGICA • Problemi nel rappresentare e richiamare i suoni: difficoltà • nella memoria fonologica e nel segmentare coscientemente i • suoni (deficit corteccia frontale sx). • 2)MAGNOCELLULARE • Difficoltà uditiva e visiva, dove la discriminazione tra fonemi • che richiede un’analisi di frequenza molto precisa è peggiore • nei dislessici rispetto ai controlli.

  29. IPOTESI ETIOPATOGENETCHE IPOTESI DEFICIT DI AUTOMATIZZAZIONE Processi elementari (decodifica e transcodifica nella letto- scrittura) devono poter divenire, dopo un periodo di esposizione all’esercizio-allenamento-ripetizione, automatici. Processo automatico: processamento dell’informazione in modo veloce ed efficiente senza attenzione focale e con scarso dispendio di risorse cognitive. Tale abilità risulta essere organizzata dal cervelletto (Nicolson e Fawcett, 1992)

  30. UN GENE PRODUCE UNA SUBUNITA’ PROTEICA O UNA PROTEINA O PIU’ PROTEINE…

  31. GENETICA IPOTESI GENETICA Ereditabilità: ranges compreso tra 30-70% Varianti genetiche che influenzano la dislessia: devono essere completamente identificate, ma studi di linkage hanno mappato il potenziale rischio relativo ad alcuni loci di diversi cromosomi tra i quali il 2 - 3 – 6 – 15 – 18. Ad oggi i geni indicati come candidati per la dislessia sono: Kiaa0319, Dcdc2 eDYXC1C1 tutti coinvolti nella migrazione neuronale durante lo sviluppo della neo-corteccia cerebrale

  32. A locus on 15q15-15qter influences dyslexia: further support from a transmission/disequilibrium study in an Italian-speaking population (Journal of Medical Genetics, 41: 42-46, 2004 ). Uno studio recente è stato effettuato dal gruppo del prof. M. Mazzone- Univ. Catania

  33. ISTOPATOLOGIA SONO STATE RISCONTRATE: • 1)Displasie architettoniche: eccesso di circonvoluzioni, • lamine affusolate, assente organizzazione colonnare. • 2) Ectopie: zone di ectopia, gruppi di cell. che presentano • deficit di migrazione nella corteccia. • INOLTRE: • Assenza di asimmetria del lobo temporale (Steinmetz e Galaburda, 1991). • L’assimmetria cerebrale mostra meno fibre del corpo calloso nell’istmo. Sono più presenti connessioni intra-emisferiche, nelle simmetrie cerebrali più connessioni interemisferiche (Galaburda, 1990)

  34. NEUROIMMAGING • Planum temporali simmetrici o con asimmetria invertita, dx più esteso del sx, (Hynd e coll. 1991). • 2) Maggior asimmetria nei lobi parietali, lobo parietale sx, (Robichon et al. 2000). • 3) Riduzione della sostanza grigia del lobo temporale (Eliez, 2000).

  35. NEUROIMMAGING FUNZIONALE • Diminuzione dell’attivazione nella regione temporale di sinistra e nel giro frontale inferiore. PET (Rumsey e coll.1992), fRMN (Paulesu e coll. 1996; Shaywitz e coll. 1998; Temple 2000). • 2) Alterazioni cerebellari, una simmetria degli emisferi cerebellari. PET (Finch 2002).

  36. NEUROFISIOLOGIA • Gli ERP (potenziali evocati cognitivi) sono un indice sensibile per analizzare il percorso temporale dei processi cognitivi e delle basi neurali sottostanti. • 2)P300: deflessione positiva nella regione centroparietale dello scalpo, nei soggetti dislessici la P300 risulta aumentata in latenza e ridotta in ampiezza. • Conclusioni • Le alterazioni neurobiolgiche sono un’importante spunto per attuare • un programma riabilitativo specifico.

  37. EVOLUZIONE NATURALE DELLA DE • Prime fasi di acquisizione (1^ elementare) • Difficoltà e lentezza nell’acquisizione del codice alfabetico e nell’applicazione delle “mappature” grafema-fonema. • Controllo limitato delle operazioni di analisi e sintesi fonemica con errori che alterano in modo grossolano la struttura fonologica delle parole lette. • Accesso lessicale limitato o assente anche quando le parole sono lette correttamente. • Capacità di lettura, come riconoscimento, di un numero limitato di parole

  38. EVOLUZIONE NATURALE DELLA DE • Per la scrittura • Deficit nell’identificazione dei singoli suoni che compongono la parola (b?/d?) • Deficit nella discriminazione di suoni affini (f/v, c/g, t/d, p/b) • Deficit nella corrispondenza tra i suoni e le lettere cheli rappresentano nella scrittura • Per la lettura • Faticoso e impreciso riconoscimento delle lettere scritte • Lentezza nella transcodifica segno-suono • Difficoltà nella sintesi fonemica

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