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Il risk management nel Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara

Il risk management nel Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara. Università degli Studi di Verona Verona, 4 dicembre 2006 Intervento di Marco Berlanda Controllo dei rischi e studi Banco Popolare di Verona e Novara. Indice A. Generalità 1. I rischi del Gruppo Bpvn

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Il risk management nel Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara

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  1. Il risk management nel Gruppo Banco Popolare di Verona e Novara Università degli Studi di Verona Verona, 4 dicembre 2006 Intervento di Marco Berlanda Controllo dei rischi e studi Banco Popolare di Verona e Novara

  2. Indice • A. Generalità • 1. I rischi del Gruppo Bpvn • 2. Riskcap versus Ecocap • 3. Gestione e controllo dei rischi nel Gruppo • 4. Evoluzione parallela • 5. Collocazione del RM nell’organigramma • 6. Attività RM in corso • 7. Possibile evoluzione organizzativa del RM • 8. Disclosure dei rischi • 9. Architettura informatica generale • 10. Architettura del Risk management • B. Categorie di rischio • 11. Quali rischi? • 12. Il rischio di tasso del banking book • 13. Report su sensitivity del margine • 14. VaR del banking book e limiti • 15. Il fabbisogno di liquidità • 16. Il rischio di liquidità richiede capitale? • 17. Requisiti di vigilanza sul trading book • 18. Report VaR (rischi di posizione) • 19. Progetto validazione modello interno • 20. Intermezzo: quadro dei rischi • 21. Stima dei rischi di credito • 22. Schema di modello per la stima delle PD • 23. Crediti: perdite attese e inattese • 24. Modelli IRB e modelli interni • 25. Rischio di business • 26. Rischio operativo • 27. Rischi di reputazione e strategico • 28. Imprese non finanziarie e non controllate • 29. Integrazione dei rischi • 30. Indicatori VBM • C. I tre pilastri di Basilea II • 31. Il triplice effetto di Basilea II • 32. L’Icaap del secondo pilastro • 33. Evoluzione del Risk management • 34. Possibile impatto del 1° e 2° pilastro • 35. Capital planning & allocation • 36. Trasparenza dei rischi bancari • 37. Rischio come dimensione essenziale nella gestione bancaria

  3. Rischi-rendimenti % a confronto (31 dicembre 2005) 17,4 16,2 BPVN Maggiori gruppi 10,0 9,4 Maggiori gruppi BPVN Coeff. solvibilità Return on equity Fonte: nostre elaborazioni su dati Banca d’Italia 1. I rischi del Gruppo Bpvn Il grafico pone a confronto il Gruppo Bpvn e i maggiori sei Gruppi bancari italiani. La copertura patrimoniale dei rischi di credito di Bpvn è inferiore a quella dei maggiori gruppi, ma la sua redditività è superiore. Si può dire che la maggiore redditività compensa il maggior rischio di Bpvn? La cautela è d’obbligo, non tanto sulla redditività (Ias), quanto relativamente ai rischi, ancora determinati secondo la vecchia metodologia Basilea I, che approssima l’entità dei rischi in modo sommario. • Basilea I non tiene conto, tra l’altro: • - della natura corporate o retail dell’affidato; • dei rating interni; • della capacità di recupero.

  4. Composizione % Mercato (8) Mercato (6) Trasforma-zione (12) Indicatori patrimoniali (milioni € - 31 dicembre 2005) Credito (92) Operativo (9) Business (4) 4.021 Soc. a patr. netto (26) 3.812 3.710 3.565 Credito (43) Post correlazioni Patrimonio netto Patrimonio vigilanza Requisito patrimoniale Capitale economico 2. Regcap versus Ecocap Vi sono due metodi principali di misurazione dei rischi bancari: quello regolamentare e quello gestionale (capitale economico). I risultati spesso divergono, soprattutto laddove si applichi la regolamentazione di Basilea I. Ma oltre al valore assoluto delle due stime, diverge la composizione dei rischi. Basilea II porrà parzialmente rimedio a questa anomalia.

  5. Controllo di secondo livello (n. 16) Finanza (n. 10) Clienti (n. 7) Controllo primo livello specialistico (n. 36) Risk management (n. 16) Organiz- zazione (n. 4) Crediti (n. 15) Gestione dei rischi e controllo primo livello (n. 11.000) 3. Gestione e controllo dei rischi nel Gruppo Le attività di gestione dei rischi e di controllo di primo livello sono diffuse in tutta l’organizzazione del Gruppo Bpvn. Quattro funzioni dedicate, inserite nell’ambito delle strutture operative, svolgono attività di risk management specialistico e operativo (rischi di credito, rischi finanziari, rischi operativi e rischi della clientela). Il risk management, inteso come controllo indipendente sui portafogli, è collocato presso la Capogruppo in un’apposita funzione. Tra parentesi è indicato il numero delle risorse per ciascuna funzione.

  6. Evoluzione metodologie Evoluzione RM Gruppo Bpvn • Anni 80: ALM • Primi anni ’90: Modelli rischi di mercato • Fine anni 90: modelli rischi di credito • Nuovo millennio: rischi operativi e altri rischi 4. Evoluzione parallela Come è noto, i modelli di stima dei rischi si sono sviluppati sul piano internazionale in stretta relazione all’evoluzione dei mercati, all’innovazione finanziaria e agli stimoli regolamentari. L’evoluzione delle attività di risk management del Gruppo Bpvn si è mossa in parallelo, ancorché con tempi diversi rispetto all’ordine di evoluzione di tali fattori.

  7. 5. Collocazione del RM nell’organigramma • Le attività di risk management in senso stretto sono collocate nella Capogruppo, nell’ambito delle funzioni: • Controllo dei rischi e studi • Risk management. • Si tratta di “strutture diverse da quelle produttive”, caratterizzate da “separatezza rispetto alle funzioni operative” e da assenza di “conflitti di interesse”. • Il Risk management controlla i rischi sia di BPVN che, in regime di outsourcing, delle altre banche del Gruppo. E’ cioè una funzione di Gruppo. • Inoltre opera nell’ambito delle responsabilità della Capogruppo.

  8. Quadro delle attività del RM 6. Attività RM in corso • Le attività gestionali stanno andando gradualmente a regime e comprenderanno tutto il set delle attività di misurazione e controllo dei limiti. • Il secondo pilastro estenderà il perimetro dei rischi e la gamma delle attività, spingendo il RM verso: • la pianificazione, da un lato, • la verifica del capitale regolamentare, dall’altro, • ed eventualmente il supporto al pricing, dall’altro ancora. • Sono in corso tre progetti di validazione di modelli interni ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali, con ruoli differenziati del RM.

  9. 7. Possibile evoluzione organizzativa del RM • Nel 2007 il RM del Gruppo potrebbe evolvere lungo le seguenti direttrici: • maggiore specializzazione organizzativa; • separazione del RM in due filiere principali (crediti e altri rischi); • inclusione delle competenze in materia di sviluppo-controllo dei modelli di rating, nonché di assegnazione dei rating judgmental; • sviluppo delle competenze sull’integrazione e pianificazione dei rischi.

  10. 8. Disclosure dei rischi • I rischi del Gruppo sono illustrati pubblicamente nel bilancio consolidato Ias e in particolare: • in sede di Relazione sulla gestione, nelle sezioni “Principali rischi e incertezze che il Gruppo affronta” e “Obiettivi e politiche in materia di assunzione, gestione e copertura dei rischi”; • in sede di Nota integrativa, nella Parte E, recante “Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura”.

  11. Sistemi gestionali 3270 WEB 3270 WEB 3270 WEB 3270 WEB Operazioni Clientela 3270 WEB Col CONTI CORRENTI loc GP ESTERO MUTUI AREA FINANZA ALTRE APPLICAZIONI am Colloquio M ent HOST o Mercati Sezionale opera zioni Sezionale operazioni Sezionale operazioni Sezionale operazioni Col Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo loc GP contabile segnal . ctrl gest . contabile segnal . ctrl gest . contabile segnal . ctrl gest . contabile segnal . ctrl gest . AREA FINANZA am Position M ent Keeping o Sistemi di sintesi (Merlino Sezionale operazioni Stato Patrimoniale Risque ) Sviluppo Sviluppo Sviluppo contabile segnal . ctrl gest . INTERFACCIA INTERFACCIA INTERFACCIA CONTABILITA’ SEGNALAZIONI CONTROLLO DI GESTIONE INTERFACCIA Conto Economico CONTABILITA’ CONTABILITA’ SEGNALAZIONI CONTROLLO DI GENERALE VIGILANZA CONTABILITA’ GESTIONE ( Cogeban ) ( Sisba ) GENERALE ( Cogeban ) Riconciliazioni Controllo di Bilancio Segnalaz . gestione BANCO POP. DI VERONA E NOVARA BANCA POPOLARE DI NOVARA CREDITO BERGAMASCO BANCA ALETTI Segnalazioni Consolidato Consolidate 9. Architettura informatica generale Il sistema applicativo del Gruppo Bpvn è basato sulla “declinazione” per ciascuna banca del Gruppo del sistema applicativo “master”. Questo è in grado di erogare le funzionalità di supporto gestionale ad una generica banca. Il “clone” applicativo per una determinata banca è una copia del “master”, parametrizzata con i dati caratteristici della banca (es.: codice abi, suffisso banca per gli NDG, ecc.). Nel Gruppo i “cloni” sono 4, uno per ciascuna banca. Il clone di Banca Aletti presenta alcune specificità. All’interno di ciascun clone, le informazioni gestionali raccolte dai diversi sistemi applicativi vengono trasmesse, dapprima a livello dettagliato e poi a livello aggregato, ai sistemi di sintesi (contabilità, controllo di gestione, segnalazione, ecc.). Apposite funzioni trasversali rispetto ai cloni provvedono a raccogliere le informazioni complessive per la produzione dei dati ufficiali di Gruppo (es.: consolidato, segnalazioni consolidate, ecc.).

  12. Sistemi gestionali 3270 WEB 3270 WEB 3270 WEB 3270 WEB Operazioni Clientela 3270 WEB Col CONTI CORRENTI loc GP ESTERO MUTUI AREA FINANZA ALTRE APPLICAZIONI am Colloquio M ent HOST o Mercati Sezionale opera zioni Sezionale operazioni Sezionale operazioni Sezionale operazioni Col Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo Sviluppo loc GP contabile segnal . ctrl gest . contabile segnal . ctrl gest . contabile segnal . ctrl gest . contabile segnal . ctrl gest . AREA FINANZA am Position M ent Keeping o Sistemi di sintesi (Merlino Sezionale operazioni Stato Patrimoniale Risque ) Sviluppo Sviluppo Sviluppo contabile segnal . ctrl gest . INTERFACCIA INTERFACCIA INTERFACCIA CONTABILITA’ SEGNALAZIONI CONTROLLO DI GESTIONE INTERFACCIA Conto Economico CONTABILITA’ CONTABILITA’ SEGNALAZIONI CONTROLLO DI GENERALE VIGILANZA CONTABILITA’ GESTIONE ( Cogeban ) ( Sisba ) GENERALE ( Cogeban ) Riconciliazioni Controllo di Bilancio Segnalaz . gestione RISCHI MERCATO ALMPro VaR (PROMETEIA) INTEGRAZIONE RISCHI Value Based Management RISCHI DI CREDITO Credit Risk Pro (PROMETEIA) RISCHI ALM e Liquidità ALMPro ALMS (PROMETEIA) 10. Architettura del Risk management • Gli applicativi di Risk management si alimentano dai sistemi gestionali o di sintesi mediante appositi estrattori. • I tre principali applicativi in uso sono forniti da Prometeia. • L’integrazione dei rischi avviene mediante il supporto di fogli di calcolo Excel. • Sono in corso di implementazione nuovi applicativi per: • il calcolo del capitale assorbito ai fini di vigilanza in prospettiva Basilea II; • le prove di back test e stress test sui rischi di mercato; • il calcolo dell’OpVar.

  13. 11. Quali rischi? In questa sede si parla di rischi nel senso di probabilità (con un certo livello di confidenza e in un dato orizzonte temporale) di perdite - di entità apprezzabile - di natura economico/patrimoniale, diverse da quelle attese o “occorse”. Includiamo nei rischi anche i mancati ricavi. Il prospetto rappresenta una mappa delle tipologie di rischio cui è normalmente esposto un gruppo bancario, nonché dei possibili metodi di stima.

  14. 12. Il rischio di tasso del banking book Schema stato patrimoniale A lato viene rappresentato in forma semplificata lo stato patrimoniale di una banca, con evidenza degli aggregati denominati banking e trading book. Un primo rischio che insiste sul banking book risiede nel fatto che una struttura squilibrata di attivo e passivo (in termini di scadenze, tassi ecc.) è esposta alla variazione dei tassi di mercato. Se questa è sfavorevole, si riduce il margine di interesse atteso e/o il valore economico del banking book della banca. Un profilo specifico è rappresentato dalle poste a vista, la cui sensibilità rispetto alla variazione dei tassi non è pacifica. La variazione dei tassi può essere assunta convenzionalmente come costante, ovvero può essere desunta dal mercato o modellizzata e stimata probabilisticamente. Banking book Trading book Crediti vs banche Poste a vista Crediti vs clienti PcT attivi PcT attivi Titoli Titoli Debiti vs banche Poste a vista Debiti vs clienti PcT passivi PcT passivi Posizioni lunghe Posiz. lunghe Posizioni corte Posiz. corte

  15. 13. Report su sensitivity del margine A lato viene riprodotta la stima di sensitivity sul margine di interesse, associata a variazioni convenzionali o attese. Le banche del Gruppo evidenziano un’esposizione diversificata, in funzione della propria operatività. Per quanto sommaria, la stima di sensitivity al variare convenzionale dei tassi ha il pregio di essere applicata da tutte le banche e quindi di consentire dei confronti. Basilea II, secondo pilastro, consente che shock di 200 b.p. non determinino impatto sul patrimonio di vigilanza > 20%.

  16. 1) VaR/valore attuale * 100 VaR % al …. Alert (90% limite) Limite -6,7% -11% -12% Limiti dei rischi di mercato del banking book 2) Minor margine int./margine atteso * 100 Minor margine al … Alert (90% limite) Limite -2,9% -10% -11% 14. Var del banking book e limiti Il report evidenzia, in alto, il valore a rischio (VaR) del banking book, cioè la quota del suo valore economico che potrebbe essere persa al verificarsi di condizioni avverse dei tassi, stimate statisticamente. In basso viene evidenziata una misura tradizionale di sensitivity del margine (+ o – 100 b.p.), con il relativo limite.

  17. 15. Il fabbisogno di liquidità Il report evidenzia, negli istogrammi, il saldo tra flussi di cassa attivi e passivi attesi, per periodo di scadenza. Le linee evidenziano i gap cumulati di periodo, secondo tre possibili stime, a seconda che si ipotizzi la liquidazione dei titoli in portafoglio in misura totale, parziale o nulla. Attualmente il gap considerato nel Gruppo è quello a 14 giorni. Liquidità netta per scadenza Gap di periodo (barre) e cumulati (linee) - (milioni €) -

  18. 16. Il rischio di liquidità richiede capitale? Vi è chi sostiene che il rischio di liquidità non vada fronteggiato mediante accantonamenti patrimoniali, ma tramite opportuni sistemi di monitoraggio e limiti operativi. In effetti sembra paradossale che l’eventuale carenza di mezzi liquidi per fronteggiare uscite a brevissimo termine (es. 14 giorni) possa essere coperta da fondi patrimoniali (a cui corrisponderebbero attività a medio o lungo termine liquidabili in tempi estesi). Basilea II (Secondo pilastro) ritiene viceversa che occorra prevedere anche una copertura patrimoniale. Il Gruppo Bpvn sta sviluppando un modello che stima il capitale economico a fronte del rischio di liquidità come: il costo aggiuntivo da sostenere per sostituire urgentemente raccolta a breve con raccolta a scadenza più lunga. Il costo sarebbe pari al maggiore spread da riconoscere al mercato e considerando condizioni di stress. Si può ipotizzare che una crisi di fiducia investa il Gruppo, con conseguente credit watch da parte delle agenzie di rating e aumento dei credit spread sulle operazioni di raccolta, aumento che colloca il nuovo livello su quello di banche caratterizzate da rating B/BB (più 50- 150 bps). Si può ipotizzare, inoltre, un fenomeno di fuga dei depositanti e conseguente riduzione delle consistenze dei conti correnti passivi (sulla base del modello VaR sviluppato internamente, che stima i prelievi da parte dei depositanti sulla base della volatilità storica osservata). Si può prevedere che la nuova raccolta (interbancaria e nuove emissioni a investitori istituzionali) necessaria a rinnovare le operazioni di raccolta in scadenza e la raccolta a vista ritirata dalla clientela sia effettuata a tassi che incorporano l’incremento degli spread (per la raccolta a vista oggetto di sostituzione l’incremento di tasso non è rappresentato solo dal nuovo maggiore spread ma anche dalla differenza tra il funding di questa forma di raccolta e il tasso risk free). Infine stiamo ipotizzando che la condizione di crisi rientri dopo il secondo mese (in altri termini i maggiori interessi sono calcolati per due mesi per le operazioni di funding a breve, per un anno per le nuove emissioni a m/l termine).

  19. 17. Requisiti di vigilanza sul trading book Il trading book o portafoglio di negoziazione di vigilanza è una aggregato patrimoniale che include strumenti finanziari detenuti per finalità di negoziazione (in proprio o verso la clientela) o di tesoreria, nonché derivati relativi a strumenti finanziari, sia di copertura che speculativi. Esso esclude il tradizionale portafoglio titoli immobilizzato. Sul trading book si manifestano i “rischi di mercato”, cioè riconducibili alle oscillazioni dei valori di mercato (azionario, obbligazionario e valutario), nonché al comportamento delle controparti. Vengono calcolati anche il rischio di cambio e su merci relativi all’intero bilancio.

  20. 18. Report VaR (rischi di posizione) Il report sottostante evidenzia i rischi di posizione stimati con il metodo VaR (varianza-covarianza, 99% confidenza e 10 giorni holding period). Come si osserva, le correlazioni “verticali” portano a una riduzione dei rischi complessivi del 15-25%, mentre quelle orizzontali determinano un’ulteriore riduzione del 40%. Il grafico a lato evidenzia la dinamica del VaR, con un holding period annualizzato. 1) Non sono inclusi né i rischi di cambio-merci, né gli strumenti derivati complessi.

  21. 19. Progetto validazione modello interno • Nel 2005 è stato avviato un progetto finalizzato a ottenere il riconoscimento da Banca d’Italia del modello di stima dei rischi di mercato per la determinazione dei requisiti patrimoniali. • In Italia attualmente solo due Gruppi bancari hanno ottenuto validazioni parziali dei modelli interni. • Tra gli obiettivi: • risparmio di capitale; • perfezionamento delle tecniche di gestione dei rischi.

  22. 20. Intermezzo: quadro dei rischi Stima complessiva dei rischi del Gruppo Bpvn. Le cifre sono indicative. Le stime dei rischi sono omogeneizzate per holding period a 12 mesi e livello confidenza al 99,96%. Non si sono tenute in considerazione le correlazioni tra diversi rischi, salvo una minima componente.

  23. Suddivisione utilizzi per classe di rating 25% 20% 15% 10% 5% 0% 1 2 3 4 5 6 7 8 9 25% 20% 15% 10% 5% 0% 1 2 3 4 5 6 7 8 9 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% 1 2 3 4 5 6 7 8 9 21. Stima dei rischi di credito • Il Gruppo Bpvn attualmente stima la quasi totalità (crca 97%) dei propri rischi di credito in bonis, sia per cassa che di firma, sia originati da clientela ordinaria che da controparti bancarie. • Il modello di portafoglio utilizzato è di tipo default-mode. Le perdite sono stimate con approccio VaR, calcolato con simulazione Montecarlo. • Le variabili di input sono: • rating interni per le PD; • Lgd al 45%, in attesa di modello interno. • Per stimare le perdite inattese viene utilizzata una matrice di correlazione, mediante la quale si stima l’effetto dell’eventuale peggioramento di variabili macro e micro sulla rischiosità del portafoglio. SMALL BUSINESS 26,2% esposiz. Fatturato/attivo inferiore a 2,5 mio MID CORPORATE 46,7% esposiz. Fatturato/attivo tra 2,5 e 150 mio LARGE CORPORATE 27,1% esposiz. Fatturato/attivo oltre 150 mio

  24. Profilo aziendale Profilo comportamentale Dati geo- settoriali Score di bilancio e CE Score qualitativo Score di impresa di I livello Score andamentale interno Score andamentale Centrale Rischi Attribuzione di Pd medie derivanti da analisi interne, validate da Banca d’Italia Score andamentale integrato Score di impresa di II livello Valutazione creditizia Score complessivo Lgd Rating di I livello (1-9) Calcolo dei requisiti patrimoniali Ead Rating di II livello (1-9) 22. Schema di modello per la stima delle PD Lo schema illustra la struttura del modello di stima della probabilità di default (Pd) andamentale di una controparte small-mid corporate e il suo utilizzo nel processo creditizio e nel calcolo dell’assorbimento patrimoniale.

  25. 23. Crediti: perdite attese e inattese Il prospetto sottostante riporta una stima indicativa delle perdite massime potenziali a fronte degli impieghi verso la clientela ordinaria del Gruppo, suddivise per business unit di riferimento (i criteri di segmentazione sono diversi da quelli p. 21). Le perdite inattese, fronteggiate da capitale e stimate dal Gruppo con un livello di confidenza del 99,96%, sono pari a circa il triplo delle perdite attese (coperte da accantonamenti sul conto economico).

  26. 24. Modelli IRB e modelli interni Basilea II consente alle banche di determinare i propri requisiti patrimoniali a fronte del rischio di credito utilizzando modelli interni, o meglio modelli basati sui rating interni (IRB). La differenza non è trascurabile. Infatti la stima interna può riguardare solo le PD (foundation) o anche LGD, EAD e M (advanced). Quindi: libertà (relativa) per il calcolo delle perdite attese, ma in nessun caso autonomia circa il metodo di stima delle perdite inattese. Queste, infatti, vengono derivate mediante “funzioni di ponderazione” fisse, stabilite dal Comitato di Basilea. Libertà viene riconosciuta (nel secondo pilastro) per la stima del requisito a fronte del rischio di concentrazione (di entità residuale). • I modelli interni o di portafoglio (sia default mode che mark to market mode) stimano sia le perdite attese che inattese. • In particolare il Gruppo Bpvn stima la perdita inattesa come somma di due componenti: • rischio sistematico: rischio associato a un portafoglio in cui le variazioni delle probabilità di insolvenza delle controparti sono correlate allo stato delle variabili macro- e microeconomiche; si considera dunque che i crediti possano diventare congiuntamente crediti in default. • rischio di concentrazione: rischio che l’eccessiva concentrazione di esposizioni su un numero ridotto di controparti e/o su controparti con elevate PD determini, in caso di default delle stesse, perdite rilevanti. • La distinzione nelle due componenti risulta molto utile in termini gestionali. Nel processo di gestione del rischio di credito il rischio di concentrazione viene gestito incrementando la numerosità del portafoglio clienti ed evitando il raggruppamento delle esposizioni in capo ad un ridotto novero di controparti; il rischio sistematico viene attenuato mediante strategie di ricomposizione del portafoglio per aree geografiche e macrobranche di attività economica.

  27. 25. Rischio di business Il rischio di business non dispone ancora una propria definizione stabile. Si va da definizioni molto comprensive come quella del Cebs (2006), che lo equiparano al rischio di impresa (business risk: consists amongst others of credit risk, market risk, interest rate risk, liquidity risk, operational risk, strategic risk, and reputation risk); ad accezioni più ristrette, riconducibili al rischio relativo al margine da servizi. Il nostro Gruppo adotta attualmente una accezione di rischio di business intermedia, nel senso di: rischio commerciale, ovvero di riduzione inattesa dei flussi reddituali previsti (di margine di interesse e di margine da servizi), derivante da fattori di natura commerciale (concorrenza, inadeguatezza offerta, cambiamento preferenze clientela ecc.) e stimabile mediante la metodologia dell’EaR. Si tratta, per quanto riguarda il margine di interesse, del rischio-volume; e, per quanto concerne le commissioni, del rischio sia di prezzo che di volume di servizi erogati. Naturalmente il rischio in questione non si manifesta direttamente in forma di perdite in conto capitale, ma in minori ricavi rispetto a quelli attesi. A lato viene riportata una stima del solo rischio di margine da servizi (1 anno, 99,96%), senza componente dei derivati corporate.

  28. 26. Rischio operativo • Il Gruppo sta sviluppando un modello statistico per la stima dei rischi operativi, sia per finalità gestionali interne che, in prospettiva, in ordine al suo riconoscimento come modello AMA per la determinazione dei requisiti patrimoniali di vigilanza. • Il modello è basato su due fonti informative: • dati di perdite operative interne, contabilizzate formalmente come tali e classificate secondo criteri analitici; • valutazioni qualitative o dati di perdita media di sistema, laddove la serie storica interna sia carente. • Rispetto all’applicazione del metodo standard previsto da Basilea II, basato sull’applicazione di coefficienti di ponderazione al margine di intermediazione relativo a otto business lines, il modello interno è costruito sui rischi effettivi e può portare a un sensibile risparmio di capitale. Assorbimento a fronte dei rischi operativi (metodo standard)

  29. 27. Rischi di reputazione e strategico Basilea II prevede che le banche stimino i propri rischi di reputazione e strategico, senza definirne i lineamenti. Rischio strategico. Si sta valutando lo sviluppo di un modello di stima basato sulla seguente definizione (solo in parte analoga a quella Cebs): rischio di subire un impatto, attuale o prospettico, sugli utili o sul capitale derivante da nuovi orientamenti strategici della banca, inadeguate implementazioni di decisioni strategiche o mancanza di sensibilità/reazione a cambiamenti strutturali di mercato. La metodologia che si ipotizza di impiegare potrebbe prevedere un approccio analitico (modellizzazione delle perdite tramite diverse distribuzioni, in relazione alle diverse tipologie di eventi rischiosi) o un approccio top-down (benchmarking con banche aventi business simile, per definire i cambiamenti di prezzo dell’equity dovuti al verificarsi del rischio). Rischio di reputazione Il Gruppo sta valutando la possibilità sviluppare un modello di stima basato sulla seguente definizione (analoga a quella elaborata dal Cebs): rischio di subire un impatto, attuale o prospettico, sugli utili o sul capitale derivante da una sensibile alterazione del giudizio del mercato o della fiducia della clientela nei confronti del Gruppo. La metodologia che si ipotizza potrebbe prevedere un approccio di dipendenza del rischio reputazionale dal rischio operativo, o in alternativa un approccio storico (stima dell’impatto di annunci negativi sul valore dell’equity d’impresa). CEBS, Guidelines on the Application of the Supervisory Review Process under Pillar 2 (CP03 revised), 25 January 2006 - Annex 1: Definitions and acronyms Reputation risk: the current or prospective risk to earnings and capital arising from adverse perception of the image of the financial institution on the part of customers, counterparties, shareholders, investors or regulators. Strategic risk: the current or prospective risk to earnings and capital arising from changes in the business environment and from adverse business decisions, improper implementation of decisions or lack of responsiveness to changes in the business environment.

  30. 28. Imprese non finanziarie e non controllate • Una quota rilevante dei rischi di Gruppo è relativa a: • società controllate o a influenza notevole, diverse da banche, da Sgr, da Sim e da intermediari finanziari. Ci si riferisce a società di servizi, immobiliari, finanziarie di partecipazione ecc., per le quali spesso non si dispone di modelli interni per la stima dei rischi; • a società finanziarie e non finanziarie non controllate o non sottoposte a influenza notevole, per le quali non si ha accesso a eventuali stime interne. • Attualmente il rischio associato alla prima categoria di asset del Gruppo viene trattato nell’ipotesi di una perfetta patrimonializzazione delle società partecipate. Il rischio è pertanto equiparato alla frazione di patrimonio netto di pertinenza del Gruppo e le quote di patrimonio netto vengono semplicemente sommate. • Per il portafoglio delle partecipazioni non controllate si applica il criterio previsto da Basilea I relativamnte al coefficiente di solvibilità (8% del valore di bilancio). • In futuro, anche sotto lo stimolo di Basilea II, le metodologie di stima saranno affinate.

  31. 29. Integrazione dei rischi Il prospetto evidenzia a titolo indicativo il totale dei rischi di Gruppo, suddivisi per tipologia di rischio stimato ad oggi, e per principali società. I modelli interni stimano il 70% dei rischi; il rimanente 30% è calcolato utilizzando i requisiti previsti dalla normativa di vigilanza. Per la parte stimata, il livello di confidenza utilizzato è il 99,96%, coerente con il rating di Gruppo. E’ stata utilizzata una correlazione diversa da 1 solo nella coppia rischi di tasso-rischi di business.

  32. 30. Indicatori VBM Il prospetto evidenzia alcuni indicatori di sintesi di creazione del valore. I dati reddituali (Nopat – Net operating profit after taxes), suddivisi per business unit di Gruppo, vengono confrontati con le corrispondenti stime dei rischi (capitale assorbito). La redditività del capitale economico, dopo essere stata confrontata con il costo del capitale free risk, si traduce in indicatori di creazione di valore.

  33. Terzo pilastro (disclosure sui rischi e disciplina di mercato) Basilea II Secondo pilastro (stima gestionale esaustiva dei rischi e verifica adeguatezza del patrimonio) Basilea II Primo pilastro (calcolo dei requisiti patrimoniali minimi con metodologie interne da utilizzare, tra l’altro, anche nella valutazione del merito creditizio ) Secondo pilastro (stima gestionale esaustiva dei rischi e verifica adeguatezza del patrimonio) Terzo pilastro (disclosure sui rischi e disciplina di mercato) Primo pilastro (calcolo dei requisiti patrimoniali minimi con metodologie interne da utilizzare, tra l’altro, anche nella valutazione del merito creditizio ) 31. Il triplice effetto di Basilea II Basilea II determinerà profonde innovazioni nelle banche, soprattutto nella gestione del patrimonio e dei rischi (in futuro più strettamente connesse). Basilea II trasformerà anche l’attività di vigilanza, responsabilizzando le banche e il mercato. Basilea II non è un monolite, ma è costituito da tre pilastri. Il terzo pilastro aumenterà le informazioni a disposizione degli investitori. Il secondo pilastro trasformerà il processo aziendale di gestione del rischio. L’applicazione del primo pilastro avrà effetto sul patrimonio delle banche e, indirettamente, sui rapporti con i clienti affidati, enfatizzando la dimensione del rischio.

  34. 32. L’Icaap del secondo pilastro Il Secondo pilastro di Basilea II, di prossima attuazione (cfr. documento di consultazione Bankit) prevede, rispetto a precedenti raccomandazioni emanate dal Comitato di Basilea, alcune novità rilevanti, imperniate sul processo Icaap (Internal capital adquacy assessment process), che possono essere schematizzate come segue:

  35. Oggi (Basilea I) Domani (2° pilastro Basilea II) Confronto tra patrimonio di vigilanza e capitale economico Risk-capital comparison Definizione formale del processo di risk management Enforcement Pianificazione dei rischi/del capitale aziendale e delle business unit Risk/capital planning Controllo di alcuni limiti sui rischi finanziari Controllo dei limiti relativi a molte categorie di rischi Risk limits control Integrazione dei rischi e prove di stress Risk measurement Misurazione di alcune tipologie di rischio Misurazione di tutte le tipologie di rischio correnti e prospettiche 33. Evoluzione del risk management L’evoluzione indotta dal secondo pilastro di Basilea II sul risk management bancario sarà molto significativa. Il R.M. diventerà una dimensione essenziale e obbligatoria della gestione bancaria, con forte coinvolgimento dei vertici aziendali.

  36. Metodi interni per 1° pilastro, Icaap adeguato per 2° pilastro Metodi standard per 1° pilastro, Icaap insufficiente per 2° pilastro 10% 2° pilastro Totale 8% Totale 1° pilastro 2° pilastro Totale 6% 1° pilastro Basilea I Basilea II 34. Possibile impatto del 1° e 2° pilastro L’impatto di Basilea II in termini patrimoniali non è facile da prevedere. Ma potrebbe essere molto diversificato. Attualmente il coefficiente di solvibilità medio delle banche italiane e delle banche europee (rapporto tra patrimonio di vigilanza e attivo ponderato) è largamente superiore all'8%. Le banche di minori dimensioni sono più patrimonializzate delle maggiori. L’applicazione dei due pilastri di Basilea II potrebbe produrre esiti molto diversificati sul patrimonio richiesto alle banche, come indicato in forma ipotetica nel grafico a lato. Banche italiane partecipanti al Quantitative impact study n. 5 (valori percentuali) 1) Universo delle banche italiane Fonte: elab. dati Banca d'Italia

  37. Cda e Direzione Rischi futuri Risk management Requisiti minimi 1° pilastro 35. Capital planning & allocation • Il potenziamento del Risk management previsto dal 2° pilastro costituirà per le banche non solo un obbligo, ma anche una duplice opportunità: • di risparmio patrimoniale (di eventuale capitale aggiuntivo, che le Autorità di vigilanza potrebbero richiedere nell’ambito del 2° pilastro qualora la quantità del capitale economico stimato superasse i requisiti minimi o laddove la qualità della stima fosse ritenuta insoddisfacente); • di sviluppo dei processi di pianificazione, nella forma di: • stima analitica e esaustiva dei rischi a livello sia di banca, sia di business units e di prodotto (contabilità industriale dei rischi); • stima dinamica dei rischi, cioè basata sulla struttura economico-patrimoniale futura, derivante dall’attuazione del budget; • introduzione della dimensione del rischio nel b.plan e nel budget; • utilizzo del capitale economico prospettico ai fini dell’allocazione dello stesso alle business units.

  38. 36. Trasparenza dei rischi bancari • Diverse fonti normative, tra loro convergenti, impongono un regime di informazione pubblica sui rischi bancari sempre più trasparente: analogamente a quanto disposto per le società in genere dall’art. 2428 del Codice civile in coerenza con gli Ias, le nuove Istruzioni di vigilanza di Banca d’Italia in materia di bilancio bancario prevedono che la relazione sulla gestione a corredo dei bilanci bancari contenga informazioni “sui principali rischi e incertezze che l'impresa affronta” nonché sugli obiettivi e sulle politiche dell'impresa in materia di assunzione, gestione e copertura dei rischi finanziari (rischio di prezzo, rischio di credito, rischio di liquidità e rischio di variazione dei flussi finanziari)”; soprattutto, le medesime Istruzioni prevedono la compilazione di una nuova sezione della Nota integrativa del bilancio, la Parte E, recante “Informazioni sui rischi e sulle relative politiche di copertura” con descrizione analitica dei profili organizzativi, metodologici e quantitativi dei rischi di credito, di mercato (sia banking book che trading book), di liquidità e operativi; inoltre dal prossimo anno entreranno in vigore le Istruzioni di vigilanza che danno attuazione al Terzo pilastro di Basilea II, e che prevedono la pubblicazione sul sito internet delle banche di n. 14 tavole numeriche e quantitative sulle diverse tipologie di esposizioni al rischio, su indicatori di rischio, su metodologie di stima, su modalità di copertura ecc., nonché impongono di concentrare nel medesimo sito ogni altra informazione sui rischi e sul patrimonio eventualmente diffuse in altra forma. • Tali oneri informativi si aggiungono alla prassi di molte banche, soprattutto quotate, di fornire agli investitori professionali, agli analisti finanziari e alle agenzie di rating informazioni sui rischi aziendali. Relazione bilancio Nota integrativa Sito internet

  39. Rischio Redditività Quantità-qualità attività 37. Rischio come dimensione essenziale della gestione bancaria • Il rischio è sempre stato un fattore importante nella gestione delle banche. In futuro è destinato a diventarlo ancora di più, o meglio a: • diventare parametro essenziale anche nella determinazione dei requisiti patrimoniali; • a orientare sulla base di sistemi di rating avanzati le valutazioni di merito creditizio; • a essere misurato in modo più completo e integrato; • a diventare elemento essenziale della pianificazione; • a essere reso trasparente a investitori e agenzie di rating; • a investire direttamente le responsabilità di monitoraggio e pianificazione dei consigli di amministrazione.

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