1 / 97

Alcuni incipit novecenteschi

Alcuni incipit novecenteschi. Franz Kafka, La metamorfosi ( Die Verwandlung , 1912) Marcel Proust, Dalla parte di Swann ( Du côté de chez Swann , 1913), primo volume della Recherche

henrik
Télécharger la présentation

Alcuni incipit novecenteschi

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Alcuni incipit novecenteschi • Franz Kafka, La metamorfosi (Die Verwandlung, 1912) • Marcel Proust, Dalla partedi Swann (Du côté de chez Swann, 1913), primo volume della Recherche • James Joyce, Dedalus. Ritratto dell’artista da giovane (A Portrait of the Artist as a Young Man, 1916) • Virginia Woolf, Al faro (To the Lighthouse, 1927) • William Faulkner, L’urlo e il furore (The Sound and the Fury, 1929):

  2. Franz Kafka, La metamorfosi Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po' la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante.«Che cosa mi è capitato?» pensò. Non stava sognando. La sua camera, una normale camera d'abitazione, anche se un po' piccola, gli appariva in luce quieta, fra le quattro ben note pareti.

  3. Marcel Proust, Dalla partedi Swann A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: "Mi addormento". E, mezz'ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi svegliava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po' particolare; mi sembrava d'essere io stesso quello di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità di Francesco I e Carlo V.

  4. James Joyce, Ritratto dell’artista da giovane C'era una volta tanto tempo fa una muuuuucca che veniva avanti lungo la strada, e questa muuuuucca che camminava sulla strada incontrò un simpatico ragazzetto a nome confettino... Questa favola gliela raccontava suo padre; suo padre lo guardava attraverso il vetro del monocolo: aveva una faccia pelosa. Era lui confettino. La muuuuucca veniva avanti lungo la strada di Betty Byrne; Betty vendeva zucchero filato al limone. Oh, le roselline selvatiche Sul praticello verde Cantava questa canzone. Era la sua canzone. Oh, le loselline veldi.

  5. Virginia Woolf, Al faro Sì, certamente, se domani è bello” disse la signora Ramsay. “Ma ti dovrai svegliare con l’allodola” aggiunse. Al figlio queste parole dettero una gioia straordinaria, come se fosse ormai deciso che la spedizione ci sarebbe stata senz’altro, e il miracolo atteso, gli sembrava, da anni e anni, fosse ora a portata di mano, dopo le tenebre di una notte e la navigazione di un giorno. All’età di sei anni, apparteneva già a quel vasto gruppo di persone che non sanno tener separato un sentimento dall’altro, ma piuttosto lasciano che le immaginazioni del futuro, con le loro gioie e dolori, offuschino ciò che è già qui; perché fin dalla prima infanzia qualsiasi oscillazione nella ruota della sensibilità ha il potere di cristallizzare e fissare l’attimo, da cui la tristezza o l’euforia dipendono.

  6. William Faulkner, L’urlo e il furore Dallo steccato, tra i buchi dei fiori arricciati, li vedevo giocare. Loro venivano verso la bandiera e io andavo lungo lo steccato. Luster frugava in mezzo all'erba sotto l'albero dei fiori. Loro tolsero la bandiera e colpirono la palla. Poi rimisero a posto la bandiera e raggiunsero la piazzuola, e prima tirò uno e poi l'altro. Poi ripresero a camminare e io li seguii lungo lo steccato. Luster si staccò dall'albero dei fiori e andammo avanti lungo lo steccato, e loro si fermarono e ci fermammo anche noi, e io guardavo dai buchi della siepe mentre Luster frugava in mezzo all'erba.

  7. Due tipologie di incipit Gérard Genette, Nuovo discorso del racconto (1983): “Se opponiamo grossolanamente due tipi di incipit, il tipo A che suppone il personaggio ignoto al lettore, lo considera in un primo momento dall’esterno assumendo in un certo senso tale ignoranza, poi lo presenta formalmente [...], e il tipo B che lo suppone di primo acchito già noto, designandolo immediatamente col cognome, o col nome, o addirittura con un semplice pronome personale o con l’articolo determinativo “familiarizzante”, possiamo osservare nella storia del romanzo moderno un’evoluzione significativa, che consiste grosso modo in un passaggio dal tipo A, dominante fino a Zola escluso […], al tipo B [...]. L’uso del tipo B è lampante del XX secolo nei romanzi come Ulysses, il Processo o il Castello” (57-58).

  8. Franz Kafka, Il Castello (Das Schloss, 1926 postumo) Era tarda sera, quando K. arrivò. Il villaggio era immerso in una spessa coltre di neve. Non sì riusciva a vedere la collina, nebbia e oscurità la circondavano, neanche il più debole bagliore di luce indicava il grande Castello. K. rimase a lungo sul ponte di legno che dalla strada maestra conduceva al villaggio, e guardò su, nel vuoto apparente.

  9. Il punto di vista • Si tratta della prospettiva da cui la storia viene osservata e comunicata al lettore • E’ uno strumentodi regolazione dell’informazione narrativa, cioè seleziona le informazioni che il narratore decide di trasmetterci

  10. Il punto di vista • Opzioni narrative fondamentali: • Narrazione onnisciente (focalizzazione zero secondo Genette): il narratore dispone di un livello di sapere superiore ai personaggi (N>P) • Prospettiva ristretta (focalizzazione interna): il narratore dispone di un livello di sapere uguale a quello del personaggio (N=P) • (Focalizzazione esterna: il narratore dispone di un livello di sapere inferiore ai personaggi: N<P)

  11. Un nuovo sistema di coordinate Alcune “rivoluzioni” tra Otto e Novecento: • Ambito politico-sociale • 1896-1908: Seconda rivoluzione industriale • 1914-18: Grande guerra • 1917: Rivoluzione d’Ottobre • Scienza e filosofia: • 1899: Freud pubblica L’interpretazione dei sogni • 1905: Einstein formula la teoria della relatività ristretta (a cui seguirà, nel 1916, la teoria della relatività generale) • 1903-1911: Planck sviluppa la teoria dei quanti • 1900-01: Husserl pubblica le Ricerche logiche (e nel 1913 le Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica)

  12. Un nuovo sistema di coordinate • Campo della tecnica e delle invenzioni tecnologiche: • Tra fine 800 e primi anni del 900, Marconi inventa la radio, e in generale si sviluppano le telecomunicazioni (telegrafo, telefono ecc.) • Negli stessi anni, i fratelli Lumière inventano il cinema; • Grande sviluppo dei trasporti: auto, aereo, grandi transatlantici ecc.

  13. Un nuovo sistema di coordinate Stephen Kern, Il tempo e lo spazio: La percezione del mondo tra Otto e Novecento (The Culture of Time and Space 1880-1918, 1983): “Nel periodo che va dal 1880 allo scoppio della prima guerra mondiale una serie di radicali cambiamenti nella tecnologia e nella cultura creò nuovi, caratteristici modi di pensare e di esperire lo spazio e il tempo. Innovazioni tecnologiche che comprendono il telefono, la radiotelegrafia, i raggi X, il cinema, la bicicletta, l’automobile e l’aeroplano posero il fondamento materiale per questo nuovo orientamento; sviluppi culturali indipendenti quali il romanzo del ‘flusso di coscienza’, la psicoanalisi, il cubismo e la teoria della relatività plasmarono direttamente la coscienza: il risultato fu una trasformazione delle dimensioni della vita e del pensiero” (p. 7).

  14. Un nuovo sistema di coordinate Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento (1971): “Le prime origini della pittura cubista cadono suppergiù negli stessi anni, i primi di questo secolo, in cui Planck formula la teoria dei quanta, Einstein trasformando l’equazione di Michelson-Morley scrive le equazioni della relatività e Freud porta la psicologia del profondo a quella tappa decisiva che è rappresentata dal libro sull’interpretazione dei sogni. Sono altrettanti avvenimenti che sfaccettano e significano, nei loro campi diversi e rispettivi, quello che [si può chiamare] un nuovo sistema di coordinate dell’uomo nel mondo, una nuova percezione che l’uomo ha della struttura e quindi un nuovo sentimento e giudizio del mondo, e del proprio essere ed esserci nel mondo. E senza dubbio, nella misura in cui si è davvero stabilito un nuovo sistema di coordinate, se ne debbono riscontrare gli effetti anche in letteratura, e tanto più nel romanzo” (pp. 3-4).

  15. Un nuovo sistema di coordinate Mario Lavagetto, Svevo e la crisi del romanzo europeo(2000):“Il secolo [...] nasce in modo fortemente traumatico, grazie a una cesura radicale dopo la quale “niente sarà più come prima” e i confini del possibile e dell’impossibile risulteranno drasticamente modificati. È come se lungo un arco molto ampio – che va dalla musica alla filosofia, dalla fisica al romanzo – fossero stati predisposti dei detonatori che, in rapida sequenza, innescheranno formidabili esplosioni destinate a rivoluzionare i presupposti, i riferimenti e le condizioni stesse di lavoro; a trasformare il modo in cui i singoli pensano se stessi e il mondo che li circonda” (251).

  16. Un nuovo sistema di coordinate Erich Auerbach, Mimesis (1946): “I cambiamenti veloci produssero una confusione tanto maggiore, in quanto non era possibile abbracciarli nel loro insieme; essi si manifestarono contemporaneamente in molte singole sfere della scienza, della tecnica e dell’economia, cosicché nessuno, neanche coloro che ne erano a capo, poterono prevedere e giudicare le situazioni nuove che ne risultarono. […] dappertutto nel mondo sorsero crisi di adattamento, si accumularono e si fecero minacciose, condussero a quegli sconvolgimenti che non abbiamo ancora superato” (II,334).

  17. Un nuovo sistema di coordinate Robert Musil, L’uomo senza qualità (1930-33): “Dalla mentalità, liscia come un olio, degli ultimi due decenni del diciannovesimo secolo era insorta improvvisamente in tutta l’Europa una febbre vivificante. Nessuno sapeva bene cosa stesse nascendo; nessuno avrebbe potuto dire se sarebbe sorta una nuova arte, un uomo nuovo, una nuova morale o magari un nuovo ordinamento della società. Perciò ognuno ne diceva quel che voleva. Ma dappertutto si levavano uomini a combattere contro il passato. […] Erano diversissimi fra loro, e il contrasto fra i loro scopi non avrebbe potuto essere maggiore. Si amava il superuomo, e si amava il sottouomo; si adorava il sole e la salute, e si adorava la fragilità delle fanciulle malate di consunzione; si professava il culto dell’eroe e il culto socialista dell’umanità; si era credenti e scettici, naturisti e raffinati, robusti e morbosi […] Chi avesse voluto scomporre e anlizzare quel periodo avrebbe trovato un nonsenso, qualcosa come un circolo quadrato fatto di ferro ligneo, ma in realtà tutto si era amalgamato e aveva un senso baluginante” (61-62).

  18. Un nuovo sistema di coordinate Franz Marc, Vassily Kandinsky, Il cavaliere azzurro (Der Blaue Reiter, 1912):“Si apre, anzi si è già aperta, una grande stagione: il risveglio spritituale […] Siamo sulla soglia di una delle più grandi epoche che l’umanità abbia mai vissuto, l’epoca della grande spiritualità. […] Rispecchiare gli avvenimenti artistici direttamente connessi a questa svolta e i fatti necessari a illuminarli anche in altri campi della vita spirituale, è il nostro primo e massimo obiettivo” (249). “Noi ci avventuriamo in nuove terre e viviamo una grande, sconvolgente esperienza: scopriamo che tutto è ancora intatto, inespresso, vergine, inesplorato. Il mondo si apre dinanzi a noi in tutta la sua purezza: i nostri passi tremano. Se vogliamo osare e camminare, dobbiamo tagliare il cordone ombelicale che ci unisce al passato materno. Il mondo partorisce un’età nuova” (259).

  19. Un nuovo sistema di coordinate Virginia Woolf, Bennett and Mrs Brown (1924): individua una “frattura generazionale” tra i romanzieri della sua generazione (georgiani) e quelli della generazione precedente (edoardiani): “Nel o intorno al dicembre 1910 la natura umana è cambiata […] Tutte le relazioni umane sono mutate – quelle tra padroni e servi, mariti e mogli, genitori e figli. E quando le relazioni umane cambiano, c’è un contemporaneo cambiamento nella religione, nel comportamento, nella politica, e nella letteratura. […] E così si è iniziato a fracassare e a distruggere. È ciò che sentiamo tutto intorno anoi, nelle poesie e nei romanzi e nelle biografie, perfino negli articoli di giornale e nei saggi, il rumore di rottura e di crolli, di rovina e distruzione. […] I segni di tutto questo sono evidenti ovunque. La grammatica è violata; la sintassi disintegrata […]”.

  20. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova I presupposti del realismo e del naturalismo ottocentesco vengono contestati: 1) Non esiste una realtà “oggettiva” (soggettivismo e relativismo)

  21. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova 2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi e fenomeni “insignificanti” Giacomo Debenedetti, Il romanzo del Novecento:“L’oggetto [...], per il romanzo tradizionale, prenovecentesco, non può, non deve mai essere insignificante; se lo assume e lo rappresenta è proprio perché è in qualche modo significativo o utilmente significativo: porta il suo contributo”

  22. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova 2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi e fenomeni “insignificanti” Umberto Eco, Le poetiche di Joyce: “Il principio dell’essenziale [...] fa sì che nel romanzo tradizionale non si dica affatto che il protagonista si è soffiato il naso, a meno che questo atto “conti” qualcosa al fine dell’azione. Se non conta è un atto insignificante, romanzescamente “stupido”. Ora, con Joyce [sta parlando di Ulisse] abbiamo l’assunzione di pieno diritto di tutti gli atti stupidi della vita quotidiana quale materia narrativa. [...] ciò che prima era inessenziale diventa centro dell’azione, nel romanzo non accadono più grandi cose importanti, ma accadono tutte le piccole cose, senza mutuo legame, nel flusso incoerente del loro sopravvenire, i pensieri come i gesti, le associazioni di idee come tutti gli automatismi del comportamento” (71-72)

  23. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova 2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi e fenomeni “insignificanti” Erich Auerbach, Mimesis: “Ai tempi nostri si è avuto uno spostamento di accento; molti scrittori rappresentano i piccoli fatti insignificanti per amore dei fatti stessi, o piuttosto quale fonte di motivi, di penetrazione prospettica in un ambiente, in una coscienza o nello sfondo del tempo; essi hanno rinunciato a rappresentare la storia dei loro personaggi con la pretesa di una compiutezza esteriore, conservando la successione cronologica e concentrando tutta l’attenzione sulle importanti svolte esteriori del destino. Il romanzo gigantesco di James Joyce, un’opera enciclopedica, specchio di Dublino, dell’Irlanda, specchio anche dell’Europa e dei suoi millenni, ha per cornice la giornata esteriormente insignificante d’un professore di ginnasio e d’un agente di avvisi pubblicitari”.

  24. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova 2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi e fenomeni “insignificanti”: “Esso comprende meno di 24 ore della loro vita, simile al romanzo To the Lighthouse di Virginia Woolf, che rappresenta parti di due giorni molto distanti nel tempo [...]. Proust rappresenta giornate e ore singole di epoche diverse, però alle svolte esteriori del destino, che frattanto hanno colpito i personaggi del romanzo, si accenna soltanto occasionalmente o retrospettivamente o con anticipazioni, senza che in esse sia posta la mira del racconto; spesso devono essere completate dal lettore; il modo in cui nel testo citato si parla della morte del padre, cioè occasionalmente, per accenni o anticipazioni, ne è un buon esempio”.

  25. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova 2) Cambia la gerarchia tra fenomeni significativi e fenomeni “insignificanti”: “Questo spostamento del centro di gravità esprime quasi uno spostamento di fiducia; si attribuisce meno importanza alle grandi svolte esteriori e ai colpi del destino, come se da essi non possa scaturire nulla di decisivo per l’oggetto; si ha fiducia invece che un qualunque fatto della vita scelto casualmente contenga in ogni momento e possa rappresentare la somma dei destini; si ha fiducia maggiore nelle sintesi, ottenute con l’esaurire un fatto quotidiano, piuttosto che nella trattazione completa in ordine cronologico” (II,331-32).

  26. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova 3) Si cerca di rappresentare una “seconda realtà”: Cfr. Luigi Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1925). Una prima versione esce nel 1916, con il titolo Si gira. “C’è un oltre in tutto”

  27. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova 3) Si cerca di rappresentare una “seconda realtà”: Debenedetti, Il romanzo del Novecento: “I Quaderni sono proprio il romanzo in cui la liquidazione del naturalismo viene effettuata nel modo più fermo. Si direbbe che la vicenda stessa, che l’affabulazione di quel romanzo, per una specie di condensazione inconscia di motivi che l’autore viveva, ma forse non si proponeva di esprimere in quella forma, delineino simbolicamente il destino di morte del naturalismo. Si ricorderà infatti che Serafino, il protagonista, si ribella di continuo alla sua sorte di operatore, di uomo che gira la manovella della macchina da ripresa, cioè di strumento passivo che fotografa la vita e i suoi drammi come altrettanti “dal vero”: quel “dal vero”, appunto, che fu la prima ambizione del verismo, e gli diede addirittura il nome italiano”.

  28. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova 3) Si cerca di rappresentare una “seconda realtà”: “E l’epilogo del romanzo è che Serafino, dopo avere eroicamente fotografato un catastrofico dal vero, è colpito da un trauma che gli toglie l’uso della parola. Nella sua carica di simbolo e di allusione, la vicenda dei Quaderni arriva dunque a dirci che il naturalismo diventa muto, inservibile” (451-52)

  29. Contro il Naturalismo, per una poetica nuova 3) Si cerca di rappresentare una “seconda realtà”: Debenedetti, Il romanzo del Novecento“Il compito è di vedere “che cosa si nasconde dietro le cose”. Una seconda realtà, per dirla in breve, più profonda e stabile e vera di quella vistosamente e sensibilmente presentata dalla loro apparenza” (295).

  30. Nuove strutture del romanzo 1) Tende a sparire la figura autorevole del narratore “onnisciente” 2) L’intreccio tradizionale viene destrutturato 3) L’orologio del romanzo “si rompe” e subentra una temporalità soggettiva e relativa, una durata interiore 4) L’identità del personaggio entra in crisi 5) Si sperimentano nuove tecniche di rappresentazione della vita interiore (monologo interiore, stream of consciousness)

  31. James Joyce Nasce a Dublino il 3 feb. 1882, primo dei dieci figli di John Stanislaus Joyce e di Mary Jane Murray

  32. James Joyce • La sua formazione scolastica avviene per lo più in ambienti religiosi: • 1888-91: Frequenta il Clongowes Wood College, un prestigioso collegio di gesuiti nella contea di Kildare. • 1892-99: Si trasferisce in una scuola secondaria cattolica meno prestigiosa, retta sempre dai gesuiti, il Belvedere College di Dublino. • 1899-1902: Si iscrive allo University College, l’università cattolica di Dublino. Impara diverse lingue, tra cui francese, tedesco, italiano. Legge di tutto, dai classici antichi ai moderni, e si distingue per una cultura enciclopedica. Si appassiona all’opera di Ibsen (a Ibsen dedica uno dei suoi primi articoli, pubblicato su una rivista prestigiosa).

  33. James Joyce • Fine del 1902: Dopo la laurea, si trasferisce a Parigi con il pretesto di studiare medicina. • Alcuni mesi dopo viene richiamato a Dublino per una grave malattia della madre, che dopo una lunga agonia muore il 14 agosto 1903. • A Dublino ritrova i vecchi compagni dell’università, con cui stringe forti amicizie che dureranno tutta la vita. • Conosce Nora Barnacle, con la quale ha il primo appuntamento il 16 giugno 1904 (cfr. Ulysses).

  34. James Joyce • Incomincia a inserirsi nell’ambiente letterario dublinese, e scrive i suoi primi lavori: • Prime novelle dei futuri Dubliners; • Un breve testo – via di mezzo tra un saggio e un racconto – steso di getto nella notte del 7 gennaio 1904: A Portrait of the Artist.

  35. James Joyce • 8 ottobre 1904: Fugge con Nora diretto a Zurigo, dove ha trovato un impiego come insegnante di inglese. Ma il posto in realtà non c’è, e iniziano vari trasferimenti: • Fine ottobre 1904: Si stabilisce a Pola, dove insegna per alcuni mesi; • Marzo 1905: Si stabilisce a Trieste, dove resterà circa dieci anni (a parte brevi soggiorni a Roma e Dublino); vi rimarrà fino allo scoppio della guerra; qui nasceranno i suoi due figli; conoscerà Svevo.

  36. La genesi del Portrait Dal Portrait of the Artist allo Stephen Hero • 7 gennaio 1904: Saggio-racconto, A Portrait of the Artist. • Inizio febbraio 1904: Decide di sviluppare alcuni nuclei del saggio e di scrivere un romanzo autobiografico • Diario di Stanislaus Joyce: “Ha deciso di trasformare il suo saggio in un romanzo. [...] Io ho suggerito come titolo quello stesso del saggio, ‘Ritratto dell’artista’, e questa sera, seduto in cucina, Jim mi ha detto la sua idea del romanzo. Deve essere quasi autobiografico, e naturalmente, venendo da Jim, satirico. Ci mette dentro moltissimi suoi conoscenti e i gesuiti con cui è stato in contatto. Non credo che farà loro piacere. Non ha deciso il titolo, e ancora una volta sono stato io a suggerirne la maggior parte. Finalmente ha accettato un mio titolo: ‘Stephen Hero’, dal nome di Jim nel libro: Stephen Daedalus. Il titolo, al pari del libro, è satirico”. [Il titolo ricalca una ballata settecentesca inglese, Turpin Hero, che celebra in chiave eroicomica le gesta di un famoso fuorilegge, Dick Turpin].

  37. La genesi del Portrait Stephen Hero • 1904: Inizia a scrivere il libro a Dublino e continua la stesura durante le tappe dei suoi spostamenti, tra Zurigo, Pola e Trieste; • Lavora fino al giugno 1905, quindi interrompe la stesura e lo lascia incompiuto; • Il romanzo aveva assunto enormi proporzioni (circa 1000 pagine), ma è in gran parte perduto, probabilmente distrutto dallo stesso Joyce: sopravvivono solo alcuni frammenti e i capp. 16-26; • La prima edizione postuma esce nel 1946.

  38. La genesi del Portrait Dallo Stephen Hero al Portrait • Dopo avere interrotto la stesura del romanzo, si dedica ai racconti dei Dubliners (1905-07), che incomincia a pensare di raccogliere in un volume organico (uscirà nel 1914); • Settembre 1907: Dopo avere scritto l’ultimo racconto dei Dubliners, decide di riscrivere il romanzo autobiografico, con il titolo A Portrait of the Artist as a Young Man; • 1907-1912: scrive i primi tre capitoli; 1912-1915: gli altri due; • 1911: In una crisi di sconforto, getta nella stufa il manoscritto, e solo l’intervento dei familiari salva i fogli dalle fiamme;

  39. La genesi del Portrait Dallo Stephen Hero al Portrait • 1914-1915: Grazie all’interessamento di Pound, il romanzo viene pubblicato a puntate sulla rivista londinese “The Egoist” (2 feb. 1914–10 set. 1915); • Fine 1916: Il romanzo viene ripubblicato in volume (Huebsch, New York). Prima ed. inglese, 1917 Prima ed. americana, 1916

  40. La struttura del Portrait Nel processo di elaborazione, i capitoli diventano cinque, ognuno dedicato a una fase ben precisa della vita del protagonista: 1) Infanzia 2) Adolescenza e scoperta del sesso 3) Crisi religiosa 4) Scoperta della vocazione artistica 5) Università e sviluppo della riflessione estetica

  41. La struttura del Portrait Albert Thibaudet, L’esthétique du roman: “Il romanziere autentico crea i suoi personaggi con le direzioni infinite della sua vita possibile, il romanziere fasullo li crea con la linea unica della sua vita reale. Il vero romanzo è come un’autobiografia del possibile. [...] Se [i romanzieri] prendono a soggetto della loro opera l’esperienza reale, essa si riduce in cenere, diventa un fantasma sotto la mano che la tocca. [...] Il genio del romanzo fa vivere il possibile, non fa rivivere il reale” (p. 12)

  42. La struttura del Portrait • Nel romanzo si intrecciano due modelli narrativi: • Il Romanzo di formazione, o Bildungsroman (domina nei primi capitoli) • Il Romanzo dell’artista, o Kunstlerroman (domina negli ultimi capitoli)

  43. Joyce, Portrait, cap. I (ed. Mondadori, p. 46) Stephen closed his eyes and held outin the air his tremblingHAND with the palm upwards. He felt the prefect of studies touch it for a moment at the fingers to straighten it and then the swish of the sleeve of the soutane as the pandybat was lifted to strike. A hot burning stinging tingling blow like the loud crack of a broken stick made his tremblingHANDcrumple together like a leaf in thefire: and at the sound and the painscalding tears were driven into his eyes. His whole body was shaking with fright, his arm was shaking and his crumpledburning lividHANDshooklike a loose leaf in the air. A cry sprang to his lips, a prayer to be let off. But though the tears scalded his eyes and his limbs quivered with pain and fright he held back the hot tears and the cry that scalded his throat.

  44. - Other HAND! shouted the prefect of studies. Stephen drew back his maimed and quivering right arm and held out his left HAND. The soutane sleeve swished again as the pandybat was lifted and a loud crashing sound and a fierce maddening tinglingburning pain made his HAND shrink together with the palms and fingers in a lividquivering mass. The scalding water burst forth from his eyes and, burning with shame and agony and fear, he drew back his shaking arm in terror and burst out into a whine of pain. His body shook with a palsy of fright and in shame and rage he felt the scaldingcry come from his throat and the scalding tears falling out of his eyes and down his flaming cheeks.

  45. - Kneel down, cried the prefect of studies. Stephen knelt down quickly pressing his beaten HANDS to his sides. To think of them beaten and swollen with pain all in a moment made him feel so sorry for them as if they were not his own but someone else's that he felt sorry for. And as he knelt, calming the last sobs in his throat and feeling the burning tingling pain pressed into his sides, he thought of the HANDS which he had held outin the air with the palms up and of the firm touch of the prefect of studies when he had steadied the shaking fingers and of the beaten swollen reddened mass of palm and fingers that shook helplessly in the air.

  46. Valery Larbaud, conferenza su Joyce, 1921 “Veniamo sempre più trasportati all’interno del pensiero dei personaggi; vediamo questi pensieri che si formano, li seguiamo, assistiamo all’arrivo di sensazioni alla coscienza, ed è attraverso ciò che pensa il personaggio che impariamo chi è, ciò che fa, dove si trova e ciò che accade intorno a lui”.

  47. Joyce, La dottrina dell’epifania Portrait, cap. 5: Durante una conversazione con un compagno d’università, Lynch, Stephen espone una complessa teoria estetica, articolata in cinque argomenti principali: 1) L’autonomia dell’arte; 2) La natura dell’emozione estetica; 3) L’oggettività e l’impersonalità dell’opera d’arte; 4 )La suddivisione delle forme artistiche nei tre generi, lirico, epico e drammatico; 5) Il problema della bellezza (dal quale si sviluppa la dottrina dell’epifania)

  48. Joyce, La dottrina dell’epifania “Aquinas says: AD PULCHRITUDINEM TRIA REQUIRUNTUR INTEGRITAS, CONSONANTIA, CLARITAS. I translate it so: THREE THINGS ARE NEEDED FOR BEAUTY, WHOLENESS, HARMONY, AND RADIANCE. Do these correspond to the phases of apprehension? Are you following?”

  49. Joyce, La dottrina dell’epifania 1. Integritas: “What is audible is presented in time, what is visible is presented in space. But, temporal or spatial, the esthetic image is first luminously apprehended as selfbounded and selfcontained upon the immeasurable background of space or time which is not it. You apprehended it as ONE thing. You see it as one whole. You apprehend its wholeness. That is INTEGRITAS”.

  50. Joyce, La dottrina dell’epifania 2. Consonantia: “-Then, said Stephen, you pass from point to point, led by its formal lines; you apprehend it as balanced part against part within its limits; you feel the rhythm of its structure.[…] Having first felt that it is ONE thing you feel now that it is a THING. You apprehend it as complex, multiple, divisible, separable, made up of its parts, the result of its parts and their sum, harmonious. That is CONSONANTIA”.

More Related