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C.IC. 10 anni e non li dimostra. Organigramma scuola tipo. ATTIVITA’ . Attività curriculari. Attività integrative e progetti. Attività extra e complementari. Il C.I.C. Quadro legislativo. DPR 309 del 9 ottobre 1990 L. 216 del 19 luglio 1991 C.M. 66 del 1991 C.M. 47 del 20 febbraio 1992

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Presentation Transcript


  1. C.IC. 10 anni e non li dimostra

  2. Organigramma scuola tipo

  3. ATTIVITA’

  4. Attività curriculari

  5. Attività integrative e progetti

  6. Attività extra e complementari

  7. Il C.I.C.

  8. Quadro legislativo • DPR 309 del 9 ottobre 1990 • L. 216 del 19 luglio 1991 • C.M. 66 del 1991 • C.M. 47 del 20 febbraio 1992 • C.M 362 del 1992 • C.M. 120 del 9 aprile 1994 • L. 496 dell’8 agosto 1994 • C.M. 45 dell’8 febbraio 1995

  9. Quadro legislativo • D.M. 251 del 29 maggio 1998 • DPR 249 del 24 giugno 1998 • L.45 del 18 febbraio 1999 • DPR 275 dell’8 marzo 1999 • D.M. 179 del 19 luglio 1999 • Lettera circolare 194 del 4 agosto 1999 • D.M 292 del 3 dicembre1999

  10. Quadro legislativo • C.M.325 dell’11 ottobre 1995 • DPR 567 del 10 ottobre 1996 con successive modifiche • D.M. 487 del 6 agosto 1997 • D.Leg.vo 112 del 31 marzo 1998 • L. 45 del 1999 • Direttiva 292 del 3 dicembre 1999

  11. DPR 309 art 106 1- I provveditorati agli studi ,di intesa con i consigli d’istituto e con i servizi pubblici per l’assistenza socio sanitaria ai tossicodipendenti istituiscono centri di informazione e consulenza rivolti agli studenti all’interno delle scuole secondarie superiori 2- i centri possono realizzare progetti di attività informativa e di consulenza concordati dagli organi collegiali della scuola con i servizi pubblici e con gli enti ausiliari presenti sul territorio. Le informazioni e le consulenze sono erogate nell’assoluto rispetto dell’anonimato di chi si rivolge al servizio

  12. C.M. 47 20 febbraio 1992 1- Obbligatorietà della prevenzione 2- Ordinarietà della prevenzione 3- Collegialità nella progettazione di iniziative di prevenzione CIC Importante risulta disporre di almeno un aula attrezzata, che sia il punto di riferimento per lo svolgimento delle attività del centro. Non si tratta di limitarsi ad una attuazione puramente formale della legge, ma di garantire che il centro sia effettivamente utile e vitale

  13. Direttiva 600/1996 Berlinguer - offrire strumenti per l'analisi della domanda formativa e del disagio, a livello individuale e collettivo; - favorire l'inserimento nei progetti di percorsi idonei a promuovere cambiamenti negli atteggiamenti e negli stili di vita di singoli o di gruppi di studenti, in modo da contrastare la diffusione di comportamenti dipendenti e a rischio;

  14. Direttiva Berlinguer 2 • sviluppare e sostenere la collaborazione tra le scuole, gli operatori degli enti locali, dei servizi socio-sanitari(SERT), nonché delle organizzazioni del volontariato, anche mediante accordi di programma con le aziende sanitarie locali (ASL); • - mettere a disposizione le conoscenze e le competenze professionali degli operatori scolastici per consentire di attivare adeguate forme di intervento a carattere interistituzionale sui problemi della educazione alla salute, in particolare attraverso accordi tra i CIC, gli osservatori e gli organismi che operano per la prevenzione della dispersione scolastica

  15. Alcuni modelli di C.I.C 1. Modello telefono amico 2. Modello "sportello" 3. Modello supermarket 4. Modello Club per giovani 5. Modello laboratorio 6. Bottega di formazione 7. Modello "rete" territoriale 8. Modello club di qualità della vita a scuola e sul territorio

  16. Finalità Garantire un "pronto intervento" in caso di situazione di forte disagio e in presenza di un SOS lanciato da uno o più giovani Obiettivi Raccogliere un appello di "aiuto" richiestoAttivare un contatto personale e/o di gruppo con giovani in difficoltà Fattori causali Situazione di forte disorientamento, di disagio, di difficoltàEsigenza di conoscere la "scuola" e il suo funzionamentoConoscere le possibilità fornite dalla scuola per aiutare i giovani Strategia Offerta di momenti di dialogo, di ascolto sia individuali che di gruppoOfferta di attività di orientamento personale e scolastico Attori, chi fa cosa Giovani o gruppi di giovani che avanzano richieste ai docenti o al Capo di Istituto,o ai genitori o ai rappresentanti Tempi In orario scolasticoinn orario extrascolastico HPprevenzione Riduzione della tensione o ansia individuale o di gruppo Sviluppare il senso accoglienza Modello telefono amico

  17. Finalità Garantire un punto di "ascolto" nella scuola Obiettivi Facilitare l'attivazione di canali di comunicazione tra adulti e giovaniIndividuazione di situazione di disagio personale e/o di gruppo Fattori causali Desiderio di essere ascoltatiEsigenza di avere informazioniCapire il "senso" di insuccessi scolasticiDisorientamento nei primi anni Strategia Offerta di consulenza internaColloqui personali e/o di gruppo con esperto Attori, chi fa cosa Studente o gruppi di studenti che avanzano richieste al docente referenteDocente referente o altri esperti che si incontrano con i giovani Tempi In orario scolastico (in ore prestabilite e comunicate ai giovani)In orario extrascolastico (comunque utilizzati dai giovani) HPprevenzione Riduzione dei fattori di ansiaStimolare consapevolezze e responsabilità Modello sportello

  18. Finalità Garantire un punto di informazione nella scuola su problematiche o tematiche sollecitate dai giovani Obiettivi Predisporre documentazione cartacea, audiovisuale, informatica su varie problematiche di interesse per i giovaniRaccogliere e diffondere la documentazione prodotta nella scuola sulle stesse problematiche Fattori causali Esigenza di avere informazioniDiscutere le informazioni già possedute o ricevuteAmpliare le informazioni di interesse per i giovani Strategia Offerte di informazioni direttamente da parte di espertiGruppi di discussione interni con esperti esterniProduzione di documenti da far circolare nella scuola Attori, chi fa cosa Studenti o gruppi di studenti che avanzano richieste ai docenti, al Capo di Istituto, ai docenti referentiGenitori che avanzano richiesteRappresentanti di studenti e/o di docenti negli OO.CC. Tempi In orario scolastico (in ore prestabilite e/o libere)In orario extrascolastico con la presenza di docenti o esperti esterni HPprevenzio Potenziamento delle conoscenze individuali Modello supermarket

  19. Finalità Permettere ai giovani di organizzare e gestire uno spazio/tempo loro, rinforzare il "senso di appartenenza" alla istituzione scuolaCreare collegamento tra momento scolastico e quello ludico, creativo del tempo libero Obiettivi Creare punti di aggregazione e di socializzazione tra giovaniPermettere l'uso di strutture e attrezzature scolastiche al di là del tempo curricolareSviluppare creatività progettuale nei giovani e assunzione di responsabilità Fattori causali Reali spazi di autonomia riconosciuti ai giovaniPotenziamento e sviluppo di linguaggi non sempre utilizzati in classeEsigenza di protagonismo/partecipazione dei giovani Strategia Negoziazione delle regole del gioco (vincoli presenti nell'istituto)Esigenza di protagonismo/partecipazione dei giovani Attori, chi fa cosa I giovani che negoziano con docenti e Capi di istituto Tempi In orario extrascolastico HPprevenzio Rinforzo e potenziamento delle risorse individualiDare senso e motivazione ai giovani verso la ... Modello Club per giovani

  20. Finalità Sviluppare conoscenze e competenze progettualiPromuovere l'assunzione di responsabilità rispetto a un processo, a un prodotto da garantireReimpiegare e sviluppare conoscenze e competenze precise Obiettivi Fare assumere ai giovani conoscenze e competenze da riutilizzare in situazioni curricolari (comunicazione, progettazione, organizzazione del lavoro) Far riconoscere e usare il laboratorio come situazione formativa Fattori causali Incapacità di utilizzo positivo delle conoscenzeMancanza di situazioni reali per decidere, per progettare, per comunicare in modo autonomo e responsabileSuperare i momenti fortemente deterministici dell'esperienza scolastica Strategia Contratto formativoProposta di un "compito" socialmente utileSituazione di problem solvingDefinizione di ruoli e funzioniProspetto dei requisiti formali del prodotto finale Attori, chi fa cosa Gruppi di studenti su compitoCommesse di lavoro delle varie classi o Consiglio di classeInsegnanti e/o esperti esterni Tempi In orario scolastico HPprevenzio Potenziamento delle risorse individualiAumentodel "senso" del lavoro degli studenti Modello laboratorio

  21. Finalità Far vivere esperienze di alternanza scuola/mondo del lavoroFar recuperare in chiave formativa il "significato" complessivo di una attività lavorativa (dentro e fuori della scuola) Obiettivi Recuperare il sapere disciplinare o trasversale nel "fare"Recuperare e/o sviluppare le conoscenze e le competenze utili per la vita sociale non sempre presi in considerazione nella vita socialeRecuperare e/o sviluppare la dimensione organizzativa del corso Fattori causali Superamento del sapere disciplinare ripartito in discipline non comunicantiPrivilegio della situazione operativa su quella puramente teoricaInterazione con esperti non solamente scolastici Strategia La bottega di formazione è il centro da cui partono tutti i problemi e gli eventuali bisogni informativi e formativi Attori, chi fa cosa Gruppo di giovani studentiPresenze di esperti e di docenti Tempi In orario scolastico e/o extrascolastico HPprevenzio Potenziamento delle risorse individualiAumento del "senso" del lavoro degli studenti Bottega di formazione

  22. Finalità Facilitare l'integrazione tra "servizi alla persona" del territorio e la scuola (integrazione con SERT, Consultori familiari, Servizi EE.LL., volontariato)Facilitare un controllo sociale in chiave preventiva sui problemi dei giovani Obiettivi Recuperare il sapere disciplinare o trasversale nel "fare"Recuperare e/o sviluppare le conoscenze e le competenze utili per la vita sociale non sempre presi in considerazione nella vita socialeRecuperare e/o sviluppare la dimensione organizzativa del corso Fattori causali Superamento del sapere disciplinare ripartito in discipline non comunicantiPrivilegio della situazione operativa su quella puramente teoricaInterazione con esperti non solamente scolastici Strategia La bottega di formazione è il centro da cui partono tutti i problemi e gli eventuali bisogni informativi e formativi Attori, chi fa cosa Gruppo di giovani studentiPresenze di esperti e di docenti Tempi In orario scolastico e/o extrascolastico HPprevenzio Potenziamento delle risorse individualiAumento del "senso" del lavoro degli studenti Modello "rete"

  23. Finalità Creare situazioni di benessere e benessere nella scuola e sul territorioControllo sociale sulla qualità della vita nel contesto ambientale Obiettivi Attivare iniziative funzionali a promuovere "salute"Promuovere progetti di accoglienzaRiduzione delle situazioni di disagio nella scuolaRiduzione dei condizionamenti negativi circa la salute dei giovani nel contesto Fattori causali Assenza di opportunità e alternative di aggregazione giovanileAssenza di progetti specifici per i giovani sul territorio Strategia Valorizzazione delle proposte dei giovani (documento finale 1^ Conferenza Nazionale degli studenti)Valorizzare le assemblee degli studenti e i momenti di incontro sul territoriStimolare la responsabilizzazione dei giovani Attori, chi fa cosa Docenti referenti, docenti e Capi di Istituto, altri operatori più giovani Tempi In orario scolastico ed extrascolastico HPprevenzione Riduzione dei fattori di rischio dentro e fuori della scuola Modello club di qualità della vita a scuola e sul territorio

  24. L'idea centrale: Il filtro L'identità del C.I.C. e le sue funzioni sono state definite attorno all'idea centrale di "filtro", ciò vale a dire la specificità del nuovo servizio offerto dalla scuola è quella di: • raccogliere, • ascoltare le richieste informative e di consulenza degli studenti  • definendo costantemente dei "confini" tra quanto la scuola può ed è tenuta ad offrire e quanto va invece rimandato ad altri (servizi, enti, centri ) in grado di dare risposte qualificate. • In questo si è cercato di attivare in prima persona gli studenti sia nella ricerca delle informazioni, sia nella realizzazione di iniziative, proposte

  25. Finalità • 1. rispondere al fabbisogno informativo degli studenti e/o stimolare/ampliare la conoscenza delle opportunità esistenti in ambiti di particolare interesse; • 2. raccogliere\facilitare l'espressione delle difficoltà, dei problemi da parte degli studenti offrendo un supporto perché il soggetto si abitui alla ricerca delle soluzioni; • 3. creare un osservatorio della realtà scolastica, in grado di rilevare le esigenze e le problematiche degli studenti, in modo tale da offrire una visione reale, aggiornata e aggiornabile, della realtà giovanile contestualizzata, e materiale di riflessione dal quale ricavare linee operative;

  26. Finalità • 4. favorire la partecipazione e l'iniziativa degli studenti facendoli sentire protagonisti • 5. coordinare le diverse attività volte al miglioramento della qualità della vita all'interno dell'Istituto, facilitando la comunicazione sia all'interno della scuola, sia tra la scuola e l'esterno; • 6. valorizzare le molteplici esperienze che fanno parte del patrimonio della scuola, realizzate in passato o in corso di attuazione, collaborando nel lavoro documentazione e favorendone la conoscenza sia all'interno che all'esterno dell'Istituto

  27. Che cosa offre • 1- Informazione • Ai singoli offre un'informazione di primo livello sulle aree tematiche individuate in collaborazione con i servizi territoriali • Promuove e propone iniziative a carattere informativo\formativo mirate rivolte a gruppi (alle classi o a gruppi formati per interesse). • Realizza campagne informative rivolte a tutti gli studenti. • 2-Consulenza • E' punto di ascolto delle richieste espresse direttamente dagli studenti o espresse attraverso i docenti. • Aiuta a chiarificare la domanda espressa o inespressa al fine di facilitare la ricerca di soluzioni inerenti . • Offre un servizio di counselling .

  28. Che cosa offre • 3.Come osservatorio della realtà scolastica    Crea una banca dati sulla domanda degli studenti, costantemente aggiornata, che offra la possibilità di ricerca sia didattica che educativa. • 4. Supporto alla partecipazione degli studenti   Ha una funzione di tutoring nell'organizzazione e nella gestione delle iniziative fondamentale l'apporto dato al Comitato Studentesco quale gruppo di gestione pratica delle attività proposte decise dal comitato stesso. • 5.Coordinamento delle attività Si propone come punto di riferimento verso il quale confluiscano le informazioni sulle diverse attività\iniziative\proposte (anche di quelle integrative ai percorsi didattici), assicurandone la circolarità. • 6.Documentazione • Documenta le attività e le esperienze attuate nella scuola raccogliendo i materiali prodotti (dati, relazioni, pubblicazioni, ...)

  29. A chi si rivolge • Il servizio si rivolge agli studenti dell'Istituto, tenendo conto delle diverse esigenze: biennio, terze e quarte, quinte. • Anche i docenti possono usufruire del C.I.C. sia per quel che offre in termini informativi, sia per quel che riguarda la consulenza nella misura in cui lo ritengano utile per lo svolgimento del lavoro didattico/educativo.

  30. Chi opera al CIC ? • Alunni : una settantina che all’inizio dell’anno tramite un questionario decidono di gestire il cic • Docenti : sette tra cui i due docenti referenti e due figure obiettivo

  31. Organigramma

  32. Gruppo apertura-informazione • I compiti del gruppo sono stati principalmente: • 1.presenza nella sede durante l'intervallo, le ultime due ore del giovedì e, quando possibile, prima dell'inizio delle lezioni; • 2.raccolta, informatizzazione, organizzazione e distribuzione il materiale di vario interesse per le classi, nonché pubblicazione e diffusione di alcune informazioni grazie alla collaborazione con il gruppo del KENESO'; • 3.smistamento e diffusione di materiale pervenuto per posta soprattutto da Università e da altri siti scolastici; • 4.collaborazione quando necessaria per altri compiti collegati al CIC.

  33. Gruppo comunicazione • KENESO' : foglio murale distribuito in tutte le classi con scadenza ravvicinata (un numero ogni 2 settimane circa). La sua funzione fondamentale è stata informare tempestivamente sugli avvenimenti nella scuola o sulle opportunità di varia natura. • PASSAPAROLA : il giornalino scolastico che viene pubblicato da qualche anno, tratta dei temi legati alla scuola, di problemi adolescenziali , di argomenti interessanti per gli studenti (musica, recensioni, spettacoli....). • AGENDA-ANNUARIO 2000/2001 L'agenda scolastica, denominata AGENDAGENDO, esiste ormai da tre anni ed è da due "istituzionalizzata" mediante la distribuzione gratuita a tutti gli studenti iscritti. In realtà gli studenti sono liberi di utilizzare altri diari scolastici, ma di fatto la maggior parte di essi utilizza l'agenda di Villa Greppi.

  34. Gruppo iniziative • formato da circa una ventina di ragazzi e coordinato da un docente referente, ha provvede a promuovere e organizzare una serie di attività all'interno dell'Istituto, sia inerenti al tema che in risposta alle esigenze emerse nel corso dell'anno in particolare: • ATTIVITA' di SUPPORTO al P.G. • Assemblee d’istituto • Giornata dell'Arte • Giornata della Musica • I concerti della legge 133 • FESTA della PRIMAVERA

  35. Riferimenti minimali • L. 26 giugno 1990, n. 162 • Testo Unico L. 309/90 • C.M. 240, 2 agosto 1991 • C.M. 47, 20 febbraio 1992 • C.M. 22 dic. 1992, n.362 • C.M. 120, 9 aprile 1994 • C.M. 45, 8 febbraio 1995 • C.M. 653 1996 • Direttiva 292 del 3 dicembre 199

  36. Riflessioni • L’educazione alla salute • assume il carattere di obbligatorietà in quanto la legge 162 vincola la scuola a progettare attività di promozione dell'educazione alla salute e di prevenzione delle forme di dipendenza indicate (CM n. 47 del 20 febbraio 1992); • interessa l'intera vita della scuola e cioè non solo i tempi extra-curricolari e quelli previsti per le assemblee studentesche ma anche lo svolgimento ordinario delle attività ludiche e didattiche attraverso l'approfondimento di specifiche tematiche nell'ambito di tutte le discipline curricolari; • esige il confronto e l'approfondimento collegiale della natura, dei "disagi" che è necessario combattere, delle "dipendenze" che si intendono superare, dei valori che si vogliono promuovere e dei risultati che si desiderano ottenere

  37. CIC Cattaneo • Perché il modello CIC non si è diffuso? • scarsa convinzione negli operatori scolastici e socio-sanitari sulla capacità dei CIC di rispondere in modo efficace alle istanze dei giovani • Così pure la prudenza o la diffidenza o l'indifferenza dei giovani verso le proposte del Ministero della Pubblica Istruzione che appaiono loro come iniziative "calate dall'alto" e che li vedono "poco protagonisti". • una perplessità di fondo di molti "addetti ai lavori" (non solo del sistema scuola) sulla "vera natura", sulle "specifiche" funzioni di un Centro, sull'effettiva possibilità di "funzionare" all'interno del quadro organizzativo e operativo della scuola già di per sé complesso, sui "tempi" di apertura e di attività del CIC rispetto ai tempi scuola ordinari.

  38. Cattaneo • a) Collocazione dei CIC nella strategia di educazione alla salute e di prevenzione prevista dalla Legge 162 e definita in termini operativi nelle circolari ministeriali applicative. • b) Idea originaria dei CIC e immagine diffusa del CIC sul territorio. • Il CIC nasce come spazio polifunzionale all'interno della scuola, aperto ai giovani per attività in cui possono essere protagonisti reali. • Il CIC nasce come "spazio" in cui i giovani possono sentirsi a loro agio, assumendo informazioni per rispondere a loro esigenze personali, legate o meno al loro status di studenti. • Il CIC nasce come spazio per i giovani sull'idea dei "club per giovani": uno spazio per leggere, per conversare, per giocare, per fare attività di progettazione, di animazione, di esperienze di cooperazione e/o di solidarietà verso gli altri. • Il CIC nasce anche come spazio di ascolto per i giovani che, aggregati come gruppi classe o gruppi spontanei, hanno il bisogno di sentirsi ascoltati in merito a istanze correlabili con forme di "disagio scolastico" o con esigenze di definizione del loro ruolo nella scuola. • Il CIC non nasce quindi come succursale di una ASL nè come solo spazio per l'ascolto dei giovani che presentano problemi a livello personale. • Quest'ultimo aspetto non può essere negato, ma non può diventare il solo "contenuto" del CIC.

  39. Cattaneo • c) Il CIC si qualifica quindi come spazio polifunzionale, gestito da persone della scuola e da operatori esterni (ad esempio gli operatori ASL). • Il team di gestione formato prevalentemente da persone della scuola (es. insegnanti) che possono dialogare con i giovani in modo più libero, meno formale e soprattutto senza l'assillo di controlli burocratici o di programmi da svolgere. • Il CIC nasce quindi come struttura scolastica in cui possono (eventualmente) inserirsi operatori extrascolastici per rendere servizi al gruppo di giovani. • d) La compresenza di operatori scolastici ed extrascolastici è una delle modalità praticate nei CIC. • Occorre tuttavia tenere sotto controllo il fatto che si debba procedere ad un confronto tra le aspettative degli operatori scolastici e quelle degli altri operatori. • Si tratta quindi di favorire una negoziazione tra le professionalità presenti per l'erogazione di un servizio che prima di tutto è un servizio per i giovani, nelle loro tipiche aggregazioni: gruppo classe, gruppo spontaneo, gruppi informali, gruppi di giovani eletti negli OO.CC. ecc. • Oggi è diffusa la prassi di affidare la gestione del CIC a operatori dell'extrascuola (specie a psicologi o assistenti sociali ASL) con un forte atteggiamento di delega da parte degli operatori scolastici. • Il messaggio che è passato attraverso alcuni modelli di CIC è di natura prevalentemente di "ascolto/sostegno" al giovane. Questa prassi riduce di molte le potenzialità del CIC per il miglioramento della qualità della vita a scuola.

  40. Cattaneo • e) Accanto al disagio personale, che non va negato, esiste un "disagio scolastico" di cui il CIC si dovrebbe far carico. • Si tratta di studiare "formule" operative per aiutare i giovani ad acquisire un metodo di studio, ad affrontare problemi di orientamento o riorientamento, a prevenire le cause di abbandoni o di pluriripetenze, a gestire correttamente forme di comunicazione tra loro, con gli adulti, ecc. • Davanti a situazioni di forte disagio personale gli operatori del CIC, dopo un primo momento di accoglienza, dovrebbero saper orientare il giovane ai servizi già presenti sul territorio, sostenendolo nella presa di contatto e nel mantenimento del rapporto. E' necessario "arginare" presto un diffuso atteggiamento degli operatori della scuola e di altre istituzioni che "vedono" il CIC prevalentemente come struttura che si fa carico di "casi". • f) La collaborazione del CIC nell'orario curricolare e/o in orario extracurricolare • Il modello più diffuso vede l'apertura e il funzionamento del CIC di pomeriggio, al di fuori dell'orario curricolare. • Là dove il CIC funziona di mattina, prevede la sola attività di ascolto a livello individuale. • Nelle località di forte pendolarismo inoltre l'apertura del CIC in orari extracurricolari impedisce a molti giovani di utilizzare questa opportunità. • g) La formazione del "personale" incaricato di gestire le attività di CIC • Si è riscontrata una certa disponibilità dei docenti che spesso improvvisano le loro competenze. • Così gli operatori delle ASL che trasferiscono "modelli" non sempre adatti al "clima" e alla "cultura" della scuola.

  41. Cattaneo • h) Il rapporto tra l'attività dei CIC e l'attività ordinaria della scuola. • Sono limitate le esperienze di raccordo e le sole esistenti riguardano attività di progettazione, di gestione delle situazioni comunicative, di gestione di momenti assembleari della vita scolastica. • i) E' molto basso l'uso che gli operatori impegnati nei CIC fanno delle informazioni raccolte. • Si tratta ovviamente di garantire l'anonimato e la riservatezza, ma dai colloqui possono emergere "problemi" di cui la scuola dovrebbe farsi carico nella prospettiva di migliorare la qualità della vita scolastica. • l) La partecipazione dei ragazzi molto legata alla credibilità del servizio, quindi alla credibilità degli operatori impegnati nei CIC. • I giovani tuttavia non sono utenti passivi di un servizio erogato da altri; i giovani partecipano all'ideazione, alla realizzazione e alla gestione del servizio stesso. • Solo in situazioni particolari il giovane può richiedere un servizio "ad personam", ma questo fatto non dovrebbe diventare la norma. • m) Il CIC non è un contenitore in cui si può mettere di tutto. • Il CIC è una opportunità offerta alle scuole perché possano, tramite queste possibilità, migliorare la qualità della vita a scuola, prevenire forme di disagio, potenziare il senso di appartenenza dei giovani a quell'Istituto. Ai docenti con funzione-obiettivo spetta il compito di rivitalizzare "strutture" e "risorse" già presenti nella scuola.

  42. Bibliografia minima • La condizione studentesca • Bruni F., Cantino L., Tarallo C., Turletti B., Con gli occhi dei ragazzi. Immagini e percorsi di vita degli adolescenti in una scuola media superiore di Torino, Comune di Torino, 1991 • Calbi R., Laraia M., Selvaggio M.A., Squitieri F., Nel segno della complessità. L'identità studentesca nell'area napoletana, Angeli, Milano, 1994 • Capecchi V. (a cura di), Prima e dopo il diploma: percorsi maschili e femminili, il Mulino, Bologna, 1983 • CENSIS, Labirinti vecchi e nuovi. Indagine sui comportamenti e atteggiamenti dei giovani studenti nella provincia di Siracusa, Angeli, Milano, 1986 • Franchi G., Mapelli B., Librando G., Donne a scuola. Scolarizzazione e processi di crescita di identità femminile negli anni '70 e '80, Angeli, Milano, 1987 • Gasperoni G., Diplomati e istruiti. Rendimento scolastico e istruzione nella secondaria superiore, Il Mulino, Bologna, 1996 • Masini V., Dalla classe al gruppo. Analisi sulla personalità collettiva di 207 classi ed indicazioni di intervento educativo, Provveditorato agli Studi di Terni, 1995 • Nicoli D. (a cura di), Una nuova figura di studente. Ricerca sull'associazionismo studentesco nella secondaria superiore, Angeli, Milano, 1985 • Sclavi M., A una spanna da terra. indagine comparativa su una giornata di scuola negli Stati Uniti e in Italia e i fondamenti di una "metodologia umoristica", Feltrinelli, Milano, 1989

  43. Bibliografia minima • Tallandini M.A., Valentini P., La scuola è una grande casa. La rappresentazione del sistema scolastico nel bambino e nell'adolescente, Raffaello,Cortina, Milano, 1995 • Tartarotti L., Il fenomeno "lezioni private". Un'indagine campionaria fra gli studenti delle scuole secondarie superiori mantovane, Provveditorato agli Studi, Mantova, 1993 • Vezzani B,. Tartarotti L., Benessere/malessere nella scuola. Una ricerca fra gli studenti della scuola secondaria superiore, Giuffrè, Milano, 1988 • Abbandono e dispersione scolastica • AA.VV., Dispersione scolastica, Vita e Pensiero, Milano, 1994 • AA.VV., Cause ed esiti degli abbandoni nella scuola italiana, Ministero della Pubblica Istruzione, Roma • AA.VV., Il varco e il volo. Dispersione scolastica: la logica del fare, Provveditorato agli Studi di Savona, 1994 • AA.VV., L'abbandono scolastico non è una fatalità, Provincia di Bergamo, Bergamo, 1993 • Arrighi A., Pombeni M.L., Sarchielli G.., Orientamenti per una strategia di analisi e di intervento del fenomeno drop-out in provincia di Bologna, Provincia di Bologna, Bologna, 1989 • Benvenuto G., Bettoni C., Boldi E., Il progetto Re.Di.S.: recupero della dispersione scolastica, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, Roma, 1993 • Campedelli M., Polettini E., Tartarotti L., La scuola per prova. Abbandoni scolastici nella scuola secondaria superiore, Angeli, Milano, 1991

  44. Bibliografia minima • Cavalieri S., Linardi S., Segantini T., Il sistema della dispersione. Modelli e modalità di intervento "contro" in Italia e in Europa, Mursia, Milano, 1995 • CENSIS, I drop-outs della secondaria. Indagine sul fenomeno dell'abbandono scolastico, CENSIS, Roma, 1976 • Di Giorgi P., La dispersione scolastica: che cosa, come, perchè, Provveditorato agli Studi di Trapani, 1994 • Franchi G., Mapelli B., Monfredini M., Percorsi discontinui. Abbandoni scolastici all'Istituto Caterina da Siena, Angeli, Milano, 1989 • Gentile C.M. (a cura di), Bambini ed adolescenti a rischio: la dispersione scolastica. Atti del seminario internazionale OCSE/CERI, Provveditorato agli Studi, Palermo, 1992 • IRER, La dispersione scolastica negli istituti professionali.Un'indagine qualitativa, Angeli, Milano, 1992 • Malizia G., Chistolini S., Drop-out non più. L'abbandono nel biennio a Verona: un'indagine e una sperimentazione, Libreria Ateneo Salesiano, Roma, 1985 • Merelli M., La scuola incerta. Indagine sulla dispersione scolastica nel biennio superiore, Comune di Modena, 1994 • Micco D., Reggio P., Fuori dal gioco. Formazione e lavoro per giovani drop-out, Angeli, Milano, 1989 • Mongardini C., Rapporto sulla dispersione scolastica nella scuola media dell'obbligo, Bulzoni, Roma, 1979 • Ribolzi L., La scuola incompiuta. Un'analisi degli abbandoni nella scuola secondaria superiore, Vita e Pensiero, Milano, 1984

  45. Bibliografia minima • Rubes A. (a cura di), La prova della scuola. Scelte dei giovani e insuccesso nelle scuole secondarie superiori, Regione Lombardia - CITE, Mantova, 1991 • I Centri di Informazione e Consulenza (CIC) • AA.VV., I centri di informazione e consulenza. L'evoluzione dell'idea. proposte operative in Emilia Romagna, Regione Emilia Romagna, Bologna, 1992 • Cattaneo P., I centri di informazione e consulenza, Sovrintendenza Scolastica della Lombardia, Milano, 1995 • Ferrari M., I centri di informazione e consulenza (CIC), USL 40, Rimini, 1992 • Gius E., I centri di informazione e consulenza. Una nuova opportunità per la scuola, Angeli, Milano, 1995 • Zerbetto R., CIC. I centri di informazione e consulenza nella scuola. Atti del primo convegno nazionale, Cooperativa Organizzazione Servizi Sociali, Roma, 1995

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