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Stili enunciazionali

Stili enunciazionali. Forme della distanza e della vicinanza tra giornale e lettori Ricerca delle tracce enunciative: Destinatari espliciti / impliciti Pronomi Lessico Polifonia. Espressività e costruzione della vicinanza. Due accezioni: Ricorso a forme oralizzanti:

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Stili enunciazionali

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Presentation Transcript


  1. Stili enunciazionali Forme della distanza e della vicinanza tra giornale e lettori Ricerca delle tracce enunciative: Destinatari espliciti / impliciti Pronomi Lessico Polifonia

  2. Espressivitàe costruzione della vicinanza Due accezioni: • Ricorso a forme oralizzanti: • Mimesi del parlato • Stile colloquiale “spinto o finto-conversazionale” (Dardano) • Spazio del DD e dell’intervista • Componente letteraria • Figure di parola • Traslati e metafore • Dardano e Trifone (1997) contrappongono testi pragmatici e testi letterari (stile referenziale e stile espressivo) • Tuttavia oggi non è più possible una rigida separazione, non solo sul fronte della scrittura giornalistica ma anche su quello della scrittura letteraria • Vedi il caso di Roberto Saviano, Gomorra, 2006

  3. Semplicità e leggibilità Testa, Lo stile semplice, Einaudi, 1997 • “La semplicità espressiva, intesa come adozione di una lingua narrativa media e per quanto possibile uniforme, è a sua volta riconducibile al principio, retorico e stilistico, della leggibilità” • Al centro dell’orbita descritta dallo stile semplice, assunto come figura del verosimile del romanzo e come forma testuale dell’opzione per una lingua media e comunicativa, sta come polo d’attrazione, il parlato-scritto, ovvero la mimesi letteraria del registro orale della lingua. • L’influsso del parlato, che privilegia l’accostamento, la giustapposizione, rispetto alla concatenazione porta a privilegiare la modalità paratattica, con coordinazione sindetica (congiuntiva o avversativa) oppure asindetica (con virgola).

  4. Ibridità • Diffusa presenza della componente espressiva nei testi giornalistici • Mescolanza di testi e stili diversi • Dardano parla di “testi misti”, testi nei quali avviene una mescolanza • A) di forme proprie del parlato (parlato-scritto proprio dei giornali) • (nella struttura delle frasi: paratassi, dislocazione a sinistra, sospensioni, autocorrezioni, ridondanza e ripetizioni, uso di particolari connettivi e formule allocutive ecc.) • Sul piano lessicale: gergalismi e regionalismi • B) di tecniche discorsive: citazioni, discorso riportato • C) di campi di conoscenze e relativi modelli di azione: tipi testuali tendono a fondersi in tipi ibridi

  5. Forme di vivacizzazione Dardano, La lingua dei media, in Castronovo e Tranfaglia, La stampa italiana nell’età della Tv, 1994: • Indicazione di personaggi famosi con il semplice nome o con varie qualifiche • (Giulio, Silvio, l’Avvocato, il Cavaliere) • Congiunzione giornalistica iniziale (E, Ma, Poiché) • Traslati e metafore sportive. • Dopo le elezioni, palla al centro; un dribbling con la vita; processo Parmalat ai calci di rigore • Titoli obliqui-ironici vs titoli sostanziali-referenziali

  6. Scelte espressive nel lessico • Incremento dello stile nominale • Anafore e catafore (riprese e rinvii in avanti) • Ampio spazio concesso al discorso diretto • Ripetizioni, sul piano sintagmatico (epifora, anafora, simplochè) e sul piano paradigmatico (citazioni) • Messa in scena • Dislocazioni

  7. E e Ma all’inizio del titolo • E quella notte scomparve l’Urss • Ma la Borsa argentina vola (La Repubblica 21.12.2001) • Ma i falchi del Cavaliere ora agitano lo spettro del ‘94 • (la Repubblica, 30.12.2001) • E lunedì scioperano i bancari • E adesso si salvi chi può (Il manifesto 5.1.2002) • E in Italia vacilla il secondo pilastro • (La Repubblica, Affari e finanza 24.11.08) • Ma in questa crisi ha fallito lo Stato • (La Repubblica, Affari e finanza 24.11.08)

  8. E e Ma all’inizio di un periodo svolgono la funzione di congiunzioni testuali (Sabatini 1997:127): artificio retorico volto a stabilire una continuità del detto con il non detto (Contini 1968:279). • A prima vista sembra mirato a vivacizzare e svecchiare le forme stilistiche. In realtà ha un risvolto strutturale e ideologico (Loporcaro 2005:67): “equivale a segnalare, testualmente, adesione all’idea della notizia come mito”, come “racconto che intrattiene e rinarra sempre la stessa storia, entro un flusso continuo”. • Lule (2001:191): “In quanto mito, le storie dei notiziari perlopiù servono a preservare l’ordine sociale”

  9. News e features • Cfr. Papuzzi, Professione giornalista, p. 105: Negli Stati Uniti la nascita delle features risponde all’esigenza di vivacizzare il linguaggio della stampa: conseguenza della diffusione del mezzo televisivo; caratteristiche delle features: • Maggiore energia creativa • Libertà stilistica • Sollecitazione dell’emozione • Unione di informazione e intrattenimento • Proiezione del lettore dentro la notizia

  10. New Journalism • Movimento americano degli anni sessanta: • Truman Capote • Gay Talese • Tom Wolfe • Introduzione di un criterio estetico nel giornalismo e creazione di una nuova forma letteraria: journalistic novel (termine introdotto da Capote; es. A sangue freddo); non fiction novel (Wolfe) • Wolfe, The new journalism: eliminare la voce del giornalista per far parlare solo i fatti; dare al lettore l’impressione di essere sulla scena; narrare attraverso il punto di vista di persone coinvolte nella vicenda, impadronendosi della lingua, della cultura e dello stile dei soggetti coinvolti nella vicenda narrata • Obiettivo: incuriosire ed emozionare il lettore

  11. Tecniche • Costruzione della vicenda attraverso un montaggio di scene che esclude la voce del narratore • Dialoghi che riproducono il parlato dei personaggi • Punto di vista interno alla storia e moltiplicazione dei punti di vista • Descrizioni realistiche dei dettagli, degli ambienti e degli stili di vita (autopsia sociale)

  12. Scrittura soggettiva • Atmosfera psicologica • Emozioni • Spettacolarizzazione • Scrittura persuasiva • Ambiguità (è il giornalista che parla o dà voce ai personaggi?) • Punto di vista interno • Prospettiva dei protagonisti o dei testimoni • Vs scrittura oggettiva (modello classico): • chiarezza e precisione • dati, fonti • Distanza dall’argomento: debrayage • Punto di vista esterno

  13. Scrittura soggettiva e oggettiva • Due tecniche fondamentali di esposizione dei fatti: • Oggettiva: i fatti sono oggettivati dall’esterno, il giornalista li riferisce al lettore dal suo punto di vista (es. Montanelli a Budapest nel 1956); distinzione tra giornalista e lettore, nessun rischio di identificazione; oggettività = dichiarazione di parzialità • Soggettiva: i fatti sono esposti attraverso un punto di vista interno (es. Fallaci, Guerra del Golfo, 1991); la sua narrazione punta ad annullare la mediazione del giornalista per creare una identificazione tra giornalista e lettore nel teatro degli eventi; sollecitazioni di emozioni, sentimenti, dubbi; scrittura visiva (cinematografica): la percezione soggettiva del giornalista diviene quella del lettore Cfr. Papuzzi, Professione giornalista, Donzelli, 2010

  14. Stile sincopato • Periodare monoproposizionale, giustapposizione di periodi brevissimi (andamento brachilogico e serrato). Mortara Garavelli parla di “triturazione sintattica”. • È causato: • dalla ricerca di chiarezza e incisività tipica della scrittura giornalistica (finalità denotativa), cioè da esigenze di focalizzazione dell’informazione e di valorizzazione di contenuti informativi • Da finalità espressive, connotative

  15. Stile nominale • Il linguaggio giornalistico fa ampio uso di frasi nominali, cioè senza verbo in posizione di predicato, che consentono brevità, incisività, pregnanza semantico-informativa. • Più diffuse nei titoli, ma anche in apertura di un articolo, soprattutto di cronaca e di sport. Meno presenti nei brani argomentativi. Sciopero degli universitari contro il ministro Gelmini Colpite le postazioni italiane a Bassora Rientrano nello stile nominale le nominalizzazioni, cioè la preferenza per sostantivi astratti al posto di frasi verbali (frequente negli articoli di economia)

  16. Tendenza alla dissoluzione dei confini • Tra informazione e intrattenimento • Tra giornalista e pubblico • Tra giornalista e personaggi

  17. Forme colloquiali e gergali • Da sballo, il sesso elettronico / Ma vuoi mettere quello vero (Il Giornale, 8.5.1994) • La voce narrante della informazione assume spesso il punto di vista dello spettatore: • E adesso passiamo alla cronaca, e purtroppo dobbiamo dire che è successo ancora: qualcuno ha investito un passante ed è fuggito senza prestare soccorso (Tg1 h 20.00, 23.1.2002 • E con l’estate tornano a tormentarci le zanzare tigre (Tg1 h20.00, 27.6.2004)

  18. Identificazione del giornalista con il pubblico • Il Noi inclusivo: voce della comunità; costruzione di un soggetto collettivo (fallacia nazionalistica: es. “noi italiani”). • Fusione fra l’istanza narrante e il pubblico in un tutto indistinto che è l’opposto di quanto si richiederebbe per una informazione referenziale (Loporcaro 2005:126). • Discorso complice e non critico (Calabrese e Volli, I telegiornali:istruzioni per l’uso, 1995: 234-35) • Obiettivo: ribadire vincoli affettivi e ideologici

  19. Io, Tu • La coppia io/tu possiede una speciale correlazione: la correlazione di soggettività. Io e Tu istituiscono la persona nel discorso, Egli (Ella) rapresenta un’invariante non personale (Benveniste, Struttura delle relazioni di persona nel verbo, in Problemi di linguistica generale I, pp. 269 sgg.)

  20. Noi • Nei pronomi personali, il passaggio dal singolare al plurale non implica una semplice pluralizzazione: noi non è una molteplicità di oggetti identici, ma un congiungimento tra l’io e il non-io; in noi è sempre io che predomina in quanto non vi è noi che a partire da io, e questo io, per la sua qualità trascendente, si assoggetta l’elemento non-io. La presenza dell’io è costitutiva del noi. • Noi si dice in un modo per me+voi (forma inclusiva) e in un altro per me+loro (forma esclusiva). In ognuna delle due forme ciò che predomina è una persona, io nell’esclusivo (che comporta il congiungimento con la non-persona, tu nell’inclusivo (che comporta il congiungimento della persona non soggettiva con io implicito… in noi inclusivo, che si oppone a lui, loro, è il tu a essere messo in rilievo, mentre nel noi esclusivo che si oppone a tu, voi, è sottolineato l’io (Benveniste, Struttura delle relazioni di persona nel verbo, in Problemi di linguistica generale I, pp. 278 sgg.)

  21. Noi come amplificazione • Noi non è un io quantificato o moltiplicato, è un io dilatato oltre la persona in senso stretto, accresciuto e nello stesso tempo con dei contorni vaghi…da un lato, con noi l’io si amplia in una persona più massiccia, più solenne o meno definita; è il noi maiestatico. Dall’altro, l’uso di noi smorza l’affermazione troppo decisa di io in un’espressione più larga e diffusa; è il noi dell’autore e dell’oratore (noi di modestia)…l’abituale distinzione di singolare e plurale deve essere, se non sostituita, almeno interpretata nell’ordine della persona da una distinzione tra persona ristretta (=singolare) e persona amplificata (=plurale) (Benveniste, ivi, p. 280)

  22. Applicazioni • Nella comunicazione aziendale il ricorso alla I pers. plur. serve a enfatizzare gli sforzi degli amministratori e la positività dei risultati ottenuti, mentre i risultati meno positivi vengono presentati in modo impersonale (declinazione della responsabilità). L’uso della II pers. serve invece a stimolare un senso di appartenenza nel destinatario • L’uso del passivo crea un’impressione di oggettività e di non responsabilità degli agenti (frequente nelle cronache sportive) oppure segnala un maggior distacco del narratore (giornalista) (cfr. Santulli, Il potere delle parole, le parole del potere, Angeli, 2005: 110)

  23. Nel giornalismo: • Fairclough (1989:127-8) segnala la frequenza della forma inclusiva del noi negli editoriali politici. Implicazioni: il giornalista ha l’autorità di dar voce ai cittadini; rafforzamento dell’ideologia collettiva che enfatizza l’unità anziché la rappresentazione di prospettive specifiche. • Loporcaro: Il noi nel Tg è indicatore di complicità tra giornalista e spettatatore; il notiziario mira a presentarsi come voce della comunità, costruzione di un soggetto collettivo (noi inclusivo), manifestazione di un patto di reciproca appartenenza tra emittente e destinatario. Strategia che serve a ribadire vincoli affettivi e ideologici.

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