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FRIEDRICH NIETZSCHE

FRIEDRICH NIETZSCHE. «LA NASCITA DELLA TRAGEDIA».

johnda
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FRIEDRICH NIETZSCHE

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  1. FRIEDRICH NIETZSCHE «LA NASCITA DELLA TRAGEDIA» Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  2. L’antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando quello gli cadde infine fra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l’uomo. Rigido e immobile, il demone tace; finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in queste parole: «Stirpe miserabile ed effimera, figlio del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggioso non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto». Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  3. Dualismo apollo-dioniso Lo sviluppo dell’arte è legato alla duplicità dell’apollineo e del dionisiaco, similmente a come la generazione dipende dalla dualità dei sessi, attraverso una continua lotta e una riconciliazione che interviene solo periodicamente. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  4. Chi è APOLLO ? Dio di tutte le capacità figurative, dio divinante, plastico, della scultura. Il «risplendente», la divinità della luce, della bella parvenza. In lui vi è moderata limitazione, libertà dalle emozioni più violente, calma piena di saggezza. È l’immagine del principiumindividuationis(cfr. Schopenhauer) Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  5. Chi è Dioniso ? Dio dell’ebbrezza, dell’impulso, dell’orgia, della sfrenatezza, della musica. Un Dio che salta da un luogo all’altro, canta, danza (feste dionisiache). È l’estasi dell’unità originaria, l’annientamento/lacerazione del principiumindividuationis(cfr. Schopenhauer) Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  6. APOLLO DIONISO Al mistico grido di giubilo di Dioniso la catena dell’individuazione viene spezzata e si apre la via verso le Madri dell’essere, verso l’essenza intima delle cose. da artista  a opera d’arte da individui  a un unico vivente Il genio trasfiguratore del principiumindividuationis, grazie a cui soltanto si può conseguire davvero la liberazione nell’illusione. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  7. LA LOTTA TRA APOLLO E DIONISO I due impulsi così diversi procedono l’uno accanto all’altro, per lo più in aperto dissidio fra loro e con un’eccitazione reciproca, per perpetuare in essi la lotta di quell’antitesi. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  8. L’abbraccio tra apollo e dioniso=tragedia Finché da ultimo appaiono accoppiati l’uno all’altro e in questo accoppiamento producono l’opera d’arte altrettanto dionisiaca che apollinea della tragedia attica (Eschilo e Sofocle). Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  9. tragedia La lacerazione del principiumindividuationisdiventa un fenomeno artistico. Il dolore suscita piacere. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  10. SOLO INSIEME… DIONISO APOLLO Per vivere questa dissonanza si ha bisogno di una magnifica illusione, che coprisse con un velo di bellezza il suo stesso essere. Nel nome di Apollo riassumiamo tutte quelle innumerevoli illusioni della bella apparenza, che in ogni momento rendono l’esistenza degna in generale di essere vissuta e spingono a vivere l’attimo successivo. Un dominio artistico al di là dell’apollineo, una regione nei cui accordi di gioia si smorza incantevolmente tanto la dissonanza quanto l’immagine terribile del mondo, dove si giustifica persino l’esistenza del «peggiore dei mondi». È l’esistenza eterna e originaria, che suscita all’esistenza tutto il mondo dell’apparenza. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  11. UN MONDO ARTISTICO INTERMEDIO… L’orrore. Fu dai Greci superato, nascosto, sottratto alla vista. Fu per poter vivere che i Greci dovettero, per profondissima necessità, creare questi dei: dall’originario ordinamento divino titanico del terrore fu sviluppato attraverso quell’impulso apollineo di bellezza l’ordinamento divino olimpico della gioia, allo stesso modo che le rose spuntano da spinosi cespugli. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  12. …PER POTER VIVERE… Il Greco conobbe e sentì i terrori e le atrocità dell’esistenza (Dioniso): per poter comunque vivere, egli dové porre davanti a tutto ciò la splendida nascita sognata degli dei olimpici (Apollo). Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  13. …E PER SOPPORTARE L’ESISTENZA Altrimenti quel popolo che aveva una sensibilità così eccitabile, che bramava così impetuosamente, che aveva un talento così unico per il soffrire, come avrebbe potuto sopportare l’esistenza, se questa non gli fosse stata mostrata nei suoi dei circonfusa da una gloria superiore? Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  14. MENO MALE CHE C’è APOLLO Del fondamento di ogni esistenza, del sostrato dionisiaco del mondo può passare nella coscienza dell’individuo solo esattamente quello che può essere poi di nuovo superato dalla forza di trasfigurazione apollinea. Dove le forze dionisiache si levano così impetuosamente, là deve essere già disceso sino a noi, avvolto in una nube, Apollo. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  15. Non c’è dioniso senza apollo Quel mondo di bellezza apollinea ha uno sfondo, la terribile saggezza di Sileno. Entrambi sono necessari. Apollo ci viene incontro come la divinizzazione del principiumindividuationis, in cui soltanto si adempie il fine eternamente raggiunto dell’uno originario, la sua liberazione attraverso l’illusione: con gesti sublimi egli ci mostra come tutto il mondo dell’affanno sia necessario, perché da esso l’individuo possa venir spinto alla creazione della visione liberatrice e poi, sprofondato nella contemplazione di essa, possa sedere tranquillo nella sua barca oscillante, in mezzo al mare. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  16. Apollo non può vivere senza dioniso Al tempo stesso tutta l’esistenza dell’apollineo, e così ogni bellezza e moderazione, poggia su un fondamento – mascherato – di sofferenza e di conoscenza, che a lui veniva di nuovo svelato da quel dionisiaco. È una necessità. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  17. TRA I DUE… «SOLO» UN VELO L’apollineo guarda il dionisiaco con stupore misto ad orrore, sentendo che tutto quello non gli è poi davvero così estraneo, anzi che la sua coscienza apollinea gli nascondeva questo mondo dionisiaco solo come un velo. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  18. Apollo e dioniso parlano la stessa lingua Nel punto più essenziale l’inganno apollineo risulta infranto e annullato. Il Dionisiaco prende il sopravvento. E con ciò l’inganno apollineo si mostra per quel che è, cioè per il velo che per tutta la durata della tragedia ricopre costantemente il vero e proprio effetto dionisiaco: il quale è tuttavia così potente, da spingere alla fine lo stesso dramma apollineo in una sfera in cui esso comincia a parlare con sapienza dionisiaca, e in cui nega se stesso e la sua visibilità apollinea. Dioniso parla la lingua di Apollo, ma alla fine Apollo parla la lingua di Dioniso. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  19. Il peccato di euripide Eliminare dalla tragedia quell’elemento dionisiaco originario e onnipotente, ed edificarla in modo puro e a nuovo su un’arte, un costume e una concezione del mondo non dionisiaci. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  20. Euripide GETTA LA MASCHERA… DIETRO C’è socrate Euripide è in certo senso solo maschera: la divinità che parla per sua bocca non è Dioniso e neanche Apollo, bensì un demone di recentissima nascita, chiamato Socrate. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  21. UN DUALISMO NOCIVO È questo il nuovo contrasto: il dionisiaco e il socratico, e l’opera d’arte della tragedia greca perì a causa di esso. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  22. Socrate e la razionalità La più illustre opposizionealla concezione tragica del mondo, la scienza, che nella sua più profonda essenza è ottimistica, con a capo il suo progenitore Socrate. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  23. Ottimismo socratico L’elemento ottimistico della natura della dialettica celebra in ogni conclusione la propria festa gioconda e può respirare soltanto nella fredda chiarezza e consapevolezza. L’elemento ottimistico, una volta penetrato nella tragedia, è destinato a invaderne a poco a poco le regioni dionisiache e a spingerla necessariamente alla distruzione di sé. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  24. Morte della tragedia Nelle tre forme fondamentali di ottimismo: «La virtù è il sapere; si pecca solo per ignoranza; il virtuoso è felice». Tutto deriva dalla dialettica del sapere ed è apprendibile. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  25. AL BANDO LA MUSICA La dialettica ottimistica scaccia la musicadalla tragedia con la sferza dei suoi sillogismi, cioè distrugge l’essenza della tragedia, che si può interpretare unicamente come una manifestazione e raffigurazione di stati dionisiaci, come il mondo di sogno di un’ebbrezza dionisiaca, come simbolizzazione visibile della musica. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  26. Mondo teoretico vsmondo tragico Se la tragedia antica fu spinta fuori del suo binario dall’impulso dialettico verso il sapere e l’ottimismo della scienza, da questo fatto si potrebbe dedurre un’eterna lotta fra la concezione del mondo teoretica e quella tragica. E solo dopo che lo spirito della scienza fosse stato condotto ai suoi limiti estremi, e la sua pretesa di validità universale fosse stata distrutta dalla dimostrazione di quei limiti, si potrebbe sperare in una rinascita della tragedia. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  27. In Socrate si vede una forma di esistenza prima di lui mai esistita, il tipo dell’uomo teoretico. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  28. Socrate mistagogo della scienza Una profonda idea illusoria, che venne al mondo per la prima volta nella persona di Socrate, ossia quell’incrollabile fede che il pensiero giunga, seguendo il filo conduttore della causalità, fin nei più profondi abissi dell’essere, e che il pensiero sia in grado non solo di conoscere, ma addirittura di correggere l’essere. L’universalità della brama di sapere ha teso una rete di pensiero comune sull’intero globo terrestre, con prospettive, perfino, di sussumere sotto le sue leggi tutto un sistema solare. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  29. CONOSCENZA = BENEERRORE = MALE Socrate è il prototipo dell’ottimista teoretico che, con la fede nell’attingibilità della natura delle cose, concede al sapere e alla conoscenza la forza di una medicina universale e vede nell’errore il male in sé. Penetrare in quelle profondità e sceverare la vera conoscenza dall’illusione e dall’errore sembrò all’uomo socratico la missione più nobile, anzi l’unica missione veramente umana. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  30. VIA TUTTI I VELI ! Se l’artista a ogni disvelamento della verità rimane attaccato con sguardi estatici sempre e solo a ciò che anche ora, dopo il disvelamento, rimane velo, l’uomo teoretico a sua volta gode e si appaga nel togliere il velo e trova il suo supremo fine e piacere nel processo di un disvelamento sempre felice, che riesca per propria forza. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  31. Socratevsdioniso Socratismo antidionisiaco «Tutto deve essere razionale» Razionalità e dialettica «Solo chi sa è…» Contro l’istinto e l’irrazionalità Verità vs tragedia Filosofia vs arte Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  32. Cosa resta del tragico? Come appare ora, di fronte a questo nuovo mondo scenico socratico-ottimistico, l’intero sostrato dionisiaco della tragedia? Come qualcosa di fortuito, come una reminiscenza dell’origine della tragedia, di cui si può benissimo fare a meno. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  33. Socratismo attuale e futuro L’influenza di Socrate si è allargata sulla posterità fino a questo momento, anzi per ogni avvenire, simile a un’ombra che diventa sempre più grande nel sole della sera. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  34. Socrate è fra noi Tutto il mondo moderno è preso nella rete della cultura alessandrina e trova il suo ideale nell’uomo teoretico, che è dotato di grandissime forze conoscitive e lavora al servizio della scienza, e di cui Socrate è il prototipo e il capostipite. Tutti i nostri mezzi educativi tengono originariamente davanti agli occhi questo ideale: ogni altra esistenza deve lottare faticosamente per sollevarsi accanto a quella, come esistenza permessa. In un senso quasi spaventoso, per lungo tempo si è trovato a questo riguardo l’uomo di cultura solo nella forma dell’erudito. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  35. I prof. Abbandonano i greci Proprio in quei circoli la cui dignità potrebbe consistere nell’attingere instancabilmente dalla fonte greca per la salvezza della cultura tedesca, nei circoli degli insegnanti degli istituti superiori di cultura, si è ottimamente imparato a cavarsela sbrigativamente e in maniera comoda con i Greci, giungendo non di rado fino a uno scettico abbandono dell’ideale ellenico e a un completo rovesciamento del vero fine di tutti gli studi sull’antichità. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  36. Povere scuole…povera cultura… La vera forza formativa degli istituti di istruzione superiore non è mai stata più bassa e debole che al presente. Il «giornalista», il cartaceo schiavo del giorno, in tutto ciò che riguarda la cultura ha riportato la vittoria sull’insegnante superiore. A quest’ultimo non resta che la metamorfosi di muoversi anch’egli nell’eloquio giornalistico. In quale penosa confusione la gente siffattamente colta di un tale presente dovrà guardare quel fenomeno, che si potrebbe forse comprendere per analogia solo in base alla più profonda essenza del genio ellenico, finora incompreso, ossia il risveglio dello spirito dionisiaco e la rinascita della tragedia? Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  37. Un ottimismo senza limiti • Conoscenza per tutti - Felicità per tutti • Negazione della schiavitù attraverso le belle parole di seduzione e di rassicurazione «dignità dell’uomo» e «dignità del lavoro» • Frammentazione della conoscenza  erudizione • Estensione della conoscenza  conoscere tutto in modo superficiale • Giornalismo • L’arte diventa un piacevole accessorio, un tintinnio di sonagli di fronte alla «serietà dell’esistenza», di cui certo si potrebbe anche fare a meno, un oggetto di divertimento (vs arte come compito più alto e vera attività metafisica di questa vita) • Mondo vero vs mondo apparente  cristianesimo e morale (arte come menzogna, ostilità alla vita, odio contro il mondo…) Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

  38. Cultura tragica Cultura la cui principale caratteristica consiste nell’elevare a meta suprema, in luogo della scienza, la sapienza, la quale, senza farsi ingannare dalle seducenti deviazioni delle scienze, si volge con immobile sguardo all’immagine totale del mondo, cercando di cogliere in essa, con simpatetico sentimento d’amore, l’eterna sofferenza come sofferenza propria. Paolo Scolari arete-consulenzafilosofica.it

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