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TOMMASO D AQUINO

Ragione e Rivelazione. La filosofia di Tommaso ? una cattedrale del pensiero, cio? una ricerca che conduce ad una visione sistematica e complessiva del mondo in cui si indagano le sue ragioni e si ricostruiscono le sue strutture.Nondimeno la disciplina filosofica per Tommaso non ? autosufficiente

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TOMMASO D AQUINO

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Presentation Transcript


    1. TOMMASO DAQUINO Il bue muto

    2. Ragione e Rivelazione La filosofia di Tommaso una cattedrale del pensiero, cio una ricerca che conduce ad una visione sistematica e complessiva del mondo in cui si indagano le sue ragioni e si ricostruiscono le sue strutture. Nondimeno la disciplina filosofica per Tommaso non autosufficiente ma poggia sul fondamento della Rivelazione.

    3. Le possibilit della ragione Il fine ultimo delluomo la ricerca di Dio, la sua conoscenza e sequela di suo Figlio. Conoscere Dio eccede per le possibilit della ragione: O profondit delle ricchezze, della sapienza e della scienza di Dio, quanto sono incomprensibili i tuoi giudizi e imperscrutabili le tue vie!(Rm 11, 33). La ragione ha un campo dazione molto pi ristretto: le verit naturali, quelle accessibili in base alle limitate strutture conoscitive umane. Tuttavia anche in questo campo essa fallibile.

    4. La Rivelazione La Rivelazione non solo ci offre indicazioni preziose sulle verit pi grandi e generali circa Dio e la sua creazione, permettendoci di raggiungere per quanto ci possibile il nostro fine, ma ci d anche indicazioni su verit di ordine naturale, di per s accessibili alla ragione, affinch su esse noi non cadiamo in errore.

    5. Filosofia subordinata ma non inutile La filosofia quindi va subordinata ai contenuti della Rivelazione (tutto ci che riportato dalle Scritture sacre e dalla tradizione della Chiesa), anche se essa non risulta, in quanto subordinata, inutile. Infatti la ragione filosofica indispensabile per dimostrare i preamboli della fede chiarire le verit della fede confutare le obiezioni contro la fede.

    6. Dimostrare i preambula fidei I preambula fidei sono quelle verit di ordine razionale e naturale che preparano alla fede: per credere ai racconti delle Scritture bisogna dare per scontato che Dio esiste che unico e che possiede determinati attributi come lonnipotenza, lonniscienza etc. Tali verit possono essere raggiunte dalla ragione naturale che cos viene disposta ad accogliere le verit di fede.

    7. Chiarire le verit di fede Chiarire le verit di fede significa comprendere il senso profondo, la coerenza e la razionalit delle cognizioni che la Scrittura ci offre su Dio, la sua legge e la sua creazione. Per esempio la dottrina della Trinit descrive una caratteristica del Dio cristiano che desunta dalle Scrittura e va accettata come verit rivelata, nondimeno lintelletto si pu e si deve esercitare per chiarire il dogma e renderlo maggiormente accessibile allintelletto umano.

    8. Combattere le opposizioni alla fede La ragione un ottimo strumento per dimostrare la falsit di coloro che si sono opposti alle verit cristiane (per esempio, in epoca patristica, i pagani e, in epoca contemporanea a Tommaso, eretici e infedeli mussulmani). La ragione infatti un piano dove anche chi appartiene a mondi culturali e religiosi diversi si pu incontrare con i cristiani ed obbligato a riconoscere la forza degli argomenti.

    9. Lautonomia della ragione e larmonia la rivelazione. La ragione certo UTILE alla fede e le SUBORDINATA. Nondimeno possiede anche una sua autonomia, poich uno strumento di conoscenza della realt che stato donato da Dio agli uomini e i suoi principi derivano dalla volont divina che ve li ha infusi. Per esempio Dio stesso vuole che noi riconosciamo il principio di non contraddizione come condizione della verit delle nostre affermazioni. Se cos non pu esservi contrasto tra le verit rivelate dalle Scritture e quelle acquisite con il retto uso della ragione, visto che la ragion dessere di entrambe Dio.

    10. La metafisica tomista Una volta stabilito latteggiamento generale di Tommaso nei confronti della filosofia, possiamo vederne i contenuti effettivi. La filosofia di Tommaso innanzitutto una metafisica, cio parte dalla ricerca sui primi fondamenti della realt, dai quali la realt intera, LESSERE, dipende. Questo perch una metafisica concepita correttamente permette di risalire allessere sommo che Dio, dimostrandone la necessit e confermandone lesistenza (permette cio di arrivare a comprendere alcuni fondamentali preambula fidei) .

    11. Ente ed essenza , il libro Ora, in ambito metafisico, i concetti pi importanti da chiarificare sono quelli di ente ed essenza. A tale compito Tommaso si dedica in giovane et, con uno studio fondamentale che porr le basi della sua filosofia dellessere: il De ente et essentia, composto tra il 1252 e il 1256 negli anni in cui il nostro filosofo compiva i primi passi della sua carriera di insegnante alluniversit di Parigi (era ancora baccelliere, cio una sorta di assistente e collaboratore del professore ordinario).

    12. Lente e lessenza, i concetti Allesordio del suo opuscolo geniale, rimasto giustamente famoso nella sua produzione, Tommaso afferma che lente e lessenza costituiscono i concetti primi dellintelletto (Tommaso, De ente et essentia, tr. it. di P. Orlando, Dehoniane, Roma, 1986, p. 20). Non si tratta di nozioni di cui noi conosciamo il significato prima che di tutto il resto, si tratta bens di quelle nozioni che sono presupposte in ogni uso che noi facciamo del linguaggio quando vogliamo dire qualcosa di vero. Anche se non conosco il senso del termine ente o quello di essenza, quando parlo, parlo sempre o di enti o di essenze. Quindi per evitare errori nel mio cammino di conoscenza appare indispensabile chiarire nella mia mente questi concetti per usarli in modo corretto e per dare alla mia visione del mondo verit e affidabilit.

    13. Ente Il termine ente pu avere due accezioni: una prima quando lente si divide in dieci categorie, una seconda quando significa la verit di una proposizione (Tommaso, cit., p. 22). Cerchiamo anzitutto di comprendere meglio la SECONDA definizione di ente. Significare la verit di una proposizione vuol dire avere una realt LOGICA, cio essere solo un contenuto del nostro pensiero. Se io dico X Y innanzitutto X il soggetto di una frase che esprime il fatto che in questo momento HO IN MENTE X, e lo stesso vale per Y e per la loro unione significata dalla copula . Quindi la realt di X e Y solo logica, mentale e non detto che X e Y esistano anche nel mondo e siano uniti anche nel mondo reale che ho attorno a me.

    14. La negazione e le realt privative Nel caso dellente logico, la dimostrazione della sua funzione esclusivamente mentale, vi quando con una proposizione o con un nome positivo indichiamo realt privative che non hanno esistenza reale, ma che sono propriamente la negazione di un esistenza reale. Per esempio noi possiamo pronunciare la frase: La cecit nellocchio. Ora, il termine cecit evidentemente non indica niente di reale, e ha realt solo nella nostra mente, essendo usato per negare qualcosa che ha realt, cio la vista: solo la vista reale, non la cecit ossia solo ci che POSITIVO reale, non ci che, pur espresso con un nome positivo, significa privazione e negazione. Quindi potendo parlare di cecit, posso utilizzare il linguaggio in modo significativo, bench abbia nella piena consapevolezza che a non tutte le parole e a non tutti i concetti fa da DIRETTO contraltare una realt esterna, e che per alcuni di essi si pu dire che vi una realt puramente logica.

    15. Una realt logica e una realt puramente logica Quindi tutti i concetti hanno una realt logica perch sono concetti, cio concepiti con la mente ; che questa realt logica sia effettiva lo dimostrano quei concetti che hanno una realt PURAMENTE logica (una dimostrazione dellesistenza delloro la posso dare facendo vedere che posso isolare loro da tutto il resto, mostrandolo nella sua purezza, cos come per far vedere la realt logica dei concetti posso isolare quei concetti che hanno realt puramente logica).

    16. La prima accezione di ente Se la seconda accezione ci parla dellente logico, la prima ci parla dellente reale: Sed primo modo non potest dici aliquid quod sit ens, nisi quod in re aliquid ponat: Invece nel primo modo pu dirsi ente solo ci che presente nella realt (in re). Questo ente reale si dice nelle 10 categorie aristoteliche che descrivono i generi supremi dellessere, cio tutto quanto si pu dire che lessere sia, in qualsiasi modo sia e ovunque sia. Lente reale insomma la realt che ci sta attorno (attenzione: non solo quella sensibile, ma anche quella sovrasensibile gli angeli e Dio sono realissimi per un cristiano del medioevo, molto pi reali dei fiumi e degli alberi) e comunque FUORI DALLA NOSTRA MENTE.

    17. Lente reale Lente reale pu a sua volta distinguersi in essenza, da un lato, e atto dessere o esistenza, dallaltro. Lessenza o QUIDDITAS (il che cos quid est - di una cosa) lente cos come viene descritto dalla sua definizione (per esempio lessenza delluomo lessere animale razionale, sinolo di materia, animalit, e forma, razionalit). Quando io definisco un qualsiasi ente la definizione mi restituisce la sua essenza. Questa essenza mi dice lessere profondo dellente, che, nel caso delle sostanze composte, cio delle realt sensibili, dato dallunione della sua materia e della sua forma, e nel caso delle sostanze semplici (gli angeli) dato dalla loro forma.

    18. La realt della definizione La definizione tuttavia ha una realt peculiare, affine a quella logica. Infatti quando dico luomo animale razionale parlo del concetto di uomo e non ancora delluomo che ha la perfezione di esistere. Allo stesso modo potrei definire il sarchiapone o gli studenti di Hogwards con la loro forma e la loro materia, pur sapendo che essi non esistono nella realt. Dire che non esistono significa dire che essi hanno un essere esclusivamente potenziale. Sono cio in potenza: potrebbero esistere, ma non esistono in atto.

    19. Essenze che non esistono Il fatto che potrebbero esistere mi confermato dal fatto che la loro materia e la loro forma effettivamente fanno riferimento ad una certa realt: per esempio il sarchiapone un animale feroce, o gli studenti di Hogwarts sono ragazzi dalle qualit eccezionali: animalit, ferocia, adolescenza e possesso di qualit eccezionali sono tutti elementi positivi per i quali vi un riferimento alla realt. Solo che il sarchiapone un animale feroce che-non-esiste e gli studenti di Hogwarts sono ragazzi con qualit eccezionali, che-non-esistono.

    20. Ente logico ed ente in potenza Che differenza c allora tra lente logico e lente in potenza? Per Tommaso lente logico caratterizzato ESCLUSIVAMENTE dal suo essere pensabile. Tutto ci che pensabile e rappresentabile con la mente, quindi anche realt privative e negative, ente logico. Lente in potenza un ente pensato che per potrebbe esistere poich nella sua definizione sono presenti termini che hanno un corrispettivo nella realt (termini cio che significano cose positive). Alla definizione, cio alla loro ESSENZA manca solo la perfezione dellesistenza.

    21. Lente in atto, o actus essendi Di una certa sostanza, cos come stata definita, si pu constatare anche lesistenza. Questa sostanza, per esempio un albero o un cane che possiamo rispettivamente definire cosa che possiede la vita e essere vivente capace di sentire e volere - , notiamo che non solo definibile, ma qui presente davanti a noi in carne ed ossa. Bene, la possibilit che esistesse si dunque tramutata in realt. La potenza di essere che era implicita nella definizione della sua essenza diventata atto di essere, cio essere effettivo, cio esistenza concreta. Quindi lalbero e il cane esistenti sono la loro definizione + lesistenza effettiva.

    22. Da dove viene lesistenza effettiva? Quando un essere esiste significa che la sua esistenza potenziale si attualizzata ed diventata esistenza effettiva. Chi ha permesso questo passaggio? Evidentemente un essere che in ultimo non deve a sua volta avere ricevuto lessere da altro. Cio a dare lessere a tutti gli enti deve essere stato un essere che lo possiede senza averlo ricevuto altrimenti non lavrebbe propriamente dato, ma solo trasmesso e rimarrebbe il problema di capire da dove originariamente venga lessere e che possedendolo in maniera EMINENTE, quindi per sua caratteristica principale, in grado di comunicarlo anche ad altri enti che esistono solo in potenza.

    23. Avere lessere ed essere lessere Ma possedere lessere in maniera eminente significa che la propria essenza quella di essere, che lessere non si aggiunge alla propria essenza come in tutti gli enti, ma che il fatto di essere intrinseco allessenza. Per quale ente accade ci? Per Dio. Dio lente che non ha lessere ma lessere ed, essendo lessere, pu far essere tutti gli altri enti che sono solo in potenza. Quindi in Dio essenza ed esistenza coincidono, negli enti lesistenza si aggiunge allessenza come un dono di Dio (la creazione). Di conseguenza Dio necessario che esista, essendo lessere, mentre nelle altre creature lessere contingente, stato donato da Dio e da loro ricevuto, ma non era necessario che fosse cos.

    24. Dono, partecipazione e analogicit La creazione, cio il conferimento dellessere agli enti da parte di Dio un rendere partecipi gli enti dellessere che prerogativa principale di Dio. Dio rende le cose esistenti, facendole partecipe del proprio essere. Quindi quando io dico essere riferito a Dio e agli uomini o alle cose non lo dico proprio nel medesimo significato, come quando esempio mio dico bagnato di qualcosa che entrato in contatto con lacqua o dellacqua stessa. Tuttavia non lo dico con significati assolutamente diversi. Dunque il termine essere in Dio e nelle creature non ha un solo significato (cio un significato univoco) n molteplici e disparati significati (cio significati equivoci), bens un significato ANALOGO.

    25. Lanalogicit dellessere Analogo significa simile ma di proporzione diversa. Io devo avere in mente un essere, quello di Dio, che la pienezza dellessere, perch la coincidenza di essere ed esistenza, e poi, con questa idea, posso capire come anche le altre creature sono, ma non come Dio, che necessario che sia e il cui essere non pu venir meno, bens in modo minore, perch il loro essere DIPENDE da quello di Dio, contingente e pu venir meno. Questa lanalogia: attribuire a due o pi enti lo stesso predicato il cui significato pieno sta solo nellattribuzione che si fa ad uno di loro (Dio) , mentre negli altri si ha un significato solo derivato dal primo e pi debole.

    26. I caratteri fondamentali dellessere: trascendentali Comunque sia specificato lessere nelle dieci categorie, ogni ente uno, vero buono. Infatti io posso dire che lessere sostanza, quantit, qualit, etc. Cio posso descrivere l essere in tutti i modi possibili, ma qualsiasi cosa dica dellessere, al di l di tutte le sue determinazione (cio trascendendole tutte), ogni essere sar sempre, proprio in quanto essere, uno, vero, buono. Questi sono quelli che Tommaso chiama trascendentali, proprio perch trascendono le dieci categorie, che sono tutto ci che si pu dire dellessere.

    27. Uno, vero, buono UNO: non appena qualcosa , noi scopriamo che deve avere una sua unit, una certa solidariet, un certo collegamento tra le sue parti che ci permette di distinguerlo da altri enti, altrimenti, non sapendo che cos, non sapremmo nemmeno che . VERO: in rapporto allintelletto divino che lo ha creato, dandogli lessere, ogni essere vero, cio corrisponde a come Dio lo ha pensato. BUONO: inoltre se una cosa , perch Dio ha voluto che fosse, ma Dio non vuole il male, dunque ogni cosa che , per il fatto di essere, bene. Uno, vero, buono poi in modo eminente Dio, infatti se i trascendentali sono propri di ogni essere saranno proprio di quellessere che in modo eminente. Se le cose sono uno, vero e bene in rapporto a Dio, tanto pi lo sar Dio stesso che fonte di unit, verit e bont di tutto il resto.

    28. Il protagonista viene fuori In tutte queste riflessioni vi un costante riferimento a Dio, anche se il problema messo a fuoco pi ontologico e metafisico che non teologico. Ci che finora stato tralasciato una questione assai importante per la teologia e la filosofia: lesistenza di Dio. Sembra infatti che essa venga data per scontata, ma in realt essa non immediatamente e universalmente evidente (altrimenti sarebbe riconosciuta da tutti), perch noi non abbiamo un approccio diretto alla sua essenza, almeno in questa vita. Per tale motivo lesistenza di Dio va dimostrata come un preambulum fidei accessibile alla ragione e tuttavia bisognoso di un adeguato approfondimento.

    29. Dove viene trattato il tema Questo tema fondamentale sar oggetto di trattazione, assieme a moltissimi altri, nelle due opere maggiori di Tommaso: la Summa contra gentiles (scritta tra il 1259 e il 1264) e la Summa theologiae (scritta tra il 1265 e il 1274 ) Summa in generale significa compendio, composizione riassuntiva di tutto il sapere circa un dato argomento; in tal caso si tratta dei temi fondamentali di teologia (summa theologiae, somma di teologia) e degli argomenti, sempre di carattere teologico e religioso, che potevano essere opposti alla cultura pagana in difesa della ragionevolezza della scelta cristiana (summa contra gentiles, somma contro i pagani). Si tratta di due opere di vastissimo respiro di notevole ampiezza e di grande impegno, filosofico e culturale.

    30. Argomenti a posteriori e a priori Nella Summa theologiae in particolare vengono esposte le prove che Tommaso ritiene fondamentali per dimostrare lesistenza di Dio. A causa del fatto che noi non abbiamo accesso diretto allessenza divina, Tommaso esclude una dimostrazione sul modello anselmiano (che egli chiama propter quid) preferendo a questa lelaborazione di argomenti quia cio che partono dagli effetti dellesistenza di Dio per risalire a Dio come al loro fondamento. Si tratta in sostanza di argomenti a posteriori, secondo i quali dallesperienza del mondo noi risaliamo a Dio e non, come in Anselmo, di argomenti a priori, in cui lesistenza di Dio desunta dal suo concetto-essenza.

    31. La prima via (1): ex motu Che Dio esista si pu provare per cinque vie. La prima e la pi evidente quella che si desume dal moto. certo infatti e consta dai sensi, che in questo mondo alcune cose si muovono. Ora, tutto ci che si muove mosso da un altro. Infatti, niente si trasmuta che non sia potenziale rispetto al termine del movimento; mentre chi muove, muove in quanto in atto. Perch muovere non altro significa che trarre qualche cosa dalla potenza allatto; e niente pu essere ridotto dalla potenza allatto se non mediante un essere che gi in atto. Per es., il fuoco che caldo attualmente rende caldo in atto il legno, che era caldo soltanto potenzialmente, e cos lo muove e lo altera (A). . Ma non possibile che una stessa cosa sia simultaneamente e sotto lo stesso aspetto in atto ed in potenza: lo pu essere soltanto sotto diversi rapporti: cos ci che caldo in atto non pu essere insieme caldo in potenza, ma insieme freddo in potenza. dunque impossibile che sotto il medesimo aspetto una cosa sia al tempo stesso movente e mossa, cio che muova se stessa (B).

    32. La prima via (2) dunque necessario che tutto ci che si muove sia mosso da un altro. Se dunque lessere che muove anchesso soggetto a movimento, bisogna che sia mosso da un altro, e questo da un terzo e cos via (C). Ora, non si pu in tal modo procedere allinfinito perch altrimenti non vi sarebbe un primo motore, e di conseguenza nessun altro motore, perch i motori intermedi non muovono se non in quanto sono mossi dal primo motore, come il bastone non muove se non in quanto mosso dalla mano (D). Dunque necessario arrivare ad un primo motore che non sia mosso da altri; e tutti riconoscono che esso Dio.

    33. Alcune spiegazioni della prima prova (1) (A) Qui Tommaso riprende la dottrina del movimento di Aristotele: il movimento passaggio dalla potenza allatto, cio da una capacit di essere (in qualsiasi modo) alla sua realizzazione. Siccome vi un primato dellatto sulla potenza, nel senso che senza atto, senza un essere, non vi sarebbe nemmeno potenza, cio capacit di essere (infatti una capacit di essere implica un riferimento allessere), Allora un movimento sempre dovuto ad un essere in atto che muove, che provoca il mutamento di un altro essere in potenza, il quale stimolato a raggiungere un dato atto, ad essere e fare, ci che prima poteva essere e fare. (B) Se muovesse se stessa dovrebbe essere in atto in quanto ci che muove sempre in atto, e in potenza, perch ci che mosso sempre in potenza.

    34. Alcune spiegazioni della prima prova (2) (C) Se tutto ci che si muove mosso da altro vi una catena di esseri che si muovono: il movimento che vedo causato da qualcosaltro che si muove, il quale, muovendosi, stato mosso da qualcosaltro e cos via. (D) Noi cogliamo un movimento (lultimo), se allinfinito retrocedessimo nei motori, non troveremmo mai lorigine del movimento dellultimo oggetto che osserviamo. Ma se questo movimento non fosse iniziato, grazie ad un primo motore che ha dato la prima spinta, tale movimento non vi sarebbe, poich verrebbero meno tutti i movimenti degli altri motori. Dunque deve esistere un primo motore, che non mosso da altro, ed ci che comunemente viene chiamato Dio.

    35. La seconda via: ex causa La seconda via parte dalla nozione di causa efficiente. Troviamo nel mondo sensibile che vi un ordine tra le cause efficienti, ma non si trova, ed impossibile, che una cosa sia causa efficiente di se medesima; ch altrimenti sarebbe prima di se stessa, cosa inconcepibile (A). Ora, un processo allinfinito nelle cause efficienti assurdo. Perch in tutte le cause efficienti concatenate la prima causa dellintermedia, e lintermedia causa dellultima, siano molte le intermedie o una sola; ora, eliminata la causa e tolto anche leffetto: se dunque nellordine delle cause efficienti non vi fosse una prima causa, non vi sarebbe neppure lultima, n lintermedia (B). Ma procedere allinfinito nelle cause efficienti equivale ad eliminare la prima causa efficiente; e cos non avremo neppure leffetto ultimo, n le cause intermedie: ci che evidentemente falso. Dunque bisogna ammettere una prima causa efficiente, che tutti chiamano Dio.

    36. Alcune spiegazioni alla seconda prova (A) Infatti la causa viene sempre prima delleffetto, e una cosa non pu venir prima di se stessa. (B) Vale qui, nellordine delle cause efficienti, ci che detto a proposito delle cause motrici: se, retrocedendo allinfinito nelle cause, eliminassimo la prima spinta, dovremmo eliminare anche le cause successive, fino ad arrivare a eliminare la causa delleffetto che noi constatiamo, il quale quindi non vi sarebbe.

    37. La terza via ex contingentia La terza via presa dal possibile [o contingente] e dal necessario, ed questa. Tra le cose noi ne troviamo di quelle che possono essere e non essere (A). Ora, impossibile che tutte le cose di tal natura siano sempre state, perch ci che pu non essere, un tempo non esisteva (B). Se dunque tutte le cose [esistenti in natura sono tali che] possono non esistere, in un dato momento niente ci fu nella realt. Ma se questo vero, anche ora non esisterebbe niente, perch ci che non esiste, non comincia ad esistere se non per qualche cosa che . Dunque, se non cera ente alcuno, impossibile che qualche cosa cominciasse ad esistere, e cos anche ora non ci sarebbe niente, il che evidentemente falso (C). Dunque non tutti gli esseri sono contingenti, ma bisogna che nella realt vi sia qualche cosa di necessario. Ora, tutto ci che necessario, o ha la causa della sua necessit in un altro essere oppure no (D). Daltra parte, negli enti necessari che hanno altrove la causa della loro necessit, non si pu procedere allinfinito, come neppure nelle cause efficienti secondo che si dimostrato. Dunque bisogna concludere allesistenza di un essere che sia di per s necessario, e non tragga da altri la propria necessit, ma sia causa di necessit agli altri. E questo tutti dicono Dio.

    38. Alcune spiegazioni della terza via La definizione di contingente la seguente: Ci che pu indifferentemente essere o non essere. (B) Se torniamo indietro nel tempo, alla lunga, troviamo un tempo in cui ci che pu non essere effettivamente non cera. Infatti se cos non fosse, ci che pu non essere avrebbe un esistenza infinita (come infinita la semiretta che conduce da qui allindietro nel tempo) il che impossibile per un essere contingente. (C) Se tutti gli esseri fossero contingenti, tornando indietro nel tempo, ci troveremmo ad un punto in cui niente cera. Ma se non cera niente, come fanno ora ad esservi degli esseri, visto che dal nulla non viene nulla? (D) Ci si domanda ora: perch un essere necessario, che deve esistere, tale. Chi ha prodotto questa sua qualit per il quale esso non contingente, ma deve esservi? Non potendo retrocedere allinfinito nelle cause, bisogna trovare un essere per s necessario e questo Dio. Trovo ridondante questa parte della dimostrazione: una volta detto che un essere necessario esiste, siccome necessario significa che deve esserci superfluo, visto che non vi sono alternative, spiegare il perch deve esserci .

    39. La quarta via: ex gradu La quarta via si prende dai gradi che si riscontrano nelle cose. un fatto che nelle cose si trova il bene, il vero, il nobile e altre simili perfezioni in un grado maggiore o minore. Ma il grado maggiore o minore si attribuiscono alle diverse cose secondo che si accostano di pi o di meno ad alcunch di sommo e di assoluto; cos pi caldo ci che maggiormente si accosta al sommamente caldo. Vi dunque un qualche cosa che vero al sommo, ottimo e nobilissimo, e di conseguenza qualche cosa che il supremo ente; perch, come dice Aristotele, ci che massimo in quanto vero, tale anche in quanto ente (A). Ora, ci che massimo in un dato genere, causa di tutti gli appartenenti a quel genere, come il fuoco, caldo al massimo, cagione di ogni calore, come dice il medesimo Aristotele. Dunque vi qualche cosa che per tutti gli enti causa dellessere, della bont e di qualsiasi perfezione. E questo chiamiamo Dio.

    40. Alcune spiegazioni alla quarta prova Questa prova riproduce la prove anselmiane sul significato del termine bont e grandezza elaborate nel Monologion: noi possiamo conoscere i diversi gradi di un essere perch abbiamo una pietra di paragone assoluta, e questa Dio. (A) Se c una massima verit vi deve anche essere un massimo ente. Pu infatti esistere qualcosa che sia vero e che non abbia l essere? E i gradi di verit non corrispondono forse ai gradi dellessere? Infatti quando noi diciamo X pi o meno vero, gli stiamo attribuendo un maggiore e minore livello nei gradi dellessere. Questo computer vero? S perch qui davanti a me e funziona. Se non funzionasse avrebbe una grado minore di verit: sarebbe un falso computer, cio il suo essere sarebbe minore e solo apparente (sembra essere un computer ma in realt non lo ).

    41. La quinta via: ex gubernatore La quinta via si desume dal governo delle cose. Noi vediamo che alcune cose, le quali sono prive di conoscenza, cio i corpi fisici, operano per un fine, come appare dal fatto che esse operano sempre o quasi sempre allo stesso modo per conseguire la perfezione: donde appare che non a caso, ma per una predisposizione raggiungono il loro fine. Ora, ci che privo dintelligenza non tende al fine se non perch diretto da un essere conoscitivo e intelligente, come la freccia dallarciere. Vi dunque un qualche essere intelligente, dal quale tutte le cose naturali sono ordinate a un fine: e questessere chiamiamo Dio.

    42. Alcune spiegazioni sulla quinta prova Tommaso dice che solo gli esseri intelligenti operano in vista di un fine. Daltro canto nella natura si nota che spesso gli enti operano come se avessero il fine di raggiungere una data perfezione. Non essendo gli enti che operano in tal modo intelligenti, sono evidentemente mossi da un intelligenza che ordina la lor esistenza .

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