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Comunicazione e Conoscenza

Comunicazione e Conoscenza. Oralità e Scrittura: Sommario Comunicazione orale e comunicazione scritta Parola, corpo e percezione del mondo Scrittura, oralità, memoria Oralità ed esperienza Scrittura ed identità nel mondo globale I media, la cultura e la nuova «immaginazione globale».

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Comunicazione e Conoscenza

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Presentation Transcript


  1. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura: Sommario • Comunicazione orale e comunicazione scritta • Parola, corpo e percezione del mondo • Scrittura, oralità, memoria • Oralità ed esperienza • Scrittura ed identità nel mondo globale • I media, la cultura e la nuova «immaginazione globale»

  2. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura • Comunicazione orale e comunicazione scritta • La comunicazione ordinaria si svolge per lo più in forma orale, ma è fortemente condizionata dalla forma interiorizzata della scrittura. • Le culture fortemente influenzate dalla scrittura sono dette a oralità ristretta diversamente da quelle del passato, dette a oralità primaria ( per es. l’Impero precolombiano degli Inka, prima della conquista spagnola, o il regno del Dahomey, oggi Repubblica del Benin, in Africa occidentale, prima della colonizzazione francese). • La scrittura incominciò a diffondersi dal III millennio a.C., a iniziare da quella cuneiforme, per pervenire, verso il 1500 a.C., a quella alfabetica dei Fenici. • In larga parte del mondo non esistono quasi più culture ad oralità primaria, in quanto la scrittura influenza in vari modi anche quelle in cui essa è poco diffusa. Per queste si usa l’espressione: culture ad oralità diffusa.

  3. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura • Comunicazione orale e comunicazione scritta • Gli studiosi sottolineano come ci sia notevole diversità tra il sistema di pensiero legato all’oralità diffusa e quello legato all’oralità ristretta: • Gli appartenenti alla cultura dell’oralità ristretta per rappresentarsi il concetto di buono finiscono per rappresentarselo come parola scritta, e definizione concettuale di essa. • Gli appartenenti alla cultura dell’oralità diffusa si rappresentano, per es., il concetto di buono attraverso immagini, metafore, perifrasi. E nella trasmissione di storie, leggende, miti ricorrono a stratagemmi mnemonici che consentono di mantenerne l’integrità sostanziale per lunghe generazioni: vedi cantastorie europei o i Griot dell’Africa subsahariana occidentale. • Tuttavia si è notato come nelle società ad oralità ristretta, a causa dell’influsso dei mezzi audiovisivi si stia verificando un impoverimento del bagaglio lessicale e delle conoscenze linguistiche.

  4. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura • Parola, corpo e percezione del mondo • Per le culture ad oralità diffusa, e più ancora per quelle ad oralità primaria, la parola non ha alcuna esistenza visiva: essa esiste solo come suono nel momento in cui viene pronunciata e acquista pregnanza attraverso il tono della voce, l’enfasi con cui la si pronuncia, la gestualità e i movimenti del corpo che l’accompagnano. • Nelle culture orali in certe circostanze (formule magiche, miti, discorsi morali, racconti) le parole si caricano di un potere causativo, come se dire equivalesse a fare. • Questo spiega perché nomi di persone, di divinità, anche di semplici cose siano spesso ritenuti dotati di potere sulle cose e sugli essere umani.

  5. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura • Parola, corpo e percezione del mondo • Presso gli Aborigeni australiani si ritiene che gli antenati crearono il mondo, le cose, le piante, gli animali e gli esseri umani con la forza della parola, cantando il nome di essi. • I Baruya della Nuova Guinea attribuiscono un potere straordinario ai nomi e alla loro pronuncia, soprattutto nell’accompagnare le attività agricole. • Nella Bibbia viene attribuito un potere creativo alla parola (Logos, Verbum) di Dio. • I Dogon del Mali vedono nella parola quasi una proiezione sonora nello spazio della personalità dell’uomo. • Comunque, sia nelle società ad oralità ristretta, sia in quelle ad oralità diffusa, particolare rilevanza ha la parola cantata: comunicazione musicale (per es, canzoni, opere liriche in Occidente, voce ed arpa presso gli Azande dell’Africa subsahariana).

  6. GLI AZANDE E LE LORO ARPE

  7. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura • Scrittura, oralità, memoria ed esperienza • È abbastanza evidente che la memoria del passato possa essere meglio conservata dalle civiltà con scrittura che dalle civiltà che non ce l’hanno:Verba volant, scripta manent, recita un vecchio detto latino. • Le civiltà orali possono trasmettere le conoscenze puntando solo sulla memoria, aiutata da formule stereotipe e da accorgimenti mnemonici ripetuti ogni qual volta sia necessario. Ciò significa però che la trasmissione riguarda solo alcuni aspetti ritenuti utili al presente, essenzialmente di tipo concreto, ma che potranno non esserlo per il futuro. E, comunque, molte acquisizioni finiscono inevitabilmente per perdersi. • La selezione delle esperienze da conservare avviene anche nelle civiltà con scritture, ma in modo meno riduttivo. Col tempo l’accumulo delle conoscenze tramandate ai posteri si è enormemente accresciuto, soprattutto dopo l’invenzione della stampa con caratteri mobili inventata da Gutemberg nella metà del 1400. Ma già in epoca ellenistica, in Alessandria, fu creata una delle più grandi biblioteche della storia che raccolse i frutti di secoli di ricerche, di riflessioni filosofiche, di creazioni poetiche e letterarie. La scrittura, infatti, favorisce potentemente lo sviluppo della creatività, dei concetti, dei ragionamenti logici e di un sapere teoretico, essenziale alle varie branche della conoscenza.

  8. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura • Scrittura ed identità nel mondo globale Il caso dei Bdul della Giordania

  9. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura • I media, la cultura e la nuova «immaginazione globale» • Dagli anni ’70 si è verificata una vera rivoluzione culturale con la diffusione dei mediaa livello planetario, in modo particolare della televisione. Dagli studi sugli effetti dei media è emerso quanto segue: • Sono produttori di cultura, nel senso che suggeriscono comportamenti, gusti, valori, consumi, idee politiche, religiose, estetiche. Ciò non vuol dire che tutto venga assorbito passivamente, ma che, comunque, hanno un potente influsso sui fruitori, soprattutto quando vengono proposti programmi molto popolari. • Secondo Appadurai (2000), i media producono quella che egli chiamata immaginazione da spostamento: questa immaginazione non serve ad uscire dal quotidiano (come erano i miti, le leggende, le fiabe, le attività estetiche, poetiche, ecc.), ma si configura come parte del nostro stesso quotidiano e come qualcosa che è capace di orientarlo. È emblematico il bagaglio di immaginazione che i migranti si sono costruiti grazie alla TV sull’Occidente verso cui emigrano.

  10. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura • I media, la cultura e la nuova «immaginazione globale» • L’immaginazione messa in moto dai media va considerata come un fatto collettivo capace di produrre delle comunità di sentimentoche travalicano gli Stati: per es., marocchini in Francia, Spagna, Italia che tra loro si tengono in comunicazione con le famiglie in Marocco; pakistani che da Londra o New York mantengono solidi rapporti con la loro terra d’origine e tra loro stessi; peruviani che dall’Italia o dalla Spagna comunicano con amici e parenti sulle Ande. • Queste comunità di sentimento o sodalizi postnazionali e transnazionali sono lo spazio in cui si producono le nuove «sfere pubbliche» (Jürgen Habermas) che oggi si sono moltiplicate enormemente. Basta pensare ad Internet e ai blog per capire che non c’è più un vero centro che regoli la formazione delle opinioni, ma che queste sono sempre più prodotte dall’uso che gruppi diversi possono fare dei media. • Grazie allo spostamento di uomini e idee, e grazie ai media, l’immaginazione è sempre più all’origine anche di quelle sfere pubbliche che si possono definire diasporiche.

  11. Comunicazione e Conoscenza Oralità e Scrittura • I media, la cultura e la nuova «immaginazione globale» Si tratta di quelle supercomunità immaginate che si incontrano sui siti Internet o che rafforzano l’idea della comune appartenenza etnica, politica, religiosa grazie a televisione, videocassette, CD, telefoni cellulari, Internet, ecc. Tutto ciò senza che le persone abbiano l’esperienza di un territorio, di una vita reale e di una esperienza comuni. A ciò si aggiunga l’enorme possibilità offerta dai media di conoscere in tempo reale avvenimenti che si svolgono in luoghi lontani, o attraverso reportage e documentari apprendere usi, costumi, religioni, eventi, storie di popoli lontani da noi (villaggio globale).

  12. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Pensiero concreto e pensiero astratto • Percezioni del modo fisico e stili cognitivi • Dai prototipi agli schemi • Terminologia del colore. Universalismo percettivo e determinazione socioculturale

  13. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Pensiero concreto e pensiero astratto Una differenza emersa dai primi contatti tra occidentali e popolazioni primitive fu l’assenza tra questi di concetti astratti e di numerazione che non andasse oltre poche unità. In seguito ci si accorse che i così detti primitivi possedevano linguaggi lessicalmente complessi e ricchi di sfumature, ma legati alle esperienze del proprio sistema di vita. Lévi-Strauss notò il pensiero dei primitivi non mancava di valenze speculative, riflessive e teoretiche. La differenza rispetto al pensiero scientifico occidentale sta nel fatto che tali capacità sono esercitate solo in relazione a contesti di esperienza e non in merito a problematiche logico-formali astratte. E indicò l’attività speculativa di questo pensiero con l’espressione scienza del concreto

  14. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Percezioni del modo fisico e stili cognitivi A livello generale, negli esseri umani i sensi rispondono allo stesso modo agli stimoli ambientali. Quando però si passa all’interpretazione di tali stimoli, cioè quando si percepiscono, allora stimoli simili danno origine a percezioni dissimili legate all’ambiente sociale di appartenenza, alle caratteristiche personali, alle esperienze acquisite. Questo si è potuto appurare con la somministrazione dei test di intelligenza per il calcolo del QI: soggetti appartenenti a ambienti sociali e culturali diversi davano risposte del tutto diverse rispetto ai soggetti della classe dominante su cui tali test erano stati tarati. Ciò ha portato a diffidare ti tali prove.

  15. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Percezioni del modo fisico e stili cognitivi Una differenza che è stata messa in risalto tra pensiero di classi acculturate e pensiero di classi non acculturate sta nella modalità di approccio alla realtà: di tipo analiticoper le prime, di tipo globale per le seconde. Ma si è potuto appurare che tale distinzione non può essere applicata rigidamente. A qualunque cultura si appartenga, l’approccio alla realtà può essere ora più globale, ora più articolato.

  16. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Dai prototipi agli schemi Schema: Capacità di individuare e ordinare la realtà in Schemi, cioè in Concettiche racchiudono i caratteri essenziali e universali di qualcosa. Per esempio: concetto di cane, di casa, di albero, di montagna, di bellezza, di bontà, di giustizia … Prototipo: Modo di organizzare la percezione del mondo circostante attraverso immagini rappresentative generali. Per esempio: immagine del cane, della casa, dell’albero, della montagna, della bellezza, della bontà, della giustizia …

  17. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Dai prototipi agli schemi La proprietà schematizzante o concettualizzante è un carattere universale delle menti umane ma è culturalmente orientata, cioè riempita e messa in moto da schemi propri di ciascuna cultura. Giapponese: Kaku Italiano: Scrivere

  18. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Dai prototipi agli schemi Pertanto, l’italiano «Scrivere» e il giapponese «Kaku» non sono termini univoci(aventi cioè lo stesso significato), ma analoghi (aventi cioè significati in parte identici, in parte diversi) Giapponese: Kaku Italiano: Scrivere

  19. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Terminologia del colore. Universalismo percettivo e determinazione socio-culturale • Alla fine degli anni Settanta dello scorso secolo, gli antropologi Brent Berlin e Paul Kay confrontando le terminologie dei colori di 26 lingue, accertarono che il numero dei termini fondamentali dei colori presenti in esse variava da un minimo di 2 a un massimo di 11. • Questi termini fondamentali o di base sono quelli che riflettono i fenomeni di percezione del colore negli esseri umani e non hanno bisogno di ulteriori specificazioni per essere compresi. • In seguito a ciò i due studiosi pervennero alle seguenti conclusioni: • Per tutti gli esseri umani esistono 11 categorie basilari del colore che servono come referenti psicofisici degli undici, o meno, termini di colore di base in tutte le lingue. • La terminologia cromatica di base si sviluppa secondo una seguente linea:

  20. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Terminologia del colore. Universalismo percettivo e determinazione socio-culturale Bianco Porpora Verde Rosa Rosso Blu ---- Marrone Arancione Giallo Grigio Nero

  21. Comunicazione e Conoscenza Percezione e Cognizione • Terminologia del colore. Universalismo percettivo e determinazione socio-culturale • Per tutti gli esseri umani esistono 11 categorie basilari del colore che servono come referenti psicofisici degli 11, o meno, termini di colore di base in tutte le lingue. • La terminologia cromatica di base si sviluppa secondo una seguente linea: Bianco,Nero,Rosso, Verde, Giallo, Blu, Marrone, Porpora, Rosa, Arancione, Grigio. • Il numero dei termini di base impiegati in una lingua è in relazione alla complessità culturale e tecnologica della cultura in questione, per cui più una cultura è semplice più il suo vocabolario cromatico è povero, mentre culture particolarmente complesse rivelano l’esistenza di un numero alto di termini cromatici di base.

  22. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Due categorie del pensiero umano • Rappresentazioni dello spazio • Idee del tempo • Correlazione tra tempo e spazio

  23. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Due categorie del pensiero umano I concetti di Spazioe Tempo sono stati oggetto di attenzione fin dall’antichità greca. Aristotele (384-321 a.C.) li considerò con-cetti estremi, assieme ad altri otto, che caratterizzano sia l’essere, sia il pensiero di qualcosa. In particolare, questi concetti, che il filosofo chiamava anche categorie, sono sempre presenti. Infatti, parlando di qualcosa di reale non possiamo fare a meno di pensarla esistente in un determinato Spazio e in un determinato Tempo. Lo Spazio, a sua volta, Aristotele lo fece coincidere sia con l’estensione stessa di qualunque oggetto nel cosmo, sia con la stessa estensione del cosmo. Per cui, se ogni cosa è contenuta nel cosmo, il cosmo, a sua volta, non è contenuto in nulla. Il Tempo lo concepì come la misura del divenire, effettuata dalla mente umana, secondo il prima e il dopo: Numerus motus secundum prius et posterius

  24. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Due categorie del pensiero umano Il filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) a incominciare dal 1769 considerò Spazio e Tempo come strutture universali innate della sensibilità che servono a inquadrare tutta la conoscenza che gradual-mente acquisiamo. La Psicologia e le Neuroscienze contempora-nee hanno sostanzialmente confermato l’ipotesi di Kant, sostenendo che la perce-zione tridimensionale spaziale è innata e si affina con l’esperienza. E che è innata anche la tendenza ad in-quadrare in sequenze temporali le esperien-ze personali che si sedimentano nella me-moria autobiografica (area cerebrale degli ippocampi). Mentre, però, la percezione spaziale entra in gioco subito dopo la nascita, quella tem-porale, contrariamente a quanto ipotizzava Kant, si sviluppa molto lentamente, a inco-minciare da tre anni e mezzo circa.

  25. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Rappresentazioni dello spazio Nella rappresentazione dello spazio gioca un ruolo fondamentale l’ambiente entro cui viviamo abitualmente. Ciò suggerisce che ambienti assai diversi gli uni dagli altri contribuiscono a creare percezioni spaziali assai diverse tra di loro, pur inquadrandosi all’interno della tridimensionalità dipendente dalla struttura degli occhi umani. Abitanti delle foreste o delle savane avranno percezioni spaziali diverse dagli abitanti dei centri urbani o delle aree geografiche forte-mente modellate dall’azione dell’uomo. A ciò si aggiunga il fatto che certi luoghi finiscono per avere valenze affettive e simboliche particolari. Per esempio, i luoghi della nostra infanzia, i luoghi sacri, vicini o lontani, i luoghi della tradizione patria, ecc. Lo spazio, a sua volta, per essere vissuto deve essere reso domestico, familiare. Così ha sempre fatto l’uomo o quando ha scelto delle caverne per abitarvi, o quando ha creato radure per realizzare capanne, o quando ha fondato villaggi e città.

  26. Statua della libertà progettata dai francesi Frédéric Auguste Bartholdi e Gustave Eiffel, costruita tra il 1880-1886

  27. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Idee del tempo Nel 1920 lo studioso svedese Martin Nilsson in un saggio sostenne l’idea che nelle società primitive il tempo è considerato «puntiforme», legato cioè a fatti naturali (avvicendarsi delle stagioni, delle fasi lunari…) o sociali (semine, raccolti, feste, mercati…).

  28. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Idee del tempo Nelle società occidentali, per contro, si è affermata la necessità di una misurazione oggettiva del tempo dettata dalla necessità di stabilire quanto di esso è da dedicare al riposo, quanto al lavoro, quanto al tempo libero, ecc.

  29. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Idee del tempo • Ciò non toglie che anche nella nostra società e nella nostra tradizione il tempo non possa avere valenze diverse a seconda dello stato d’animo del soggetto. • Inoltre, è da notare come anche per noi ricorrenze periodiche scandiscono i cicli annuali: • Natale, • Capodanno, • Quaresima, • Pasqua, • feste civili, ecc.

  30. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Correlazione tra tempo e spazio Secondo il britannico Christopher Hallpike, i primitivi, così come capita ai bambini in età «preoperatoria» (fino agli 8 anni), non sono in grado di cogliere le correlazioni tra tempo e spazio (esempio dei contadini algerini illetterati), perché il loro pensiero è concentrato sulla concretezza e non sull’astrazione, come conferma Luria. Per questa ragione essi non sanno dire se nello stesso tempo (vedi figura accanto) due auto che in un circuito circolare partono da piste concentriche diverse e arrivano contemporaneamente, hanno percorrono lunghezze diverse.

  31. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Correlazione tra tempo e spazio Quanto accade ai contadini algerini, per contro, non accade ai popoli alfabetizzati che sono in grado di cogliere l’adeguata differenza tra tempo di percorrenza e percorso spaziale che sono percepiti come due aspetti indipendenti, per cui in tempi uguali si possono percorrere lunghezze diseguali.

  32. Comunicazione e Conoscenza Spazio e Tempo • Correlazione tra tempo e spazio Quanto osservato per i contadini algerini, non si verifica col popolo illetterato Rindi dell’isola di Sumba, Indonesia, il quale è in grado di calcolare a quale distanza debbono iniziare la corsa cavalli che partono su tracciati concentrici, proprio come si fa presso di noi con gli atleti che nella corsa partono da punti diversi a seconda della posizione della pista, di modo che la distanza da percorrere sia uguale per tutti. Pertanto, le tesi di Hallpike non si possono considerare universalmente valide.

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