1 / 51

Indicatori diagnostici e caratteristiche peculiari dei D.S.A.

Indicatori diagnostici e caratteristiche peculiari dei D.S.A. Dott. Enrico Savelli AUSL Rimini. Forlì - 11 gennaio 2012. Il Disturbo Specifico di Apprendimento della Letto-Scrittura. Alla fine del primo anno scolastico, in quasi ogni classe,

milica
Télécharger la présentation

Indicatori diagnostici e caratteristiche peculiari dei D.S.A.

An Image/Link below is provided (as is) to download presentation Download Policy: Content on the Website is provided to you AS IS for your information and personal use and may not be sold / licensed / shared on other websites without getting consent from its author. Content is provided to you AS IS for your information and personal use only. Download presentation by click this link. While downloading, if for some reason you are not able to download a presentation, the publisher may have deleted the file from their server. During download, if you can't get a presentation, the file might be deleted by the publisher.

E N D

Presentation Transcript


  1. Indicatori diagnostici e caratteristiche peculiari dei D.S.A. Dott. Enrico Savelli AUSL Rimini Forlì - 11 gennaio 2012

  2. Il Disturbo Specifico di Apprendimento della Letto-Scrittura Alla fine del primo anno scolastico, in quasi ogni classe, almeno un bambino non avrà imparato a leggere e a scrivere. Questo bambino non ha avuto un “cattivo” insegnamento, né genitori disattenti; non ha alcun deficit intellettivo, né sensoriale, e il suo comportamento, per ora, è sufficientemente adattato alle richieste scolastiche. Questo bambino ha un Disturbo Specifico di Apprendimento. Queste sono le cifre che emergono dagli studi epidemiologici più rigorosi, 3,5:100, vale a dire circa un bambino ogni 30. Un fenomeno di vaste proporzioni, ma poco riconosciuto.

  3. I Disturbi Specifici di Apprendimento Costituiscono una intera categoria di condizioni cliniche, riconosciuta a livello internazionale dalle principali autorità sanitarie (OMS, 1992, APA, 1994) che fanno parte della più vasta categoria dei Disturbi Evolutivi Specifici

  4. Disturbi Evolutivi Specifici F80 - Disturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del linguaggio F81 - Disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche F82 - Disturbo evolutivo specifico della funzione motoria

  5. Disturbi Evolutivi Specifici 1 - Insorgenza nella prima o seconda infanzia 2 - Compromissione o ritardo nello sviluppo di funzioni strettamente connesse con la maturazione biologica 3 - Decorso continuo, senza remissioni e recidive

  6. F81 - Disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche • F81.0 – Disturbo specifico di lettura • F81.1 – Disturbo specifico della scrittura • F81.2 – Disturbo specifico delle abilità aritmetiche • F81.3 – Disturbi misti delle abilità scolastiche • F81.8 – Altri disturbi evolutivi delle abilità scolastiche • F81.9 – Disturbi evolutivi delle abilità scolastiche non specificati

  7. Disturbi Specifici di ApprendimentoCome si manifestano?(1) • Compromissione significativa e persistente della funzione interessata (-2ds) • Capacità intellettive nella norma (entro 1ds) • Assenza di deficit sensoriali • Assenza di danno neurologico • Assenza di disturbi relazionali (primari) • Presenza di normali opportunità educative

  8. Disturbi Specifici di ApprendimentoCome si manifestano? (2) • Familiarità per il disturbo nel 60-70% dei casi • Prevalenza accentuata nei maschi • Consistente associazione tra i diversi DSA • Eterogeneità dei quadri funzionali • Eterogeneità dei profili di sviluppo • Associazione con disturbi psicopatologici

  9. F81- La Dislessia Evolutiva E il più importante tra i Disturbi Specifici dell’Apprendimento: • per ragioni storiche • per la numerosità di studi pubblicati • per le ricadute sul piano clinico, educativo e sociale: - interessail3,5%della popolazione (circa1.500.000 in Italia) - spesso comporta sequele e disturbi psicopatologici - spesso è alla base dell’insuccesso scolastico di un prematuro abbandono degli studi - può determinare una limitata realizzazione sul piano lavorativo e dell’adattamento sociale

  10. F81- La Dislessia Evolutiva La Dislessia Evolutiva è una disabilità specifica dell’apprendimento di origine neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà di effettuare una lettura accurata e/o fluente e da abilità scadenti nella scrittura e nella decodifica. Queste difficoltà tipicamente derivano da un deficit nella componente fonologica del linguaggio che è spesso inattesa in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un’adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica della lettura che può impedire la crescita del vocabolario e della conoscenza generale. (definizione della International Dyslexia Association, 2003)

  11. Dislessia Evolutiva:la possibile catena causale GENI Livello Biologico Aree Corticali Livello Cognitivo Funzioni Cognitive Livello Comportam. Capacità di Lettura

  12. Modello tratto da Ramus, 2003 Rischio Genetico Anomalie Corticali Modulaz. Genetica Anomalie di Localizzazione Fattori di rischio genetico Fattori di rischio ambientale Condizioni Ormonali Biologia Disgregazione Talamica MGN-LGN Disgregazione Corteccia Parietale-post. Anomalie peri-silviane Emisfero sinistro Disgregazione Cerebellare Scarsa Consapevolezza Fonologica Scarsa MBT Verbale Lentezza nell’accesso Lessicale Cognizione Deficit Perc.uditiva Deficit Perc.visiva Deficit Motorio Scarsa Conversione Grafema-Fonema Scarsa LETTURA Scarsa Meta-Fonologia Scarsa Memoria cifre Lenta Denominazione Scarsa Discriminazione frequenze Scarsa percezione Movimento Coerente Goffaggine motoria Comport.

  13. F81- La Dislessia Evolutiva Profilo clinico caratteristico • Quoziente intellettivo nella norma • Lettura ad alta voce molto stentata • Difficoltà ortografiche nella scrittura • Difficoltà col sistema dei numeri e del calcolo • A volte sono presenti: - difficoltà di comprensione del testo - difficoltà nel linguaggio orale - instabilità motoria e disturbi di attenzione

  14. F81- La Dislessia Evolutiva Come si manifesta – Le prime fasi(inizio elementare) • Difficoltà e lentezza nell’acquisizione del codice alfabetico e nella applicazione delle “mappature” Grafema-Fonema e viceversa • Controllo limitato delle operazioni di analisi e sintesi fonemica con errori che alterano in modo grosssolano la struttura fonologica delle parole lette o scritte • Accesso Lessicale limitato o assente anche quando le parole sono lette correttamente • Capacità di lettura come riconoscimento di un numero limitato di parole note

  15. F81- La Dislessia Evolutiva Come si manifesta – La fase successiva(2-4°elementare) • Graduale acquisizione del codice alfabetico e delle “mappature” Grafema-Fonema che non sono pienamente stabilizzate • Possono persistere difficoltà nel controllo delle “mappature” ortografiche più complesse • L’ analisi e la sintesi fonemica restano operazioni laboriose e scarsamente automatizzate • Migliora l’”accesso lessicale” anche se resta lento e limitato alle parole più frequenti

  16. F81- La Dislessia Evolutiva Come si manifesta – La fase finale(5°elementare/medie) • Padronanza quasi completa del codice alfabetico e stabilizzazione delle “mappature” Grafema-Fonema • L’ analisi, la sintesi fonemica e l’”accesso lessicale” cominciano ad automatizzarsi, almeno con le parole di uso più frequente • Limitato accesso al Lessico Ortografico • Scarsa integrazione dei processi di “decodifica” e “comprensione”: la lettura resta stentata

  17. Protocollo Diagnostico • La segnalazione • La raccolta anamnestica • La valutazione clinica • L’interpretazione dei risultati • Altri esami • Formulazione della diagnosi • Indicazioni di intervento

  18. Consensus ConferenceI Disturbi Evolutivi Specifici di ApprendimentoRaccomandazioni per la pratica clinicadefinite con il metodo della Consensus ConferenceMontecatini Terme, 22-23 settembre 2006Milano, 26 gennaio 2007Consensus Conference promossa daAssociazione Italiana Dislessia

  19. SOCIETÀ SCIENTIFICHE E ASSOCIAZIONIpartecipantialla sessione scientifica della Consensus Conference (Montecatini Terme): Associazione italiana pediatri (ACP)‏ Associazione federativa nazionale ottici optometristi (AFNOO)‏ Associazione italiana ortottisti assistenti in oftalmologia (AIOrAO)‏ Associazione italiana per la ricerca e l'intervento nella psicopatologia dell'apprendimento (AIRIPA)‏ Associazione italiana tecnici audiometristi (AITA)‏ Associazione nazionale unitaria psicomotricisti italiani (ANUPI)‏ Federazione logopedisti italiani (FLI)‏ Società italiana di neuro-psichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (SINPIA)‏ Società scientifica logopedisti italiani (SSLI)‏ Società Uditore: Società Italiana di Audiologia e Foniatria (SIAF)‏

  20. PARCC

  21. Formulazione della diagnosi (1) Considerata l’elevata eterogeneità dei profili di sviluppo individuali, una diagnosi vera e propria non dovrebbe essere effettuata prima della 2a/3a elementare. Tuttavia è possibile formulare una ragionevole ipotesi funzionale, già durante le prime fasi del processo di apprendimento quando, oltre al ritardo negli apprendimenti è presente un deficit severo delle Abilità “meta-fonologiche” in un pregresso ritardo del linguaggio e una familiarità per il disturbo

  22. Formulazione della diagnosi (2) La diagnosi può essere sicuramente effettuata quando: • Q.I. nella norma • Familiarità per il disturbo • Pregresso ritardo linguaggio • Lettura (velocità e/o correttezza) –2ds • Difficoltà associate di scrittura • Difficoltà associate nei numeri e calcolo

  23. Perché la diagnosi è importante ? 1. Perché anche se i DSA sono considerati disturbi relativamente lievi nel panorama clinico, e a volte quasi banalizzati, gli esiti a lungo termine non sono favorevoli in almeno il 50% della casistica. Per la Dislessia Evolutiva sono stati riportati problemi di adattamento personale e sociale nell’ambito scolastico e lavorativo, che in una percentuale più ridotta, ma comunque significativa, possono tradursi in una franca psicopatologia o in forme di devianza sociale. Riconoscere il problema, anche se non a risolverlo, può contribuire a prevenire queste conseguenze negative

  24. Perché la diagnosi è importante ? 2. Perché consente di attivare forme di intervento appropriate sia in ambito scolastico, sanitario e familiare, utili a migliorare la sintomatologia e a ridurre l’impatto che essa comporta per la vita di una persona e per le sue capacità di adattamento. Basti solo pensare alle diverse aspettative che gli adulti manifestano nei confronti dei bambini con DSA a seguito dell’inquadramento diagnostico del loro problema, spesso scambiato per scarsa motivazione allo studio.

  25. Perché la diagnosi è importante ? 3. Perché anche laddove gli interventi non venissero attivati, consente di dare un nome e un’identità ad un problema con il quale le persone affette sono comunque chiamate a convivere ogni giorno, spesso per lunghi anni della loro vita. Un problema che può essere causa di grandi sofferenze e minare alla base l’autostima delle persone Alcuni dislessici che hanno ricevuto la diagnosi in età adulta, riferiscono che la loro sensazione è stata quella di essersi finalmente tolti un grosso peso dalle spalle!

  26. Quando è importante fare la diagnosi ? • In generale, appena possibile, cioè, il prima possibile. • Una diagnosi, anche tardiva, è comunque importante! • Anche se convenzionalmente essa non può essere stabilita • con certezza prima del termine della 2^ elementare per la • Dislessia e della 3^ elementare per la Discalculia, numerosi • “indicatori di rischio” consentono di formulare una ragionevole • ipotesi già nel primo anno di scolarizzazione; essa consente di: • a) attivare interventi con un carattere preventivo; • b) monitorare lo sviluppo successivo, ed essere pronti ad • intervenire in modo più specifico e intensivo, qualora • l’ipotesi diagnostica fosse successivamente confermata.

  27. Quando è importante fare la diagnosi ? Anche quando, per svariate ragioni, il disturbo specifico non viene diagnosticato tempestivamente, la Diagnosi resta un atto di cruciale importanza nella vita di queste persone, in quanto le aiuta, anche retrospettivamente, a dare un senso alla loro storia e ad organizzarsi (cosa fortunatamente possibile) per convivere con questo disturbo in futuro (Solmi et al.,2009). Precludere questa possibilità significa lasciare queste persone in uno stato permanente di incertezza circa il proprio valore e impedire loro di effettuare le scelte e assumere le decisioni più appropriate per la loro vita.

  28. Distribuzione dei DSAnella Scuola Superiore

  29. Tipologie di intervento La tipologia dell’intervento varia in relazione all’eterogeneità dei profili funzionali e di sviluppo. Di conseguenza gli interventi possono essere: • Preventivi • Riabilitativi • Compensativi

  30. interventiPreventivi Sono tutti quegli interventi mirati ad una identificazione precoce del disturbo e, in generale, ad un rafforzamento delle abilità (soprattutto meta-fonologiche) necessarie all’acquisizione della lingua scritta e ad un suo uso efficiente

  31. interventiRiabilitativi Sono tutti quegli interventi che si indirizzano in senso stretto ad un recupero della funzione o di quelle sue componenti che risultano più deficitarie (locus funzionale), attraverso cicli di esercitazioni mirate e specifiche

  32. Obiettivi dellaRiabilitazione La riabilitazione della Dislessia Evolutiva si pone obiettivi diversi, in relazione alle diverse fasi di acquisizione dell’abilità di lettura e alla conseguente modificazione nell’espressione del disturbo: • La costruzione dell’abilità • L’automatizzazione dell’abilità • Sviluppo di strategie “top-down”

  33. InterventiCompensativi Sono tutti quegli interventi che si attuano in fasi più avanzate del percorso scolastico (scuola media e oltre), nelle situazioni in cui il disturbo è più severo e ormai poco modificabile, per cui non è più ragionevole ipotizzare un ripristino della funzione, e diventa invece necessario individuare le modalità più efficaci per “vicariarla”.

  34. …ausili per facilitare l’apprendimento Esistono numerosi tipi di ausili, più o meno sofisticati dal punto di vista tecnologico che possono essere utilizzati con vantaggio dall’alunno dislessico allo scopo di “vicariare”, anche solo parzialmente, la funzione deficitaria (leggere, scrivere, contare): - audiocassette registrate - calcolatrici tascabili - correttori ortografici - sintesi vocali - riconoscitori di voce - enciclopedie multimediali - ecc…………

  35. ausili e metodo di studio In un recente articolo di Cornoldi e coll. (in corso di pubblicazione)viene rilevato come il migliore ausilio per il bambino dislessico resta quello di avere un buon metodo di studio. Vale a dire che nessuno strumento di per sé è sufficiente a garantire un adeguato profitto scolastico, se il bambino non impara prima ad utilizzarlo nel modo per lui più funzionale, ottimizzandone cioè le specifiche caratteristiche, rendendole integrabili con le competenze che già possiede.

  36. ausili e metodo di studio In altre parole gli ausili diventano strumenti che possono amplificare o anche vicariare della capacità assenti, ma spesso devono integrarsi tra loro e con altre abilità presenti, soprattutto di tipo meta-cognitivo che consentono di organizzare il migliore utilizzo di dati strumenti in relazione alla natura del compito. Ad esempio, per un ragazzino che ha difficoltà di lettura, lo studio di un capitolo di storia può richiedere l’uso di una sintesi vocale, che tuttavia deve coordinarsi con la costruzione di una mappa concettuale, come organizzatore grafico dei contenuti del testo e supporto alla sua memorizzazione.

  37. iCampus per l’Autonomia Proprio dal riconoscimento che non basta avere gli ausili, ma bisogna poi imparare ad usarli nel modo più funzionale per ognuno, è nata l’esperienza dei Campus per l’Autonomia. Esperienze residenziali di una settimana, in cui piccoli gruppi di ragazzini dislessici assieme scoprono le potenzialità di questi strumenti, imparano ad utilizzarli in tutte le loro funzionalità e ad adattarli alle loro specifiche esigenze di studio. Anche se i Campus si sono rivelati esperienze entusiasmanti per molti di questi ragazzi che arrivano depressi e scoraggiati, un tempo così breve se è utile per invertire un atteggiamento psicologico e stimolare l’avvio di un percorso nuovo, non è sufficiente per insegnare un metodo di studio….

  38. i Doposcuola … anche per questa ragione, una naturale evoluzione della esperienza dei Campus è stata la costituzione dei Doposcuola per alunni dislessici, in cui il formato didattico sperimentato nei Campus viene esteso ad un arco temporale più lungo e rilassato che solitamente coincide con la durata dell’intero anno scolastico. Un’altra importane caratteristica dei Doposcuola, che li rende contesti ecologici di apprendimento, è che l’obiettivo di acquisire un metodo di studio per diventare autonomi si realizza confrontandosi proprio con le esigenze di studio quotidiano e non su esercitazioni esemplificative (a volte un po’ astratte), come avviene nei Campus.

  39. i Doposcuola Questo nuovo strumento si sta rapidamente diffondendo nella nostra regione, dopo la prima esperienza effettuata a Carpi (MO) che ha portato risultati molto incoraggianti che sono stati poi pubblicati sulla rivista DISLESSIA (chi fosse interessato può consultare l’articolo di : M.C.Buzzega, S.Cucconi e V.Dazzi (2007) «Hip-hop up-prendo»: Centri educativi pomeridiani e laboratori scolastici per ragazzi con disturbi specifici di apprendimento DISLESSIA, vol.4, n.3, pp.339-349 Nel frattempo sono nati altri Doposcuola a Bologna, Modena, e sta per nascerne uno anche a Rimini

  40. Riepilogando… Che cosa è la Dislessia Evolutiva ..…è una disabilità significativa e persistente, ma circoscritta !!!, della capacità di leggere e scrivere, che non comporta: - alcuna limitazione delle capacità intellettive - deficit di tipo sensoriale - ridotte competenze affettivo-relazionali - condizioni di svantaggio socio-educativo

  41. Che cosa è laDislessia Evolutiva ..…è una disabilità significativa e persistente, ma che si modifica nel tempo !!!: - a volte fino quasi a scomparire, - altre volte attenuandosi notevolmente, ma… - in un numero ristretto di casi restando severa

  42. Che cosa è laDislessia Evolutiva ..…è una disabilità significativa e persistente, anche se poco visibile, dal momento che non comporta alcuna menomazione fisica, che si manifesta tipicamente con l’ingresso nella scuola elementare, inizialmente con: - notevoli difficoltà ad apprendere la lingua scritta e in seguito con: - una lettura estremamente faticosa e stentata,

  43. La Dislessia Evolutiva ..…anche se quindi costituisce una disabilità significativa e spesso persistente, essa non è una incapacità totale di leggere e scrivere, ma soltanto di farlo in modo efficiente, come riescono a fare le persone che non sono affette da questo disturbo evolutivo specifico

  44. La Dislessia Evolutiva ..…leggere in modo efficiente significa poterlo fare in modo scorrevole ed automatico, ma soprattuttosenza dovere fare alcuna fatica !!! Nei lettori adulti esperti la decodifica di parole scritte diviene un processo così altamente automatizzato da essere insopprimibile

  45. La Dislessia Evolutiva….? …non è una malattia, ma piuttosto una disfunzione congenita di alcune aree cerebrali coinvolte nei processi linguistici necessari alla decodifica delle parole scritte, e alla loro automatizzazione. In questo senso, non ha una cura, ma ciò non significa che il disturbo non possa essere migliorato, anche in modo significativo, con interventi tempestivi e mirati, che coinvolgono in modo coordinato l’ambito scolastico, familiare e sanitario.

  46. La Dislessia Evolutiva….? …è una disabilità difficile da riconoscere, perchè non è visibile come altre disabilità fisiche, anche se i suoi effetti possono essere notevolmente invalidanti, soprattutto nel contesto scolastico. Non imparare a leggere e a scrivere nei tempi previsti, già entro la fine della 1^, o al più tardi della 2^ elementare, non è di per sé un fatto troppo preoccupante; uno può sempre imparare dopo, ma è la catena di conseguenze che questo fatto innesca ad essere preoccupante.

  47. La Dislessia Evolutiva….? …anche se è una disabilità difficile da riconoscere, ed è facile scambiarla per una cattiva volontà dell’alunno, o per un disagio psicologico, poichè non è affatto intuitivo che un bambino altrimenti “intelligente” e senza alcun deficit sensoriale, si comporti come se fosse “cieco per le parole”…

More Related