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IL DISCORSO POLITICO NELLE SOCIETÀ TRIBALI

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA. Facoltà di Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Scienze politiche Corso di laurea in Comunicazione Interculturale e Multimediale. IL DISCORSO POLITICO NELLE SOCIETÀ TRIBALI. Relatore: Prof. Giorgio Fedel. Roberta Bonetti

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Presentation Transcript


  1. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA Facoltà di Economia, Giurisprudenza, Ingegneria, Lettere e Filosofia, Scienze politiche Corso di laurea in Comunicazione Interculturale e Multimediale IL DISCORSO POLITICO NELLE SOCIETÀ TRIBALI Relatore: Prof. Giorgio Fedel Roberta Bonetti Matr. 293446/45 Anno Accademico 2005/2006

  2. Il difficile problema del linguaggio politico • Il problema dello studio del linguaggio politico nasce nei primi decenni del Novecento in relazione ad alcune branche della scienza politica, ma anche dell’antropologia e della semantica. • La scienza politica non ha rivolto un’adeguata attenzione allo studio del linguaggio politico delle società tribali, il problema è stato analizzato, tra gli altri, dall’antropologo Maurice Bloch.

  3. L’accostamento di Maurice Bloch • L’antropologo Bloch ha svolto la sua ricerca sul campo in Madagascar, dove ha studiato le relazioni tra le forme di discorso formale e informale. • Il linguaggio formale è visto come un linguaggio impoverito, questo perché la scelta dello stile, della forma, della sintassi è inferiore rispetto a quella del linguaggio ordinario. Il linguaggio formalizzato viene definito da Bernstein con il nome di “codice ristretto”. • Il linguaggio informale è quello di tutti i giorni, i discorsi sono liberi e sciolti.

  4. Popolazioni tribali • Il contrasto tra linguaggio formale e informale viene analizzato in merito alle popolazioni: • Maori • Tikopia • Balinese • Madagascar • Tswana • Mursi

  5. Maori Marae Guerriero Maori Capo Maori

  6. Maori • Ogni volta che si deve decidere in merito a questioni di politica interna, i Maori si riuniscono nelle marae, luoghi cioè che richiamano la storia del gruppo. Il cuore di ogni incontro è costituito dallo scambio di discorsi, governato da una serie di regole quali: • la selezione degli oratori; • l’ordine di parola→ l’uomo più importante del partito parla per primo; • la composizione di ogni lato di parlanti→ parlano per primi i locali e poi gli ospiti. Questi ultimi devono attenersi alle usanze dei locali.

  7. Discorsi politici Maori • I discorsi politici Maori sono caratterizzati da una serie prescritta di argomenti e di espressioni standard. Si segue uno schema: • Inizio del discorso→ canti→ saluto ai morti→ saluto ai vivi→ discussione degli argomenti da trattare→ canti delle donne anziane. • All’interno di questa struttura, l’oratore può scegliere se utilizzare frasi proprie o coniate da altri per persuadere il pubblico. Un buon oratore Maori deve essere erudito, avere appropriatezza di linguaggio e carisma.

  8. Tikopia Donne Polinesiane Consiglio Tikopia

  9. Tikopia • L’assemblea pubblica in Tikopia è denominata con il temine fono e indica un insieme di anziani che si riuniscono in una vecchia radura e parlano di problemi di politica pubblica. L’assemblea è dotata di molta flessibilità, chiunque può prendere parola. • I capi si chiamano ariki e sono quattro, ognuno di loro è accompagnato da un segretario chiamato maru che ha il compito di proporre gli argomenti da trattare durante l’assemblea.

  10. Bali Guerrieri Balinesi Villaggio Balinese

  11. Bali • Le arene politiche locali Balinesi sono state studiate dall’antropologo interpretativista Clifford Geertz. Quest’ultimo ha analizzato la struttura dei Consigli di un piccolo villaggio. L’organizzazione politica e amministrativa della comunità si chiama banjar. Nell’assemblea non c’è libertà di espressione, il linguaggio è strettamente prescritto e i conflitti tra i membri della comunità sono vietati. • La formalità delle relazioni sociali Balinesi può essere considerata in termini di una dicotomia tra i concetti di alus e kasar. Alus identifica una persona educata, kasar caratterizza una persona grossolana e scortese.

  12. Alus e kasar • Il linguaggio Balinese viene classificato in una scala che va da alus a kasar. La principale distinzione è tra: • basa alus, corrisponde a un linguaggio raffinato, usato negli incontri pubblici. Una persona alus contribuisce ai dibattiti pubblici parlando poco ed evitando conflitti con gli altri membri della comunità; • basa biasa, il linguaggio della quotidianità; • basa kasar, il linguaggio volgare usato tra persone dello stesso status.

  13. La politica dei banjar : il ruolo degli oratori • Teoricamente, durante le assemblee banjar, chiunque può prendere parola. In realtà le regole del linguaggio formale sono conosciute da pochi membri della comunità definiti oratori. Questi ultimi sono uomini con un’età compresa tra i 30 e i 60 anni, conosciuti per la loro padronanza di linguaggio e per il loro grado di persuasione. • Gli oratori proteggono gli interessi della comunità ma la loro autorità è ristretta ai banjar. Essi discutono nell’ambito di arene formali caratterizzate da legami simmetrici tra gli abitanti del villaggio.

  14. Il ruolo dei patroni • Il patrono è un tipo di leader non formalmente riconosciuto dalla comunità il cui compito consiste nel proteggere i suoi membri dall’incombenza della violenza e nel dare consigli in merito a dispute interne ai banjar. Cerca poi di manipolare o anticipare il risultato dei dibattiti.

  15. Madagascar Ufficiali malgasci Villaggiodel Madagascar Guerrieromalgascio Danza malgascia

  16. Modi principali di discorso in Madagascar • I discorsi politici Malgasci sono di due tipi: • resaka: è un discorso informale usato nella quotidianità. • kabary: caratterizza le cerimonie di matrimonio e i riti funebri. È un tipo di discorso formale governato da regole ben definite. Un oratore kabary deve saper parlare in modo allusivo e deve saper usare confronti e metafore durante la conversazione.

  17. Tswana Capo Tshidi Comunità Tswana Assemblea Tshidi Danza tipica

  18. Il ruolo dei capi • Un capo è colui che guida la tribù, i Batswana considerano i capi come dei padri, li rispettano e chiedono consigli in merito alle decisioni da prendere nella loro vita. • Un capo apre l’assemblea ed è libero di scegliere gli oratori che dovranno parlare. Le abilità oratoriali hanno una significativa influenza sul risultato dei dibattiti pubblici. • L’oratoria Tshidi è composta da due stili, che possono essere usati contemporaneamente nel corso di un singolo discorso: lo stile formale e quello valutativo.

  19. Lo stile formale • È adottato per discutere dei valori e delle tradizioni della comunità. Questo codice è costituito da dichiarazioni implicite, metafore e formule prestabilite. L’accettazione delle regole del codice formale è una condizione indispensabile per poter partecipare a un processo politico. • I punti di vista espressi dall’oratore non sono i propri, sono quelli della comunità. L’oratore usa frasi quali: “è nei nostri costumi…”, “gli antenati dicevano che…”

  20. Lo stile valutativo • Il codice valutativo è impiegato per discutere delle azioni e degli eventi concreti della comunità. I messaggi comunicati attraverso questo stile sono diretti ed espliciti. L’uso di metafore è raro. • L’oratore esprime le sue idee attraverso l’uso della prima persona singolare all’inizio di ogni messaggio. Esempi possono essere dati da frasi quali: “sono un uomo che parla con la propria testa”, “ciò che dico viene dal mio cuore”.

  21. Mursi Guerriero Mursi Raduno Mursi

  22. Discussione informale e dibattito • La discussione informale si chiama tirain e, letteralmente, significa chiacchierare. I partecipanti cercano di raggiungere un accordo riguardo alle decisioni da prendere, tutti i membri della comunità Mursi possono prendere parola; • Il dibattito è un tipo di discorso formale spesso collegato a rituali pubblici. Lo scopo dei dibattiti è l’affermazione delle norme di gruppo. Non esiste un Presidente che decida quale oratore debba parlare per primo. Gli oratori parlano a turno, l’oratore più influente è colui che riesce ad essere ascoltato ininterrottamente dal pubblico.

  23. Caratteristiche di un buon oratore mursi • Un buon oratore è colui che: • Sa mantenere la calma di fronte all’uditorio; • È in grado di discorrere in modo fluente; • Riesce a mantenere il pubblico concentrato; • Termina definitivamente un dibattito, questo perché la natura del suo contributo è considerata talmente rilevante da eliminare il bisogno di ulteriori discussioni.

  24. Caratteristiche del linguaggio formalizzato

  25. Conclusione

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