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Giovanni Aceto Cattanei

Giovanni Aceto Cattanei. Formazione politica e "federazione strettissima". La vita. Fu educato nel clima del riformismo illuminato settecentesco del vicerè Caracciolo

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Giovanni Aceto Cattanei

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Presentation Transcript


  1. Giovanni Aceto Cattanei Formazione politica e "federazione strettissima"

  2. La vita • Fu educato nel clima del riformismo illuminato settecentesco del vicerè Caracciolo • La sua formazione politica e militante fu prevalentemente influenzata da quel moto liberal-romantico che seguì la Rivoluzione francese e che accompagnò le principali vicende politico-istituzionali europee del XIX sec. • Il principale referente politico dell’Aceto fu il liberalismo inglese • Primo giornalista moderno della Sicilia

  3. Moti rivoluzionari del 1820 Cause • Declassamento politico e materiale dell’ex capitale • Negativa congiuntura economica • Aspra politica fiscale • Irrisolta questione agraria • Rivendicazione delle libertà perduta Finalità • Il carbonaro Giovanni Cattani reclamava per la causa Siciliana l’applicazione della democratica e filofrancese costituzione di Spagna • Profonda convinzione di analogie tra la situazione politica spagnola e quella che si era delineata nel Mezzogiorno d’Italia dopo il disimpegno inglese e la caduta di Napoleone

  4. La federazione “strettissima” • Proposta rivoluzionaria in grado di risolvere la “disputa ardente che agitava gli spiriti di due nazioni, Napoletana e Siciliana” • Gli obiettivi erano due: • la salvaguardia dell’unità dello stato borbonico; • la garanzia degli interessi e delle peculiarità delle parti in conflitto • Ridimensiona le pretese indipendentiste del baronaggio che deteneva il controllo della giunta • Riporta e garantisce una pace durevole tra Napoli e Palermo • “Una Sicilia indipendente, ma unita a Napoli, una politica comune su alleanze, pace, guerra, marina, commercio, preferenza, privative, difesa”

  5. Da: “Giornale la Fenice”Palermo 5 agosto 1820 Allocuzione ai Napoletani Che altro voi fareste, o Napoletani, nell’impegnarvi a volere la Sicilia, qual una delle vostre province, che sostenere una fere violenza di quei Ministri di cui giungeste a scuotere il giogo. Che! Mentre voi aspiravate al maggior bene la libertà, ardireste voi, rompendo quanto v’ha di più sacro nel mondo, il diritto delle nazioni, farvi tiranni voi stessi de’ vostri fratelli? […] Napoletani, libertà e prepotenza, ingiustizia e libertà non possono assieme convivere […] Federazione strettissima è quanto abbisogna alla felicità e sicurezza vostra e di noi; e questa ambiscono tutti i Siciliani, e vi offrono. Statene amici e federati, e vedrete ad ogni menomo cenno Siciliani a migliaia varcare animosi il faro in difesa dei vostri diritti e della comune costituzione di Spagna, tempra santissima di governo. Gli interessi allora vostri diventeranno sacri per Noi […]

  6. Da: “Giornale la Fenice”Palermo, 23 agosto 1820 • Ai Napoletani “Una disputa ardente agita gli spiriti di due Nazioni napoletana e Siciliana […] . La indipendenza e la libertà, questi doni che la Sicilia ha rivendicato col suo valore ad esempio di tutte le Nazioni d’Europa, formano della medesima una Nazione che vuol contrarre de’ legami sociali con altra nazione sua pari. Napoletani, favelliamo con buona fede. La sicilia non pretende grazie, né favori […]. Essa vuol i suoi titoli da voi riconosciuti per giustizia, non concessi per munificienza. […] Se ragionar volete, rispettate come elementi dei trattati i titoli della Sicilia che sono similissimi ai Vostri. Riconoscete in essa una nazione che viene da offrirvi la sua amicizia, di cui ne ha dato a voi la preferenza fra tante nazioni che si mostran ambiziose di goderla”

  7. Da: “Giornale la Fenice”Palermo, 23 agosto 1820 “Ci sarà indi agevole, riconosciuti i titoli di due pari contraenti, entrar nella materia del contratto […] Alleanze, pace, guerra marina, commercio, preferenze, privative, difese, incolati ed ogni altro oggetto dell’Impero faran parte del contratto, ove i Principi della Dinastia che regneranno rispettivamente nelle due nazioni, non avran certo da dolersi di quei Statuti pattizzi co’ quali conciliar sapremo il sacro rispetto per essi con la nostra Indipendenza e Libertà

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