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La parete non ribalta se

Una volta che le pareti sottoposte ad azioni trasversali sono vincolate in testa, le pareti possono essere verificate come travi semplicemente appoggiate, sottoposte ad una carico uniforme, coerentemente con quanto indicato al paragrafo 7.8.1.5.2.-NTC2008. .

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La parete non ribalta se

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Presentation Transcript


  1. Una volta che le pareti sottoposte ad azioni trasversali sono vincolate in testa, le pareti possono essere verificate come travi semplicemente appoggiate, sottoposte ad una carico uniforme, coerentemente con quanto indicato al paragrafo 7.8.1.5.2.-NTC2008.

  2. Si ripetono le verifiche a pressoflessione fuori dal piano considerando lo schema statico di trave doppiamente appoggiata. • N.B.Si ripetono le verifiche a pressoflessione fuori dal piano considerando lo schema statico di trave doppiamente appoggiata. Le verifiche per le pareti che non sembrano verificate non sono significative. Si dovrebbe lavorare sull’unità di lunghezza della parete.

  3. La verifica è la stessa che viene fatta per pareti interne o tramezzi sottoposti ad azioni orizzontali. (N.B. La verifica delle pareti non portanti per azioni fuori dal piano è più penalizzata di quella per pareti portanti) • Questo ci fa riflettere anche sul fatto che lo schema adottato per le pareti in precedenza, per le pareti interpretate come mensole, non è corretto, o meglio lo è solo per certi rapporti di sforzo normale e taglio. • La parete non ribalta se • Ma quindilapareteribalta sempre! • Altra cosa è la parete sollecitata nel piano: • La parete non ribalta se • N.B. Le relazioni precedenti valgono solo a Pistoia!

  4. L’introduzione del concetto di fascia di piano ci fa capire progettualmente l’importanza, quando si apre un vano all’interno della muratura, di “cerchiare”l’apertura. • architrave • rinforzo delle mazzette: serve ai maschi!! • rinforzo inferiore: serve alla fascia !!

  5. Fino ad ora ci siamo occupati più che altro del comportamento globale del fabbricato, a parte le pareti sollecitate da azioni ortogonali. Vediamo il funzionamento per MECCANISMI LOCALI. • Il nome è già esemplificativo del tipo di problema dell’edificio: si tratta si “singole parti dell’edificio” che possono andare a collasso attraverso atti di moto rigido.

  6. In generale nell’edificio in muratura possono attivarsi meccanismi di collasso secondo tre diversi livelli: • Collasso del materiale per mancanza di coesione • Tale tipo di collasso è difficilmente quantificabile e va evitato in via preventiva prima di procedere a qualsiasi verifica dell’edificio. • Collasso di singola parte dell’edificio per atti di moto rigido • Si tratta di individuare le parti che possono “svincolarsi” dalle altre tenendo conto della tessitura muraria, dei tiranti, etc. tali collassi possono essere verificati analiticamente.

  7. Collasso delle pareti nel proprio piano • Si tratta di verificare il comportamento di alcune pareti sottoposte ad azioni orizzontali. Tali collassi possono essere valutati analiticamente. • Per valutare l’entità del cuneo di distacco, possiamo fare riferimento alla figura seguente, dove una parete isolata è sottoposta ad un’azione sismica F in testa. • Uguagliando il momento resistente a quello ribaltante si ottiene: • Si ottiene quindi il moltiplicatore critico • Da notare come il primo termine resistente dipenda dalla coesione, il secondo dall’attrito, il terzo dalla forma.

  8. In generale alla comparsa della prima fessura la coesione vien meno e rimane soltanto l’attrito. • N.B.: importanza degli interventi di cuci-scuci !!!! • In verità il cuneo oltre a ruotare tende anche a scorrere sulla porzione retrostante. • Imponendo l’equilibrio alla traslazione, si ottiene: • Si ottiene quindi il moltiplicatore critico

  9. Imponendo l’uguaglianza tra i due moltiplicatori si ottiene: • L’angolo limite risulta comunque piuttosto ampio. Anche in un muro a secco (τ0k=0) ponendo γ=2.2 t/m3 per f=0.4 ed h=3m risulta αcr  22°. Bastano piccoli valori di coesione perché si abbiano angoli veramente elevati.

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