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STORIE DI SPADE, FEDE E DANARI

STORIE DI SPADE, FEDE E DANARI. Le figure più importanti nella vita sociale del Medioevo. INDICE DEI LAVORI:. L’evoluzione del cavaliere I movimenti religiosi La figura del santo e della santa La figura del mercante. STORIA DI TRE UOMINI D’ARME.

samira
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STORIE DI SPADE, FEDE E DANARI

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Presentation Transcript


  1. STORIE DI SPADE, FEDE E DANARI Le figure più importanti nella vita sociale del Medioevo

  2. INDICE DEI LAVORI: L’evoluzione del cavaliere I movimenti religiosi La figura del santo e della santa La figura del mercante

  3. STORIA DI TRE UOMINI D’ARME Dal guerriero germanico al cavaliere cortese

  4. CAVALIERE GUERRIERO Fin dalle epoche remote, le popolazioni germaniche riconoscevano al guerriero a cavallo un altissimo prestigio. Erano uomini feroci, violenti, non conoscevano altri ideali che non fossero armi e guerra, e perciò incompatibili con l’etica cristiana.

  5. Erano rudi guerrieri che partecipavano a rituali iniziatici, prove di forza e di destrezza con le armi, sopportavano ferite e dolori. Commettevano continue violenze contro i “poveri” e gliindifesi. Dal X secolo diventano “professionisti della guerra”, membri di una comitiva a servizio di un aristocratico.

  6. A partire dal X secolo, dopo la disgregazione dell’impero di Carlo Magno, il guerriero a cavallo assume un ruolo preminente nella pratica militare… … diventano poi vassalli dei signori che vogliono mantenere saldo il proprio potere, in antagonismo con quello reale. In cambio ricevevano uno stipendio (armi, cavalli, vestiti, alloggio).

  7. CAVALIERE CROCIATO "Sono leoni in guerra e agnelli pieni di dolcezza nelle loro case. Sono rudi cavalieri nel corso delle spedizioni militari ma simili a eremiti nelle chiese. Sono duri e feroci contro i nemici di Dio e prodighi di carità verso gli uomini pii e timorati di Cristo...E tutte le volte che i cavalieri erano chiamati alla battaglia, essi domandavano non quanti fossero i nemici, ma in che luogo si trovassero…" Jacques de Vitry Histoire des Croisades. Venivano chiamati dai musulmani i "diavoli rossi“.

  8. CAVALIERE CORTESE Nel XII secolo si diffonde il modello della "cortesia", ossia l'insieme di valori che un cavaliere deve possedere per conquistare la donna amata: fierezza dei modi, galanteria, eleganza, buone maniere e liberalità (generosità estrema col denaro).

  9. CONTESTO STORICO: Gli ideali del cavaliere cortese nascono dai romanzi della lirica trobadorica e dal cambiamento della società. Il cavaliere non è più soltanto difensore della fede (come nella tradizione delle chansons de geste)ma anche dotato di virtù laiche.

  10. LIBRI LETTI IN CLASSE IL LANCILLOTTO DI CHRÈTIEN DE TROYES PERCEVAL DI CHRÈTIEN DE TROYES

  11. IL LANCILLOTTO Il cavaliere deve dimostrare di essere degno di amore, mediante un comportamento improntato ad una grande generosità e nobiltà d’animo. Un tale amore, praticato con disciplina quasi religiosa, non poteva non essere ricambiato. Il linguaggio usato era spesso addirittura preso dalla mistica religiosa. Ti adoro, diceva infatti l’amante all’amata, (v. Lancillotto che ama la regina Ginevra).

  12. TRAMA LIBRO: Ginevra, moglie di re Artù, è stata rapita dal malvagio Meleagant, figlio del re di Gorre. Molti cavalieri partono per liberare la regina, tra cui Keu, Galvano e Lancillotto…

  13. … Un nano promette a Lancillotto di condurlo al regno di Gorre, a patto che salga sulla carretta dei condannati a morte. Egli combattuto tra il desiderio di salvare il proprio onore e l'amore per la regina sale e viene condotto in un castello, dove gli si insegna la strada, piena di ostacoli da superare…

  14. … Con l'aiuto di un anello incantato Lancillotto giunge a Gorre, dove Ginevra, offesa per aver esitato a salire sulla carretta, rifiuta però di parlargli. Lancillotto viene infine accolto da Ginevra, che gli si concede; uccide Meleagant in duello e libera la regina insieme ad altri prigionieri.

  15. PERCEVAL TRAMA LIBRO: Il padre di Perceval muore in guerra e la madre, non vuole che anche il figlio faccia la stessa fine. Il giovane cresce e decide di diventare cavaliere. Egli non conosce nè l'amor cortese, nè la gentilezza di cui un nobil uomo non può fare a meno…

  16. … Incontra un vecchio saggio che gli spiega le virtù di un cavaliere e come diventarlo. Galoppa galoppa, arriva al castello di Re Artù, da dove vede uscire un uomo a cavallo con una "coppa d'oro" e una lancia: gli stessi oggetti che lo avevano tanto meravigliato da bambino…

  17. … Lo stesso giorno, davanti alla lancia e alla coppa, rivede una ragazza di cui aveva approfittato: egli ora è un cavaliere e le chiede perdono, ma il marito, a conoscenza di ciò che Perceval aveva fatto con la sua donna, vuole sfidarlo. Perceval lo sconfigge.

  18. SITI UTILIZZATI PER LA PRESENTAZIONE IMMAGINI: TESTO: http://it.wikipedia.org www.templaricavalieri.it Motore di ricerca GOOGLE www.templaricavalieri.it Romanzi letti in classe

  19. REALIZZATO DA: BENEDETTA GRIECO

  20. LA FIGURA DEL SANTO E SANTA

  21. MOVIMENTI LOLLARDI JAQUERIE USSITI MOVIMENTI POPOLARI SOCIALI A SFONDO RELIGIOSO

  22. I LOLLARDI Il nome Lollardo proveniva da un movimento evangelico nato dopo il 1300 in Olanda. Essi erano, predicatori itineranti popolari, seguaci di Wycliffe ma più radicali. CAUSE MOVIMENTO RELIGIOSO: le ricchezze smisurate e gli abusi della chiesa inglese.

  23. LA RIVOLTA CONTADINA • I Lollardi parteciparono alla rivolta contadina del 1381. • Devastarono le tenute nobiliari e i monasteri; • Prelevavano bestiame e beni mobili; • Incendiavano i documenti riguardanti le obbligazioni dei lavoratori; CONSEGUENZA: Molti feudatari furono costretti ad abolire la servitù della gleba, le corvées, e a diminuire i tributi.

  24. TEORIE RELIGIOSE • La salvezza non si ottiene dalle opere di fede pubblica ma dall'osservanza delle leggi di Dio e della preghiera privata. CONSEGUENZA: diffondevano l'uso della Bibbia presso le popolazioni incolte. • Erano contrari al primato del papa sull'intera chiesa e contrari al primato della chiesa di Roma, su quella europea. • Giudicavano "simoniaca" la chiesa romana ed erano contrari alla vendita delle indulgenze.

  25. JACQUERIE Rivolta contadina in Francia che prese il nome da Jacques Bonhomme, dispregiativo rivolto dai nobili ai rustici. L'epicentro della rivolta fu l'^Ile-de-France, dove si collegò in parte all'azione del prevosto dei mercanti di Parigi Etienne Marcel. Il bersaglio principale,sembrò essere l’ incapacità del nobile di svolgere il compito di combattere con successo per difendere i laboratores.

  26. HUSSITI

  27. IL MANIFESTO HUSSITA

  28. SITI UTILIZZATI PER LA REALIZZAZIONE DELLA PRESENTAZIONE • www.eresie.it • www.sapere.it • www.valsesiascuole.it • www.processionemisteript.it • www.homolaicus.com/storia/moderna/riforma_protestante/lollardi.htm LAVORO DI AUSTONI, BARBIERI, GRIECO, RAINERI

  29. I MOVIMENTI ERETICALI

  30. CHE COSA SONO I MOVIMENTI ERETICALI? Con il termine movimenti ereticali vengono storicamente definiti alcuni movimenti che misero in discussione la dottrina e/o la teologia della Chiesa Cattolica, discostandosene, spesso per criticarne al contempo alcuni aspetti come ad esempio l'eccessiva ricchezza o il coinvolgimento nella politica attiva.

  31. QUALI SONO GLI ORDINI ERETICALI PIU’ DIFFUSI? -i CATARI della Germania, Francia e Italia - i VALDESI di Francia - i DOLCINIANI d’Italia - i LOLLARDI d’Inghilterra - gli HUSSITI della Boemia - GIOACCHINO da FIORE

  32. Rogo dei Catari I CATARI L’eresia più forte è quella dei catari sviluppatasi nel tardo XII secolo nelle città tedesche della Renania. Il nome di questi eretici deriva dal greco e questo fatto suggerisce un’origine orientale della dottrina ma l’origine è del tutto sconosciuta. L’esistenza dei catari venne segnalata per la prima volta nel 1140 nelle città della Renania ma nei trent’anni successivi il catarismo si diffuse nelle Fiandre, nel Piemonte, in Lombardia e in Francia. Nel 1179 il papa convocò il Concilio laterano III, che condannò come eretiche le dottrine catare. Queste dottrine si configuravano come una religione del tutto nuova piuttosto che un’eresia all’interno del cristianesimo.

  33. I catari infatti negavano ogni monopolio del sacro da parte delle gerarchie ecclesiastiche, inoltre essi si avvicinavano ai bisogni religiosi delle masse popolari con un’efficace predicazione diretta e con l’esempio della loro vita. Come predicatori popolari, i catari mostravano somiglianze con i valdesi, ma molte altre credenze li allontanavano assai dalla religione cristiana. Essi inducevano i loro fedeli a reprimere ogni impulso della vita corporea e sostenevano che la materia fosse stata creata da un principio del Male del tutto opposto alla divinità del Bene. Oscura e complicata, la teologia catara era perfettamente chiara nel suo rifiuto dei sacramenti, e in particolare, quello del matrimonio, che sembrava del tutto ripugnante rispetto alla loro condanna della vita sessuale.

  34. Tuttavia, solo una minoranza dei catari, detti i “perfetti”, si attenevano alla lettera a queste convinzioni. L’intransigenza portava però spesso questi perfetti al fanatismo e alla sfida aperta verso l’autorità religiosa, fino alla ricerca volontaria del martirio. Verso la fine del XII secolo molti ormai temevano che nella Languedoc, il catarismo stesse diventando più diffuso del cattolicesimo. Dal 1195 gli albigesi (chiamati in questo modo dal nome della città di Albi che era il loro centro più forte) contavano sulla protezione del conte di Tolosa Raimondo VI.

  35. In seguito all’uccisione di un rappresentante del papa da parte di un fanatico albigese (1208), il papa Innocenzo III bandì una vera e propria crociata verso i catari, provocando l’intervento violento dei baroni della Francia feudale attirati dalla prosperità di quella regione. Il conte di Tolosa venne accusato di non essersi opposto al catarismo e venne sospettato egli stesso di eresia. Per vent’anni la Languedoc tolosana fu devastata da una guerra spietata, vedendo travolta la propria tradizione politica e culturale e venendo infine annessa al regno di Francia.

  36. Simbolo del Movimento valdese I VALDESI I Valdesi ebbero origine nel Medioevo come seguaci del predicatore Pietro Valdo di Lione. Valdo nel 1173 decide di abbandonare la moglie, far accogliere le figlie nel monastero di Fontevrault e offrire tutta la sua ricchezza ai poveri. In seguito si circondò di un gruppo di seguaci con i quali, fatto voto di castità e vestiti solo di stracci, andava in giro a predicare la Parola di Dio; ben presto il gruppo fu identificato con l'espressione "poveri di Lione". La loro predicazione si rivolge principalmente contro il dualismo cataro.

  37. La loro buona fede è testimoniata dalla loro ricerca di approvazione ecclesiastica nel 1179, in occasione del terzo concilio lateranense si incontrarono con il pontefice Alessandro III, il quale dimostrò apprezzamento per il loro proposito di vivere in maniera povera e conforme al dettato evangelico, ma non fu disposto a riconoscere la loro richiesta di essere predicatori della Parola. L'annuncio del Vangelo infatti era riservato solo ai chierici e agli ecclesiastici, ai laici non era permesso predicare. Valdo tuttavia continuò a diffondere la Parola di Dio nel 1180, fu convocato in un sinodo a Lione dal cardinale Enrico di Marcy in cui Valdesio e i suoi seguaci dichiararono la loro completa ortodossia.

  38. Nel 1184 con la bolla AdAbolendam, papa Lucio III scomunicò una serie di movimenti ereticali tra cui i poveri di Lione, i valdesi. La motivazione rimase la "presunzione" dei valdesi a voler predicare in pubblico, comunque, il movimento valdese continuò la sua espansione verso il Mezzogiorno di Francia e il Settentrione d'Italia, in Germania, in Svizzera, e persino in Austria, Spagna, Ungheria, Polonia e Boemia. Le comunità valdesi erano organizzate su due livelli: vi erano i "perfetti" che seguivano i tre voti monastici di povertà, castità, e obbedienza, e i semplici fedeli. La comunità aveva tre gradi gerarchici: diaconi, presbiteri e vescovi. Osservavano la preghiera delle Ore e i digiuni, celebravano la Cena del Signore e la sera del Giovedì Santo praticavano la lavanda dei piedi.

  39. Studiavano a memoria interi Vangeli e altre parti della Bibbia che Valdo aveva fatto tradurre nelle varie lingue popolari. Dopo la scomunica, però, il movimento valdese iniziò a sfaldarsi in gruppi locali. Nel 1205 circa, una parte di valdesi dette vita ad un gruppo detto Poveri Lombardi. Entrando in Lombardia i valdesi trovarono una miriade di Comuni in lotta perenne tra loro. I valdesi comunque non ebbero problemi a inserirsi nelle strutture comunali. Ma in Lombardia i valdesi vennero ben presto a contatto con altri movimenti popolari.

  40. I valdesi lombardi furono influenzati al punto da adottare dei provvedimenti che provocarono la reazione di Valdo fino alla scissione che ebbe luogo nel 1205, essenzialmente a causa di tre motivi: 1) Secondo Valdo i predicatori non dovevano lavorare ma vivere in povertà per non essere corrotti dall'amore per le ricchezze. 2) I lombardi si scelsero un capo, Valdo obiettava che l'unico preposto del loro movimento doveva rimanere Gesù Cristo. 3) I lombardi elessero dei ministri ai quali affidarono compiti sacerdotali come la consacrazione dell'eucaristia.

  41. Tra il 1205 e il 1207 morì Valdo senza essere riuscito a ricomporre lo scisma interno al suo movimento e la frattura con Roma. Durando D'Osca, insieme ad un gruppo di discepoli, tentò di far riconoscere alla Chiesa romana i punti essenziali della primitiva ispirazione di Valdo. La speranza però si rivelò illusoria: il papa, nel 1208 non colse i motivi centrali della loro ispirazione. I valdesi furono duramente perseguitati anche nei secoli successivi ma, a differenza dei catari, l'Inquisizione non riuscirà mai a spegnere il focolaio valdese nonostante la durissima repressione. Il movimento valdese riuscirà ad arrivare al XVI secolo e ad aderire alla Riforma protestante franco-elvetica nel 1532-1560.

  42. Dipinto di Fra Dolcino DOLCINIANI e SPIRITUALI In Europa a partire dall’XI secolo, si diffusero molti movimenti ereticali. Le regioni che risentirono di questa influenza furono l’Italia, l’Inghilterra, la Boemia.

  43. In Italia, due sono i fattori che sembrano agire alla base della tormentata vita spirituale del XIV secolo. Da un lato la durezza dei tempi(carestie, epidemie, guerre) che, alimentando il sentimento della precarietà della vita, imponeva una riflessione intorno al destino ultimo dell’uomo, avvertito come incombente, oltre che inevitabile. Dall’altro la crescente mondanizzazione della chiesa che provocava ribellioni silenziose o clamorose. A rendere più cupo il senso della vita subentrava spesso la credenza che gli eventi distruttori fossero una punizione divina da scontare con pratiche espiatorie come l’autoflagellazione.

  44. Tra le manifestazioni dell’acuto disagio religioso vi era quella legata al nome di Dolcino Tornielli, detto Fra Dolcino, trascinatore del movimento dei cosiddetti “apostolici”, diffuso tra la Lombardia e il Piemonte. Sostenitori di una sorta di comunismo dei beni e refrattari a ogni tipo di gerarchia ecclesiastica, gli apostolici vennero accusati di eresia. Furono inseguiti e assediati da una crociata bandita contro di loro da papa Clemente V. Catturati in Valvesia dove si erano rifugiati, furono arsi vivi in gran numero a Novara.

  45. A lungo in bilico tra ortodossia ed eresia restò il movimento degli “spirituali”, l’ala di stretta osservanza dell’Ordine francescano contrapposta ai “conventuali”, l’ala moderata. La scelta intransigente della povertà evangelica e la conseguente critica della chiesa mondanizzata del tempo procurarono loro una prima condanna da parte del Papa Giovanni XXII. Fu a questo punto che una parte degli spirituali radicalizzò ulteriormente la propria posizione e incorse nella scomunica papale per eresia, diventando oggetto di una persecuzione molto dura che non esitava a ricorrere alla tortura e al rogo.

  46. Ritratto di Jan Hus LOLLARDI e HUSSITI Molto più importante per dimensione e per rilevanza teologica era il movimento che sorse qualche decennio più tardi in Inghilterra e che si incrociò con la grande insurrezione inglese del 1381, grazie all’attività di propaganda di una schiera di predicatori detti lollardi. Costoro trasmettevano l’insegnamento di un professore di teologia dell’università di Oxford, John Wycliffe, il quale sosteneva la necessità di tornare alla chiesa primitiva facendo rivivere lo spirito di povertà e la semplicità che l’avevano animata la sua dottrina venne dichiarata eretica nel 1428.

  47. All’esperienza di Wycliffe e dei lollardi si richiamò il teologo boemo Jan Hus, che fece la sua aspra critica nei confronti della chiesa mondanizzata e trasmise l’aspirazione alla povertà evangelica in un movimento nazionalistico caratterizzato da un forte sentimento anti-romano e anti-germanico diffuso in tutta la Boemia. Grazie al nazionalismo boemo, affondava le sue radici da un lato nell’avversione al fiscalismo romano, dall’altro nell’opposizione al massiccio afflusso di tedeschi sul territorio boemo a partire dalla seconda metà del 300. Quando nel 1415 Hus che si era recato al concilio di Costanza per difendere la sua posizione venne condannato e condotto al rogo, la Boemia si sollevò e inflisse ripetute sconfitte agli eserciti imperiali. nel 1420 furono redatti gli Articoli di Praga che contenevano i principi fondamentali comuni a tutto il movimento degli hussiti.

  48. Immagine di Gioacchino GIOACCHINO da FIORE Gioacchino da Fiore vide la luce nelle propaggini della Sila, quando si costituiva il regno Normanno di cui visse tutte le vicissitudini fino al suo tramonto ed all’affermazione degli Svevi con Enrico VI e la Imperatrice Costanza. Nacque a Celico intorno al 1130. La sua appartenenza alla borghesia locale gli permise di attendere agli studi in quella Cosenza, che non difettava di buoni maestri, specie nei suoi cenobi, che erano centri culturali oltre che religiosi.

  49. Ciò appare evidente dalla conoscenza del greco, dalla finezza del suo latino e dalla profonda padronanza di testi scritturistici che ricorrono nei suoi scritti. La sua formazione fu prettamente latina ed egli non ebbe nulla a che vedere con i monaci greci, che al suo tempo avevano una posizione predominante nella Calabria meridionale, ma del tutto trascurabile nella Cosenza normanna. Entrò a 25 anni nell’Ordine dei Cistercensi. Trasferito a Corazzo fu ordinato sacerdote, poi eletto Abate (1177). Nel 1183 durante la sua permanenza nell’Abbazia di Casamari, nel Lazio, incontrò a Veroli il Papa Lucio III ed ottenne da lui la "licentia scribendi". Le sue dottrine ed il suo ideale di vita monastica, particolarmente austera e rigorosa, lo avevano messo in urto con il suo Ordine dal quale egli si staccò nel 1189, fondando a San Giovanni in Fiore la nuova "Congregazione Florense". Riuscì ad ottenere privilegi per la sua Abbazia da Enrico VI e Costanza. Dal Papa Celestino III ebbe invece il riconoscimento del proprio ordine.

  50. Gioacchino da Fiore incarna in pieno il temperamento bruzio, forte ed elastico, a volte duro, ma sempre sincero ed affettuoso, quale emergerà più tardi in San Francesco di Paola, col quale ha tanti punti di convergenza: spirito di penitenza, fortezza di carattere, dono della profezia, distacco completo dalle cose del mondo, opposizione ai potenti della terra, angariatori ed oppressori del popolo. A Riccardo Cuor di Leone disse francamente che la sua crociata non sarebbe approdata a nulla; all’Imperatrice Costanza, che voleva confessarsi da Lui, disse risolutamente: "poichè io in questo momento occupo il posto di Cristo e tu quello di Maria Maddalena penitente, lascia il tuo trono e scendi sulla terra, altrimenti io non ascolterò la tua confessione".

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