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Rete pubblica e rete privata. Gli impianti di distribuzione dell’acqua si distinguono in: IMPIANTO DI DERIVAZIONE DI UTENZA :
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Rete pubblica e rete privata Gli impianti di distribuzione dell’acqua si distinguono in: • IMPIANTO DI DERIVAZIONE DI UTENZA: COMPRENDE le condutture, i raccordi e le apparecchiature installate tra i rubinetti utilizzati per l’erogazione dell’acqua; è COLLOCATO nella proprietà privata, intesa in senso complessivo e globale (ad esempio, l’edificio nella sua interezza). • IMPIANTO PUBBLICO E’ COSTITUITO dalla rete di distribuzione fino al punto di consegna. Nel “PUNTO DI CONSEGNA” la fornitura idrica viene trasferita dalla rete pubblica a quella dell’utente. Può non coincidere con il punto ove è installato il contatore
Punto di origine della rete interna sezione posta a valle del contatore generale Valvola di non ritorno (clapet) la cui funzione è quella di impedire il riflusso dell’acqua nelle condotte della rete pubblica Acquedotti per uso pubblico:modalità di allacciamento Rubinetto di scarico per potere rimuovere all’occorrenza l’apparecchio di misura e vuotare l’impianto interno di distribuzione
Acquedotti per uso pubblico:modalità di allacciamento • La domanda di concessione di uso di acqua potabile è una richiesta scritta in cui devono essere indicati uso, numero di utenze e necessità, caratteristiche geometriche dei fabbricati, unità immobiliari da servire, mappe di proprietà confinanti, disegni di progetto, ecc. • L’Autorità competente determina la portata occorrente e dimensiona la tubazione di derivazione ed il contatore. • Si assegna una sola presa per ogni numero civico, se il prospetto dell’edificio misura ≥ 40 m può essere concessa una seconda presa, con divieto di collegare fra di loro le due distribuzioni. • Il contatore viene installato in un locale adiacente alla strada principale o in un pozzetto in prossimità del confine della proprietà servita.
Acquedotti per uso pubblico:modalità di consegna La consegna della portata all’utenza può essere: A portata continua costante; A portata variabile (in relazione alla richiesta dell’impianto alimentato); Mista (una portata principale continua e costante, un’altra portata sussidiaria variabile). Ad ognuna di queste modalità di consegna corrisponde una diversa forma di pagamento: consegna a portata costante e consegna di tipo misto pagamento canone fisso consegna a portata variabile pagamento a volume consumato o a tariffa mista
Acquedotti per uso pubblico:modalità di consegna Consegna a portata costante La consegna a portata costante avviene tramite una lente idrometrica, costituita da un disco indeformabile, metallico, con un foro centrale calibrato dal quale effluisce la portata pattuita con l’utente Le lenti vengono campionate in relazione alla portata che devono erogare ed alle modalità della loro installazione. Il campionamento con la portata prevede la classificazione delle lenti in funzione del numero di once che loro corrisponde. L’oncia costituisce l’unità di erogazione alla consegna ed è una misura variabile da luogo a luogo.
Acquedotti per uso pubblico:modalità di consegna Consegna a portata variabile Tale tipo di consegna può avvenire in due modi: con efflusso libero non controllato e con pagamento a forfait; con consegna libera, ma misurata da un contatore. La prima soluzione comporta sprechi rilevanti compromettendo anche il buon esercizio di tutta la rete. Pertanto essa deve essere evitata a meno che non si abbia notevole disponibilità idrica o consumi modesti. Il secondo tipo di consegna libera, comporta una misura del volume d’acqua consumato. Per gli impianti interni agli edifici nei quali occorre la sola registrazione della portata e che sono caratterizzati in genere da diametri piccoli, si è soliti utilizzare il sistema a contatore.
Reti di distribuzione interne agli edifici Le reti di distribuzione sono costituite da: • tubazioni, • organi di intercettazione, • dispositivi di regolazione, • gruppi di erogazione. Questi organi provvedono ad addurre l’acqua ai punti di utilizzazione in condizioni di portata, pressione e temperatura prefissate. Dal punto di vista geometrico si individuano: • collettori orizzontali da cui hanno origine le colonne; • colonne montanti o discendenti costituite da tubazioni verticali; • diramazioni alle utenze che collegano le tubazioni ai rubinetti di utilizzazione.
Reti di distribuzione interne agli edifici Negli impianti a contatore, la condotta alimentatrice (che collega la condotta dell’acquedotto pubblico con la rete di distribuzione interna) ha un andamento in genere pressoché orizzontale e ad essa si collegano le colonne montanti. Schema di rete di distribuzione interna ad un edificio:
Organi accessori delle reti interne agli edifici La distribuzione dell’acqua all’interno di un edificio è regolata e misurata da diversi organi accessori, tra questi i più comuni sono: • Filtri; • Valvole di non ritorno; • Disconnettori; • Riduttori – regolatori di pressione; • Rubinetti; • Collettori.
Organi accessori delle reti interne agli edifici Filtri Hanno la funzione di trattenere impurità quali sabbia e quant’altro sia presente nell’acqua ed abbia una dimensione superiore ad una prefissata. Sono costituiti da un corpo esterno di metallo o plastica che contiene il cestello filtrante a rete d’acciaio inox o materiale sintetico percorso dall’acqua. Le dimensioni delle maglie possono variare da 0.8 a 2 mm.
Organi accessori delle reti interne agli edifici Valvole di non ritorno La funzione di una valvola di non ritorno è quella di permettere il deflusso in condotta in una sola direzione. Le valvole di ritegno possono essere a sfera, a cerniera, a disco in ogni caso operano tutte in base allo stesso principio operativo: “... la pressione o la forza del liquido che defluisce in una data direzione sollevano l’otturatore dalla sua sede liberando la luce di passaggio, mentre, quando il liquido si ferma e tende ad invertire il senso del deflusso, l’otturatore è spinto dal suo stesso peso contro la sede, fornita di una apposita guarnizione di tenuta, così da chiudere la luce.”
Organi accessori delle reti interne agli edifici Disconnettori A differenza della valvola di ritegno il disconnettore può isolare, con la zona intermedia che scarica in aria, il tratto di monte da quello di valle della condotta. Offre una maggiore sicurezza rispetto a quella ottenibile con una valvola di non ritorno. Un’eventuale sovrapressione di valle si trasmette alla camera intermedia con un valore più elevato della pressione che agisce a monte e quindi nella parte superiore della valvola a membrana. Questo provoca l’apertura della valvola di scarico, impedendo che un eventuale inquinamento possa propagarsi a monte
Organi accessori delle reti interne agli edifici Riduttori di pressione Quando lo stato piezometrico che si ha in rete rischia di divenire assai elevato si ricorre ad un dispositivo regolatore di pressione. Negli edifici civili la riduzione è adottata quando la pressione statica in rete sia più elevata di circa 40 – 50 m di colonna d’acqua, valore oltre il quale non sono più garantiti alcuni elettrodomestici (scaldabagno, lavatrice, lavastoviglie, ecc.).
Organi accessori delle reti interne agli edifici Rubinetti • Sono valvole di intercettazione di forma sferica, cilindrica o conica che vengono usate per tubazioni di piccolo diametro. • servono per l’erogazione dell’acqua ai vari servizi e sono generalmente collegati all’estremità finale della tubazione e agli apparecchi sanitari. • possono presentare differenti sistemi di azionamento, i più comuni sono: • a pulsante, • a volantino, • a leva.
Colpo d’ariete e tecniche per la sua prevenzione La presenza di dispositivi di regolazione comporta il verificarsi del fenomeno del colpo d’ariete, che può provocare inconvenienti di vario tipo: dalla rottura di flessibili, serbatoi e tubazioni, al danneggiamento di dispositivi di intercettazione, ritegno e regolazione, all’elevata rumorosità ed al deterioramento delle apparecchiature sanitarie. • Provvedimenti da adottare in fase di progetto di una rete interna per limitare le conseguenza dei possibili colpi d’ariete possono essere: • contenere la pressione di esercizio a valori dell’ordine massimo di 3 – 4 bar; • limitare la velocità nelle tubazioni con una scelta e una distribuzione appropriata dei diametri; • adottare uno o più dispositivi ammortizzatori come quello idropneumatico a cuscino d’aria ripristinabile, da collocarsi in testa alla colonna montante, o di tipo meccanico come quelli a molla per impianti di entità più modesta.
Configurazioni dell’impianto interno A sorgente (più diffusa) con collettore orizzontale di distribuzione generale posato in basso e colonne montanti; A pioggia con collettore orizzontale di distribuzione generale posato in alto e colonne discendenti; è normalmente adottata quando sono previsti serbatoi di accumulo nella parte alta degli edifici serviti; A gabbia, tale schema prevede oltre che il distributore ad anello inferiore, anche da un anello posto nel sottotetto. In genere vengono posti dei rubinetti di sezionamento fra i montanti e l’anello superiore. Tale schemaè più sicuro e più comodo ma, per ovvi motivi, risulta più costoso dei precedenti..
L’impianto prevede: • un serbatoio situato nel sottotetto e protetto termicamente, • un galleggiante asservito al livello che determina l’avviamento e lo stacco della pompa; • la tubazione principale dell’impianto interno di distribuzione; • un’elettropompa la cui funzione è quella di sollevare l’acqua. Impianti interni con serbatoio nel sottotetto Un serbatoio collocato nel sottotetto rappresenta una valida alternativa all’autoclave, tale disposizione era più usata in passato.
Impianti con sollevamento L’utilizzo di impianti di sollevamento dell’acqua è necessario in tutti i casi in cui l’acquedotto non fornisce la pressione necessaria per il corretto funzionamento di tutti gli apparecchi erogatori previsti oppure quando per l’alimentazione si utilizzano serbatoi di accumulo posti ad una quota pari o inferiore a quella della distribuzione. I più comuni impianti di sopraelevazione utilizzati sono: • Impianti con autoclavi (compressori d’aria, utilizzabili per impianti medio grandi o grandi); • Impianti con idroaccumulatori (serbatoi a membrana, utilizzabili in impianti con un uso quasi continuo e senza brusche variazioni della portata); • Impianti con surpressori; • Impianti con serbatoi sopraelevati (utilizzati per distribuzioni in cui l’alimentazione è discontinua).
Autoclavi Sono caratterizzati da serbatoi chiusi contenenti aria in pressione. Quando, inviata dalla pompa, entra l’acqua nel serbatoio, l’aria si comprime aumentando di conseguenza la pressione. Al raggiungimento della pressione massima stabilita la pompa si spegne automaticamente. Ogni volta che si apre un rubinetto collegato con il serbatoio si ha una piccola diminuzione di pressione che consente l’uscita dell’acqua dal rubinetto. Quando la pressione ha raggiunto il valore minimo stabilito la pompa si riaccende e il ciclo ricomincia. • Un impianto autoclave consta delle seguenti parti: • serbatoi autoclavi collaudati per pressioni maggiori di 100 ÷ 200 kPa a quella d’esercizio; • serbatoio preautoclave; • elettropompe centrifughe • valvole di intercettazione di ritegno, scarico e by–pass delle pompe e dell’autoclave; • livelli e paralivelli con rubinetti di prova; • manometro regolamentare con spirale di protezione e rubinetto di prova con scala graduata; • dispositivo interno a bandiera atto ad evitare fughe d’aria verso la distribuzione in caso di vuotamenti dell’autoclave; • presa inferiore da ½” per effettuare in loco le prove idrauliche; • valvole di scarico di diametro non minore di 40 mm; • pressostati e livellostati per l’avvio e l’arresto delle pompe ed il ripristino del polmone d’aria compressa; • isolamento esterno del serbatoio per evitare formazione di condensa nel periodo estivo;
Autoclavi Lo schema con vasca ed autoclave è inserito “in parallelo” al collegamento diretto fra l’acquedotto e la rete interna. In questo modo quando l’acquedotto comunale offre un servizio adeguato alle esigenze dell’edificio, l’alimentazione è diretta e il sistema serbatoio-pompa-autoclave viene bypassato, quando il servizio pubblico non è adeguato o per mancanza d’acqua o per mancanza di pressione, l’edificio viene alimentato dal serbatoio di riserva.
Dimensionamento autoclave Per dimensionare un autoclave occorre definire alcuni parametri: V1 : volume dell’aria alla fine della compressione; P1 : valore di pressione raggiunto il quale il pressostato stacca la pompa; V2 : volume dell’aria alla fine dell’espansione; P2 : valore di pressione raggiunto il quale il pressostato attacca la pompa; Vu : volume utile dell’autoclave; Qm : portata media richiesta dalle utenze in un intervallo compreso tra due avviamenti o arresti successivi della pompa; Q : portata sollevata dalla pompa è immessa nell’autoclave (assunta costante) di valore pari a quello massimo richiesto dalle utenze; Tc : (tempo di ciclo) pari alla somma del tempo necessario per il vuotamento e il successivo riempimento del volume di esercizio V2 – V1= Vv. compreso tra i livelli di attacco – stacco della pompa. posto: Qm= α*Q con 0 < α < 1 , si ottiene Si deve ricercare il valore di Qm che a parità di volume disponibile renda minimo il tempo di ciclo previsto dal costruttore. Una volta calcolato il tempo di ciclo e valutato il volume Vv con la formula di Boile-Mariotte, si ottiengono in funzione della pressione assoluta di primo riempimento: V2 V1 VU = V2 Il volume utile si deve infine incrementare di circa il 10% per scongiurare la possibilità di immissione d’aria nella rete e di un altro 10% per tenere conto del volume compreso tra il bordo superiore del tubo di mandata della pompa e il fondo del recipiente. In definitiva si ha Vr = 1.2 * Vu . Tc=120 sec (30 attacchi per ora) K= 1.4 (trasformazione del gas in autoclave adiabatica) P1=Pmax=g*[ 40-50 + 10.33] (pressione assoluta) P2=Pmin= g*[Z+5 +J(Leff+Leq) + 10.33] (pressione assoluta)
Autoclavi I vantaggi dell’utilizzo degli impianti autoclave rispetto a quelli a caduta sono i seguenti: • alloggiamento dei serbatoi nei locali interrati, evitando il sovraccarico strutture portanti dell’edificio; • Maggiore garanzia di igiene perché l’impianto è completamente isolato dall’esterno; • Possibilità di graduazione della pressione
Idroaccumulatori Un impianto ad idroaccumulatori è costituito da: • un complesso di pompe centrifughe e da una serie di serbatoi chiusi pressurizzati di capacità limitata (24 litri ognuno). • un quadro elettrico per il comando, il controllo e la protezione delle pompe, • i collettori, • le valvole di intercettazione e ritegno, • gli strumenti di lettura della pressione e gli automatismi per l’inserzione delle pompe in funzione della richiesta idrica. Impiantisticamente rispetto al sistema ad autoclavi si utilizza una serie di serbatoi a capacità limitata che contengono una membrana in gomma sagomata, dimensionata per resistere alle pressione di esercizio, che separa l’acqua da un accumulo d’aria (o gas). L’utilizzo degli idroaccumulatori permette inoltre un risparmio di spazio, consente di non utilizzare compressori d’aria poiché il gas, contenuto nei serbatoi non si disperde per la presenza della membrana in gomma, e non rende necessari i controlli periodici delle Autorità competenti.
Surpressori Il sistema a surpressori non richiede serbatoi di accumulo acqua – aria/ gas. Il complesso è caratterizzato da più pompe, di cui una sempre in funzione, anche se il consumo d’acqua è nullo, che mantiene nella rete di distribuzione la pressione di progetto. • VANTAGGI: • Pressione costante in qualunque condizione di erogazione; • Ingombro ridotto; • Nessun controllo da parte delle Autorità competenti; • Semplicità di installazione; • Manutenzione limitata; • SVANTAGGI: • un maggior costo di installazione • maggiore consumo di energia elettrica (dovuto ad una pompa sempre in moto).
Dimensionamento delle reti di distribuzione interne agli edifici Occorre valutare per tutti i tronchi che compongono la rete (procedendo nel computo da valle verso monte) il valore massimo della portata contemporaneamente disponibile per tutte le utenze servite da una distribuzione durante tutta la durata del periodo di punta (periodo più critico in termini di richiesta d’acqua). I metodi più diffusi per il calcolo della portata massima contemporanea sono: Metodo dell’unità di carico; Metodo probabilistico.
Metodo dell’unità di carico L’unità di carico è un valore convenzionale che rappresenta la portata di un rubinetto erogatore e che tiene conto di diversi fattori caratterizzanti il punto di erogazione fra cui la portata reale, le caratteristiche dimensionali e funzionali, la frequenza d’uso. La tabella riporta i valori di unità di carico da assegnare agli apparecchi sanitari riscontrabili in un edificio.
Unità di carico per erogatori in abitazioni private - norma UNI 8192.
Relazione tra unità di carico UC e portata Q per abitazioni ad uso civile (UNI 9182)
Assegnate le unità di carico a tutti gli apparecchi presenti nella rete di distribuzione è possibile calcolare la portata massima conoscendo la relazione che lega la portata alle unità di carico. Sono state ricavate alcune funzioni q = f(UC) che regolano il rapporto tra portata d’acqua (q) e unità di carico (UC). Metodo dell’unità di carico
Metodo probabilistico Occorre determinare la contemporaneità di impiego degli apparecchi, a valle di una certa sezione dell’impianto. Per definire gli apparecchi contemporaneamente funzionanti si considerano i seguenti parametri: T (in primi): intervallo di tempo che caratterizza il funzionamento più gravoso per la sezione considerata (può quindi rappresentare l’ora di punta, per cui T=60 primi, o anche un periodo di tempo più breve); n: numero totale di apparecchi alimentati dalla sezione in esame; m:numero totale di apparecchi contemporaneamente aperti; Q (l/primo): portata di ogni apparecchio, costante durante il periodo di tempo t; p=t/T: probabilità elementare media che un apparecchio resti aperto nell’intervallo di tempo T; (1-p): probabilità che l’apparecchio resti chiuso nello stesso intervallo di tempo; P: probabilità di contemporaneità di funzionamento degli apparecchi.
Metodo probabilistico Il numero m degli apparecchi contemporaneamente funzionanti applicando la teoria del calcolo delle probabilità, si ricava, per valori di P=0.5, dalla formula: i valori del coefficiente A sono tabellati. La portata totale distribuita sarà pari a Q=mq0 se q0 rappresenta l’unità di erogazione (10 l/min). Per il calcolo della portata con il criterio della probabilità: Si fissa una probabilità di insufficienza P=0.003/0.005; Si fissa inoltre una probabilità di funzionamento medio p paria a: p=0.20 per impianti per case economiche per operai ed impiegati; p=0.15 per impianti per case di costo medio; p=0.10 per impianti per case con scarso numero di abitanti; p=0.05 per case signorili; Utilizzando la formula considerata si calcola la portata di dimensionamento
Dimensionamento delle reti di distribuzione interne agli edifici Stabilite le condizioni di esercizio si esegue il calcolo delle perdite di carico nelle reti di distribuzione. la caduta di pressione per unità di lunghezza di tubazione si può esprimere come: Una volta determinata la portata massima si passa al calcolo dei diametri delle tubazioni. E’ possibile assegnare, in prima approssimazione, un diametro alle tubazioni utilizzando la seguente formula: Dint = Successivamente si valuta la pressione di esercizio, quella cioè che assicura a tutte le utenze le portate di progetto. Essa è compresa tra due valori limite Pmin e Pmax. Una delle relazioni più accreditate per il calcolo della perdita di carico continua è quella di Colebrook e Prandtl La funzione lambda di non semplice individuazione da inserire nella sopra citata equazione è data da:
Dimensionamento delle reti di distribuzione interne agli edifici Calcolo della perdita di carico concentrata Le perdite di carico concentrate dipendono da vari fattori, nella pratica si utilizzano tabelle che trasformano una resistenza accidentale in un coefficiente “ζ”, si sommano tutti i singoli ζ della diramazione e si trasforma questa somma in caduta di pressione con un’altra tabella.
Valori delle lunghezze equivalenti per il calcolo delle perdite di carico concentrate
Distribuzione a collettore per un bagno ed una cucina Collettori
Schema dell’impianto idrico di un edificio a più piani - piano terra.
Schema dell’impianto idrico di un appartamento con tre collettori in serie.
Schema altimetrico di un impianto idrico interno provvisto di impianto di sollevamento con autoclave
Materiali per reti di distribuzione d’acqua I materiali utilizzati in impianti idrico - sanitari devono soddisfare una serie di requisiti quali: Campo di impiego: deve essere coerente con le temperature, le pressioni e le caratteristiche del fluido circolante; Affidabilità: relativa alla resistenza meccanica, alla resistenza al deterioramento chimico ed a una corretta installazione; Idoneità dal punto di vista sanitario: i materiali non devono contenere agenti contaminanti in grado di compromettere i requisiti indispensabili di salubrità; Bassa predisposizione alla formazione di incrostazioni: corretto dimensionamento dei diametri e alle caratteristiche superficiali interne delle tubazioni; Resistenza al fuoco: legata alla natura del materiale e alla presenza di sostanze in grado di rallentare o impedire la propagazione della fiamma.
Materiali per reti di distribuzione d’acqua I materiali più comunemente utilizzati negli impianti idrico –sanitari sono: ACCIAIO – RAME – PVC – PEAD – PE-X – PP Acciai sono distinguibili in due tipi: acciai non legati e acciai inossidabili. Gli acciai non legati sono realizzati con carbonio di varie qualità e sono utilizzati per condotte di adduzione di acqua o di gas. Campo di impiego: sono destinati al convogliamento di fluidi in pressione. Affidabilità: nel tempo sono state sviluppate tecnologie di produzione a partire da lamiere; Caratteristiche superficiali interne: i rivestimenti interni presentano, in generale, superfici estremamente lisce in grado di realizzare perdite di carico contenute, sono inoltre disponibili rivestimenti interni (resine epossidiche) che assicurano idoneità al contatto con liquidi alimentari e protezione contro la corrosione. - Coefficiente di dilatazione termica basso: 0.011-0.0165 mm/mK. • Gli acciai inossidabili sono di differenti qualità e sono impiegati per adduzione di acqua potabile calda, fredda e per reti di scarico. • Nel settore civile e industriale i limiti applicativi sono costituiti dalla temperatura d’esercizio, che deve essere compresa fra –20 e +120 °C. Coefficiente di dilatazione basso: 0.016 mm/mK (≅ a quello del calcestruzzo 0.017 mm/mK). • Dilatazione e sollecitazione termica: tubi in sottotraccia, attraversamento di pareti e soffitti. In questo caso si frappone del materiale elastico, quali una guaina in polimero espanso, anche per limitare i disperdimenti energetici.
Materiali per reti di distribuzione d’acqua Rame Campo di impiego: I tubi in rame vengono frequentemente utilizzati per gli impianti di riscaldamento. Affidabilità: Sono raramente soggetti a corrosione poiché il rame forma un rivestimento di ossidi (CuO e CuO2) che lo protegge dalla corrosione. Solo in ambienti particolari, tale strato protettivo si discioglie in acqua e la corrosione del tubo avanza. Caratteristiche superficiali interne: Le superfici esterne ed interne dei tubi in rame sono in genere pulite e lisce, non contengono pellicole nocive né presentano livelli di carbonio sufficientemente elevato da consentire la formazione di tali pellicole nel corso dell’installazione. Resistenza al fuoco: la resistenza al fuoco è funzione della natura del materiale di rivestimento esterno. Coefficiente di dilatazione termica: 0.0168 mm/mK. Sono rivestiti in PVC o Polipropilene (PP) anche contro la corrosione.
Materiali per reti di distribuzione d’acqua Polivinilcloruro (PVC) Tubi fabbricati con mescolanza a base di PVC non plastificato. I possibili campi di impiego sono tre: Tipo 311: Tubi per convogliamento di fluidi non alimentari. Possono essere usati in pressione e con temperature fino a 60 °C. Tipo 312: Tubi per convogliamento di liquidi alimentari ed acqua potabile che rispondono alle prescrizioni igienico - sanitarie del Ministero della sanità. Tipo 313: Tubi per convogliamento di acqua potabile che rispondono alle prescrizioni igienico - sanitarie del Ministero della sanità. Possono essere usati in pressione ma non ad elevate temperature. Affidabilità: il PVC risulta particolarmente resistente all’attacco chimico tra pH=2 e 12. Resistenza al fuoco: un requisito importante, a questo proposito, del PVC è proprio il contenuto di cloro che ha la caratteristica di rallentare o impedire la propagazione della fiamma. PVC con 57% di cloro: polimeri ignifugo. Coefficiente di dilatazione termica medio: 0.07 mm/mK. Un’altra caratteristica molto importante dei tubi in PVC è quella di poter essere incollati, ciò semplifica le operazioni di posa in opera.
Materiali per reti di distribuzione d’acqua Polietilene ad alta densità (PE-ad) Campo di impiego: viene utilizzato sia in condotte per acqua potabile sia in condotte adibite allo scarico. L’elasticità del materiale consente l’impiego in costruzioni soggette a vibrazioni (zone sismiche) e la resistenza anche in condizioni di gelo. Affidabilità: la vita del tubo dipende dall’entità delle sollecitazioni meccaniche, chimiche, termiche e dalle caratteristiche di resistenza e spessore della tubazione. Nel caso delle materie plastiche esiste un fenomeno definito “fluage” o “creep”, corrispondente a manifestazioni di scorrimento verificabili anche nei metalli sottoposti a elevate temperature. L’alto valore della densità e il basso valore dell’indice di fusione rendono il materiale compatto e resistente ai fenomeni di corrosione. Inoltre, grazie all’aggiunta di stabilizzanti e di nero fumo, se ne consente l’installazione in esterno. Coefficiente di dilatazione termica elevato: 0.2 mm/mK.
Materiali per reti di distribuzione d’acqua Polietilene reticolato (PE-X) I polimeri di etilene utilizzati per la produzione di tubi in PE-addopo l’estrusionevengono sottoposti a processo di reticolazione, dando origine ai tubi in PE-X (rendendo il materiale più stabile nel tempo). Campo d’impiego Tipo 314: tubi per convogliamento di fluidi caldi, ad uso non alimentare, in esercizio continuo.Possono essere utilizzati in pressione e con temperature fino a 80 °C. Tipo 315: tubi per convogliamento di fluidi alimentari e sanitari caldi, in esercizio continuo, che rispondono alle prescrizioni igienico – sanitarie del Ministero della sanità. Possono essere utilizzati in pressione e con temperature fino a 80 °C. Affidabilità: i prodotti in PE-X vengono generalmente trattati mediante stabilizzatori al calore al fine di resistere a modificazioni del materiale provocate da agenti quali la temperatura di esercizio. Idoneità dal punto di vista sanitario: il materiale presenta un’assoluta atossicità e caratteristiche fisiologiche tali da consentire un suo utilizzo per il convogliamento di acqua potabile,. Resistenza al fuoco: Il procedimento di reticolazione consente di portare a 400 °C la temperatura in corrispondenza della quale comincia a verificarsi la fusione del materiale. Coefficiente di dilatazione termica elevato: 0.2 mm/mK.
Materiali per reti di distribuzione d’acqua Polipropilene (PP) Il PP appartiene alla categoria delle resine sintetiche termoplastiche. Tale categoria include il polipropilene random ed il polipropilene autoestinguente. Campo d’impiego Polipropilene random (PPR) Campo d’impiego: tubi per convogliamento di acqua potabile fredda e calda. La flessibilità ne consente l’utilizzo anche aree sismiche. Affidabilità: grazie alla capacità di dilatarsi elasticamente è in grado di resistere al gelo, ovvero l’incremento di sezione indotto dalla formazione di ghiaccio, consente di evitare la formazione di fessurazioni. Coefficiente di dilatazione termica: 0.15 mm/mK. Polipropilene autoestinguente Campo d’impiego: tubi per convogliamento di fluidi non in pressione con temperatura massima pari a 95 °C. Trova applicazione in condotte adibite allo scarico di apparecchi sanitari, lavatrici, scaldabagni, acque di rifiuto. Resistenza al fuoco: Al prodotto vengono aggiunte opportune sostanze da rendere il materiale autoestinguente. Coefficiente di dilatazione termica: 0.1 mm/mK.