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Psicologia del Linguaggio

Psicologia del Linguaggio. Modalità di comunicazione di esclusiva appartenenza alla specie umana Implica attività di simbolizzazione e astrazione Scopo principale è comunicare informazioni in forma orale o scritta a una o più interlocutori

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Psicologia del Linguaggio

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Presentation Transcript


  1. Psicologia del Linguaggio

  2. Modalità di comunicazione di esclusiva appartenenza alla specie umana Implica attività di simbolizzazione e astrazione Scopo principale è comunicare informazioni in forma orale o scritta a una o più interlocutori Tutti i processi cognitivi sono correlati con il linguaggio

  3. Tutte le lingue hanno caratteristiche comuni: Si usa un numero limitato di fonemi che vengono combinati in parole il cui significato è arbitrario Le parole si dividono in parole-contenuto e parole-funzione

  4. Le parole-contenuto hanno un significato denotativo, conosciuto da tutti ma possono avere un significato connotativo con valenza emozionale (guerra)

  5. Si può costruire una frase in modi diversi senza alterarne il significato. In alcuni casi una frase ha più significati (es: il droghiere ha molto riso, una vecchia porta la sbarra)

  6. Conversazione Regole della conversazione informativa Quantità (carenza o eccesso di informazioni - come stai?) Qualità (verità, fiducia in chi parla) Relazione (dare informazioni pertinenti e rilevanti) Modalità (chiarezza)

  7. Spesso la conversazione mira solo a creare o mantenere una buona relazione Regole di cortesia linguistica: Non ti imporre Offri delle alternative Metti l’interlocutore a suo agio

  8. Stile diretto (maschile) Stile indiretto (femminile) In realtà dipende da situazioni di potere

  9. Linguaggio non verbale Segnali vocali non verbali (tono, pause, silenzio Espressioni facciali Contatto visivo Postura e orientazione Gestualità Distanza personale (intima, personale,sociale, pubblica)

  10. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica • I bambini sviluppano la capacità di parlare secondo una sequenza ordinata di fasi: passando dalle emissioni sonore spontanee e dalle lallazioni alla costruzione di frasi complete nell’arco di pochissimi anni.

  11. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica • La prima fase di apprendimeno e di sviluppo è detta “pre-linguistica”. Il neonato appare già chiaramente predisposto alla elaborazione ed alla produzione dei suoni contenuti nella voce umana: neonati con meno di dodici ore di contatto con la madre sono già in grado di distinguere la sua voce e di riconoscerla fra quella di altre donne.

  12. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica • La prima produzione vocale dei bambini è in forma di lallazioni. • Mowrer (1996): il bambino produrrebbe delle lallazioni identiche, od analoghe, qualunque sia il suo ambiente linguistico e queste lallazioni sarebbero come i precursori delle successive strutture fonetiche proprie di ogni lingua. • Clark e Clark (1987): le lallazioni sono una sorta di ginnastica vocale e di gioco, delle capacità articolatorie più elementari del bambino.

  13. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica • In passato si riteneva che i bambini piccoli acquisissero solo gradualmente la capacità di discriminare i suoni come gli adulti, numerose ricerche dell’ultimo decennio hanno provato che la loro discriminazione uditiva fra suoni quasi identici è ottima ed analoga a quella adulta, anche solo all’età di un mese.

  14. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica • L’esperienza linguistica non inizia tuttavia con la nascita ma, come dimostrato da diversi studi, avrebbe inizio negli ultimi due mesi di vita intrauterina. • In questi studi delle future madri al penultimo ed ultimo mese di gravidanza avevano letto ad alta voce dei racconti, sempre gli stessi, per due volte al giorno per diversi giorni. Oléron, 1979

  15. Dopo la nascita i lattanti venivano esposti alla lettura sia dei racconti letti in precedenza che di racconti nuovi e veniva misurata la frequenza della risposta di suzione. • Si è visto che l’esposizione dei racconti già letti si correlava ad un ritmo di suzione sistematicamente più frequente.

  16. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica • Benchè i bambini possano inizialmente compiere una discriminazione di suoni presenti in tutte le lingue, essi affinano alcune capacità di discriminazione in rapporto con l’abitudine ai suoni ascoltati nella lingua materna, mentre perdono gradualmente alcune altre capacità di discriminazione perché non presenti nella lingua di primo apprendimento e quindi non esercitate. Fletcher, Garman, 1991

  17. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica • Nelle prime settimane dalla nascita la comunicazione del lattante non è verbale, ma avviene attraverso strilli e gridolini, principalmente per comunicare la fame, la rabbia e il dolore • A partire da 3-5 settimane di vita, si cominciano a produrre suoni vocalici inarticolati ed intorno al terzo mese delle associazioni vocali-consonanti, o lallazioni.

  18. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica • Si è visto che i bambini di tutto il mondo iniziano a “parlare” con queste stesse lallazioni nella stessa epoca della vita, anche se essi sono sordi; quindi, questa prima fase pre-linguistica esprime un processo di tipo maturativo e non è certo il frutto di un apprendimento. Fletcher, Garman, 1991

  19. Sviluppo del linguaggio: fase pre-linguistica • Con il passare dei mesi le lallazioni tendono a coincidere con i fonemi utilizzati dalla lingua dell’ambiente nel quale il bambino viene allevato e verso il settimo-ottavo mese il bambino normalmente sviluppato può reagire a tono a determinate richieste ed usare lui stesso alcune parole monosillabiche, come il no ed il sì.

  20. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica • Mentre le lallazioni sembrano avere uno scarso intento comunicativo e costituiscono una sorta di esercizio delle capacità articolatorie e pre-verbali, le prime parole che il bambino apprende hanno un intento ed uno scopo comunicativo chiaro. • Se, ad es., il bambino ha imparato la parola “acqua”, la utilizza solo quando esiste nell’ambiente un’altra persona (per indicare il desiderio di bere o per designare la presenza), mai quando si trova da solo.

  21. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica • La seconda fase di sviluppo del linguaggio è della “fase monoverbale” (uso delle parole una per volta, e non frasi) ed inizia dal decimo-dodicesimo mese circa • Il bambino comincia a comunicare utilizzando una parola per volta, che perlopiù non superi la lunghezza di due sillabe, ed il suo vocabolario si arricchisce rapidamente.

  22. Intorno ai diciotto mesi, molti bambini hanno un vocabolario d’uso di circa ottanta parole, e a due anni di circa trecento • Il numero di parole che i bambini piccoli sembrano capire, alle quali reagiscono correttamente, è molto più alto e le parole che via via apprendono ed utilizzano sembrano essere una semplice selezione di quelle più ricorrenti, fra quante hanno avuto modo di ascoltare.

  23. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica • Si è visto che le prime cinquanta parole del vocabolario del bambino non sono le parole più frequentemente utilizzate dai genitori, ma una selezione di quelle parole che sono riferite alle cose che maggiormente interessano il bambino. • L’apprendimento del vocabolario non è quindi certamente imitativo e passivo ma guidato dall’uso e finalizzato alla comunicazione.

  24. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica • In questo si riscontra una prima capitale differenza fra lo sviluppo linguistico umano e le forme di comunicazione dell’animale

  25. Gli animali non si esprimono in una “lingua” come gli esseri umani, ma tutti gli individui di una stessa specie usano lo stesso codice di segnali. Una gran parte di questo codice è innata ed un’altra è appresa per imitazione. La prima è molto prevalente sul piano sia funzionale che strutturale ed un cucciolo di animale isolato dai suoi simili dalla nascita si esprime in modo comprensibile per i congeneri.

  26. Un bambino che sia stato isolato dalla nascita, e non esposto a stimoli linguistici, sembra, al contrario (almeno stando ai resoconti sui cosiddetti “bambini lupo” o “bambini selvaggi” della letteratura), capace soltanto di esprimersi mugolando e gridando confusamente.

  27. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica • Un’altra caratteristica interessante della fase monoverbale riguarda lo spazio semantico. • Spesso il bambino iper-estende il senso di una parola per designare molte altre cose oltre a quella corretta. • La parola “cane”, per esempio, la usa non solo per indicare i cani ma genericamente i piccoli e medi animali di compagnia (gatti, criceti, etc.)

  28. Sviluppo del linguaggio: fase protolinguistica • La terza fase è detta del “linguaggio telegrafico”. • Fra i 18 ed i 24 mesi i bambini cominciano a combinare le parole in espressioni di due o tre elementi. • Sono frasi prive di ogni elemento accessorio, come articoli, avverbi o altro, e limitate all’essenziale.

  29. Il linguaggio infantile • La quarta fase è quella della “acquisizione grammaticale e sintattica”. • La sequenza di apprendimento dei morfemi (le modificazioni delle parole che ne modificano il senso, come il singolare/plurale, il presente/passato, etc.) sembra seguire un ordine fisso, che non è connesso alla frequenza di ascolto ma al grado crescente di complessità.

  30. Tipicamente il bambino iper-regolarizza i morfemi irregolari (es.: “soddisfava” invece di “soddisfaceva”, “canone” invece di “cagnone”, etc.),. • Questa iper-regolarizzazione indica che il bambino ha appreso la regola e la logica di costruzione del morfema.

  31. Il linguaggio infantile • Fra i 2 e i 6 anni il bambino presenta uno sviluppo semantico che lo porta all’uso del linguaggio adulto con una estensione del vocabolario mediamente di dieci parole al giorno.

  32. Intorno ai 6-7 anni è stato calcolato che un bambino può arrivare a possedere un lessico di circa 14.000 parole (se l’ambiente è molto stimolante e se il soggetto è intellettivamente molto dotato) e che in media ne possiede uno di almeno 3.000.

  33. Teorie dello sviluppo psicolinguistico • La teoria dell’”imitazione” , ovvero dell’apprendimento passivo, si dimostra inconsistente ed è invalidata da molte osservazioni fenomenologiche. • Il bambino costruisce un lessico a partire dalle proprie esigenze di comunicazione, quindi non imita ciò che ascolta, ma seleziona gli elementi da riprodurre e da ordinare nel lessico d’uso.

  34. La teoria del “rinforzo”, propugnata da Skinner, afferma che i bambini imparano a parlare in modo appropriato perché “guidati” e stimolati dalla reazione di rinforzo positivo da parte dei genitori.

  35. Teorie dello sviluppo psicolinguistico • Le teorie “innatiste” o “maturative” propugnano l’esistenza di una disposizione interna biologica dell’uomo verso l’acquisizione linguistica, ovvero l’esistenza di un meccanismo di acquisizione linguistica (LanguageAcquisitionDevice–LAD) che orienta e determina lo sviluppo del linguaggio, in gran parte indipendente dalle variazioni ambientali.

  36. Alcuni elementi a favore della teoria innatistica, propugnata da Chomssky e Lieberman, sono l’esistenza di alcuni “universali del linguaggio”, vale a dire alcuni aspetti universali dello sviluppo linguistico presenti nella sequenza evolutiva di tutti gli esseri umani, indipendentemente dall’ambiente di vita.

  37. Teorie dello sviluppo psicolinguistico • Questi schemi fissi sono presenti anche in bambini ipodotati ed a cambiare non è, in generale, la sequenza, ma soltanto la velocità di progressione • Inoltre, una stimolazione “fuori fase” sembra risultare non efficace e non assimilabile, a causa dell’esistenza di periodi critici dello sviluppo.

  38. La teoria “interazionista” riconosce l’esistenza di componenti maturative ed innate nello sviluppo del linguaggio, ma ritiene che queste ultime non siano le uniche, come postulato dagli innatisti, e che lo sviluppo verbale sia il prodotto di una interazione fra componenti maturative e stimoli ambientali.

  39. Teorie dello sviluppo psicolinguistico • E’ noto che gli adulti interagiscono con il lattante non parlando come fanno di norma, ma adottando delle parole brevissime e ripetute e con una scansione del tutto particolare (il cosiddetto “baby-talk”). • Il tipo di interazione fra adulto e bambino cambia in rapporto con le crescenti capacità linguistiche del bambino, accompagnandole e stimolandole in modo coerente e decisivo.

  40. La pressocchè regolare incapacità linguistica appurata nei circa trenta casi noti di bambini “selvaggi” sarebbe pertanto interpretabile come la dimostrazione della necessità pro-evolutiva della interazione, in certe fasi delicate dello sviluppo

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