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Il rituale dell ’ interazione

Il rituale dell ’ interazione. Sociologia della comunicazione P rof. Vincenzo Romania. Il rituale in Durkheim.

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Il rituale dell ’ interazione

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Presentation Transcript


  1. Il rituale dell’interazione Sociologia della comunicazione Prof. Vincenzo Romania

  2. Il rituale in Durkheim • Il modello classico di rituale religioso che viene utilizzato in sociologia è quello sviluppato da Emile Durkheim secondo cui la religione in quanto credenza è la rappresentazione collettiva della credenza nella società stessa ed il rituale è una forma di cerimonia attraverso cui gli individui riconfermano la propria appartenenza a questa realtà collettiva. • Il concetto di rituale in Durkheim è perciò applicato a cerimonie collettive che coinvolgono tutti i membri di una data società. Il suo oggetto di studio nel testo Forme elementari della vita religiosa (1912) sono le società tribali, i loro riti collettivi e le forme di integrazione sociale ad essi collegati.

  3. Caratteristiche di un rituale secondo Durkheim • la riunione fisica di un gruppo di persone; • la loro condivisione di un focus di attenzione comune e consapevole; • una tonalità emozionale comune; • la presenza di oggetti sacri da venerare che rappresentano l’appartenenza al gruppo; • un insieme di sanzioni negative e positive.

  4. Effervescenza sociale • Il prodotto di ogni rituale, secondo Durkheim, è ciò che viene definito come effervescenza sociale: “Non appena gli individui sono raccolti, dal loro accatastamento (sic) scaturisce una specie di elettricità che li trasporta con rapidità a un grado straordinario di esaltazione. Ogni sentimento espresso risuona senza resistenza in tutte queste coscienze aperte alle impressioni esterne: ognuna fa da eco alle altre e viceversa” (Durkheim 1912 1963: 238). • Il modello durkheimiano di rituale è stato applicato a nuove forme di rituale non religioso (lettura). • In particolare è stata sottolineata la capacità della televisione di creare media event di tipo rituale (Dayan e Katz).

  5. Il rito è formale • Esso è caratterizzato da un alto grado di conformità, stereotipicità, stilizzazione del rito stesso ed a livello spazio-temporale dal ricorrere in luoghi e momenti precisi. • Una cerimonia religiosa, ad esempio la messa cristiana, avviene in luoghi (le chiese), tempi (alla domenica mattina la messa domenicale) e secondo sequenze (letture e parti della liturgia) ricorrenti in maniera pressoché invariabile nel tempo e nello spazio.

  6. Il rito è performativo • Un rito non può essere definito semplicemente da un testo, ma diviene tale solo attraverso l’esecuzione reale, ovvero la performance delle azioni che prevede. • Rispetto alle concezioni teologiche, l’antropologia sottolinea però l’aspetto propriamente umano, reale e incarnato del rito che si realizza, per l’appunto, in un determinato contesto sociale, tramite la performance, ovvero tramite l’interpretazione drammaturgica degli attori – nel nostro caso dei fedeli che si recano a messa – di un copione cerimoniale.

  7. Il rito è in-utile • Il rito non contempla cioè un valore strumentale inteso in termini di produttività, ma soprattutto è in-utile in quanto sospende l’attività di working tipica della vita quotidiana (Schutz, 1979).

  8. Il rito è comunicativo e ripetitivo • Comunica messaggi canonici e messaggi sociali: siamo tutti parte della stessa comunità, ci identifichiamo in essa, la nostra esistenza è pacificata. • La ripetitività dei riti è una funzione della stabilità societaria ed è una funziopne di adattamento all’ambiente, che, secondo etologi e sociobiologi, rende l’esperienza umana una continuazione di quella di altre specie animali.

  9. I rituali dell’interazione in Goffman Il rituale viene considerato – come faceva anche Durkheim – un sistema simbolico che contribuisce all’integrità ed alla solidarietà del gruppo che l’adotta. Goffman sposta il focus di attenzione, rispetto a Durkheim, dai rituali collettivi ai rituali interpersonali riguardanti il Sé: “nel nostro mondo urbano e secolare, all’individuo è concessa una certa sacralità che viene manifestata e confermata da atti simbolici”. Il Sé è quindi considerato come una sfera sacra, ideale, in accordo con quanto affermato da Simmel, che nessuno può profanare.

  10. “Questa sfera non può essere violata senza provocare la distruzione del valore della personalità dell’individuo. Una sfera di questo tipo è posta attorno a una persona del suo onore. Nel linguaggio comune l’espressione <<passare i limiti>> definisce spesso un insulto all’onore di qualcuno. Il raggio di questa sfera segna, per così dire, il limite il cui sconfinamento costituisce un insulto all’onore di una persona” (Simmel, 1908).

  11. La natura della deferenza e del contegno Il saggio è contenuto all’interno de Il rituale dell’interazione (1967). Analizza le regole di condotta che regolano il comportamento umano. Le regole di condotte sono considerate come guide all’azione, contraddistinte da obblighi ed aspettative relative ai contesti e ai ruoli.

  12. Regole di condotta e comunicazione “Un atto che sia soggetto a una regola di condotta è quindi una comunicazione, poiché rappresenta un modo in cui vengono confermate le identità personali: sia l’identità della persona per cui la regola è un obbligo, sia quella della persona per cui è un’aspettativa”. Allo stesso modo lo è un atto che non si conforma in quanto “le infrazioni hanno grande risonanza, talvolta fino al punto di sconfessare il sé dei partecipanti”.

  13. Tipi di regole di condotta • Esistono regole simmetrice ed asimmetriche a secondo dello status degli interlocutori • E regole sostanziali e di cerimonia. Le prime sono regole in sé, che prescindono dalle conseguenze sull’identità dell’individuo, sono codificate da leggi e regolamenti. • Le seconde invece sono regole convenzionali che comunicano il carattere e l’identità del personaggio ed il proprio giudizio su chi partecipa alla situazione. Queste regole sono codificate dal codice cerimoniale o etichetta.

  14. Deferenza e contegno L’insieme delle regole cerimoniali di un gruppo costituiscono un idioma del gruppo stesso. Principalmente l’attività cerimoniale si può dividere in due componenti principali: la deferenza e il contegno.

  15. Deferenza Definizione“Con il termine <<deferenza>> io indicherò quella componente della attività che funziona come strumento simbolico col quale si esprime regolarmente a una persona il proprio apprezzamento nei confronti di qualcosa di cui questa persona è assunta come simbolo, estensione o agente”. Può essere agita fra individui, istituzioni, oggetti. La deferenza è un riconoscimento che non può essere pretesto, autonomamente, ma viene riconosciuto da altri.

  16. Funzioni della deferenza • Per il suo essere intersoggettiva la deferenza è un sistema che permetter l’integrazione fra i membri di una comunità. • Un gesto di deferenza è in effetti un riconoscimento o una valutazione generale della persona. • Come per la rappresentazione è una idealizzazione: il tono reverenziale da cui è caratterizzata da infatti una rappresentazione migliore della realtà. • Oltre che un riconoscimento, la deferenza è anche una promessa,perché impegna l’autore a comportarsi nello stesso modo anche in futuro

  17. Deferenza e status • I rituali di deferenza sono influenzati dagli status (simmetrici o meno), relativi all’area lavorativa, sentimentale e familiare soprattutto. • Si creano conflitti quando le persone si conoscono per più status incrociati (paziente e figlio, collega e partner). • La deferenza si esplica soprattutto in due forme: rituali di discrezione e rituali di presentazione.

  18. Rituali di discrezione • Si riferiscono al rispetto della sfera ideale. • La sfera ideale può essere contaminata solo da chi possiede familiarità con l’individuo • Più elevata è la classe dell’individuo tanto maggiore tenderà ad essere la distanza spaziale e sociale che gli si rivolgerà • I rituali di discrezione tendono spesso ad essere asimmetrici • Esempio da Philip K. Dick, Minority report

  19. Rituali di discrezione: contenuti • Nome di battesimo o nome di status • Proprietà e luoghi fisici dell’individuo • Intimità • Distanza fisica • Argomenti che possono causare sofferenza, imbarazzo, umiliazione. • In Asylum si verificano situazioni opposte: violazione regole della discrezione, discussione su questioni intime del paziente, messa in imbarazzo, pazienti che non rispettano distanze sociali

  20. Rituali di presentazione Sono rituali coi quali l’individuo rende testimonianza al destinatario del modo in cui lo considera e lo tratterà nell’imminente interazione. Es: saluti, regali, notazioni riguardo ai cambi di status, aspetto o reputazione, inviti, offerte di piccoli favori, complimenti. I saluti tendono ad essere tanto più lunghi quanto più tempo è passato dall’ultimo incontro. Questi rituali sono “il mezzo con cui s’informa il destinatario che egli non è un’isola a sé stante ma che gli altri sono, o desiderano essere, partecipi delle sue preoccupazioni”.

  21. Il contegno “L’elemento del comportamento cerimoniale dell’individuo tipicamente manifestato mediante l’atteggiamento, il modo di vestire o di muoversi, e che serve a comunicare a coloro che sono in sua presenza che egli è una persona che possiede certe qualità desiderabili o indesiderabili”. Qualità relative al contegno: discrezione, sincerità, modestia, spirito sportivo, padronanza verbale e motoria, autocontrollo emotivo e fisico.

  22. Il contegno Il contegno è frutto e dimostrazione di un processo di socializzazione (come habitus). Il contegno per realizzarsi ha bisogno di risorse ed è quindi più facile per le classi più ricche. Esso è il biglietto da visita che si presenta agli altri per ottenere la loro fiducia, in quanto soggetto interagente affidabile. Anche il contegno è soggetto a regole simmetriche e asimmetriche. Le malattie mentali si verificano soprattutto come mancanza di contegno: durante i pasti, controllo proprio corpo, denudazioni, controllo sfera intima sessuale, etc. Sono le stesse istituzioni totali, tuttavia, a portare a questo.

  23. Conclusioni: deferenza e contegno • Deferenza e contegno sono rituali incrociati e complementari. • “Perché possa essere espressa un’immagine completa dell’uomo, gli individui debbono tenersi per mano in una catena cerimoniale e ognuno di essi deve dare deferentemente col proprio contegno a chi sta alla sua destra ciò che riceve deferentemente da chi sta alla sua sinistra” • Il sé è quindi un oggetto rituale sacro

  24. “Questo moderno mondo laico non è poi così irreligioso come si potrebbe pensare. Ci siamo sbarazzati di molti dei, ma l’individuo stesso rimane ostinatamente una divinità di notevole importanza”. (Goffman, 1967, 104). “Forse l’individuo è un dio così vitale perché può effettivamente capire il significato cerimoniale del modo in cui è trattato e può rispondere drammaticamente di persona a ciò che gli viene offerto. Nei rapporti tra questi divinità non è necessario l’intervento di intermediari; ognuno di questi dei è in grado di celebrare l’ufficio divino come sacerdote di se stesso”.

  25. Differenze fra rituali collettivi e rituali dell’interazione • La contingenza: non si può prevedere in precedenza in quale momento un determinato rito avverrà (contingenza temporale), come in un contesto culturale più debole verrà eseguito (contingenza individuale), come le diverse cerchie sociali reagiranno (contingenza interpersonale); • La partecipazione: in una società primitiva, infatti le performance rituali coinvolgevano praticamente la totalità del corpo sociale • L’obbligatorietà socialmente sanzionata: il non rispondere a determinati obblighi rituali crea ancora ai giorni d’oggi delle forme di sanzioni informali e a volte anche formalizzate, ma la loro influenza sul comportamento quotidiano è sicuramente diminuita rispetto a società più semplici, con interazioni più rare, più prevedibili e ritualizzate;

  26. Differenze fra rituali collettivi e rituali dell’interazione • La differenziazione: al moltiplicarsi delle cerchie sociali ed al decadere delle grandi narrazioni (le ideologie e le religioni) che definivano degli universali simbolici di riferimento per l’azione sociale (Berger, Berger e Kellner, 19..*), i rituali tendono a diventare sempre più differenziati a partire dai diversi contesti sociali; • L’adattamento al cambiamento sociale: in una società altamente complessa nella quale i canali di interazione sociale aumentano, i rituali tendono ad adattarsi e a svilupparsi a partire da questi nuovi canali.

  27. Goffman, Il rapporto tra i sessi (1977) IDEE PRINCIPALI Tutti gli individui sono divisi sin dalla nascita in classi sessuali (23). La classificazione inizialmente si basa sull’ispezione medica e viene poi confermata dal comportamento e dall’apparenza (24). Le due classi si didfferenziano per esperienze, aspettative, ricompense, modi di agire e di sentire (25). A queste 2 classi, ogni società associa ideali di mascolinità e femminilità, non basati sul reale dato biologico ma su credenze di stampo folcloristico sul genere. In particolare, in ogni società esiste una universale organizzazione per classi sessuali delle attività familiari (31). Le differenze fra le classi non vanno valutate a partire dalle risorse ma dai meccanismi simbolici di inferiorizzazione della donna (33). In tal senso, la società moderna non differisce da quella patriarcale (35).

  28. Goffman, Il rapporto tra i sessi (1977) IDEE PRINCIPALI Due esempi del meccanismo simbolico sono il corteggiamento e i rituali di cortesia (36-43). In entrambi i casi, la donna viene concepita come un essere vulnerabile, fragile che accetta una forma di dominio maschile, che si esprime in modalità differenti [lettura]. Goffman prende quindi in analisi alcuni ambiti istituzionali di ‘organizzazione’ delle classi sessuali, per dimostrare l’infondatezza di alcune differenze di genere. In primo luogo, parte dalla divisione familiare dei compiti domestici (46-48) e delle gerarchie di genere, nei contesti egualitari. Quindi, prende come esempio la divisione sessuale di alcuni luoghi pubblici (come ad es. la toilette) e ne spiega la funzionalità al mantenimento delle classi sessuali (49-52); il job placement e il ruolo dell’attrività fisica delle donne nell’essere assunte (51-55); i sistemi di identificazione (55) di genere; il dimorfismo fisico; il ruolo dell’attività sportiva nel riconfermare la superiorità maschile e ne ricava appunto come si tratti di pratiche non giustificate da reali differenze fisiche ma piuttosto dal mantenimento della differenza fra classi sessuali.

  29. Definizione della situazione e frame analysis Sociologia della comunicazione prof. Vincenzo Romania

  30. Definizione della situazione • Il concetto di “Definizione della situazione” è il concetto che porta in sociologia, la valutazione individuale, sociale e di gruppo, delle norme che organizzano e definiscono una determinata situazione. • Il concetto tiene quindi insieme una dimensione micro, una meso ed una micro-sociale delle interazioni umane. Tiene conto dell’aspetto culturale, normativo, cognitivo che definisce ogni interazione umana.

  31. Origini teoriche • La riflessione sulla “definizione della situazione” viene introdotta in sociologia da William I Thomas, uno dei fondatori della Scuola di Chicago (notizie biobibliografiche in Le cornici dell’interazione). • Esso ha quindi una parentela teorica con l’approccio dell’ecologia sociale, in quanto nasce in un ambiente ove la riflessione teorica è molto legata alla analisi empirica delle condizioni sociali degli abitanti della città industriale americana. • [esempio da Le cornici dell’interazione su casi Muro di Berlino e cornici politiche].

  32. Il contadino polacco in Europa e in America (1918-20) • Studio monumentale sul processo migratorio dei polacchi, uno dei gruppi meno integrati del suo tempo, verso la città di Chicago. • Esso unisce analisi di interviste biografiche, di materiale epistolare, di memoirs ed osservazioni partecipanti. Il rapporto di ricerca conseguente è di oltre 2000 pagine. • La research question principale che sottende il progetto di ricerca è: quali processi di organizzazione e ri-organizzazione dell’esperienza sono conseguenti al processo migratorio?

  33. Definizione • “La situazione è un set di valori e di atteggiamenti con i quali l’individuo o il gruppo ha a che fare in un processo di attività e riguardo ai quali quella attività viene pianificata ed i suoi risultati vengono apprezzati. Ogni attività concreta è la soluzione di una situazione. La situazione coinvolge tre tipi di dati: 1) le condizioni oggettive sotto le quali l’individuo o la società devono agire, ossia la totalità dei valori – economici, sociali, religiosi, intellettuali, ecc. che in un determinato momento influiscono direttamente o indirettamente sullo status conscio dell’individuo o del gruppo; (2) Gli atteggiamenti pre-esistenti dell’individuo o del gruppo e che in un determinato momento hanno una influenza effettiva sul suo comportamento; (3) La definizione della situazione, cioè, la concezione più o meno chiara delle condizioni e la coscienza degli atteggiamenti…solitamente c’è un processo di riflessione, dopo il quale ogni definizione sociale pre-esistente viene applicata o una nuova definizione personale viene elaborata. (Thomas e Znaniecki, 1918-20, 68-69, trad. mia).

  34. L’esperienza di vita: definizione ed esempio letterario • “Se i polacchi si definiscono americani allora diventeranno americani … In base a questa premessa i polacchi americani, e tutti gli altri nuovi elementi etnici, ebbero la capacità di assimilare, nel corso del tempo la vita americana… • La prospettiva di vita e la condizione identitaria di un soggetto come definizioni dell situazione: dal testo In my place di Sally Morgan.

  35. La definizione della situazione: la teoria di Thomas e Thomas ““Anche la rilevazione più soggettiva ha un valore per lo studio del comportamento. Un documento preparato da un soggetto per compensare un sentimento di inferiorità o per elaborare una delusione o una persecuzione è il più lontano possibile dalla realtà oggettiva, ma la visione della situazione del soggetto, come lui la vede, può costituire l’elemento più importante per l’interpretazione. Per il suo comportamento immediato è strettamente correlato alla definizione della situazione, che può essere in termini di realtà oggettiva o di apprezzamento soggettivo – “come se” fosse così. Molto spesso è l’ampia discrepanza tra la situazione come appare agli altri e la situazione come sembra all’individuo che porta all’espressione di aperte difficoltà comportamentali. Per portare un esempio estremo, l’agente di custodia della prigione di Dannemora recentemente si è rifiutato di onorare l’ordine della corte di mandare un inquilino della prigione al di fuori delle sue mura per degli scopi specifici. Si è scusato affermando che l’uomo era troppo pericoloso. Aveva ucciso diverse persone che avevano avuto la sfortunata attitudine a parlargli per strada. Dal movimento delle loro labbra egli immaginava che lo stessero chiamando con degli epiteti volgari e si è comportato come se ciò fosse vero. Se l’uomo definisce le situazioni come reali, esse saranno reali nelle loro conseguenze” (Thomas e Thomas, 1928: 572).

  36. Origini filosofiche: pragmatismo L’idea principale del pragmatismo è che la verità non è una corrispondenza fra le idee soggettive e gli oggetti esistenti nel mondo esterno. La verità è un criterio pratico dell’agire: le idee sono vere se le conseguenze sono tali da consentire a una persona di eseguire una certa azione con successo. (Amelie).

  37. Di chi è la responsabilità maggiore nel cattivo rapporto che hanno italiani e stranieri? (ricerca su “Vivibilità percepita e relazioni interetniche” Campione Stranieri Campione Italiani Graf. 108 Responsabilità – campione stranieri

  38. Merton: elaborazioni successive La profezia che si auto-adempie: “è, in origine, una falsa definizione della situazione che evoca un nuovo comportamento che rende vere le originali false concezioni” (“la banca fallirà”) La profezia suicida è una profezia presumibilmente vera in origine ma che per lo stesso fatto di essere detta, evoca un comportamento che rende falsa la profezia iniziale. (esame Dalla Costa). In entrambe le definizione un ruolo fondamentale hanno le credenze.

  39. Effetto San Matteo (Merton) Dal passo: “Poiché a chi ha verrà dato, e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha" Studio su ambito scientifico: interviste a Premi Nobel. Risultato principale: gli scienziati più famosi ricevono vantaggi sproporzionati rispetto al loro contributo alla scienza; e gli scienziati meno famosi ricevono contributi sproporzionatamente inferiori. Applicabilità: effetto dei riconoscimenti su carriera degli scienziati (eff. 41° sedia). Applicazioni: conoscenza; economia (aste); pubblicazioni scientifiche; effetto precocità; effetto visibilità mediatica; fondi alla ricerca.

  40. L’effetto pigmalione • Rosenthal e Jacobson (1968) definiscono operativamente, l’effetto Pigmalione come quel tipo di profezia che si auto-avvera allorché le aspettative e le convinzioni che ci facciamo nei confronti di una persona influenzano il suo comportamento, portandolo ad adattarsi alla percezione di sé che gli viene proposta. • L’oggetto di ricerca è costituito dalle interazioni fra maestri e scolari, all’interno di scuole primarie. Il metodo sperimentale consiste nel somministrare testi sull’IQ fittizi assegnando ad ogni bambino una valutazione data quindi al maestro. • La misura finale dell’effetto viene data dai risultati dei bambini che tendono ad adeguarsi alla loro misura dell’IQ : ciò indica che la maestra aveva avuto proiezioni più incoraggianti nei loro confronti, spingendoli così a migliorare le proprie prestazioni.

  41. La definizione della situazione è un sistema che tende a riconfermare la propria identità “La personalità e l’ambiente sono connessi e complementari, come avviene nella relazione tra le chiavi e le serrature. La personalità, in questa metafora, è una chiave in cerca della serratura <<giusta>>, mentre l’ambiente, includendo in esso anche le altre persone, è la serratura che aspetta di essere aperta così che le sue opportunità possano essere realizzate” (Baron e Bourdieu, 1987).

  42. Applicazioni empiriche Definire la situazione costituisce una forma di potere: es. dibattito su testamento biologico, Iraq, crisi finanziarie, miracoli. L’autorità dipende da una definizione della situazione. Le etichette creano identità I mass media influiscono nel processo di definizione della situazione: framing,teoria del panico morale, casi di Erba, Erika e Omar, Gorgo al Monticano. (esempio più recente Englaro).

  43. Per studiare la definizione della situazione bisogna tener conto di: Attori che vi partecipano Tratti culturali Relazioni e significati condivisi Processi dinamici Tempo specifico Posto specifico

  44. Fattori da considerare, rispetto agli attori Motivazioni Ruolo e priorità Competenze Definizione individuale: più attori hanno definizioni diverse della situazione e lo stesso attore cambia definizioni con il passare del tempo. Contesto culturale di riferimento

  45. Frame analysis (1974) • E’ l’opera più importante e più ampia di Goffman e quella che sistematizza i suoi interessi generali • Indaga il carattere artefatto e la vulnerabilità delle situazioni umane rappresentate • Indaga la molteplicità dell’esperienza e la segmentazione del self • È un tentativo di superare i limiti della metafora drammaturgica.

  46. Impostazione teorica • Ammette per la prima volta un chiaro debito rispetto alla tradizione fenomenologica ed in particolare rispetto alle teorie di James e Schutz sulla molteplicità dell’esperienza. • L’accento sulla teatralità dell’esperienza quotidiana, si sposta dalla sua funzione di metafora (come ne La vita quotidiana come rappresentazione) a paradigma che discende dalla segmentazione del sé: l’uomo utilizza artifici teatrali per gestire la molteplicità del sé. • Il libro si divide in due parti: nella prima Goffman cerca di spiegare quali sono le diverse sfere della realtà esperite dall’individuo; nella seconda cerca di dimostrare come ognuna sia soggetta a manipolazione e vulnerabilità. • In tal senso Frame Analysis è l’opera più pessimista della produzione di Goffman.

  47. Impostazione teorica • Il problema principale di Frame Analysis è come un individuo può dare risposta alla domanda: che cosa sta succedendo qui?, ovvero attraverso quali procedure cognitive è possibile giungere alla verità? • O ancora: è possibile parlare di verità? La verità è una costruzione sociale? O ancora meglio attraverso quali forme di negoziazione sociale gli individui giungono a definire reale, vera, una determinata situazione. Gioco del quadrato.

  48. Il problema di Rashomon e la ballata dell’uomo sottile • Nel Giappone medievale, sotto il portico del tempio di Rasho a Kyoto, un monaco, un boscaiolo e un viandante riferiscono quattro differenti versioni di un brutale fatto di sangue: un samurai viene ucciso in un bosco e del suo omicidio si autoaccusano vari personaggi. Chi racconta la verità? Cos'è la verità?

  49. Cosa sta succedendo qui? • Problema di Goffman: “Lasciatemi dire subito che la domanda <<che cosa sta succedendo qui?>> è considerevolmente sospetta” (52). • Ciò per tre motivi: • Essa dipende dalla selezione del reale che si compie • In ogni situazione succedono al contempo molte cose • Il resoconto retrospettivo dell’evento può differire ampiamente dal vissuto.

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