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Karl R. Popper (1902-1994)

Facoltà di SCIENZE POLITICHE Cattedra di Storia delle dottrine politiche (M-Z) Anno Accademico 2013/14. Karl R. Popper (1902-1994). Opere principali. Logica della scoperta scientifica, 1935 Miseria dello storicismo, 1944-45 La società aperta e i suoi nemici, 1945

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Karl R. Popper (1902-1994)

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Presentation Transcript


  1. Facoltà di SCIENZE POLITICHECattedra di Storia delle dottrine politiche (M-Z)Anno Accademico 2013/14

  2. Karl R. Popper (1902-1994)

  3. Opere principali • Logica della scoperta scientifica, 1935 • Miseria dello storicismo, 1944-45 • La società aperta e i suoi nemici, 1945 • Congetture e confutazioni, 1963 • Conoscenza oggettiva, 1972 • La ricerca non ha fine, 1974 • Alla ricerca di un mondo migliore, 1984 • Tutta la vita è risolvere problemi, 1994

  4. La società aperta e i suoi nemici (1945), ed.it. 1973-1974La società chiusa • La società chiusa è chiusa dalla pretesa di essere possessori di verità ultime, totali e incontrovertibili, e di essere portatori di valori presunti assoluti, razionalmente dimostrati e comunque da imporre agli altri.

  5. La società aperta • La società aperta è aperta a più scelte di valori, a più visioni filosofiche del mondo e a più fedi religiose, ad una molteplicità di proposte per la soluzione dei problemi concreti e alla maggior quantità di critica. La società aperta è aperta al maggior numero possibile di idee ed ideali differenti, magari contrastanti. Ma, pena la sua autodissoluzione, non di tutti: la società aperta è chiusa soltanto agli intolleranti.

  6. Le premesse della Società aperta e i suoi nemici:La miseria dello storicismo (1944-1945), trad. it. 1954 • Critico dello storicismo, cioè della pretesa di quanti pensano di aver colto le leggi che guidano l’intera storia umana. Popper ha avversato l’olismo, vale a dire l’idea che si possa conoscere la società nella sua totalità, e l’utopismo, la conseguente idea che si possa mutare la società nella sua totalità, secondo un piano intenzionale. E’ così che Popper con Miseria dello storicismo pone le premesse della sua grande opera di filosofia politica: La società aperta e i suoi nemici.

  7. Storicismo - olismo - utopismo • “Per storicismo intendo una interpretazione del metodo delle scienze sociali che aspiri alla previsione storica mediante la scoperta dei ritmi o dei patterns, delle leggi, delle tendenze che sottostanno all’evoluzione storica”. Sotto il termine storicismo, Popper raggruppa tutte quelle concezioni della storia o filosofie della storia, come la dialettica di Hegel o il materialismo storico di Marx, nelle quali si presume di aver colto le leggi che guidano lo sviluppo della storia umana nella sua interezza. • Inevitabile approccio olistico alla comprensione della storia e della società. La conoscenza è sempre selettiva e parziale.

  8. La storia, per Popper, non ha alcun senso al di fuori di quello che le diamo noi. • “In memoria degli innumerevoli uomini, donne e bambini di tutte le credenze, nazioni o razze che caddero vittime della fede fascista e comunista nelle Inesorabili Leggi del Destino Storico”. (Miseria dello storicismo) • Questa è la dedica che Popper prepone a Miseria dello storicismo. Lo storicismo è una concezione errata carica di danni etici e di orrori politici. Il danno etico delle filosofie della storia che presumono di avere scoperto l’ineluttabile senso della storia, consiste nella deresponsabilizzazione delle persone. E al danno etico segue il disastro politico, vale a dire il totalitarismo.

  9. I fondamenti teorici della società aperta • La fallibilità della conoscenza umana e la non fondabilità razionale dei valori etici sono le chiavi di volta della società aperta. Aperta a più valori, a più visioni del mondo filosofiche o religiose, a più proposte politiche, e quindi a più partiti, alle critiche più severe dei diversi punti di vista e delle differenti proposte.

  10. Il metodo scientifico: problemi, congetture, confutazioni. • “Tutta la mia concezione del metodo scientifico si può riassumere dicendo che esso consiste in questi tre passi: 1)inciampiamo in qualche problema; 2)tentiamo di risolverlo proponendo qualche nuova teoria; 3)impariamo dai nostri sbagli, specialmente da quelli che ci sono resi presenti dalla discussione critica dei nostri tentativi di soluzione. O, per dirla in tre parole: problemi-teorie-critiche. Credo che in queste tre parole, problemi, teorie, critiche si possa riassumere tutto quanto il modo di procedere della scienza razionale.” Le ipotesi o congetture o teorie sono in funzione dei problemi, sono sospetti che vanno controllati. E ogni autentico controllo di una proposta teorica è un tentativo di confutazione. Le nostre ipotesi non possono venire verificate, non possiamo dimostrare la loro certa verità, possono solo venire falsificate.

  11. Il metodo scientifico (2) • La comunità scientifica sarà posta nella necessità stringente di inventare e mettere alla prova una teoria migliore della precedente, più ricca di contenuto esplicativo. • “Io penso che questo consapevole atteggiamento critico nei confronti della proprie idee sia l’unica differenza davvero importante tra il metodo di Einstein e quello dell’ameba. [..] Tutta la conoscenza rimane fallibile, congetturale. Non esiste nessuna giustificazione definitiva di una confutazione. Tuttavia, noi impariamo attraverso confutazioni , cioè attraverso l’eliminazione degli errori” .

  12. I fondamenti epistemologici della società aperta: il razionalismo critico • “Il miglior sinonimo di razionale è critico”. “Un razionalista è semplicemente una persona cui importa più di imparare che di avere ragione, che è pronto ad imparare dagli altri [..], lasciando volentieri criticare le proprie idee da altri e criticando volentieri le idee altrui”. In breve il vero razionalista è una persona consapevole della fallibilità della conoscenza umana. • Ebbene, è esattamente all’interno di siffatta concezione della razionalità che Popper ha elaborato la sua idea di società aperta. La consapevolezza epistemologica della fallibilità della conoscenza umana e la consapevolezza logica della inderivabilità dei valori dai fatti costituiscono le fondamentali basi razionali della società aperta

  13. I fondamenti epistemologici della società aperta • Se si applica questo razionalismo critico alla società, ne discende, sul piano istituzionale che, come non esiste una teoria assolutamente vera e definitiva, così non esiste una società definitiva e perfetta. Come la scienza progredisce verso teorie migliori ma mai ultime, così la società può evolvere verso forme o assetti migliori ma mai definitivi. Ogni assetto istituzionale è sempre rivedibile e migliorabile. Ciò esclude, da un lato, qualunque tipo di società teocratica o comunque fondata su valori indiscutibili e, dall’altro lato, qualunque tipo di società perfetta , capace di risolvere i problemi una volta per tutte. Ma se non esiste la società perfetta non esiste nemmeno un intervento politico risolutivo di tutti i problemi sociali. Gli interventi per modificare la società devono essere sempre parziali, graduali, per migliorare questa o quella situazione: non possono essere utopistici o olistici ma devono ispirarsi sempre all’ingegneria sociali graduale, la meccanica a spizzico. • In questo quadro la discussione e il confronto fra posizioni e soluzioni diverse sono fondamentali e costitutivi della società aperta. Il pluralismo culturale e politico deve essere garantito e istituzionalizzato. Il momento del dissenso è, in fondo, più importante del consenso. La discussione è l’anima della democrazia.

  14. L’individualismo metodologico e il compito delle scienze sociali • Nel I volume de La società aperta e i suoi nemici Popper chiarisce che individualismo non si contrappone ad altruismo bensì a collettivismo, cioè a quelle concezioni che, nullificando la realtà dell’individuo, danno sostanza a concetti collettivi come società, Stato, classe, nazione. • “Il compito di una teoria sociale è di costruire e analizzare i nostri modelli sociologici in termini descrittivi o nominalisti, cioè in termini di individui, dei loro atteggiamenti, delle loro speranze, dei loro rapporti, ecc.., postulato che possiamo chiamare individualismo metodologico”.

  15. “La democrazia consiste nel mettere sotto controllo il potere politico” • “Per democrazia non intendo affatto qualcosa di vago come il governo del popolo o il governo della maggioranza, ma un insieme di istituzioni che permettono il controllo pubblico dei governanti e il loro licenziamento da parte dei governati e che consentono ai governati di ottenere riforme senza ricorrere alla violenza. [..] La democrazia consiste nel mettere sotto controllo il potere politico. Non ci dovrebbe essere alcun potere politico incontrollato in una democrazia”. La linea di demarcazione tra democrazia e tirannide è la seguente: “Siamo in una democrazia quando esistono istituzioni che permettono di rovesciare il governo senza ricorrere alla violenza, cioè senza giungere alla soppressione fisica dei suoi componenti” • Certo “la società aperta è al tempo stesso una realtà e un ideale”. Ed è altrettanto certo che le istituzioni sono come le fortezze: resistono se è buona la guarnigione. “Le istituzioni da sole non sono mai bastate, se non sorrette da delle tradizioni” e il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza.

  16. Il problema del potere politico • Quello che non dobbiamo scordare è che da Platone in poi il problema di molte teorie politiche è stato questo: chi deve comandare? La questione non è se deve comandare il santo, il tecnico, il ricco, il proletariato, un’élite di filosofi, questa o quella razza, questa o quella classe. Nessuno, per natura, è legittimato a comandare sugli altri. E alla vecchia domanda su chi deve comandare Popper fa presente che dobbiamo sostituire il problema seguente: “Come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo da impedire che i governanti cattivi o incompetenti facciano troppo danno?”

  17. I nemici della società aperta: Platone totalitario • Platone nell’interpretazione di Popper è il teorico di uno stato ideale che dovrebbe significare l’arresto di qualsiasi mutamento socio-politico; è il teorico dellostatopietrificato strutturato su una rigida divisione delle classi e sull’esclusivo dominio dei filosofi-re, i quali, educati istituzionalmente dallo stato, tutelano lo stato stesso dalla decadenza, nel senso che impediscono i movimenti politici, dal momento che il movimento politico per Platone porta, in base ad una legge dello sviluppo storico, la legge di decadenza, alla caduta e alla degenerazione. Lo stato di Platone è lo stato pietrificato, rigidamente diviso in classi; è lo stato il cui destino si identifica con quello della classe dominante; è lo stato del privilegio, della censura del razzismo e del terrore. Per Popper il programma di Platone è un programma tribale e totalitario. • C’è per Platone un gruppo che deve comandare perché fatto di uomini, i re filosofi, che sanno cosa è la verità e cosa è la giustizia e che sono legittimati a ricondurre gli altri sulla retta via che per Platone non è , come sarà invece per Hegel e per Marx, la via del futuro, ma la via che riporta al passato, agli archetipi, alle idee.

  18. I nemici della società aperta:Hegel e Marx falsi profeti • Hegel è per Popper “la fonte di tutto lo storicismo contemporaneo”. • Fu proprio Hegel a raccogliere e conservare tutte quelle idee che costituiscono l’arsenale dei movimenti autoritari” • “Marx fu un falso profeta [..] responsabile della rovinosa influenza del metodo di pensare storicista tra i ranghi di quanto vogliono fare avanzare la causa della società aperta. [..] Il marxismo è una teoria che si propone di predire il futuro corso degli sviluppi economici e politici e specialmente delle rivoluzioni. • Nel Il Capitale Marx dice che anche quando una società è riuscita a intravedere la legge di natura del proprio movimento essa “non può né saltare né eliminare per decreto le fasi naturali dello svolgimento. Ma può abbreviare e attenuare le doglie del parto”. E ancora: “fine ultimo al quale mira quest’opera [il Capitale] è di svelare la legge economica del movimento della società moderna”. Leggi ineluttabili guidano, secondo Marx, la storia degli uomini.

  19. Il pensiero epistemologico-politico di Popper • Se avremo compreso che l’etica non è scienza, che i valori non sono razionalmente fondabili, che non son affatto assiomi autoevidenti o teoremi, avremo allora stabilito il presupposto della tolleranza. Dietro la società aperta c’è una ragione che riconosce i propri limiti; dietro la società chiusa c’è, invece, una ragione che presume di avere raggiunto verità ultime e definitive. • Le concezioni politiche hanno presupposti gnoseologici e l’opera politica di Popper, oramai un classico del pensiero liberale, ha avuto il merito di un sistematico scardinamento delle basi gnoseologiche della società chiusa e quello di una puntuale, serrata e sistematica messa in evidenza dei fondamenti teorici della società aperta.

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